OLISMO: L’ordine implicato

pubblicato in: AltroBlog 0

L’ordine implicato

OLISMO: LA TEORIA DELL’ORDINE IMPLICATO DI DAVID BOHM

Presentiamo qui alcuni frammenti scelti di un’intervista con David Bohm pubblicata sulla rivista
americana New Age Journal, nel numero di settembre – ottobre 1989. L’intervista è stata fatta da
John Briggs, autore di ‘Fire in the Crucible’ (St.Martin’s Press).

Olismo: il fluire del Tutto

Il termine olistico viene usato in questi giorni per descrivere di tutto, dalla medicina alternativa
ai nuovi modi di trattare gli affari, dai metodi progressisti di insegnamento all’agricoltura
vecchio stile. Ma che cosa significa veramente “olistico”? Se mai qualcuno al mondo lo sa questo è
David Bohm. In parte filosofo, in parte mistico, in parte attivista sociale, Bohm è principalmente
conosciuto a livello mondiale come un fisico teorico, un esploratore scientifico che ha speso
cinquant’anni a investigare l’affascinante teoria che tutte le parti dell’universo sono
fondamentalmente interconnesse, e formano un tutto initerrotto, un flusso continuo.

L’incontro tra oriente e occidente

Nel 1959, leggendo un libro del filosofo indiano Jiddu Krishnamurti. Bohm vede immediatamente
l’affinità tra il suo crescente interesse per l’olismo a livello atomico e l’insistenza di
Krishnamurti sul fatto che tutte le relazioni del cosmo devono essere viste olisticamente, perché
fondamentalmente nel cosmo non esistono divisioni.

Krishnamurti sostiene che ognuna delle nostre coscienze individuali è una manifestazione dell’intera
coscienza umana, con tutta la sua storia, le sue percezioni e interazioni con la natura. Quindi
l’osservatore è la cosa osservata.

A metà degli anni ’60, in parte come risultato della sua associazione con Krishnamurti, Bohm ha
cominciato a sviluppare la sua teoria dell’ordine implicato della totalità. Bohm qualche volta usa
la metafora dell’ologramma per spiegare la sua teoria. Un ologramma è un’immagine fotografica
prodotta da una luce laser. L’immagine viene immagazzinata su una lastra fotografica e poi ricreata
illuminando con un laser la lastra per creare un’immagine tridimensionale. Curiosamente, se
illuminiamo col laser una piccola parte tagliata via dalla lastra fotografica originaria, l’immagine
che compare è ancora l’intera immagine anche se con qualche dettaglio in meno. In altre parole, ogni
parte ha implicitamente trattenuto l’informazione del tutto. Gli ologrammi, tuttavia, sono delle
immagini statiche e non catturano quel movimento dinamico che Bohm vede come basilare per l’ordine
implicato complessivo dell’universo, dove ogni ‘parte’ del flusso porta con sé un’immagine implicita
del tutto che è in continuo dispiegamento.

La coscienza implicata del Tutto

Una delle più strabilianti applicazioni dell’ordine implicato è la nuova comprensione della
relazione tra mente e materia. Gli scienziati sono arrivati a credere che la coscienza umana sia il
risultato di una lunga evoluzione in cui gli atomi semplici si sono raggruppati tra di loro in forme
sempre più complesse, dalla singola cellula ai rettili, dalle scimmie all’Homo sapiens.

La teoria dell’ordine implicato dice, tuttavia, che la coscienza non è solo una proprietà degli
animali superiori. La coscienza è intessuta implicitamente in tutta la materia e la materia è
intessuta nella coscienza.

Nell’universo bohmiano materia e significato si influenzano continuamente a vicenda, come a livello
individuale lo stato della mente può influenzare il corpo e lo stato del corpo può influenzare lo
stato della mente.

