– NOI SIAMO NELL’OVUNQUE –
(di Guido Da Todi)
Mano a mano che si estende la ricerca della mente umana (sia in campo scientifico, che in quello
spirituale) si allontanano i confini di ciò che dovrebbe separare ogni corpo, o essenza individuata.
Le differenze tra l’oggettivazione della materia e l’aroma dell’energia tendono a sfumare in una
nuova identità, dai contorni imprecisi, ma dalla natura inequivocabile: la continuità di rapporto.
Come in una caratteristica scatola cinese le realtà del pensiero umano si incastrano, in certe
connessioni intuite, con quelle dell’universo tangibile e concreto.
Un caratteristico senso di percezione inizia a prevalere in un gran numero di individui della nostra
specie: quello della loro identità con il resto della vita.
Il creato appare, a costoro, come un prolungamento della propria identità; e la propria identità, a
sua volta, si mostra come un aspetto intrinseco del creato.
È, all’inizio, una sensazione.
In seguito, il fatto è destinato a divenire una variazione genetica.
La dimensione nuova propone nuove scoperte all’uomo, e nuovi interrogativi.
Quali sono, dunque, i limiti territoriali esatti del proprio io?
Non lo potremo mai dire. Ma, potremo, invece, affermare quali sono, invece, gli aspetti che la nuova
esistenza inizia a mostrarci.
Se consideriamo il figlio dell’Uomo come una misteriosa sonorità, che imprime il sigillo della sua
presenza in ogni dove essa si manifesti, e lì estenda la nota personale della propria individualità,
dovremmo, di conseguenza, accettare che ogni dimensione toccata dal nostro io divenga un
rivestimento dello stesso; come lo sono la sua pelle, il suo corpo, la sua anima.
Che noi si occupi la nostra casa, oppure no, il nostro magnetismo vibrante e inesplicabile che ne
permea ogni camera rappresenterà, allora, un aspetto di noi, reale e non separato.
Che si sia lasciata la villetta delle vacanze, nella cittadina ospitale, ed ora si viva la stagione
del lavoro, in attesa di tornarci con la famiglia, ebbene ciò sarebbe trascurabile: il nostro io –
senza centro, né confine – vivrà pienamente e totalmente anche in essa.
L’increspatura di un’onda rappresenta il coagulo di un plastico elemento sottostante, dalle
dimensione ben più ampie ed estese di essa. Così, il corpo umano e la densità circoscritta di
attenzione che diamo solitamente al nostro io sono solo la tessera di una natura ben più vasta.
La scatola cinese di cui parlavamo prima esprime molto questa chiave di ricerca.
In una serie di anse ben rintracciabili e raffigurabili l’immagine mentale che formiamo di una
persona, di una cosa, di una pianta costituisce l’ estrema radice di un folto albero energetico che
è connesso, alla fine, in modo improrogabile, alla realtà totale della persona, della cosa, della
pianta immaginati, o pensati.
In effetti, il nuovo nord che inizia a mostrarsi all’uomo non è la ricerca del rapporto tra
oggettivazione ed oggettivazione nell’universo; ma, dell’ entità ermetica che rappresenta il
collante tra di esse.
E, se vogliamo investigare una natura più nascosta della ricerca, è piuttosto il dover iniziare a
prevedere la scoperta di quel che apparirà, quando ci saremo accorti che i veri confini del nostro
io assorbono ogni ponte tra essere ed essere. È cominciare a prepararci a trovare nuovi termini di
rappresentazione di una dimensione che rifiuta scientificamente di venire sezionata in parti di sé
stessa.
Nel libro “Autobiografia di uno Yoghi”, di Paramahansa Yogananda (Astrolabio Editore) si narra un
episodio significativo.
Il Guru Sri Lahiri Mahasaya, chiamato dai suoi discepoli anche Incarnazione dello Yoga, mentre era
immerso in meditazione, si scosse, all’improvviso, esclamando:
“..Sto affogando in centinaia di corpi!.”
In seguito fu confermato quanto egli descrisse. Una nave, nel luogo che egli indicò, era affondata,
con numerose vittime. Questa è la prova concreta che la natura olistica di cui parliamo, una volta
realizzata, dona quelle potenzialità sovrumane di onnipresenza, caratteristica dei Grandi Evoluti
della terra.
La realizzazione dell’unità delle cose non porta con sé solamente l’ assorbimento del bene e del
male che esistono nell’universo, visto che il corpo di ogni io è un corpo comune; o la padronanza,
ricca di fenomenologia, delle dimensioni spaziali dell’essere. Essa riesce a mostrarci anche un
nuovo aspetto del tempo, inteso come una sottile energia metafisica. L’uomo scopre con stupore e
gradualità di essere sempre vissuto in un eterno presente, nel quale si avvicendavano ondate
esistenziali che coprivano le altre; ma, non le cancellavano.
In tal modo, egli realizza che nulla e nessuno sono passati, oppure scomparsi; ma, che tutto
continua a sopravvivere e a tramutarsi, sottilmente, in sé ed attorno a sé.
Tuttavia, quanto, qui detto, potrebbe apparire l’espressione di una dorata teoria, in
quell’espansione di coscienza umana è invece realizzazione piena ed acquisizione di nuovi stati di
percezione.
L’uomo della Nuova Era inizia a nascere.
Lascia un commento