Numeri e colori: l’ipereccitabilità cerebrale alla base della sinestesia

pubblicato in: AltroBlog 0
Numeri e colori: l’ipereccitabilità cerebrale alla base della sinestesia

Il misterioso fenomeno di percezione di colori associati a numeri, lettere o parole risulta essere
correlato a una risposta più pronta alla stimolazione magnetica delle aree che sovrintendono alla
visione. Potrebbe essere così spiegata la variabilità individuale nella contaminazione tra diverse
esperienze percettive

(red)

“A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu”: erano queste le associazioni tra lettere e colori
scelte dal poeta Arthur Rimbaud nei celeberrimi versi della poesia Vocali, illustrazione esemplare
del fenomeno della sinestesia grafemi-colori che viene studiato da psicologi e neuroscienziati di
tutto il mondo, sulla base dell’idea che possa essere il frutto di processi profondi della nostra
psiche.

L’ultimo studio in ordine di tempo è stato pubblicato sulla rivista “Current Biology” a firma di un
gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford coordinati da Devin Blair Terhune e mostra che
coloro che sperimentano in modo particolarmente vivido questa contaminazione tra diverse percezioni
mostrano una maggiore attività nelle aree cerebrali deputate alle visione.

Il risultato fornisce così un nuovo modo di considerare la sinestesia, che è quindi correlata a
un’ipereccitabilità del cervello e potrebbe anche rappresentare un’occasione per comprendere meglio
la variabilità individuale nei fenomeni percettivi.

“Molti di noi tendono a postulare che il mondo venga percepito da tutti nello stesso modo: la
sinestesia è uno degli indizi che portano a ritenere che non sia affatto così”, ha spiegato Terhune.
“La maggior parte delle persone non ha esperienze coscienti di colore quando guarda numeri, lettere
e parole, così come le hanno i sinesteti: studiare questi soggetti può pertanto gettare una luce su
meccanismi che governano l’attenzione cosciente”.

Precedenti studi hanno mostrato che i sinesteti che percepiscono colori insieme con i numeri e le
lettere riescono meglio a discriminare tra i colori rispetto a individui con altri tipi di
sinestesia. Da ciò è sorta l’ipotesi che il fenomeno sia da imputare a una corteccia visiva
iperattiva.

Il gruppo di Terhune ha osservato nel corso della ricerca come le persone “normali” necessitano di
una stimolazione magnetica della corteccia visiva tre volte più intensa rispetto ai sinesteti prima
di percepire fosfeni (puntini luminosi anche in assenza di luce), flash di luce o altri disturbi
della visione.

“Siamo rimasti sorpresi dall’entità di questa differenza: i sinesteti del nostro studio hanno
mostrato livelli significativamente più alti di eccitabilità corticale rispetto ai non sinesteti”,
ha concluso Terhune. “Ciò potrebbe riflettere una differenza fondamentale tra i rispettivi
cervelli”.

lescienze.it

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *