Osho. Il bene?… Il male?…

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Osho. Il bene?… Il male?…

(varie fonti)

L’amore basta a se stesso

L’amore non ha bisogno di ricevere sostegno, è lui a sostenere te. Se
ti sostiene, benissimo, se non ti nutre più, è finito. è meglio
ammetterlo, dirsi addio e proseguire.

(Osho è a colloquio con una madre di due figlie piccole, che gli dice:
“Sento che non ho più energia per continuare a portare avanti né te,
né l’amore… o il lavoro o la relazione. Posso occuparmene nel
momento, ma non posso continuare a dare energia… alla mia famiglia…
alla mia storia d’amore”)”

In realtà quello che ti sta accadendo è una cosa molto bella.
Spaventa, fa paura, perché non sai come gestirla, ma è una delle cose
più importanti che possono accadere a una persona: vivere nel momento,
e momento per momento.

Non è necessario metterci energia. Qualunque tentativo di dare energia
a qualcosa crea falsità. L’idea stessa che sia necessario dare energia
indica che il passato domina il futuro, che ciò che è morto domina la
realtà vivente. Vivi momento per momento. Se qualcosa merita di
ricevere energia, la riceverà, non sei tu che gliela devi dare. Nel
caso debba essere tu a metterci energia, significa che non la merita.
E tu tiri avanti solo perché hai deciso così.

Qualunque cosa rappresenti una reale passione per te continuerà. Per
esempio, se sei innamorata continuerà, non hai bisogno di dare
energia. Il problema del mantenimento di qualcosa sorge solo quando
l’amore svanisce ma le vecchie promesse sono ancora lì, e tu hai detto
cose che non sono più vere. Ma il tuo ego dice: “Devi mantenerle – sei
tu che hai detto quelle cose”. A quest’uomo avevi detto: “Vivrò e
morirò per te”, e ora non senti nulla per lui. È solo l’ego che dice:
“Non venire meno alla tua parola – mantienila. Il tuo impegno è
questo”. Ma così diventi falsa. E poi cerchi di creare qualcosa che
non c’è più, che è svanito. Un fiore che prima esisteva ora è
appassito, e tu fingi che ci sia ancora. È in questo modo che tutti
diventano degli ipocriti.

E prima o poi ti vendicherai sull’altro, perché è la sua presenza che
ti rende falsa. Non potrai mai perdonarlo, e inconsciamente ti
vendicherai, comincerai ad arrabbiarti, una piccola scusa sarà
sufficiente per andare in collera. E non perché l’altro ti abbia fatto
qualcosa: il motivo è che stai fingendo e tutto il tuo essere è contro
ogni finzione.

È così che si dovrebbe essere. Ci vuole coraggio. Non sto dicendo che
la relazione deve finire, se esiste davvero continuerà, ma non sarai
tu a doverla nutrire. Al contrario, sarà lei a nutrire te. Questa è la
cosa fondamentale da capire: è meglio ammetterlo, dirsi addio e
proseguire. Non ci si può far nulla.

Se l’amore è scomparso, non lo si può creare sotto ordinazione. Se non
c’è, non c’è. Sì, puoi fingere, puoi continuare a sorridere e ad
abbracciare l’altro, ma tu non ci sei. Per quanto andrà avanti così? E
l’altro comincerà a sentirlo, perché non è l’abbraccio che lo scalda –
è qualcos’altro, dentro… che ora manca. Sorridi, ma il tuo cuore non è
lì. Guardi l’altro eppure non lo guardi, i tuoi occhi sono altrove.

Vivere davvero significa questo: si vive nel pericolo. E tutti coloro
che vogliono vivere devono scegliere questo modo, altrimenti diventano
ombre di se stessi. Non fanno che inscenare una specie di
rappresentazione, di teatro, si limitano a recitare. Le tue azioni non
sono azioni, sono solo recite. Hai tante maschere… ma a cosa ti
servono?

Secondo me ti sta accadendo qualcosa di bellissimo. Sii coraggiosa –
segui questa nuova visione, vivila, e ne riceverai grandi benefici.

