Di Andrea Boni
da scienzaespiritualita.blogspot.com
giovedì 22 luglio 2010
Leggendo sulle versioni on-line dei più importanti quotidiani mi sono imbattuto in questa notizia che ha riacceso in me passati e non terminati studi e ricerche. La notizia riguarda una disputa scientifica circa la validità o meno della Legge di Gravitazione Universale che è stata enunciata da Newton. E’ questo un tema davvero interessante già affrontato da eminenti studiosi anche italiani (si consideri ad esempio tutto il lavoro svolto da Todeschini che senza particolari remore esplicitamente affermava che la legge di gravitazione non esiste), e certamente, sebbene non in maniera diretta, anche dagli “scienziati” della coscienza Indovedici.
Letteralmente dall’articolo di Repubblica leggiamo(1):
“La teoria della gravità è forse la più formidabile legge della fisica, il principio più evidente e universale perché corrisponde a un’esperienza empirica irresistibile. Il bambino ancora non sa parlare e uno dei primi giochi in cui si trastulla dal seggiolone, consiste nel far cadere il cucchiaio della pappa. Lo spettacolo è affascinante nella sua ripetitività. Afferra il cucchiaio, lo solleva, lo lascia cadere, e ogni volta il miracolo si ripete: quell’oggetto viene attratto irresistibilmente a terra, costringendo il paziente genitore a raccoglierlo. Ognuno di noi all’età di 18 mesi è stato Newton senza saperlo.
Ebbene, ricrediamoci: la forza di gravità è un’illusione, una beffa cosmica, o un “effetto collaterale” di qualcos’altro che avviene a un livello molto più profondo della realtà”.
Krishna nella Bhagavad Gita ci dice che tutto emana da Lui (aham sarvasya prabhavo …) e che “tutto su di Lui riposa come perle su un filo”. Dal punto di vista della filosofia del Samkhya, il mondo manifesto di cristallizza a partire dall’etere, il vuoto quanto meccanico, sotto la spinta della coscienza creatrice divina, ed è li a quel livello più profondo di realtà che vanno cercate le cause dei moti dei pianeti e di tutti i fenomeni a noi – più o meno – conosciuti. Questa era peraltro la stessa interpretazione di Todeschini. E poi ancora: “L’abbandono di Newton era già stato anticipato dalla relatività di Albert Einstein ma ora avviene una rottura ancora più radicale. Un celebre fisico matematico olandese-americano, il 48enne Erik Verlinde che ha già legato il suo nome alla “teoria delle stringhe” (la supersimmetria negli universi paralleli), sta agitando il mondo accademico degli Stati Uniti con una serie di conferenze in cui fa a pezzi la teoria della gravità. […].
Andrew Strominger, fisico-matematico di Harvard, è uno dei colleghi di Verlinde che non nasconde la sua ammirazione: “Queste idee stanno ispirando discussioni molto interessanti, vanno dritte al cuore di tutto ciò che non comprendiamo del nostro universo”. Verlinde è l’ultimo di una serie di scienziati che da trent’anni a questa parte stanno smantellando pezzo dopo pezzo la teoria della gravità. Negli anni Settanta Jacob Bekenstein e Stephen Hawking hanno esplorato i legami tra i buchi neri e la termodinamica. Negli anni Novanta Ted Jacobson ha illustrato i buchi neri come degli ologrammi, le immagini tridimensionali usate per la sicurezza delle nostre carte di credito: tutto ciò che è stato “inghiottito” ed è sparito dentro i buchi neri dell’universo, è presente come un’informazione stampata nell’ologramma, sulla superficie esterna. Juan Maldacena dell'”Institute for Advanced Study” ha costruito un modello matematico dell’universo espresso come un barattolo di minestra in conserva. Tutto ciò che accade dentro il barattolo, inclusa quella che chiamiamo la gravità, è sintetizzato nell’etichetta incollata all’esterno: fuori invece la gravità non esiste.
Pensate all’universo come una scatola dello scrabble (lo scarabeo, ndr), il gioco in cui si compongono parole con le lettere dell’alfabeto. Se agitate la scatola e sparpagliate le lettere a caso, c’è una sola possibile combinazione che può darvi una poesia del Leopardi. Una quantità pressoché infinita di combinazioni non hanno alcun significato. Più scuotete la scatola delle lettere più è probabile che il disordine aumenti via via che le lettere si combinano per ordine di probabilità. Questo è il nuovo modo di vedere la forza di gravità, come una forma di entropia. O un “effetto collaterale della propensione naturale verso il disordine”. Questa è l’interpretazione degli Scienziati moderni. In realtà, le leggi che governano il nostro Universo sono ben altro che un mero risultato del caso. Anzi, come Dante stesso cita è “l’Amore che move il sole e l’altre stelle”.
Certamente se ci concentriamo solo su ciò che i nostri sensi possono percepire e/o misurare i risultati che riusciremo ad ottenere ne saranno una diretta conseguenza che porterà ad inevitabili risultati parziali. Newton aveva avuto sicuramente una grande intuizione, ma ciò che ha delineato altro non è che un modello della realtà che in talune circostanze funziona, in altre no. Così è in generale per tutte le leggi. Noi possiamo solo rappresentare la realtà fenomenica con dei modelli rappresentativi, ma potremo entrare nella sua più profonda essenza e forma (svarupa) solo accedendo a livelli di consapevolezza e coscienza più elevati, come ci spiegano lo Yoga e la Bhagavad Gita:
Aham sarvasya prabhavo
Mattah sarvam pravartate
Iti matva bhajante mam
Budha bhava-samanvitah
“Sono la fonte di tutti i mondi, spirituali e materiali. Tutto emana da Me. I saggi [che accedono a livelli di coscienza elevati] conoscono questa verità, Mi servono con devozione e Mi adorano con tutto il loro cuore.”
(1) LA Repubblica, 15 Luglio 2010.
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