OLTRE LA FISICA DI STAR TREK – 10.2 II° – PROBLEMA DEL SUPERAMENTO DELLA VELOCITÀ DELLA LUCE

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OLTRE LA FISICA DI STAR TREK
(L’Ipotesi di Super Spin)

di Corrado Malanga del Gruppo StarGate
e Alfredo Magenta del Comitato Scientifico del CIFAS

(ndr. per motivi tecnici e di visualizzazione non e’ possibile inviare alla lista tutti i capitoli
completi di questa pubblicazione. La pubblicazione completa e’ facilmente reperibile su Internet
cercando le parole chiave del titolo e degli autori. Una sintesi completa e’ stata riportata anche
sul sito www.altreviste.com )

10.2 II° – IL PROBLEMA DEL SUPERAMENTO DELLA VELOCITÀ DELLA LUCE

Bisogna tener presente che ancora non si è risolto il problema più grosso. Infatti, se ora è
possibile postulare interazioni luce-materia, perché si tratta, in realtà, della stessa cosa, non si
può ancora dire di aver risolto il problema delle velocità transluminali necessarie ad ammettere la
presenza extraterrestre sul nostro pianeta. Per far questo l’SSH prevede di rivedere la struttura
dell’Universo ed il suo comportamento dal momento della sua creazione a quando Tutto finirà.

L’ipotesi di partenza è la seguente.

Al momento della nascita l’Universo della SSH è puntiforme, in rotazione Brauniana. Improvvisamente,
a causa di una combinazione di risonanze coerenti, si determinano delle rotazioni discrete ed
opposte che creano, per la dualita’ delle forze elettromagnetiche e gravitazionali, due getti, uno
di materia ed uno di antimateria, che vengono proiettati, in versi opposti l’uno rispetto all’altro,
sull’asse delle Energie, creando una serie di livelli energetici corrispondenti a diversi livelli di
rotazione.

Il nostro Universo, infatti, è dissimmetrico, ma si può ragionevolmente supporre che la
dissimmetrizzazione con il tempo diminuisca (terzo principio della termodinamica). Questo vuol dire
che l’Universo è nato totalmente dissimmetrico. Tuttavia, se si pensa che nell’Universo c’è poca
materia, pochissima antimateria e quasi tutto vuoto, dobbiamo pensare che sia stata creata più
materia? O forse è più semplice pensare che ci sia altrettanta antimateria da qualche altra parte?
Ed in mezzo anche un asse di simmetria?

L’Universo sarebbe solo localmente non-simmetrico, ma tutta la creazione avrebbe un centro di
inversione e quindi un baricentro energetico. Come se il Creatore, o chi per Lui, avesse titolato
tanta NaOH con altrettanto HCl, cioè avesse messo nel reattore che è l’Universo tanta materia e
altrettanta antimateria, ma prima che queste si annichilassero, producendo solo radiazione di fondo
e creando un Universo totalmente vuoto, abbia spaccato l’Universo in due, a metà precisa, con un
metaforico colpo di accetta. Sarebbero così rimasti due Universi, l’uno immagine speculare
dell’altro, ma il secondo composto di materia, laddove il primo era formato di antimateria.

Per l’SSH la materia si dispose inizialmente su livelli quantizzati, spaziati sull’asse delle
Energie, che era l’unico asse esistente all’istante iniziale. Dopo un periodo pari al tempo di
Planck, che è estremamente piccolo e per noi non misurabile a causa dell’indeterminazione di
Heisenberg, l’asse delle Energie, a causa delle rotazioni quantizzate cominciò ad espandersi, dando
così l’avvio allo scorrere del Tempo e creando anche l’asse dello Spazio.

Nel nostro modello l’Universo si espande con velocità tangenziale

(41) V = D . f

Dove D è la distanza dal centro di rotazione, che si muove lungo l’asse del Tempo
e f è l’angolo radiale descritto nell’unità di tempo (f = dwa / dt = velocità angolare)

Contemporaneamente il piano universale ruota attorno all’asse dell’Energia, con velocità tangenziale
V = R . w , dove R è la semiampiezza dell’Universo in quell’istante, ed w è l’angolo sotteso,
nell’unità di tempo, dalla rotazione attorno all’asse dell’Energia (w = dwb / dt = velocità
angolare).