Riguardo ai problemi sociali Bohm vede il mondo come un luogo pieno di problemi, lacerato da
divisioni e conflitti tra gruppi e individui, tra l’uomo e la natura, e pensa che molti di questi
problemi potrebbero essere risolti se ci focalizzassimo sulla totalità invece che dare un valore
supremo alle parole. Lo scienziato crede che si potrebbe attuare un drammatico cambiamento della
società se anche solo pochi individui fossero capaci di realizzare questo spostamento di ottica,
perché, secondo la sua teoria, 1a coscienza è già interconnessa con tutte le altre coscienze.

La coscienza implicata del Tutto

John Briggs: Che cosa hai imparato dalla tua ricerca scientifica sulla natura che pensi potrebbe
essere importante condividere con quelli che non sono degli scienziati?

David Bohm: ho imparato che dobbiamo capire l’unità del mondo. Il modo attuale di romperlo in
frammenti non è adeguato. E’ questa la ragione per cui abbiamo bisogno di cominciare un dialogo
serio, per evitare una maggior frammentazione e per riparare la frammentazione che è già avvenuta.
Abbiamo ogni genere di divisione. Nella scienza ci sono campi come la fisica, la biologia, le
scienze sociali. Entro a ogni campo ci sono altri campi particolari e si capiscono a fatica l’uno
con l’altro. In medicina gli specialisti di una parte del corpo capiscono a fatica che cosa succede
in una parte del corpo che è strettamente legata al primo. Ci sono esempi senza fine.

Pensiamo che il nostro approccio frammentario alla realtà non sia un problema perché molti di noi
hanno l’assunzione metafisica inconscia che la natura sia fatta di parti separate.
Qualunque sia l’ultimo modello di macchina, la gente pensa che sia il modello della natura. Ciò
implica che la natura è lì perché noi possiamo tirare fuori quello che vogliamo e questo rende la
natura un mezzo utilizzabile per un fine. Io sostengo che questo modello non è adeguato. Non sono
contrario a trattare le cose come delle parti, ma dobbiamo capire cosa significa la parola parte.
Una parte non ha significato se non in termini di un tutto. L’idea di trattare una cosa come
soltanto una parte, può funzionare un po’ ma non per tempi lunghi. Fino alla fine dei diciannovesimo
secolo l’idea di poter ridurre tutto a una macchina di qualche genere è prevalsa nella scienza. Poi,
nella prima parte di questo secolo, è stato scoperto che gli elettroni, che si pensava fossero le
“parti” più piccole della materia, avevano delle proprietà ondulatorie. La meccanica quantistica ha
anche scoperto che le onde di luce possono agire come delle particelle. I fisici hanno trovato che
un elettrone agisce come un’onda o come una particella a seconda di come viene fatto l’esperimento,
in altre parole dipende dall’ambiente circostante. Questo va contro l’idea meccanica che una parte è
indipendente da dove si trova, l’ambiente non la cambia e il guardarla non la cambia. Ma un
elettrone è più come una persona che si comporta in modo diverso se sa di essere osservata. Negli
esperimenti quantistici troviamo che l’osservatore è l’osservato. Quello che sai dell’atomo come
risultato del tuo tentativo di vederlo, non può essere separato dal contesto in cui esiste l’atomo,
il che include anche l’osservazione. Di nuovo, questo assomiglia a quello che succede alla gente che
viene disturbata quando si sente osservata.

Il campo olistico

D.B: La mia idea è che un elettrone è una particella, ma è accompagnato da un nuovo tipo di campo,
Potremmo chiamarlo un “campo olistico”. Un campo è qualcosa che si espande in tutto lo spazio. Un
buon esempio è un magnete. Se spargi della limatura di ferro su della carta sopra a un magnete,
rivela un campo che diventa sempre più debole man mano che si estende nello spazio. Se carichi
elettricamente una palla di metallo, diffonderà un campo attorno a sé. Immagina un’onda d’acqua che
si diffonde, con un tappo che galleggia all’interno. Campi del genere sono noti da secoli e la
proprietà comune a tutti è che il loro effetto diminuisce con la distanza. Questa proprietà permette
alla gente di pensare a cose a distanza come a parti separate, indipendenti, che interagiscono
attraverso i propri campi. Tutti accettano questo. Ma quello che, come dico, è nuovo riguardo alla
meccanica quantistica, è che implica un nuovo genere di campo olistico.

