OLTRE MALATTIA E MALESSERE

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OLTRE MALATTIA E MALESSERE

Lettera aperta a tutti coloro che cercano cure psico-spirituali

A cura di Marco Ferrini
Ph.D. Hindovedic Psychology
Fondatore e Presidente del Centro Studi Bhaktivedanta
>> www.c-s-b.org

Chiedete guida e cura perché vi hanno detto, o vi siete persuasi, o solamente perché avete
l’intuizione di soffrire di un disturbo della psiche, dell’umore, della personalità, della vita
relazionale, dell’adattamento. O semplicemente perché vi risulta inaccettabile l’idea che avete
della sofferenza e della morte.
Ma salute e malattia, adattamento e disadattamento al mondo fenomenico, sono idee illusorie,
pseudo-realtà nel contesto di maya. Voi per primi sapete, avete deciso, che non volete “adattarvi”
al mondo dell’illusione. Vi ricordo che nascita e morte, sviluppo e declino, salute e malattia, sono
fasi cangianti e transitorie della vita incarnata nella condizione umana, epicicli dell’esistenza
reale, che attraversa i mondi e i corpi della manifestazione oggettiva e impermanente.

Normalità e malattia non esistono, se non nella visione illusoria dell’uomo; nella realtà esiste
l’infinito percorso dell’evoluzione spirituale, ed esistono vicende e accidenti su questo percorso:
tappe, progressi, ristagni e deviazioni, cadute, imprigionamenti e progressive liberazioni. Alcuni
di questi accidenti vengono isolati e classificati, dalla Medicina e da alcune Scuole di Psicologia,
come “malattia”. E Medicina e Psicologia li studiano e li curano in una prospettiva che troppo
spesso non è consapevole e non tiene conto del contesto evolutivo in cui essi si inseriscono. Esse
possono così ottenere risultati rispettabili, apprezzabili e utili, nel breve termine e
limitatamente ai sintomi; possono anche avere una certa capacità preventiva, ma la portata e i mezzi
della loro cura e della loro prevenzione non possono andare oltre, non possono raggiungere la
sostanza, proprio perché non li contestualizzano nella realtà e nel processo di evoluzione
spirituale, che per esse rimangono invisibili, seppur talora lontanamente intuibili.

La Tradizione della Psicologia spirituale bhaktivedantica opera in modo e con mezzi sensibilmente
diversi. Un sintomo, un conflitto interiore, un’angoscia di morte, possono avere un significato, una
valenza ulteriore nella proiezione evolutiva rispetto ad una visione medico-psichiatrica. L’uomo non
è semplicemente un organismo che deve cercare di restare o ritornare in salute (già questa
concezione produce malattia), ma è un essere cosciente che ha davanti a sé un percorso verso una
meta e che, per raggiungerla, deve evolversi psicologicamente realizzando una ad una le istanze più
nobili della propria personalità: desiderio di sapere e capacità di conoscere, gioia, senso morale,
bellezza, forza di volontà, compassione, saggezza e Amore.

Per me il vero successo di una psicoterapia non consiste nel produrre “normoinseriti”, bensì
nell’aiutare le persone a liberarsi da identificazioni e condizionamenti, anche da quelli cosiddetti
“normali”, che in realtà costituiscono le peggiori tra le illusioni e le schiavitù. Spesso si è
potuto constatare che la cosiddetta “normalità” non è affatto emblema di salute, ma è essa stessa un
precario equilibrio psicopatologico, sovente sostenuto da farmaci e droghe (leggere e pesanti).
Insomma, ossessioni e fobie, depressioni e manie blande e croniche, incapacità apprese, cecità
selettive, ricerca di rapporti frustranti e traumatici, non si notano semplicemente perché la
maggior parte della gente è affetta dalle stesse sindromi.

Non è a simili adattamenti che io miro.

La cura psicologica più efficace è quella che avviene da dentro la persona, è un lavoro che la
persona fa su sé stessa, non qualcosa che io, dall’esterno, faccio alla persona.