Si può notare che la quantità di moto dell’Universo rimane sempre la stessa. All’inizio si ha una
veloce rotazione, attorno all’asse dell’Energia, di materia poco distante dall’asse stesso, mentre
alla fine c’è una lenta rotazione di materia lontana.
Nel frattempo i punti di materia quantizzata comparsi prima dell’inizio della rotazione attorno
all’asse dell’Energia potenziale danno luogo ad una serie di universi paralleli, che noi
ipotizziamo, sulla base delle recenti teorie fisiche, situati geometricamente ciascuno a distanza
diversa dal centro di rotazione, il quale scorre lungo l’asse del Tempo.

Abbiamo ipotizzato che questi universi siano sette, sulla base del fatto che l’Universo, così come
lo postuliamo, è un frattale, in cui sette livelli energetici per un protone devono corrispondere a
sette piani spazio-temporali per l’Universo.

La similitudine si basa sulla considerazione che le leggi fisiche devono avere una logica intrinseca
che consenta di supporre una loro reiterazione dal microscopico al macroscopico con i dovuti
aggiustamenti.

Questi piani universali sono caratterizzati da contenuti di materia diversi l’uno dall’altro, che si
riducono mano a mano che ci si avvicina all’asse del Tempo.
In tutti questi piani il Tempo ed il suo variare sono in comune (i piani universali sono isocroni
tra loro), ma ciò che è diverso è la quantità di spazio apparente.

Con la nostra ipotesi tutto si riduce di scala dal basso verso l’alto (Fig. 3), così la velocità
della luce, pur essendo diversa nei vari universi, appare, a chi è in uno qualunque di essi, sempre
eguale rispetto a quella riscontrata da chi sta in un altro universo e sempre velocita’ limite in
ciascun universo.

In parole povere i luoghi di punti che compongono i vari universi si differenziano per la loro
frequenza di rotazione lungo gli assi dell’Energia e dello Spazio, ma non per quella lungo l’asse
del Tempo, che è comune a tutti.

Gli universi non sono situati fisicamente in luoghi differenti, ma sono tutti nello stesso posto e
risultano a noi invisibili, perché la frequenza a cui vibra la loro materia è fondamentalmente
diversa da quella della nostra, e quindi risulta per noi non percepibile. È come se qualcuno di noi
tentasse di vedere le onde radio dei telefonini: evidentemente ci sono, ma noi non le percepiamo
visivamente.

Con il trascorrere del tempo l’Energia si condensa riducendo le rotazioni, gli spazi si avvicinano
l’uno all’altro ed anche sulla base della teoria di Tipler, tutti gli Universi raggiungono la linea
di orizzonte finale per richiudersi nel punto Omega.

La fine dell’Universo avverrà quando tutti gli universi saranno così vicini l’uno all’altro,
sull’asse dell’Energia, da renderne compatibili le frequenze di vibrazione, consentendo loro di
compenetrarsi in una sola realtà. In quel momento non ci sarà più materia (valore sull’asse U uguale
a zero), bensì solo radiazione elettromagnetica, che si annichilerà con l’antiradiazione
elettromagnetica. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il Semiuniverso speculare al nostro è fatto
di antimateria. Mentre il nostro Semiuniverso, composto da materia, si espande verso l’alto, quello
di antimateria forma, all’opposto, un semicono sempre specularmente corrispondente al nostro e,
nello stesso attimo in cui gli universi di materia si compenetreranno, lo faranno anche quelli di
antimateria ed insieme, materia ed antimateria, trasformate rispettivamente in radiazione ed
antiradiazione, si annichileranno.
L’Universo cesserà, così, di ruotare anche secondo gli assi del Tempo e dello Spazio, richiudendosi
quindi in un solo punto, come quando si spegne il televisore.

Questo modello permette di fare dei balzi che possono solo in apparenza sembrare transluminali. Si
può infatti ipotizzare di poter saltare da un universo più basso ad uno più alto, seguendo opportune
leggi di simmetria. Secondo noi si può accedere ad un solo punto di un universo più alto, che si
ottiene graficamente collegando il punto di partenza con il centro di rotazione attorno all’asse del
Tempo (Fig. 4). Infatti il punto di arrivo è l’unico che contiene tutti gli elementi di simmetria di
quello di partenza. Tornando nell’universo di partenza, invece, si può decidere di scendere in un
luogo di punti coperti da un cono con apertura pari all’angolo x sotteso dall’Universo in quel
momento.