Forma/Informazione

D.B: L’elettrone ha questo campo sottile, che è veramente un campo di informazione attiva, che lo
guida. La parola “sottile” significa “elusivo”, “intangibile”, ma anche “finemente interconnesso”.
Il campo dell’elettrone è finemente interconnesso all’ambiente circostante. Potremmo dire che questo
campo elettronico sottile ha una qualità mentale rudimentale.

Una delle qualità della mente è che è attiva in relazione alla forma. Non prendi dentro la tua mente
la sostanza o il materiale dell’universo, solo la sua forma. Quando leggi un giornale non assimili
il giornale, assimili la forma delle lettere che hanno un significato, e quell’informazione guida la
tua attività.

J.B. L’elettrone, col suo campo guida sottile, è quindi come un corpo umano con la guida
dell’intelligenza della sua mente?

La coscienza dell’atomo

D.B. Mentre cammini sei guidato dalla mente. Non sei tirato o spinto dagli alberi circostanti. Il
corpo fisico viene guidato assimilando le forme dell’ambiente circostante illuminato dalla luce.
Questo è ciò che intendo quando dico che l’elettrone ha, di base, una qualità di tipo mentale.
Questo suggerisce che non ci sia una divisione così netta tra materia e mente. C’è mente persino a
livello quantistico. Quindi, come l’informazione assimilata dalla mente attraverso i sensi ti guida
in una passeggiata, così questo campo mette informazioni nell’energia della particella e ne guida il
movimento. Il campo dell’elettrone è influenzato da tutto quello che lo circonda. Se hai parecchie
particelle allora hai, secondo il mio modello un campo singolo interconnesso, o un pool di
informazioni per tutti. Sono in contatto istantaneo attraverso il campo di informazione.

J.B. La tua idea di scambi relazionali è connessa con queste idee scientifiche sulla unità inerente
alla natura?

Elevare la coscienza dell’intera società

D.B. La mia ipotesi è che abbiamo bisogno di imparare a dialogare gli uni con gli altri a causa di
tutta la frammentazione che c’è nel mondo. Mi sembra che l’unico modo in cui possiamo superarla e di
fare insieme l’esperienza della nostra interconnessione. In passato alcune persone avevano
sviluppato dei modi per facilitare l’illuminazione individuale, per facilitare la crescita di
un’intelligenza più alta dell’individuo per mezzo della meditazione, dell’intuizione mistica o di
tecniche analoghe. Ma non abbiamo ancora sviluppato modi per far crescere un’intelligenza sociale
più elevata. La difficoltà principale è che abbiamo organizzato la società per algoritmi cioè per
insiemi di regole con cui tentiamo di influenzarci l’un l’altro come parti di una macchina. Il
risultato è che non possiamo comunicare tra di noi su cose che sono veramente importanti. Questo è
evidente a livello internazionale, dove gli argomenti veramente importanti non possono essere
discussi al tavolo della conferenza in quanto i nostri rappresentanti, ognuno con la sua diversa
specialità, sono incapaci di parlare tra di loro. I tentativi di farlo conducono a uno scontro e a
considerare l’altro come malvagio.
L’unico modo per favorire il dialogo è creare una situazione dove possiamo sospendere le nostre
opinioni e i nostri giudizi per riuscire ad ascoltarci a vicenda. Abbiamo bisogno di una specie di
illuminazione sociale per far sì che questa unità globale possa accadere.

a cura di Emanuele De Benedetti

Da reteolistica.provincia.lucca.it/wiki/index.php/L%27_ordine_implicato

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *