OCCHI PER VEDERE DIO

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OCCHI PER VEDERE DIO

di Mohini Radha Devi Dasi

Quando avevo otto anni i miei occhi si affaticavano per vedere quello che la mia insegnante scriveva
sulla lavagna. Mia madre mi portò da un oculista che mi prescrisse gli occhiali. Le lenti degli
occhiali da vista correggono un’imperfezione fisica curvando la luce. Gli scienziati usano lenti più
potenti per i loro microscopi e telescopi che, “correggendo” la loro visione, permettono di vedere
oggetti piccoli o distanti. Nessuna lente tecnologica ci permetterà mai di vedere Krishna, il
Signore Supremo. Egli si trova al di là dei nostri sensi materiali. Egli trascende le tre influenze
della natura materiale (virtù, passione ed ignoranza); nessun’anima soggetta alle interazioni dei
tre influssi può vedere Krishna e tutte a livello spirituale, possono essere considerate cieche.
Poiché questa imperfezione visiva esiste a livello spirituale, il rimedio deve essere spirituale.
Noi possiamo diventare idonei a vedere Krishna solo praticando il servizio devozionale sotto una
guida appropriata. Come Srila Prabhupada dice: “Sì, potete vedere Dio, ma prima dovete avere gli
occhi.”

CECITÀ SPIRITUALE

Qualche volta le persone dicono che vedere è credere, e poiché non possono vedere Dio, non accettano
la Sua esistenza. Srila Prabhupada definiva gli atei come persone “spiritualmente cieche che
soffrono delle cataratte dell’ignoranza.” L’ignoranza è proprio come le cataratte che oscurano la
vista e impediscono alle persone di vedere la verità. Nella Bhagavad-gita, la cecità spirituale di
Dhritarastra (che era cieco anche fisicamente) impedì a lui e ai suoi figli di raggiungere un
accordo con i Pandava, che erano tutti devoti del Signore Supremo. Poiché Dhritarastra era un re, la
sua cecità spirituale fu anche dannosa dal punto di vista sociale e portò alla guerra di
Kurukshetra. La sua cecità contagiò anche i suoi seguaci. Come Srila Prabhupada spesso citava:
“Quando un cieco guida un altro cieco, ambedue cadono nel fosso.” Nonostante la cecità, Dhritarastra
ebbe l’opportunità di “vedere” quello che succedeva sul campo di battaglia di Kurukshetra grazie
alle descrizioni del suo segretario Sanjaya.

Vyasadeva aveva donato a Sanjaya una visione mistica per permettergli di vedere tutta la guerra di
Kurukshetra, compreso il dialogo tra Krishna ed Arjuna, conosciuto come Bhagavad-gita.
Sfortunatamente però la cecità spirituale di Dhritarastra e il suo attaccamento ad un figlio
malvagio gli impedì di comprendere gli insegnamenti di Krishna. Come Dhritarastra, le anime
prigioniere della natura materiale sono spiritualmente cieche e possono essere curate solo con la
sottomissione ad un maestro spirituale autentico. Krishna nella Bhagavad-gita (4.34) dà queste
istruzioni: “Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande
con sottomissione e servilo. L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la
verità.” Il cieco non può aiutare un altro cieco, ma chi ha la visione della conoscenza
trascendentale può dare la “vista” agli altri. Il Signore in persona ha sanzionato questo processo,
trasmesso direttamente da Lui attraverso la successione di maestri. Come uno studente che vuole
imparare la medicina si reca da un medico esperto per studiare, così un ricercatore per imparare la
scienza spirituale deve andare da un maestro spirituale.

Come rappresentante di Krishna, il maestro spirituale elimina la cecità delle anime condizionate
dando loro la vista della vera conoscenza. Perciò preghiamo: om ajnana-timirandhasya
jnananjana-salakaya / caksur unmilitam yena tasmai sri gurave namah: “Offro i miei rispettosi omaggi
al mio maestro spirituale, che con la torcia della conoscenza ha aperto i miei occhi, oscurati dalle
tenebre dell’ignoranza.” Dando la conoscenza spirituale o visione, il maestro spirituale cura la
cecità dovuta agli attaccamenti materiali. Le “tenebre dell’ignoranza” sono l’ignoranza della nostra
posizione costituzionale come anime spirituali e la nostra falsa identificazione con il corpo. Un
puro devoto fisso nella coscienza di Krishna, però, realizza che il corpo è temporaneo e smette di
distinguere i vari esseri viventi in base al loro corpo. Sapendo che tutti gli esseri viventi sono
parti di Krishna, il saggio erudito “vede con occhio uguale il brahmana nobile ed erudito, la mucca,
l’elefante, il cane e il mangiatore di cani.” (Bg. 5.18)