(fig.3 non disp.)

I salti tra i due universi paralleli vengono eseguiti a tempo costante, come si può verificare dalla
Fig. 3, quindi l’effetto relativistico ottenuto è quello di scomparire da una parte e ricomparire in
un’altra, nello stesso universo, a tempo costante, cioè senza variazione di tempo, ovvero con
velocità infinita.
È da notare che l’angolo x costringe il viaggiatore che passa da un universo superiore ad uno
inferiore a non uscire mai dal sistema, rispettando, quindi, tutti i principi di fisica corrente.
Va altresì sottolineato che, se vogliamo passare da un universo all’altro, è necessario modificare
in modo uguale ed istantaneamente (a tempo costante) la vibrazione di tutti i luoghi di punti che
compongono il nostro corpo e la macchina volante che ci circonda, per renderli compatibili con
l’universo in cui si vuol entrare, del quale dobbiamo conoscere in precedenza la frequenza
vibratoria.

Come si fa?

Per ottenere il salto dimensionale si potrebbe utilizzare un disco composto di materiale
superconduttore; il disco, possedendo una massa, sarebbe dotato anche della corrispondente
componente rotatoria lungo l’asse dell’Energia potenziale. Se a questa componente rotatoria si
sovrappone una rotazione fisica di uguale frequenza del disco, quindi una rotazione attorno all’asse
dello Spazio, e si sottopone l’insieme ad un campo magnetico rotante, anch’esso di pari frequenza,
nel momento in cui le tre frequenze coincidono si dovrebbe assistere al fenomeno della mutazione di
spin. Analogamente a quanto accade in risonanza magnetica nucleare o protonica, lo spin totale del
disco avrebbe due possibilità di variazione: diventare attivo solo nel piano Spazio-Temporale o
saltare nell’ottante superiore.

Mentre nel primo caso il disco rotante si trasformerebbe in un disco di fotoni, si prevede che, nel
secondo caso, questo salti nel Semiuniverso dell’antimateria (Energia potenziale positiva). Salti
quantici intermedi, caratterizzati da rotazioni sugli assi dell’Energia e dello Spazio in sincronia
tra loro, mantenendo sempre la frequenza del campo magnetico originario costante, produrrebbero,
invece, lo spostamento del disco su piani dimensionali quantizzati differenti (Fig. 4); si
realizzerebbe così, durante la successiva emissione di Energia, la ricaduta nel nostro piano
universale, ma, con opportune modifiche, in un luogo diverso da quello di partenza, sempre compreso,
però, nel piccolo cono (che è rappresentato, in figura, da una sezione triangolare, poiché, non
spostandoci nel tempo, avremmo solo due dimensioni nel disegno) di Fig. 4. (vedi anche il Capitolo
11 – EVIDENZE SPERIMENTALI).

Bisogna infatti ricordare che i diversi piani universali sono isocroni tra loro ed è per questo
motivo che la frequenza di rotazione originaria del campo magnetico del disco superconduttore deve
rimanere sempre la stessa, mentre vengono modificate, secondo multipli interi di 2p, le componenti
spaziale ed energetica, cioè le componenti dei campi elettrico e gravitazionale. Solo rispettando
questi parametri si otterrà l’effettivo spostamento del disco su di un altro piano universale e non
nell’ottante dell’antimateria.

10.3 III° – LO “ZERO POINT ENERGY APPROACH”
E L’ESISTENZA DELL’ETERE

Nella SSH non si considerano i fotoni come oggetti isolati e definiti, ma come essi ci appaiono in
base alla risultante di rotazione (un tensore) in un dominio Spazio-Tempo-Energia enneadimensionale.
In parole povere, se cambia direzione la freccia che caratterizza la rotazione di quell’oggetto che
a noi appare come un fotone, il fotone cambierà aspetto, diventando per noi materia neutra, oppure
materia carica, ovvero antimateria, secondo le leggi di conservazione dello spin.

Non esistono, dunque, il fotone o la materia, bensì una serie di apparenze, che la nostra percezione
tridimensionale può solo sfiorare. La realtà enneadimensionale sarebbe, invece, caratterizzata da
luoghi di punti che ruotano attorno ad un asse, orientato in un modo tale da far apparire, a noi
osservatori tridimensionali, questa rotazione come materia, antimateria oppure campo
elettromagnetico (cioè fotoni).

