Oltre l’illusione dell’Io – 4f

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Oltre l’illusione dell’Io – 4f

di RAPHAEL

OLTRE L’ILLUSIONE DELL’IO

Sintesi di un processo realizzativo

(parte quarta e fine )

Eva sostanza nasce dalla costola di Adamo essenza. Si può ancora dire che
l’uno, proiettando un suo riflesso, crea il due; o, ancora, il punto,
sdoppiandosi, forma la linea.

Sulla via del ritorno la quantità formale (molteplici contenuti ordine e
grado) deve ridursi all’unità e questa reintegrarsi nell’Uno senza secondo.
Il conflitto sofferenza deriva dal contrasto tra i vari contenuti avendo
questi qualità opposte; è un dato evidente che nella nostra circonferenza
psichica esistono enti creati da noi che si combattono per la loro
sopravvivenza.

Occorre far tacere le molteplici voci che intorbidiscono e travolgono la
coscienza; occorre, senza sentimentalismi, riconoscere che: o è la sostanza
che, in modo caotico, lambisce l’intera circonferenza, oppure è il purusa, o
l’ente reale, essenziale, che impone il ritmo direzionale alla circonferenza.

La sostanza è un cattivo padrone, ma un ottimo e utile servo. Lasciare che la
prakrti si modelli secondo i vari stimoli interni o esterni che può ricevere
senza l’intervento direttivo dell’Ente essenziale, o “Ordinatore interno”,
significa trovarsi completamente alienati.

Il disordine di una società è il riflesso specchio del disordine della
sostanza individuale che non viene plasmata secondo la pura Idea, direbbe
Platone, o la volontà spirituale della Coscienza.

L’ignoranza di ciò che si è (avidya) porta al vivere proiettivo psicotico,
quindi al vivere folle. Infatti il mondo degli ego empirici è una dimensione
paranoica; il Liberato ha sconfitto l’ignoranza; gli rimane il vivere privo di
proiezioni, senza aspettative: persino i suoi stessi atti possono apparire
importanti agli occhi degli altri ma non ai suoi.

25. Quando, parlo sempre a te che leggi e che sei pronto, hai sciolto i vari
contenuti, o le indefinite forme qualificate, nella tua circonferenza esistono
da una parte il purusa incarnato e dall’altra la prakrti completamente
integra, neutra, non qualificata.

Se hai ancora sete di compiutezza e di unicità devi risolvere (come hai già
notato precedentemente) la polarità prakrti nel purusa in modo che i due
diventino uno.

A questo punto non puoi dire: Io sono questo (il questo rappresenta la
molteplicità dei contenuti e delle qualità che caratterizzano la tua
spazialità psichica). Non c’è alcun secondo con cui puoi identificarti; sei
solo: Io sono; anzi, semplicemente Sono, avendo eliminato appunto il questo.
Sei in uno stato coscienziale molto avanzato perché ti sei portato nella
condizione primordiale prima della caduta o della scissura, avendo sciolto
anche il senso dell’io (ahamkara) o l’appartenenza a un nome e a una forma.

Questo Sono è la causa prima che può muoversi negli stati molteplici
dell’Essere universale in perfetta libertà e può avere indefinite possibilità
espressive; è lo stato ottimale. Ma ogni causa è già determinazione; per
quanto principio, che ha dato origine a ogni possibile divenire, rappresenta
la matrice dell’imprigionamento, degli eventi che prendono concretezza.

Quindi abbiamo:

Sono = esistenza in manifestazione come causa primordiale.
Io sono = Consapevolezza del me che esiste.
Io sono questo = il me che si identifica con le proiezioni offerte dall’Io
sono.

26. Gli stati di veglia, sogno e sonno, che sono movimento, appartengono
all’Io sono questo, all’Io sono e al Sono. La consapevolezza assoluta è il
testimone dei tre stati e del movimento dell’esistenza e della non esistenza
dei tre stati.

Così l’Essere, in quanto è e non diviene, è di là non solo dal tempo e dallo
spazio, ma anche dalla causa o dal principio da cui tutto emerge; quindi,
occorre risolvere il Sono (in quanto coscienza universale principale, seme
degli indefiniti stati dell’ente) nell’assoluta Realtà non determinata.
Diremo che il Sono è la prima determinazione o specificazione dell’Essere
senza secondo non qualificato o dell’uno metafisico.

Ecco un quadro riassuntivo:

Io Sono = Io sono questo. I punti sono le molteplici voci qualificate.
La sostanza resa limpida, neutra, scevra di coaguli.
Soluzione della stessa subcoscienza.
Sono = La polarità negativa o sostanza si risolve nell’unità causa principale.
Realtà assoluta non qualificata.