Krishna dice ad Arjuna che questa visione spirituale — vedere l’anima al di là del corpo — è la
“visione dell’eternità”. (Bg. 13.32) Poiché gli esseri viventi sono costituzionalmente collegati a
Krishna, i devoti che fanno avanzamento nello spirito del servizio d’amore alla fine diventano
qualificati per vedere Krishna. Krishna è nayana-abhiramam, molto piacevole per gli occhi. Egli
possiede la suprema bellezza, una delle sei principali forme di opulenza (bellezza, ricchezza,
forza, fama, conoscenza e rinuncia). Vedere Krishna è un dono impareggiabile che supera ogni cosa.
Quando Krishna era presente sulla Terra, donò questa benedizione a molti esseri viventi, ma non
tutti videro Krishna nello stesso modo. Krishna spiega: “Nella misura in cui si abbandonano a Me, Io
li ricompenso.” (Bg. 4.11) Perciò qualcuno vedeva Krishna come il Signore Supremo, mentre altri Lo
vedevano come una persona comune — un semplice pastorello, il rappresentante dei Pandava o l’umile
cocchiere di Arjuna. Egli rivelò la Sua forma universale sul campo di battaglia di Kurukshetra, ma
questa visione fu riservata ad Arjuna, grande devoto di Krishna e Suo caro amico.

Srila Prabhupada dice che Arjuna ha “occhi trascendentali” grazie alla sua devozione per il Signore.
(Bg. 11.54, Spiegazione) Krishna è sac-cid-ananda-vigraha, la forma di eternità, conoscenza e
felicità. I puri devoti Lo vedono come Egli è e interagiscono con Lui con sentimenti diversi a
seconda delle loro tendenze naturali. Accecati dall’ignoranza, coloro che sono contaminati dalla
materia ed hanno tendenze demoniache non possono percepire la supremazia di Krishna. Krishna di loro
dice: “Gli sciocchi Mi deridono quando discendo nella forma umana. Non conoscono la Mia natura
trascendentale e la Mia supremazia su tutto ciò che esiste.” (Bg. 9.11) Srila Prabhupada spiega che
coloro che riuscirono a vedere la forma originale di Krishna poterono tornare con Lui nel Suo regno,
ma “coloro che non poterono vedere il Signore così com’è rimasero attaccati ai loro desideri
materiali” e al ciclo materiale delle nascite e delle morti. (Srimad-Bhagavatam 3.2.11) D’altra
parte, vedere Krishna è così purificante che perfino i demoni uccisi da Lui ottennero la
liberazione. Dopo la partenza di Krishna, Uddhava disse a Vidura che tutti coloro che avevano visto
il volto di Krishna sul campo di battaglia di Kurukshetra — senza considerare da quale parte
combattessero — dopo la morte ottennero la dimora di Krishna. (Srimad-Bhagavatam 3.2.20) La
Brihad-Bhagavatamrita (2.1.164) afferma che la vista del Signore rende la vita piena di successo.

OTTENERE LA GEMMA PIÙ PREZIOSA

In ultima analisi, l’opportunità di vedere Krishna dipende dalla misericordia di Krishna, che si
ottiene soddisfacendoLo con il servizio devozionale. Il Quarto Canto dello Srimad-Bhagavatam riporta
l’importante esempio di Krishna che favorisce il bambino Dhruva incontrandolo personalmente. Questo
avvenimento dimostra come il servizio devozionale purifichi coloro che lo praticano e trasformi i
loro desideri materiali in realizzazioni trascendentali. Il padre di Dhruva, il re Uttanapada, era
l’imperatore del mondo ed aveva due regine, Suruci e Suniti. Essendo solo un bambino, Dhruva voleva
sedersi in braccio a suo padre, ma la sua matrigna, Suruci, la regina preferita dal re, disse a
Dhruva che non era qualificato per sedersi sul trono o sulle ginocchia del re, perché non era nato
dal grembo di lei. Essa lo informò che egli stava “cercando di esaudire un desiderio impossibile a
soddisfarsi”. Poiché era la regina favorita del re, era divenuta orgogliosa della sua posizione a
spese degli altri. La madre di Dhruva, Suniti, consolò suo figlio e gli consigliò di adorare i piedi
di loto del Signore Supremo affinché il suo desiderio venisse esaudito.