Utilizzando le opportune leggi fisiche sarebbe possibile convertire il versore che caratterizza la
rotazione di un gravitone in un versore che lo trasformi, ai nostri occhi, in un fotone, e quindi
far assumere alla materia aspetto e consistenza di luce.

La luce così ottenuta, però, rispettando alcuni accorgimenti fisici, manterrebbe il precedente stato
di aggregazione; sarebbe dunque una materia di luce, che si può attraversare senza subire danni e si
può facilmente mandare alla velocità della luce, senza interferire con l’ambiente. Si potrebbe
trasformare in luce solida uno spazio dove non esiste niente e servirsene per infiniti scopi.

Solo i fotoni possono passare attraverso l’aria senza spostarla, poiché sono quasi privi di massa
inerziale.
Per ottenere questo risultato bisogna tuttavia aver chiara la relazione tra campo elettromagnetico e
gravità, cioè tra luce e materia. Da questo punto di vista l’SSH fornisce in dettaglio la
possibilità di realizzare questo effetto, modificando lo spin (la rotazione) di un luogo di punti
del dominio Spazio-Tempo-Energia che ci appare in un certo modo, o come materia o come luce, per
trasformarlo in un altro luogo di punti che ci apparirà in modo differente, come luce se prima era
materia, oppure viceversa, senza modificare nessuna delle leggi della fisica odierna e senza
alterare nessuno dei principi finora noti.
In precedenza qualcuno si era già accorto, in fisica, che le cose potevano essere descritte partendo
da questo punto di vista.

I nostri spin hanno molto a che fare con i twistori di Penrose ed Hawking, ma potrebbero essere
paragonati anche ai quaternioni di Maxwell o all’atomo vortex di Thompson, citati da Hoagland in un
suo recente lavoro.

W.Hawking, R. Penrose, in “La natura dello spazio e del tempo”, Ed. Sansoni, Milano (1998).

R.C. Hoagland, in “The Enterprise mission”, © (1998)
consultabile nel sito www.enterprisemission.com

S.Weinberg, in “Gravitation and Cosmology”, Ed J. Wiley, N.York (1972)

F.J.Tipler, in “La fisica dell’immortalità”, Ed.Mondadori, Milano (1998)

T.B.Pawlicki, in “Una relazione sulla costruzione di un engine spazio-temporale”,
nel sito gopher://wiretap.spies.com/00/Library/Fringe/Ufo/build.u

Sui quaternioni vedere J.C. Maxwell, in “A treatise on electricity and magnetism”,
1,1, N.York (1954).

La parte delle nuove ipotesi della fisica moderna che non convince alcuni scienziati è la
ineludibile presenza di un cosiddetto “etere”. Lo Spazio non sarebbe vuoto, ma tra un corpo e
l’altro ci sarebbe una sorta di “etere”, un tipo di materiale invisibile che farebbe da collante per
l’Universo, ma che localmente potrebbe essere luogo di operazioni di simmetria, una delle quali
potrebbe essere la rotazione. Se non c’è niente, nulla può ruotare, ma la rotazione acquisisce
significato se il suo operatore viene applicato a qualcosa. Più semplicemente: l’operatore + (più),
se è applicato ad una coppia di numeri assume significato, ma se sta da solo non serve a niente.

Esperimenti sulla misurazione della velocità della luce non hanno, finora, messo in evidenza
l’etere. Gli esperimenti fatti dimostrano solo che la luce non interagisce con questo etere, perché
per il fotone esso può risultare quasi trasparente.
La presenza di un “etere” spiegherebbe, invece, come mai certi tipi di informazioni possano
viaggiare nello spazio alla velocità della luce, mentre altri tipi di informazioni sono trasferite
istantaneamente, pur dipendendo sempre dal materiale con cui è fatto l’Universo. Per esempio il
fatto stesso che la velocità della luce abbia una certa grandezza, sarebbe, secondo alcuni, la prova
che i fotoni passano attraverso un particolare materiale (l’etere), che definisce il modulo della
velocità.

