della Dott.ssa Elisa Albano – psicologiaspirituale.it
Secondo la teoria della reincarnazione, tutti noi abbiamo la possibilità di rinascere più volte sia
in corpi maschili che femminili e ciò per permettere all’individualità personale, o all’anima che
dir si voglia, che è unica ed immortale, di acquisire, vita dopo vita, esperienza piena delle varie
condizioni umane. (per chi volesse comprendere il senso e lo scopo ultimo della rinascita può dare
un’occhiata all’articolo: “Karma e senso della reincarnazione”).
Ma può accadere che nel corso di tali esistenze, un ciclo vitale venga esperito da parte
dell’individuo in maniera particolarmente forte. E’ il caso ad esempio di un uomo o una donna che
hanno avuto una vita molto intensa e gratificante, da un punto di vista materiale e fisico. La
reincarnazione seguente, se si realizza in un corpo di sesso opposto e se intervallata da un periodo
non troppo lungo di sopravvivenza ultraterrena, induce a difficoltà di adattamento. Tali difficoltà
possono concretizzarsi con la riproposizione di vecchi modelli di adattamento. Ciò può essere tanto
più vero nei casi in cui un soggetto essendo deceduto in modo prematuro si reincarna velocemente,
senza avere avuto il “tempo” di scrollarsi di dosso la sua personalità precedente, così come tutti i
suoi condizionamenti. Può accadere, dunque, che un soggetto nato, ad esempio, in un corpo maschile,
morendo improvvisamente, nel pieno dei suoi anni, e reincarnandosi dopo in un corpo femminile,
fatichi a riconoscersi e ad accettare la propria fisicità, nonché a mettere in atto comportamenti
socialmente adeguati alla propria condizione.
Queste ipotesi vengono oggi sommessamente avanzate da alcuni eminenti studiosi nel campo della
psichiatria e della psicologia e avvalorate da ricerche che, pur se non numerose e ancora non ben
definite, lasciano emergere dati significativi.
Uno dei primi a rilevare dati inerenti ad omosessualità derivante da incarnazioni precedenti in
corpi di sesso opposto è stato lo psichiatra Ian Stevenson, professore presso l’Università della
Virginia a Charlottsville. Il dottor Stevenson, si è interessato per decenni ed in modo approfondito
di bambini che ricordavano spontaneamente altre vite. Il suo interesse per la reincarnazione nacque
nel momento in cui alcuni bambini vennero sottoposti alle sue cure per delle fobie resistenti. Lo
psichiatra scoprì che la maggior parte di loro manifestava ricordi di esistenze precedenti e in
alcuni casi le paure immotivate di cui erano preda derivavano dal tipo di decesso, quasi sempre
violento e prematuro, che li aveva visti protagonisti. Da qui cominciò a svolgere delle indagini
approfondite intorno a questi casi (1) e scoprì che le dichiarazioni corrispondevano al vero. Riuscì
a rintracciare familiari e amici dei soggetti deceduti che i bambini dicevano di essere stati e in
molte occasioni organizzò degli incontri-confronto tra i piccoli pazienti e i loro ex familiari.
Nel corso di queste sue esperienze, Ian Stevenson s’imbatté anche in diversi casi di “cambiamento di
sesso”, secondo una sua stessa definizione. In pratica, bambini che ricordavano spontaneamente di
aver vissuto una vita antecedente in un corpo di sesso opposto mantenevano nella loro esistenza
attuale ancora forti tratti relativi alle loro esperienze trascorse.
Dulcina Karasek (2), ad esempio, nacque nello stato di Rio Grande do Sul nel 1919 e giunta all’età
di cinque anni cominciò a parlare di una sua vita passata nei panni di un uomo di nome Zeca. Riferì
numerosissimi dettagli sulle attività politiche e rivoluzionarie di costui e dichiarava spessissimo:
“Non chiamatemi Dulcinea, io sono Zeca, sono un uomo e sono sposato”
Dulcina, nonostante le pressioni e i condizionamenti familiari, faticava a identificarsi con la
propria femminilità. “Ma perché ho cambiato sesso?” Domandava costantemente non riuscendo a darsi
pace. Indossava abiti maschili e compiva movimenti rudi e decisi e durante la pubertà si ritrovò ad
avere una peluria eccessiva su tutto il corpo.
Anche Sivanthie e Sheromie Hettiaratchi (3), due gemelle nate a Galle nello Sri Lanka, il 3 novembre
del 1978 crescendo svilupparono atteggiamenti fortemente maschili che perdurarono nel tempo.