Con un certo sarcasmo, Suruci aveva dato a Dhruva un’istruzione analoga. Perciò Dhruva andò nella
foresta e fece molte austerità per ottenere il favore del Signore. Il saggio Narada venne da lui e
diventò il suo maestro spirituale. Dhruva gli chiese come poteva ottenere una posizione più elevata
di chiunque altro, perfino di suo padre, l’imperatore del mondo e di suo nonno, Sri Brahma. Per
veder esaudita questa richiesta apparentemente insoddisfacibile, Narada Muni raccomandò a Dhruva di
dedicarsi completamente al servizio devozionale, preferibilmente in un luogo sacro. Gli suggerì di
recarsi a Madhuvana, una delle dodici foreste di Vrindavana, sulla riva del fiume Yamuna. Poi Narada
gli descrisse il meraviglioso aspetto fisico del Signore e disse a Dhruva di meditare su di Lui, che
risiede nel suo cuore; questo metodo avrebbe purificato la sua coscienza. A Dhruva dette anche un
mantra per glorificare il Signore e lo invitò ad adorare una semplice Divinità con frutta, fiori e
foglie di tulasi. Dhruva seguì perfettamente le istruzioni e alla fine con la sua devozione “catturò
Dio, la Persona Suprema”.

Sebbene Dhruva fosse un bambino, le sue austerità furono così severe che i deva, che governano il
mondo materiale, angosciati si rivolsero al Signore Supemo perché erano preoccupati che si
verificasse uno squilibrio nell’universo. Il Signore li tranquillizzò dicendo loro che avrebbe
interrotto le austerità del bambino. Nel frattempo, Dhruva Maharaja continuò la sua meditazione
sulla forma del Signore nel cuore. Improvvisamente però quella forma sparì e l’intensa
concentrazione di Dhruva s’interruppe. Aprì gli occhi e vide il Signore in persona che stava in
piedi proprio davanti a lui. Lo Srimad-Bhagavatam (4.9.3) descrive l’intensità di questo darsana
(incontro): “Nella sua estasi, Dhruva Maharaja contemplava il Signore come se Lo stesse bevendo con
gli occhi, come se con la sua bocca stesse baciando i piedi di loto del Signore e Lo stesse
stringendo tra le braccia.” Egli voleva offrire delle preghiere, ma era inesperto, perciò il Signore
lo benedisse toccandogli la fronte con la Sua conchiglia. In questo modo Dhruva ricevette la
conclusione di tutta la conoscenza vedica e poté glorificare il Signore in modo appropriato.
Per Dhruva Maharaja il darsana del Signore fu come vedere una rara gemma preziosa. I desideri
materiali che originariamente avevano ispirato l’esecuzione delle sue austerità gli apparvero privi
d’importanza in confronto alla pura devozione.

Ora, comprendendo lo scopo vero della sua vita, sentì il rimorso di aver pregato per “cose inutili”
come un regno o il prestigio. Nello scritto On the way to Krishna, Srila Prabhupada cita un verso
dalla Hari-bhakti-sudhodaya (7.28) che riporta le parole che Dhruva Maharaja rivolse al Signore: “Mi
ero sottoposto ad austerità molto severe per ottenere il regno e la terra di mio padre, ma ora Ti ho
visto. Perfino i grandi saggi e i santi non Ti possono vedere. Qual è la mia convenienza? Ho
lasciato la mia casa per cercare solo dei pezzi di vetro e della spazzatura e invece ho trovato un
preziosissimo diamante. Ora sono soddisfatto. Non ho bisogno di chiederTi nulla.” La visione del
Signore è proprio come un prezioso gioiello in confronto al “vetro e alla spazzatura” dei desideri
materiali che le anime condizionate considerano come il loro scopo ultimo. Ricercare cose inutili
invece dei veri valori dimostra la cecità propria del materialismo. Il servizio devozionale di
Dhruva Maharaja guarì la sua cecità spirituale e il Signore lo benedì mostrandoSi davanti a Lui.
Anche se il desiderio originale di Dhruva era materiale, il servizio devozionale sotto la guida del
suo maestro spirituale lo qualificò per vedere il Signore. Grazie alla sua pura coscienza di
Krishna, Dhruva fu pienamente soddisfatto solo dal fatto di aver visto il Signore.