Le cure farmaceutiche sono utili, certo, e in alcuni casi addirittura indispensabili; ciò nonostante
una persona afflitta da patologie fisiche o psichiche ha una necessità primaria: quella di ritrovare
la propria centratura, di ristabilire quell’ordine interiore che consente non solo di guarire, ma di
mantenere una buona salute il più a lungo possibile. Secondo la scienza ayurvedica malattia è
sinonimo di disordine, disordine che la chimica può curare solo parzialmente, ovvero se la cura
farmaceutica si incentra su di uno stato psicologico in trend di recupero. Il soggetto può veramente
recuperare salute se il principio attivo della guarigione, che parte da dentro, è stato riattivato;
il noto detto di Giovenale mens sana in corpore sano dovrebbe essere così interpretato: il corpo può
mantenersi sano se la psiche è sana.

Il contributo migliore è dunque insegnare alle persone a cercare la verità dentro sé stesse, ad
aprirsi all’amore e alla conoscenza interiore, a riconnettersi alla fonte, alla nostra natura più
profonda, che abbiamo dimenticato. I cambiamenti esterni accadono come effetto secondario della
nostra maturazione interiore.

Conformemente ad una multimillenaria tradizione Yoga(1) offro soluzioni e strumenti molto diversi
dalla Medicina e dalla Psicoterapia intese in senso occidentale. Mi baso su un’altra concezione
dell’uomo e del cosmo, della salute e della malattia. Io risveglio, sviluppo e parlo alla coscienza,
insegno, indico, educo spiritualmente. Non tratto sintomi e malattie come farebbero uno psichiatra o
uno psicoterapeuta materialista, perché a me non sono il ‘sintomo’ o la ‘malattia’ che appaiono, ma
un’altra realtà.
Soprattutto, insegno a riconoscere come la psiche funziona, come si blocca, come si riattiva,
secondo la scienza dello Yoga bhaktivedantico, dell’Unione con l’Infinito, con Dio.

La cura di tipo biomedico è una cura essenzialmente dei sintomi, di manifestazioni più o meno
isolate, e tende a ripristinare uno stato di “normalità”, piuttosto che quello della salute olistica
così com’è intesa nei testi dello Yoga(2).

La cura fisiologica, psicologica, etico-morale bhaktivedantica (via dell’Amore e della Conoscenza)
invece, è fondata sulla prevenzione e sulla sadhana-bhakti(3) attraverso la quale l’individuo induce
e abilita sé stesso a reinterpretare la propria immagine profonda (la coscienza e la consapevolezza
della propria essenza spirituale e della propria eterna relazione d’amore che lo unisce al Creatore,
al creato e alle creature) e a trasformare e guarire sé stesso, influendo, seppure in modo
indiretto, molto positivamente anche sull’ambiente.

Tradizionalmente, lo Yoga bhaktivedantico è un sistema di Psicologia del profondo, ma anche una via
per ascendere con successo alle vette luminose della consapevolezza, con cui ciascuno – ammesso che
abbia come Maestro un guru autentico (competente e coerente) e che voglia veramente migliorarsi –
con l’ausilio di abhyasa (norme etiche e pratiche psico-spirituali da esercitare con costanza)(4) e
vairagya (distacco emotivo)(5) può risvegliare e attivare in sé stesso strumenti di evoluzione e
cura, fino alla gioia, l’illuminazione e l’Amore.

Del resto, finché un individuo si pone passivamente come paziente è praticamente impossibile che si
senta fiducioso in sé, autonomo, capace di prendere le proprie decisioni. Ci sono soggetti che – per
non assumersi le proprie responsabilità – vorrebbero lasciare le redini nelle mani di altri per
farsi dettare come devono sentire e come devono agire. Questo costituirebbe un’interferenza, un
grave condizionamento, una psico-dipendenza che dobbiamo accuratamente evitare, perché il mio scopo
è, appunto, quello di liberare dai condizionamenti.

La cura bhaktivedantica non è praticata da un guaritore sul malato. Le psicoterapie che hanno
concepito la malattia come “una cosa da togliere” sono tutte fallite. La verifica scientifica ha
oramai accertato che sono incapaci di dare risultati dimostrati e stabili.