Se questo etere non esistesse, la luce, intesa come informazione, non dovrebbe affatto propagarsi,
per similitudine con quanto accade per i suoni, i quali, in assenza di atmosfera, non possono
propagarsi proprio per la mancanza di un mezzo, l’aria in questo caso, che funga da supporto al
passaggio dell’informazione stessa. Così nell’aria il suono ha la sua velocità caratteristica (la
cosiddetta velocità del suono) ed anche la luce avrebbe la sua velocità caratteristica nell’etere
(la cosiddetta velocità della luce).

La gravitazione, invece, si espanderebbe praticamente all’istante in tutto l’Universo, semplicemente
perché la gravitazione stessa non è un’informazione che si propaga attraverso l’etere, ma è prodotta
dalla distorsione del piano spazio-temporale. Ciò comporta che, se dal nulla ipoteticamente si
materializzasse un corpo solido nello Spazio, i suoi effetti gravitazionali di deformazione
Spazio-Temporali sarebbero pressoché immediati in qualsiasi punto dell’Universo.

In realtà, se le cose stessero veramente così, mentre l’informazione viaggerebbe sul piano
Spazio-Tempo alla velocità della luce, la componente lungo l’asse dell’Energia si propagherebbe
quasi istantaneamente lungo l’asse stesso. È quel “quasi” a farci dubitare che le cose stiano
realmente così.

Infatti l’elasticità del piano spazio-temporale provocherebbe comunque un ritardo nella deformazione
del piano stesso. È come dire che la fisica odierna contraddice se stessa, poiché ammette
l’esistenza di un piano spazio-temporale che può dilatarsi mentre si deforma e non accetta, nel
contempo, la presenza di un etere, ammettendo, di conseguenza, che l’informazione gravitazionale si
presenti con ritardo. Ma tale ritardo non è previsto dalla teoria della relatività, secondo la quale
l’informazione si propaga istantaneamente lungo l’asse dell’Energia potenziale!

L’SSH, anche in questo caso, chiarisce come stanno realmente le cose. Infatti abbiamo visto come,
sul piano Spazio-Tempo, l’informazione dipenda da 2p cioè dalla rotazione del luogo di punti
associati al fotone, ma dobbiamo ricordare che tale risultato dipende a sua volta dal fatto che la
velocità, nel caso specifico, viene calcolata in un sistema biassiale, che comprende, appunto,
Spazio e Tempo.

Nasce così la limitazione della velocità della luce, ma se si fa il calcolo di una ipotetica
velocità su di un solo asse di propagazione, si constata che essa non presenta limiti di sorta.
(Ricordiamo che la velocità, nel dominio SSH, è adimensionale ed è definita come l’apparente
spostamento di un’informazione lungo uno o più assi del dominio stesso).

In altre parole quando un rotore si mette in moto, come la rotellina iniziale di una fila composta
da trecentomila rotelline perfettamente rigide, tutte sullo stesso asse ed ingranate senza giochi,
la trecentomillesima rotellina si muoverà istantaneamente, senza ritardo, mostrando come
l’informazione, su di un solo asse, non abbia limiti nella velocità di propagazione, come invece
accadrebbe se avesse due componenti e si muovesse, pertanto, su di un piano.

Quindi lo Spazio-Tempo è composto di qualcosa e questo qualcosa deve essere rigido, poiché, se non
ci fosse questo qualcosa, non avremmo nessun effetto a distanza, prodotto dalla gravitazione. Come
mettere allora d’accordo le due correnti di pensiero, pro e contro l’esistenza di un qualsivoglia
materiale su cui poggia l’Universo?
La teoria della Zero Point Energy (ZPE) ci viene in aiuto, confermando ancora una volta che l’SSH,
essendo una teoria globale, comprende anche questo aspetto della fisica moderna.

Secondo la teoria della ZPE la carenza di effetti fisici non sarebbe dovuta alla mancanza di cause,
ma alla presenza di un certo numero di cause contrastanti che si annichilirebbero all’istante. Così,
dove non c’è materia, ci sarebbero, in realtà, un gravitone ed un antigravitone i quali, nello
stesso attimo in cui vengono creati, si autodistruggerebbero. Come risultato finale noi non ci
accorgeremmo di questo problema e per noi la mancanza di forze sarebbe dovuta alla mancanza di
qualcuno che tira una metaforica corda, mentre invece ci sono due contendenti di ugual forza che
tirano la corda con uguale impeto in due direzioni diametralmente opposte.
Il risultato sarebbe lo stesso e la corda rimarrebbe ferma.