VEDERE DIO ORA

I puri devoti del Signore possiedono una visione trascendentale che permette loro di vedere sempre
Krishna. Secondo la Brahma-samhita (5.38): “Coloro che sono nell’estasi dell’amore per Dio, la
Persona Suprema, Sri Syamasundara (Krishna), Lo vedono sempre nel loro cuore grazie all’amore e al
servizio devozionale reso al Signore.” Questo genere di visione richiede una devozione pura che è
rara, ma anche i devoti neofiti possono apprezzare la forma di Krishna in un modo diverso. Poiché
Krishna è trascendentale ai nostri sensi materiali, non può essere visto con i nostri occhi attuali.
Per aiutare il progresso dei Suoi devoti nel servizio devozionale, Egli appare però nella Sua forma
di Divinità nel tempio. Sebbene i sensi materiali percepiscano questa forma come fatta di pietra, di
metallo, di legno o dipinta, la Divinità o arca-murti è una forma reale del Signore. L’arca-murti
non è né un idolo né un simbolo, ma è il Signore stesso, che Si mostra cosicché tutti possano
vederLo. Per la Sua misericordia Egli appare in questo modo e Si rivela al devoto secondo il suo
livello di abbandono. La capacità di vederLo indica “in quale proporzione le nostre vite si sono
purificate dal peccato”, come spiega Srila Prabhupada (Srimad-Bhagavatam 3.1.17, Spiegazione)
In altre parole la nostra capacità di vedere Krishna riflette il livello della nostra adesione alla
coscienza di Krishna. Perciò, i devoti pregano la Divinità di Jagannatha (Krishna) per avere la
visione spirituale della Sua vera forma: jagannatha-svami nayanapatha-gami bhavatu me: “O Signore
dell’Universo, Ti prego rivelaTi a me.”

Può sembrare strano che un devoto che sta davanti a Jagannatha Gli chieda di vederLo, ma la
preghiera in realtà chiede di ottenere una visione spirituale per vederLo in modo appropriato.
Poiché la Divinità e Krishna sono la stessa cosa, la Sua presenza nella forma della Divinità ha lo
stesso fine della Sua apparizione personale. Krishna discende era dopo era “per liberare le persone
pie e annientare i miscredenti” (Bg. 4.8) e questo significa che Egli appare per uccidere i demoni e
arrecare piacere ai devoti. Nello stesso modo, la Caitanya caritamrita (Madhya 20.219) spiega,
sarvatra prakasa tanra–bhakte sukha dite / jagatera adharma nasi’ dharma sthapite: “Il Signore è
presente in tutti gli universi in differenti forme al solo fine di soddisfare i devoti. Il Signore
distrugge così i principi dell’irreligione e stabilisce i principi religiosi.” I nostri sensi
possono essere imperfetti e contaminati dalla materia, ma si purificheranno con il servizio
devozionale al Signore, com’è dimostrato dall’esempio di Dhruva Maharaja. Servizio devozionale
significa impegnare tutti i nostri sensi nel servizio a Dio per purificarli poco a poco. Srila
Prabhupada raccomanda che agli occhi “non si dovrebbe permettere di vedere altro che la bella forma
di Krishna”. (Bg. 13.8-12, Spiegazione) Krisna è detto Govinda — Colui che dà piacere alle mucche e
ai sensi. In risposta alla nostra determinazione spirituale e al nostro servizio devozionale a Lui,
Egli ci darà la capacità trascendentale di vederLo faccia a faccia. Questo è qualcosa che non
possiamo mai sperare di ottenere con le lenti correttive degli occhiali, con i microscopi o con i
telescopi.

Mohini Radha Devi Dasi si è laureata in Letteratura inglese nel 2004 presso la Columbia University.
É discepola di Sua Santità Gopala Krishna Goswami e vive con suo marito, Narada Rishi Dasa, a New
York City.

(Tratto da Ritorno a Krishna) www.bbtitalia.com

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