IL JIVA ENTRO LA FORMA.

27. Possiamo considerare quanto esposto sotto un’altra prospettiva: c’è
l’Etere onnipervadente (Isvara Essere) che prende indefinite forme-guaine (=
Uno molti); quella parte di Etere (jiva) entro il vaso-guaina può
identificarsi con i vari veicoli-corpi (fisico grossolano, mentale, buddhico,
ecc.) credendosi così separato sia dall’Etere universale sia dagli altri eteri
circoscritti dalle guaine vasi, per cui si pensa Io sono questo in
contrapposizione con gli altri enti.

La realizzazione consiste nel disidentificarsi dai vari corpi guaine vasi, con
le loro qualità specifiche, fino a riconoscersi: Sono Etere (e non più corpo
guaina).

Qui l’io è scomparso perché l’Etere di questo stato non si concepisce più come
individuo con un nome e una forma; l’ulteriore passo è di riconoscersi come
Etere onnipervadente poiché l’Etere entro il vaso forma è della stessa natura
dell’Etere fuori del vaso. Ogni forma vaso appare e scompare, per cui solo chi
vi è identificato può parlare di nascita e morte, di trasmigrazione, di tempo
e spazio, ecc. In definitiva è la Coscienza universale (Isvara Essere) che
assume delle forme e si particolarizza, (come una parte di Me mi manifesto.

Bhagavad Gita), e l’identificazione dell’Etere entro il vaso con le forme fa
nascere l’individualità separata; inoltre ciò costituisce il mezzo per far
muovere la ruota del divenire. Fino a quando c’è identificazione c’è anche
l’io e il tu, c’è manifestazione, oggettivazione, c’è un vedersi altro da sé;
quando l’Etere entro il vaso si riconosce fattivamente, e non teoricamente,
ciò che realmente è “comprende” il vaso, con le sue varie qualificazioni, lo
trascende e poi integra Isvara Essere, quale causa prima della
esteriorizzazione, e si risolve nell’uno senza secondo o nirguna.

28. Il jiva entro il vaso è un momento coscienziale di Isvara che risponde al
Jiva principale universale e questo, a sua volta, è un momento coscienziale
del Brahman nirguna o dell’essere non qualificato e metafisico.

I vasi corpi sono alimentati, in ultima analisi, dall’etere-isvara, dalla
causa prima o dal seme principale (corrispondente al Sono microcosmico).
Tutta la natura, compresi i nostri veicoli corpi, è oggettivata e attivata al
Mondo delle idee secondo Platone. Questo seme ha la capacità quindi di passare
dalla potenza all’atto con una forza straordinaria, per quanto relativa e
perciò passibile di essere trasceso. Da tutto ciò possiamo dedurre che l’io,
quale fattore di separatività, non esiste, rappresenta una pura illusione. Noi
non siamo, né potremmo essere, separati dall’etere essere. Se crediamo di
esserlo, ciò è solo apparente, utopistico.

Ne consegue che non c’è da conquistare qualcosa, da andare in qualche parte o
da raggiungere una mèta lontana; c’è solo da risvegliare la consapevolezza
all’essere ciò che è.

29. La Realtà senza secondo che tu sei non è mai nata né può perire, è sempre
stata e sempre sarà; non è tale Realtà che deve realizzarsi ma il suo riflesso
che vive le contingenze del tempo e degli effetti; essa è di là dallo stato di
veglia, di sogno e di sonno profondo senza sogni; l’intero universo, con le
sue indefinite possibilità espressive, pur sempre aleatorie, rotea intorno al
Centro costante il quale non dipende da nessuna casualità o circostanza,
mentre queste dipendono da Quello.

Finché non ti sei scoperto simile Realtà puoi crederti anche tante cose belle
ma, per quanto molteplicità, ti trovi in uno stato illusorio, rimanendo
prigioniero delle apparenze che il tempo ti offre per stordirti e farti
dimenticare lo stato d’inquietudine in cui ti trovi.

30. Se domandi all’io empirico se puoi realizzare tutto quello che abbiamo
detto ti risponderà che è impossibile; ciò dimostra che non è il caso di
turbare coloro che sono completamente fusi con il prodotto egoico e quindi con
le guaine vasi.

Però se inizi a osservare o, meglio, a essere consapevole del movimento dello
psichico: pensieri, emozioni, desideri, istinti, ecc., che appartengono ai
veicoli corpi, ti accorgi che per quanto sia difficile non è impossibile. E’
questione di pazienza, di perseveranza, di sete di compiutezza, di
affrancamento dall’identificazione con ciò che non si è.

