Neuroteologia: Dove si forma la spiritualità

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Dove si forma la spiritualità

Si chiama neuroteologia. Un nome impegnativo per una scienza nuova che
studia quelle aree del cervello dove si elaborano il concetto di Dio e le
esperienze mistiche. Uno degli iniziatori di questo tipo di ricerca è stato
un neurologo americano, James Austin.

Diciannove anni fa si trovava in Inghilterra per un periodo di studio.
Mentre era in attesa di un treno, ebbe una singolare esperienza. Si sentì
leggero, distaccato dalla propria realtà individuale, sereno, << fuori dal
tempo e dallo spazio >>.

Austin, da scienziato, considerò quell’esperienza, più che la prova dell’
esistenza di Dio, quella << dell'esistenza del cervello >>. E cominciò a
cercare di capire quali circuiti cerebrali fossero coinvolti nelle
esperienze spirituali.

<< Siamo certi che siano l'amigdala >>, spiega Austin. << E i lobi parietali,
che elaborano la posizione del corpo nello spazio, e consentono la
distinzione fra il “sé” e il mondo esterno >>.

Una équipe della Università di Pennsylvania ha registrato l’attività
cerebrale durante un’esperienza trascendentale e l’ha << fotografata >> grazie
a una tecnica che registra l’attività dei neuroni sulla base del consumo di
energia.

Ne è emersa l’immagine dei << circuiti spirituali >> del cervello. Nel
momento più importante dell’esperienza mistica appariva << spento >> un blocco
di neuroni nel lobo parietale superiore, l’<< area associativa dell'
orientamento >>. Qui vengono elaborate le informazioni su spazio, tempo e
orientamento del corpo.

Spiega il professor Andrei Newberg: << Se si blocca l'afflusso dei dati a
quest’area del cervello, le si impedisce di elaborare la distinzione fra il
sé e il non-sé. E si compie il salto in una dimensione trascendentale >>.

Specchio 1° marzo 2003 – n° 362 – pag. 63

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