Olfatto e cervello
di: Donata Allegri
Il neurobiologo americano Jay Gottfried, dell’Institute of Neurology dell’Università della
California a Los Angeles, ha dimostrato che un ricordo indotto nel nostro pensiero, porta a
rievocare anche gli aromi presenti all’atto della formazione del ricordo stesso. Esistono delle
connessioni nervose che rispondono a stimoli esterni anche indirettamente connessi al cibo tentatore
e queste connessioni normalmente si allentano quando siamo sazi.
Il sistema di condizionamento risiede nell’amigdala e nella corteccia orbito-frontale, ma anche
altre regioni del cervello potrebbero avere un ruolo secondario in questa capacità di controllo dei
desideri alimentari. Gli scienziati hanno capito il funzionamento di questi centri controllando
con la risonanza magnetica funzionale (fMRI), una tecnica che permette di vedere l’attivazione del
cervello, l’attività cerebrale di 13 soggetti; ad essi sono state mostrate immagini associate al
profumo di burro d’arachidi e di gelato alla vaniglia e si è visto che nel caso del cibo salato
alcune aree del cervello si spegnevano e restavano tali anche a un successivo stimolo odoroso,
bastava un po’ di profumo alla vaniglia per riaccendere l’attività cerebrale e cancellare il senso
di sazietà.
Dopo la fase del pasto la fMRI ha evidenziato una variazione di attività di quelle regioni del
cervello nei soggetti di nuovo sottoposti agli stimoli visivi ed olfattivi, ma solo quando i segnali
erano relativi al cibo che gli individui avevano precedentemente mangiato fino a sazietà. Questo
spiegherebbe perché dopo una scorpacciata c’è sempre spazio per il dessert ed è quasi impossibile
resistere ad alcune tentazioni della gola.
Si spiegherebbe anche perché in alcune persone le diete sono destinate al fallimento. Secondo lo
scienziato, oltre alle malattie legate ai disturbi dell’alimentazione molte dipendenze potrebbero
trovare spiegazione in un simile malfunzionamento dei centri nervosi deputati alla ricezione ed
elaborazione di stimoli esterni. Questo studio è stato pubblicato sulla rivista Neuron.
Istituzione scientifica citata nell’articolo:
University of California, Los Angeles
Donata Allegri
E-mail: donata.allegri@ecplanet.com
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