Ormai anche la ricerca scientifica dimostra piuttosto che la coscienza gioca un ruolo significativo
nel creare il “qui e ora”, che il futuro non è predeterminato ma plasmabile e che può essere
modificato essendo composto di possibilità che si vanno cristallizzando. E’ dunque il presente che
costantemente determina il futuro.

Dobbiamo capire ed accettare che siamo noi i responsabili del nostro livello di coscienza. Questa è
una condizione imprescindibile per poter essere effettivamente in grado di operare cambiamenti
migliorativi in noi e fuori di noi e per utilizzare appieno e al meglio le enormi potenzialità di
autorinnovamento e autoguarigione attribuibili al pensiero umano, determinante anche sul piano della
realtà fisica. Più le nostre convinzioni sono profonde e cariche di emozione, maggiori sono i
cambiamenti che possiamo attivare, sia nei nostri corpi che nell’ambiente circostante; ma anche i
pregiudizi hanno i loro effetti: negativi.

Il campo mentale è in qualche modo primario rispetto al corpo fisico, e funziona come una specie di
mappa dalla quale il corpo riceve i propri riferimenti strutturali. Detto in altro modo, il campo
energetico è la versione corporea di un ordine implicito: il dharma, eternamente operante. Il dharma
(divino ordine etico-universale che regola e sostiene la vita dell’uomo e del cosmo) non è un ordine
artificiale che determina una repressione delle istanze profonde dell’essere, ma rappresenta quella
norma inscritta, quasi come un codice genetico, nell’intimo di ogni creatura, la cui infrazione
provoca una condizione innaturale, limitante e patologica, inevitabilmente segnata da conflitti e
sofferenze.

I cosiddetti fantasmi della memoria – complessi, fobie, ossessioni – sono causa di quei pensieri
angoscianti che favoriscono la strutturazione della realtà fisica secondo modelli disecologici e
patologici.
In modo analogo, questa stessa connessione dinamica fra le immagini mentali, il campo energetico e
il corpo fisico è una delle ragioni per le quali la devozione (bhakti), la conoscenza (vedanta), la
retta condotta, l’esercizio della compassione, la preghiera, la visualizzazione, la meditazione,
sono in grado di curare anche il corpo.

Nella scienza bhaktivedantica, rupa è il piano(6) delle forme – comprendente le forme mentali ma
anche quelle psichiche(7) – dalle quali il corpo fisico dipende. Il piano rupa dipende a sua volta
dal piano di realtà ad esso superiore, detto vibhuti(8). Controllando e dominando il livello della
vibhuti grazie alle pratiche sopra descritte, si comprendono e si risolvono i problemi e le malattie
del piano delle forme, non solo quelle della psiche e del corpo, ma anche quelle relazionali, che
tanto ruolo hanno nel generare dolorosi conflitti. Essi, tuttavia, rappresentano solo un effetto
collaterale del processo di autorealizzazione che la sadhana bhaktivedantica induce; il fine ultimo
infatti, non è eliminare il male (fobie, dolore, attaccamenti, criticismo e aggressività), ma
conseguire il bene: illuminazione, consapevolezza, libertà, felicità, Amore.

Il Maestro-psicologo della tradizione bhaktivedantica (Guru) risveglia le persone ai pericoli di una
filosofia di vita materialistica, consumistica ed egoistica, è un formatore e un ispiratore della
coscienza che, educando la mente, impartisce un insegnamento spirituale personalizzato allo
studente, il quale lo applica su di sé in modo autonomo al fine di sviluppare ciò che ha già dentro
di sé, e superare, liquidare, le vere cause della propria sofferenza: condizionamenti (panca
klesha), cicatrici e blocchi emotivi (samskara) e tendenze inconsce (vasana) – al fine di riattivare
le proprie facoltà superiori latenti e di riprendere autonomamente e con gioia il cammino della
realizzazione del sé e dell’Amore.

Dunque, come ho tante volte spiegato, in aula e nei miei testi, io insegno Psicologia e Filosofia
yoga (Bhakti-vedanta yoga) attraverso Corsi mirati e personalizzati per lo sviluppo di conoscenze e
di capacità di applicazione pratica; le mie cure sono spirituali e non sono sostitutive di diagnosi
e terapie mediche. Esse sono piuttosto mirate ad aiutare ognuno a scoprire e percorrere con gioia il
proprio cammino di guarigione e d’illuminazione interiore.