Nell’ipotesi SSH il vuoto non ci sarebbe, ma ci sarebbe un insieme di cose e di anticose che si
creano e si distruggono vicendevolmente. Ora, se una cosa è caratterizzata, nella SSH, da una
rotazione in senso orario in una certa direzione, la sua anticosa sarà caratterizzata da una
rotazione in senso antiorario in direzione opposta. La cosa e l’anticosa sono dunque due vettori che
esistono, ma la loro somma è nulla ed il loro effetto totale è zero. Se applichiamo a questa coppia
di oggetti, e non al NULLA, una rotazione identica a quella che descrive la cosa, come risultato
finale questa rotazione si sommerà al sistema di forze e due cose più un’anticosa produrranno, come
effetto finale, una cosa.

L’effetto fisico della rotazione sarà dunque visibile, perché l’operatore matematico rotazione avrà
agito sulla Zero Point Energy, e non sul NULLA; per di più l’insieme di cose ed anticose
costituirebbe il materiale con cui è costruito l’Universo, ovvero l’etere della fisica moderna.

La luce solida prodotta dagli OVNI, per esempio, potrebbe essere ottenuta applicando ad un luogo di
punti dello Spazio, caratterizzati dalla presenza di fotoni ed antifotoni virtuali, la rotazione
attorno all’asse dello Spazio e del Tempo che, secondo la SSH, corrisponde alla formazione di fotoni
reali. I fotoni reali distruggerebbero gli antifotoni virtuali e rimarrebbero dei fotoni virtuali, i
quali, in assenza dei loro antagonisti, diverrebbero reali.

Applicando il concetto di rotazione avremmo, quindi, ottenuto formazione di luce dal nulla.
Trasformare temporaneamente la materia in luce sarebbe altresì un gioco da ragazzi e si potrebbe non
solo mandare un oggetto alla velocità della luce praticamente senza spese di Energia, a causa della
quasi assenza di massa inerziale, ma anche passare “da una stanza all’altra” della macchina volante,
come raccontano molti addotti, semplicemente trasformando la parete solida della stanza in parete di
fotoni, per poi richiudere il varco luminoso, facendo tornare i fotoni allo stato di materia, con
densità diversa da zero.

10.4 IV° – LA DEVIAZIONE DEL PIANO DELLA LUCE POLARIZZATA

L’SSH evidenzia una buona descrizione di tutti gli aspetti della realtà locale, soprattutto di
quelli per i quali non esiste ancora una chiara chiave di lettura.

Prendiamo, ad esempio, uno degli aspetti più importanti: la simmetria.

Alcuni esperimenti dimostrerebbero come la simmetria non sia sempre rispettata e tale problema
provoca disagio nella fisica attuale, perché è convinzione comune che la simmetria finale dovrebbe
rimanere costante, in quanto tale proprietà della materia è strettamente legata alla termodinamica.
Infatti si sa che l’Universo perde asimmetria, diventando sempre più simmetrico (c’è anche una legge
secondo la quale, in qualsiasi reazione chimica, a partire da un composto asimmetrico, si può
ottenere un altro composto, però mai più asimmetrico di quello di partenza).

È bene ricordare che, ad una situazione asimmetrica, caratterizzata dalla totale mancanza di
elementi di simmetria, corrisponde un contenuto elevato di Energia potenziale, mentre ad una
situazione simmetrica corrisponde, entropicamente, un contenuto di Energia potenziale ridotto. Tra i
due estremi esistono una o più condizioni di asimmetria, caratterizzate dalla mancanza di qualche
elemento di simmetria, ma anche dalla presenza di almeno un elemento di simmetria. Per dirla in
parole semplici, nel nostro universo un cubo ha la tendenza, nel tempo, a trasformarsi in una sfera.

La vita, come noi la conosciamo, esiste solo perché il DNA è una molecola altamente asimmetrica,
composta di glucosidi asimmetrici, che produce aminoacidi asimmetrici.
Ma quando una molecola può essere definita asimmetrica? Quando devia il piano della luce
polarizzata. Questo fatto è da mettersi in relazione da una parte con la presenza, nella molecola
che possiede questa caratteristica, di un centro di inversione (qualcuno erroneamente dice, di un
piano di simmetria) e dall’altra, dalla conseguenza che la molecola e la sua immagine speculare non
sono sovrapponibili nello spazio e quindi sono due entità differenti.