Posso capire la tua paura, perché tu conosci solo il vecchio modo di
affrontare le cose. Con questa nuova possibilità non saprai cosa fare
– è un linguaggio nuovo.”

tratto da: Osho, The Madman’s Guide to Enlightenment # 2

< Segreti é intimità >

“La mia relazione va molto meglio da quando io e il mio ragazzo
abbiamo deciso di non avere segreti tra noi”

“Ottimo – non serbate alcun segreto. Se ami una persona, aprile il tuo
cuore completamente, perché anche un segreto piccolissimo diventa una
barriera tra voi. Forse non si vedrà, eppure vi separa.

Ogni segreto è come un muro. Se lasci cadere tutti i segreti,
immediatamente sei alleggerito e l’altro diventa sempre più vicino.
L’amore non dovrebbe avere segreti. L’intimità è tale che non può
tollerare alcun segreto tra i due. Quindi va benissimo… Apritevi. Di
cosa hai paura? Se ami l’altro, di cosa hai paura?

Ma poiché non amiamo, continuiamo a mantenere dei segreti. Temiamo che
rivelando ogni cosa, l’altro possa non apprezzarci, possa non amarci –
possa andarsene. Ma se deve accadere, accadrà… non è avendo segreti
che si può cambiare qualcosa. In realtà, potrebbe andarsene prima,
perché tu rimani chiuso. Se hai un segreto, non puoi permettere
all’altro di toccare il centro più intimo del tuo essere.

Quindi abbandona i segreti. È questa la bellezza dell’amore: si
possono abbandonare tutti i segreti, ogni forma di riservatezza.
Niente si frappone tra i due, niente. I due possono fluire l’uno
nell’altra, e ne può nascere una comprensione. Ci si sente alleggeriti
e puliti.

tratto da: Osho, Get Out of Your Own Way

< Matrimonio & dintorni >

“… e poi si sposarono, e vissero a lungo felici e contenti.”
Finiscono così molte fiabe… e iniziano non poche tragedie. Certo, il
matrimonio, visto come la realizzazione di un sogno romantico, non
funziona. Ma può essere qualcosa di diverso?(

Osho a colloquio con una coppia, sono insieme da quattro mesi e lui ha
appena detto di sentirsi sconvolto perché Osho ha affermato di non
vederlo molto interessato alla sua ragazza…)

“Ma è così, proprio così! E la ragione potrebbe essere questa: se
rimani abbastanza a lungo con una donna non c’è più una relazione
poetica. Le cose si assestano: diventate marito e moglie.

Succede così, e qui da me succede dopo tre, quattro giorni… dopo sette
giorni arriva il divorzio, e questo per le persone molto
convenzionali,… altrimenti anche in un solo giorno, l’amore arriva e
se ne va.

Questo può essere il motivo per il quale non riesci a fluire con la
sua energia. È molto difficile fluire con l’energia con cui sei già
stato, con la donna con cui sei stato, molto difficile. È molto
difficile trovare davvero interessanti, avvincenti il proprio marito,
o la propria moglie… molto difficile. Qualunque altra donna lo può
essere molto facilmente, qualunque altro uomo: il nuovo genera
eccitazione. Forse è solo perché siete abituati alle energie
reciproche…

La ragazza allora dice che la relazione è stata davvero bella: ‘Sento
che ci sono luoghi in cui le nostre energie non si incontrano. Non ci
siamo innamorati perdutamente l’uno dell’altra, ma quello che sta
crescendo tra noi è davvero bello, quindi…’

Mm, continuate! A volte le energie possono non essere in sintonia,
eppure potete amarvi. Non potete essere perdutamente innamorati, è
vero.

…Quando ci si innamora perdutamente di qualcuno, tutto finisce presto.
Diventa troppo romantico, e le storie romantiche non durano. Quando ti
innamori di qualcuno, ma non perdutamente, non follemente, il
romanticismo non c’è – è una cosa più terrena, più concreta, più
pratica. Può durare a lungo, può diventare una cosa molto, molto
stabile.