Sivantine, sin dall’età di due anni e mezzo cominciò a parlare di una sua vita precedente durante la
quale era stata un ragazzo di nome Robert, ucciso da un colpo di pistola mentre si tuffava in mare
per sfuggire alla polizia. Quando la bambina raccontava i dettagli della sua morte indicava come
segno evidente della propria ferita, una voglia che aveva sul ventre. Attraverso tutti i riferimenti
che gradualmente Sivanthine forniva, il dottor Ian Stevenson, riuscì a identificare il fantomatico
Robert come un noto ribelle ucciso appunto dalle forze dell’ordine nel 1971, durante una sommossa
nello Sri Lanka. E si venne anche a sapere che Robert aveva un caro amico di nome Jhonny, deceduto
anche lui per mano dei poliziotti durante la sommossa del ’71. Un fratello minore di Jhonny, venuto
a sapere delle dichiarazioni di Sivanthine si recò a trovarla e a quel punto anche Sheromie, che
fino ad allora non aveva fatto cenno ad alcuna esistenza passata, appena lo vide esclamò: “E’
arrivato il mio fratellino!”. Da quel momento in poi, le due gemelle ricordarono sempre più
particolari delle loro precedenti esistenze e si riconobbero entrambe come Robert e Jhonny. Ma il
dato interessante è che sia l’una che l’altra, mantenevano nel fisico dei tratti marcati, duri e
preferivano indossare abiti esclusivamente maschili. Anche il loro atteggiamento non aveva nulla di
femminile. Giocavano a costruire bombe, dimostrando tra l’altro di conoscere materiali e tecniche,
fingevano di fumare sigarette tenendo dei bastoncini tra le labbra e si sfioravano le guance con una
mano come se volessero sentire la barba ispida sulla loro pelle. Si ostinavano, inoltre, a voler
fare pipì stando in piedi e si arrampicavano sugli alberi proprio come avevano amato fare Robert e
Jhonny quando erano in vita e stavano insieme.
Tra l’altro emerse che questi due giovani ribelli erano legati molto più che da una semplice
amicizia e quindi la loro relazione non era ancora destinata a rompersi.
Un altro caso emblematico, sempre studiato dal dottor Stevenson, è quello di Ma Ting Aung Myo (4),
nata nel 1953 nel villaggio di Nathul, nella Birmania Settentrionale. La piccola Ma Ting sviluppò
precocemente un’accentuata fobia per gli aeroplani e un giorno, all’età di circa tre anni, dichiarò
di avere una profonda nostalgia per il suo paese che diceva essere il Giappone. Affermò inoltre di
essere stato un soldato con una mansione di cuoco e di aver perso la vita durante una incursione
aerea mentre lui era intento a pulire patate. Gli atteggiamenti della bambina avevano ben poco di
femminile o delicato. Ma Ting amava mangiare pesce mezzo crudo, proprio come facevano i Giapponesi,
si ostinava a voler portare i capelli cortissimi e indossava abiti esclusivamente maschili. Quando
le autorità scolastiche le imposero un abbigliamento più consono al suo sesso, Ma si oppose e finì
col dover interrompere gli studi all’età di undici anni. Giocava spesso a fare il soldato e chiedeva
ai genitori di comprarle solo pistole giocattolo. Nonostante il passare degli anni e le costanti
pressioni dei genitori, Ma Ting perseverava nei suoi atteggiamenti da uomo e anche le sue scelte
sessuali risentirono di questa propensione.