Il mio impegno è quello di creare le basi per una comunicazione profonda e soddisfacente, per una
crescita significativa sul piano personale e sociale, nell’ambito di Corsi di studio personalizzati,
di ricerca e sperimentazione che il CSB mette a disposizione per quanti abbiano desiderio di
approfondire.

I Corsi, flessibili e personalizzati, sono strutturati in modo da essere accessibili a molte
persone, permettono un comodo studio da casa propria e aprono ad una esplorazione profonda delle
proprie dinamiche interiori. Oggi i corsisti sono alcune centinaia, con età e formazioni molto
diverse. Per insegnare utilizziamo anche le conoscenze della psicologia moderna ma lo scopo di
questo lavoro non è quello di limitarci alla risoluzione dei conflitti psicologici, bensì quello di
scoprire chi siamo veramente al di là delle convinzioni accumulate, delle identità acquisite e dei
modelli comportamentali che ci danno un falso senso della nostra natura profonda. I Corsi, oltre
allo studio teorico, includono seminari con letture, meditazioni, esercizi in piccoli gruppi e
incontri singoli con gli insegnanti per aiutare a riconnetterci con la nostra reale identità,
sovente obliata a causa dei molteplici condizionamenti subiti.

1. Bhakti-yoga: gli insegnamenti di questa scienza spirituale sono antichissimi, essi derivano da un
lignaggio che, risalendo oltre i suoi maestri umani, giunge a Dio. Io li ho personalmente ricevuti
nel lignaggio dei Guru da A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada (guru-parampara della Shri Caitanya
Sampradaya. Tradizione che io stesso oggi rappresento, pratico e insegno).
2. Principalmente: Bhagavad-gita, Vedanta, Yoga-sutra, Katha e Shveta-ashvatara Upanishad.
3. Letteralmente ‘via dell’Amore’. E’ il sentiero per la realizzazione del sé considerato dai grandi
Maestri punto di arrivo e sintesi perfetta di tutti gli altri (in particolare karma marga e jnana
marga). Nella sadhana bhakti confluiscono e si armonizzano infatti la scienza dell’azione, il
sentiero della conoscenza e della saggezza e la via suprema dell’Amore divino, grazie al quale il
soggetto ritrova sé stesso e riscopre la propria eterna relazione con il Supremo. Nella bhakti
confluiscono amore e spirito di servizio; bhakti significa infatti devozione e dedizione a Dio nella
Sua forma personale, nella tradizione vedico-vaishnava Vishnu-Krishna. Nella bhakti devoto e
Divinità sono vincolati da legami di amore reciproco e godono del medesimo stato di grazia
4. Pratica spirituale ininterrotta. Abhyasa è lo sforzo persistente per dominare e controllare le
attività mentali e fisiche. Dopo un periodo iniziale di maggior fatica, se il ricercatore spirituale
riuscirà ad applicare abhyasa con scrupolo e devozione, questa pratica diventerà un’abitudine, un
modus vivendi che consentirà di invertire la rotta psichica e di trasformare le tendenze inconsce
(vasana).
5. Distacco emotivo. Stato coscienziale in cui, essendosi l’individuo ricontestualizzato
nell’universo ed avendo perciò sviluppato una visione chiara ed elevata della natura del sé e del
mondo, riesce a superare il desiderio morboso delle cose, anche senza doverne rimanere fisicamente a
distanza.
6. In sanscrito bhumi.
7. Con mentale ci si riferisce al piano superficiale della mente, con psichico alla struttura
mentale nel suo insieme.
8. Il terzo dei sette piani o livelli, detti bhumi, descritti nella scienza dello Yoga. Nel caso
delle vibhuti l’ambito è di natura energetica.

Per informazioni sui Corsi CSB
Dott.ssa Manola Farabollini
Cell. 347 6654569
m.farabollini@c-s-b.org
www.c-s-b.org

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