Dalla SSH si evince abbastanza facilmente come l’Universo, invece, non cambi mai stato di simmetria,
mantenendo sempre un unico elemento di simmetria, che è rappresentato, guarda caso, da un centro di
inversione. Quest’ultimo è il punto in cui lo Stato fisico e l’anti-Stato fisico si incontrano, è il
punto al di sopra del quale esiste antimateria ed al di sotto materia, è il punto di contatto dei
vertici di due semiconi coassiali (due comuni coni per gelato, con le punte che si toccano), che,
alla fine dei tempi, diventeranno un piano ed un antipiano, i quali, pieni rispettivamente di
radiazione ed antiradiazione, si elimineranno a vicenda, facendo concentrare l’Universo in un unico
punto [Similmente al punto del Confine C di Penrose o al punto Omega di Tipler].
Durante tutti questi passaggi geometrici il centro di inversione rimane sempre e non si altera mai.
Tutto ciò è in perfetto accordo con la conservazione dell’Energia, visto che questa è strettamente
legata alla simmetria.

Il concetto di Universo della fisica attuale, invece, non è in accordo con la conservazione della
simmetria, perché in esso tutto si simmetrizza e ciò, se da un lato può essere formalmente in
accordo con il concetto di entropia, per cui l’Universo si deve raffreddare perché è un sistema
chiuso in cui l’entropia aumenta sempre, d’altra parte non tiene minimamente conto del fatto che la
simmetria deve assolutamente conservarsi.

Tutto ciò significa che l’informazione di asimmetria è indissolubilmente legata alla manifestazione
dell’essere, che, se fosse totalmente simmetrico, pur essendo, forse non si manifesterebbe! Ma è
legata anche alla presenza, nel nostro universo, di molecole e di oggetti comunque asimmetrici.

Le molecole che non possiedono un centro di inversione od un piano di simmetria hanno dunque la
caratteristica di ruotare tutti i piani della luce, ad esempio di quella solare, ma, perché si possa
notare questo fenomeno, bisogna utilizzare luce polarizzata secondo un solo piano, tra gli infiniti
piani che formano la radiazione elettromagnetica solare.

A tale scopo si prende un raggio di luce e si fa in modo che attraversi un filtro polarizzatore;
quest’ultimo ha la caratteristica di lasciar passare soltanto le componenti oscillatorie dei fotoni
che si manifestano secondo il suo piano caratteristico di polarizzazione. Le componenti oscillatorie
perpendicolari a quella selezionata non possono passare. La luce così polarizzata attraversa, poi,
la sostanza asimmetrica, che ne fa ruotare di qualche grado il piano di polarizzazione. L’angolo
viene, infine, misurato facendo passare la luce uscente attraverso un altro filtro polarizzatore,
con direzione di polarizzazione perfettamente nota, e ruotando quest’ultimo fino ad ottenere la
massima (oppure la minima) luminosità in uscita.

Ma cosa fa ruotare il piano della luce polarizzata?

Attualmente non esistono che mere ipotesi, ma la SSH fornisce una valida e semplice interpretazione
del fenomeno.

Innanzitutto se si prende in esame una molecola caratterizzata dall’assenza di piani e centri di
simmetria, come il fluorobromodeuterometano, ci sarà la possibilità che questa ruoti dello stesso
angolo il piano della luce polarizzata a destra o a sinistra. Sono quindi due i tipi esistenti di
molecola di fluorobromodeuterometano. Una si chiamerà S (sinister) e l’altra R (rectus), secondo
regole di nomenclatura dettate da tre chimici, di nome Kahan, Ingold e Prelog.

Ma quale differenza esiste tra queste due molecole?

Un atomo di idrogeno, sostituendone uno di deuterio, eliminerebbe il fenomeno della rotazione della
luce polarizzata. Questo vuol dire che basta un neutrone in più nel nucleo dell’atomo di idrogeno
per asimmetrizzare la molecola presa in oggetto e per renderla otticamente attiva.

Ma un neutrone in più vuol dire solamente una massa in più.

Si assiste dunque ad un fatto strano, ma eclatante: la luce è stata deviata da qualcosa che ha
massa! La luce è stata deviata da un campo gravitazionale, in modo decisamente più marcato di quanto
faccia il pianeta Giove con la luce di uno dei suoi satelliti.