Secondo il dottor Ian Stevenson, nei casi di “cambiamento di sesso”: “Questi bimbi presentano
invariabilmente tratti del sesso della presunta passata esistenza. Indossano abiti inadatti al
proprio sesso e possono comunque manifestare atteggiamenti caratteristici dell’altro sesso. Così
come per le fobie, l’attaccamento al sesso e alle abitudini della vita precedente di solito si
attenuano a mano a mano che il piccolo cresce, ma alcuni di questi bambini rimangono influenzati dal
sesso della precedente esistenza
” (5)
Ed afferma che un fattore che potrebbe contribuire al mantenimento di un certo tratto
comportamentale: “è da ricercarsi nella possibilità che si siano verificate delle serie di
incarnazioni in cui le circostanze erano molto simili. Una persona, che ad esempio, si sia incarnata
per sei volte in un corpo maschile prima di rinascere in uno femminile, potrebbe avere maggiori
difficoltà ad adattarsi a vivere come una donna di quanto non accadrebbe se, soltanto nella vita
precedente fosse stata un uomo.” (6)
Quindi è verosimile pensare che lì dove, le pressioni genitoriali e i condizionamenti sociali non
trovano presa e si sviluppa comunque un’omosessualità più o meno manifesta, il soggetto può aver
vissuto più incarnazioni di seguito in un corpo di sesso opposto. Altresì, va considerato il fatto –
come già visto in articoli precedenti per quanto riguardava le fobie, i talenti o più in generale
gli atteggiamenti insoliti – che una forte memoria comportamentale può emergere e persistere
soprattutto se la incarnazione antecedente si è interrotta in modo traumatico. In definitiva, un
individuo che ha vissuto in un corpo di sesso opposto per più esistenze e in una di queste non è
giunto alla fine del suo cammino a causa di un evento drammatico, l’anima reincarnandosi si porta
dietro, forte e inattaccabile, il ricordo della sua identità passata.
Altre prove relative a questo aspetto provengono dalle cosiddette regressioni ipnotiche. Oggi è
possibile, attraverso varie tecniche di rilassamento tra cui appunto l’ipnosi, far regredire un
individuo alle sue esistenze passate, facendogli rivivere emozioni, esperienze e relazioni. Molti
terapeuti e studiosi del campo hanno rilevato, nel corso del loro lavoro e delle loro ricerche, una
forte corrispondenza tra disagio psichico all’interno di un corpo che non si riconosce come proprio
e le reminiscenze di una vita antecedente vissuta all’interno di un corpo di sesso opposto a quello
che si possiede attualmente. Manuela Pompas, è una di queste terapeute che in tal senso afferma:
“Quando un individuo dopo la morte del corpo fisico, rimane per un lungo periodo nell’aldilà riesce
a metabolizzare l’esperienza fatta e a staccarsi dalla precedente condizione; ma se si incarna in
tempi brevi, porterà in sé il ricordo quasi fisico di ciò che è stato e questo può comportare dei
problemi
” (7).
Nei casi di forte disagio, la terapia della reincarnazione può aiutare notevolmente il soggetto a
comprendere e ad elaborare l’origine del proprio malessere attuale. Va comunque sottolineato, che
secondo le leggi del karma (vedi articolo: “Karma e senso della reincarnazione”) tutti noi nasciamo
uomo e donna a secondo delle esperienze che necessitano alla nostra anima. E secondo una ricerca
svolta nella California del nord dalla psicologa e psicoterapeuta Helen Wambach (8) si rinasce
mediamente in corpi maschili e femminili nella stessa proporzione. Potremmo concludere con una frase
di Manuela Pompas: “
non è l’anima ad avere una polarità sessuale – anzi essa le possiede entrambe,
è androgina – ma solo il corpo, che tra l’altro fino ai primi mesi di vita prenatale contiene in sé
la possibilità di assumere entrambe le caratteristiche sessuali, determinate poi dai cromosomi.”
(9).
Quindi anche l’omosessualità, se non vissuta con forti sensi di colpa e disagi psichici e fisici
diventa solo parte integrante di un lungo percorso di crescita spirituale che riguarda ogni essere
umano.
Dott.ssa Elisa Albano
(1) Le ricerche del dottor Stevenson sono pubblicate in: IAN STEVENSON – Le prove della
reincarnazione. Ed Armenia, Milano.; IAN STEVENSON – Bambini che ricordano altre vite. Ed:
Mediterranee, Roma.; IAN STEVENSON – Reincarnazione 20 casi a sostegno. Ed. Armenia, Milano.
(2) in IAN STEVENSON – Le prove della reincarnazione., Op. Cit., p.236.
(3) Idem., p.251.
(4) IAN STEVENSON – Bambini che ricordano altre vite., Op. Cit., p. 75.
(5) IAN STEVENSON – Le prove della reincarnazione. Op. Cit., p. 27,28.
(6) IAN STEVENSON – Bambini che ricordano altre vite. Op. Cit., p. 133.
(7) MANUELA POMPAS- La terapia R. Ed Oscar Mondadori, Milano, p.86.
(8) HELEN WAMBACH – Vita prima della vita. Ed Mediterranee, Roma.
(9) MANUELA POMPAS- La terapia R. Op. Cit., p. 86
L’articolo è tratto da un testo in preparazione
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