Neuromusica, guarire l’ictus con le note

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Neuromusica, guarire l’ictus con le note

La riabilitazione si fa anche cantandoNonostante i primi successi nel trattamento dei disturbi del
linguaggio risalgano a 50 anni fa, solo adesso, grazie anche ai nuovi strumenti di indagine sul
cervello, la ricerca sta studiando come sfruttare le potenzialità di note e ritmi per la
riabilitazione in campo neurologico.

di SILVIA BAGLIONI

ROMA – Sul finire degli anni ”60, in un ospedale del Bronx, a New York, un uomo era stato
ricoverato dopo un ictus che gli aveva provocato un grave deficit del linguaggio. Dopo due anni di
intensa terapia, il paziente non aveva avuto nessun miglioramento ed era considerato senza speranza.
Un giorno una dottoressa lo sentì canticchiare, solo poche parole. Iniziò a cantare con lui, un paio
di volte a settimana, accompagnandosi con la fisarmonica. Due mesi più tardi l’uomo riuscì a cantare
tutta la canzone e, con il tempo, recuperò il linguaggio.
In questi cinquant’anni i risultati ottenuti al Beth Ambraham Family of Health Services sono stati
sottovalutati o messi in discussione. Eppure nello stesso ospedale il neuroscienziato Oliver Sacks
dimostrò in modo incontrovertibile che per i pazienti affetti da postencefalite la musica era
potente quanto un farmaco (come racconta lui stesso in Risvegli).

L’INTERATTIVO

Oggi il ruolo della musica nella riabilitazione, non solo nell’ictus è oggetto di grande attenzione
da parte dei neuroscienziati. I gruppi di ricerca più all’avanguardia in questo campo si sono
confrontati, nei giorni scorsi, a Edimburgo dove la Fondazione Mariani ha organizzato la IV edizione
del convegno internazionale Neuroscienza e Musica.

Per molti anni la musicoterapia è rimasta appannaggio di personale sanitario; prima degli anni ’80
le neuroscienze non si erano praticamente mai occupate di musica. “Da quando disponiamo di
tecnologie che ci consentono di osservare il cervello di una persona mentre ascolta, immagina e
persino compone della musica, le ricerche sono aumentate esponenzialmente – spiega Luisa Lopez,
direttore della neuropsichiatria infantile presso il Centro Eugenio Litta di Grottaferrata, Roma –
Queste tecniche ci permettono di dimostrare un rapporto di causa-effetto tra la musicoterapia e il
miglioramento dei pazienti”.

L’approccio scientifico, quindi, aiuta a dimostrare la reale efficacia della musica nella
riabilitazione dell’ictus (MST). Ne è un esempio la ricerca svolta dal gruppo di Teppo Sarkamo
presso il Centro di ricerca sul Cervello dell’Università Helsinki, in Finlandia. “Negli esseri umani
– ha spiegato il neuroscienziato – l’ascolto della musica attiva ampie reti neurali in diverse
regioni del cervello legate all’attenzione, elaborazione semantica, la memoria, le funzioni motorie
e l’elaborazione emotiva. L’ascolto della musica migliora anche l’assetto emozionale e cognitivo. Lo
scopo della nostra ricerca è stato quello di verificare se effettivamente essa ha un ruolo nella
riabilitazione neurologica.

Lo studio ha coinvolto 60 pazienti in fase di recupero acuto, divisi in tre gruppi: alcuni hanno
ricevuto dei CD con la loro musica preferita, ad altri abbiamo distribuito degli audio-libri, mentre
il gruppo di controllo era libero di ascoltare ciò che desiderava. Tutti i pazienti hanno dovuto
utilizzare il materiale dato per almeno un ora al giorno durante i successivi due mesi, oltre a
ricevere le terapie mediche e riabilitative standard. Inoltre, tutti sono stati sottoposti a
valutazioni neuropsicologiche periodiche. I risultati dimostrano che il recupero della memoria
verbale, dell’attenzione e dell’umore sono stati migliori nel gruppo musicale”.
Anche se restano da capire i meccanismi neurali alla base di questi effetti, si dimostrato per la
prima volta che l’ascolto della musica durante la fase precoce post-ictus può migliorare il recupero
cognitivo e prevenire i cali d’umore.

Altri studi presentati a Edimburgo dimostrano che la terapia supportata dalla musica (MST) può
migliorare la funzionalità degli arti superiori (Università di Barcellona) e può concretamente
aiutare a superare disturbi del linguaggio.

Conclude la professoressa Lopez: “È bene sottolineare che la MST è un coadiuvante e non certo una
terapia sostitutiva. Infine, è interessante osservare che la musica potenzia il suo effetto se viene
riprodotta o ascoltata in gruppo, e se il ritmo viene scandito da un metronomo o da un computer”.

(12 luglio 2011)

da repubblica.it/salute/medicina/

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