Ancora una volta siamo di fronte a piccoli oggetti, come i neutroni, che sarebbero in grado di
ruotare il piano della luce polarizzata.

Ma come può accadere tutto ciò?

Semplicemente perché la somma delle componenti tensoriali lungo gli assi dello Spazio, del Tempo e
dell’Energia darebbe una risultante con versore differente da quello dei fotoni inizialmente
presenti. Infatti si può notare che le tre componenti dello Spazio sono perpendicolari tra loro,
come quelle del Tempo e dell’Energia, ma bisogna tener presente che lo Spazio x deve essere
perpendicolare al Tempo x ed all’Energia x e ciò vale anche per le componenti y e z. Così può
capitare che il campo elettromagnetico della luce polarizzata interferisca con qualche componente
dell’Energia potenziale e ne venga distorto. Il risultato sarebbe la deviazione del piano della luce
polarizzata: un’ulteriore conferma della validità della SSH.

Ma allora esiste veramente la deviazione dello Spazio-Tempo di Rosen-Einstein?

Se possiamo ipotizzare che la deviazione della luce non sia dovuta alla deformazione dello
Spazio-Tempo, ma semplicemente a relazioni vettoriali tra gli spin dei luoghi di punti di
quest’ultimo, ancora una volta non abbiamo bisogno di far ricorso alla sua piegatura.

Facciamo così salvo un altro problema, legato alla dilatazione dell’etere. Infatti se lo
Spazio-Tempo si piegasse, esso si dilaterebbe, modificando, così, localmente la sua densità fino a
slabbrarsi, ad un certo punto, sotto il peso di un’immensa onda gravitazionale.

Se la piegatura non esistesse, invece, lo Spazio-Tempo avrebbe sempre la stessa densità e non
altererebbe neppure localmente il valore della densità prevedibile per un etere rigido.
Tale deviazione apparirebbe solamente quando due luoghi di punti interferiscono e non hanno la
stessa simmetria. Infatti i luoghi di punti che caratterizzano il fotone polarizzato appaiono non
essere simmetrici, nel dominio enneadimensionale dell’SSH (il fotone ha la simmetria di una
lenticchia, mentre il fotone polarizzato assomiglia ad un sigaro posto sul piano S-T, lungo l’asse a
45° OP’ di Fig. 1), mentre il gravitone sarebbe anch’esso asimmetrico, ma in modo diverso dal fotone
(avrebbe la forma di un sigaro posto in verticale nel dominio SSH).

Dunque dall’interazione di due cose con asimmetria differente nascerebbe una risposta non
completamente simmetrica.

Il fotone, se gli si attribuisce una piccola massa, appare come una lenticchia, mentre apparirebbe
come un disco senza spessore nel piano S-T se non avesse massa; in ogni caso non potrebbe mai essere
una sfera. Esso è carente di rotazione lungo l’asse dell’Energia potenziale, sul quale, invece, il
gravitone possiede tutto il suo effetto.

Quello che si nota, quando la luce viene deviata dal pianeta Giove, sarebbe dunque il risultato
della somma di alcune componenti tensoriali dei gravitoni di Giove con componenti proprie dei fotoni
della luce che subisce la deviazione.

Dovrebbe altresì esistere una piccola variazione sui gravitoni di Giove, poiché comunque vige sempre
il principio della conservazione della rotazione totale.

Così, quando un raggio di luce polarizzata passa attraverso una sostanza otticamente attiva, che non
possiede, cioè, un centro di inversione, si hanno due effetti: il primo è lo spostamento del piano
della luce polarizzata, che è ben misurabile, ed un secondo, mai indagato, ma che dovrebbe essere
probabilmente misurabile, corrispondente ad una modifica apparente della simmetria in qualche
componente della sostanza otticamente attiva, durante il passaggio del raggio di luce polarizzata.

Va infatti ancora una volta ribadito che la somma totale degli elementi di simmetria si deve
conservare e, se c’è stata una variazione di simmetria sul fotone, si deve rilevare una variazione
di simmetria anche sulla parte gravitonica, che è stata utilizzata nell’operazione di somma
matriciale dell’ANNESSO II.

segue…

Approfondimento sul sito www.sublimen.com

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