Malgrado le circostanze della vita che, come abbiamo detto, sono sempre
contingenze anche se qualche volta dolorose, tu continua a separare la
Presenza etere consapevole dall’osservato; ti accorgerai, come avrai potuto
notare in precedenza, che in te tutto va e viene, ogni cosa appare e poi
scompare, ma non scompare la Presenza consapevole; difatti, essa è cosciente
dell’assenza e della presenza di qualunque movimento che possa determinarsi
entro la tua circonferenza.

Noi siamo talmente abituati a sentirci vivi solo se esprimiamo pensieri,
emozioni, ecc., che non abbiamo idea dello stato di Essere senza dualità. Né
possiamo concettualizzare tale condizione perché non otteniamo alcun
risultato: la Presenza è uno stato da realizzare, di là da ogni movimento
mentale, anche perché essa si trova dietro la stessa mente, essendo questa un
semplice mezzo di espressione, un corpo vaso.

Ecco perché ti si parla spesso di realizzazione, di attenzione coscienziale
ecc. Una persona completamente fusa con lo strumento mentale desidera a tutti
i costi capire, con la sola concettualizzazione, ciò che non può capire; qui
non si tratta di capire ma di essere, tout court; e per essere occorre solo
una presa di consapevolezza totale; diremo che solo nel silenzio dei veicoli,
strumenti di rapporto o di relazione, puoi scoprirti, puoi essere ciò che
realmente sei, e questo stato ti offre pienezza, quindi libertà e beatitudine;
pienezza che puoi offrire a chiunque per un puro atto di amore-donazione, e
finalmente senza aspettative, proiezioni, desideri, appropriazioni.

GLOSSARIO:
Advaita (n): non dualità. Assenza di dualità.
Ahamkara (m) : ciò che fa l’io, senso dell’io empirico.
Apara-vidya (f): conoscenza non suprema.
Atman (n): il Sé, lo Spirito, la pura Coscienza, l’io ontologico.
Avarana sakti (f) : il potere velante.
Avidya (f): non conoscenza, ignoranza della propria esenza.
Brahman (m) o Brahma (n): la Realtà assoluta. Saguna (qualificato), nirguna
(non qualificato).
Cakra (n): centro, plesso. I cakra rappresentano determinazioni dell’energia
consapevolezza o sakti.
Chora: spazio, forma in cui si trova una cosa, fondo comune in cui si
succedono forme diverse, essenza della materia.
Darsana (n): punto di vista sulla Dottrina dei Veda, scuola filosofica. Le
principali sono sei: Samkhya, Yoga, Vaisesika, Nyaya, Purva Mimamsa e Vedanta.
Dianoia: mente empirica discorsiva, processo mentale, opinione.
Isvara (m): Persona divina, Dio persona, la prima determinazione dell’assoluto
rahma.
Jiva (m): essere vivente. Anima individuata. Riflesso dell’atman sul piano
universale.
Jivanmukta (pp): liberato in vita. Colui che ha spento il triplice Fuoco.
Manas (n): mente formale immaginativa. Mente individuata ed empirica dotata
di capacità razionale-analitica.
Mantra (m): formula o parola sacra. Parole o suoni di potere.
Maya (f): fenomeno, il mondo dei nomi e delle forme come fenomeno vitale.
Mondo sensibile.
Noesis: intellezione, intuizione superconscia, intelletto puro, conoscenza
intelligibile.
Nous: intelligenza suprema, intelletto puro, spirito supremo.
Paravidya (f): conoscenza suprema, ultima.
Prakrti (f): natura, la sostanza universale, natura naturans, la sostanza con
cui sono fatte tutte le forme sensibili e intellegibili.
Purusa (m): uomo, persona, essere, il Sé, io spirito.
Sadhana (f): ascesi, disciplina spirituale, sforzo al quale si sottopone il
discepolo per la realizzazione.
Sé: Spirito, l’assoluto nell’individuo, Essenza dell’ente quale riflesso del
Brahman.
Uno Uno: per Plotino è l’assoluto non qualificato, corrisponde al Brahman
nirguna del Vedanta.
Uno senza secondo: advaita, corrisponde all’uno uno platonico.
Vedanta (m): il compimento dei Veda. E’ uno dei sei darsana, denominato anche
Uttara Mimamsa.
Vidya (f): conoscenza, conoscenza della realtà.
Viksepa sakti (m): il potere proiettivo.

FINE.

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