È per questo che in Oriente abbiamo eliminato l’idea dell’amore. Per
molti secoli, in Oriente, l’amore non è stato necessario, anzi, è
stato evitato. Le persone dovevano sposarsi e poi amarsi – non prima
amarsi e poi sposarsi. Se prima arriva l’amore, il matrimonio non può
durare a lungo, è questo il guaio con l’amore. Si spinge molto in alto
e tu non puoi rimanere a lungo a quell’altitudine – prima o poi
ripiomberai a terra.

… è questo il dramma dell’America: un matrimonio d’amore non può
avere successo. Un matrimonio d’amore è bello – manda davvero in
estasi le persone – ma non può funzionare, capisci?

Non può diventare un’istituzione, non può creare una famiglia, la
famiglia sarà sempre sull’orlo di una crisi.

Questo è il dilemma umano: il matrimonio funziona, il matrimonio è
pratico… matematico, calcolato – funziona. Va bene per la famiglia –
per i figli, per la società, per lo stato va bene – ma i due partner
non arriveranno mai a toccare le stelle… rimarranno a terra – è quello
che si definisce un matrimonio felice. Un matrimonio felice non è una
storia d’amore veramente bella. Un matrimonio felice vuol dire che le
cose vanno bene, discretamente bene… ma questo discretamente bene non
è sufficiente. È qualcosa di tiepido, confortevole, piacevole, ma non
ti fa mai uscire di senno! Può essere quello il motivo, per voi.
Potete rimanere insieme e dar vita a un buon matrimonio, felice…

Non vi sto dicendo di lasciar perdere, no! Una volta riconosciuto che
le vostre energie non si incontrano, potete fare qualcosa per aiutarle
a incontrarsi. Non è un problema: non è una situazione irrimediabile.
Se non lo sapeste, allora non ci si potrebbe fare nulla. È un bene:
accidentalmente siete arrivati a capire che le vostre energie non si
incontrano. Ora potete fare molto per aiutarle ad incontrarsi.

Ma dovrete farlo con consapevolezza, non si incontreranno da sole. Tu
dovrai andargli incontro un pochino e lui dovrà venirti incontro un
pochino, e dovrete incontrarvi. Dovrete fare un piccolo sforzo – ma va
bene! Non ho niente in contrario: non sto dicendo di lasciarvi.
Provateci per un mese, ma in questo mese metteteci più consapevolezza.
Ballate insieme, per esempio, cantate insieme, fate molte cose
insieme. Massaggialo e lui può massaggiare te, mm? Lasciate che le
vostre energie si incontrino e si mescolino, non solo sessualmente,
anche in altri modi! Il massaggio va benissimo, la danza è ottima,
andate a nuotare insieme, tenetevi per mano nell’acqua, prendete il
sole insieme. Fate in modo che le vostre energie si incontrino in
molti altri modi. Il sesso va bene, ma create qualcosa di
multidimensionale. E visto che sapete che le vostre energie non si
incontrano, potete fare qualcosa consapevolmente per creare una
situazione in cui comincino a muoversi. Poiché sapete che non vi
incontrate, potete evitare molte situazioni di conflitto, litigio,
contrasto… perché non vi faranno bene. Quando le energie non si
incontrano, litigare è un disastro. Quando le energie si incontrano
davvero, litigare è ok, ce lo si può permettere, la storia lo può
permettere.

Ma se voi cominciate a litigare non c’è molto che possa tenervi
insieme, nulla da mettere in gioco: vi direte addio. Sapendo questo,
potete creare una situazione… evitate quindi ogni negatività. Non dico
mai di evitare la negatività alle persone innamorate – dico loro di
entrarci: arrabbiarsi, litigare, lanciarsi cuscini e fare qualunque
cosa. Ma quando le energie non si incontrano, allora dovete essere
molto attenti: il negativo non può essere consentito. Fate più cose
positive, così da avvicinarvi di più a un’unica vibrazione.

E il solo sesso non sarà sufficiente. Dovrete incontrarvi in altri
modi, non sessuali, e allora accadrà anche con il sesso, altrimenti il
sesso da solo non funzionerà. Ma una cosa va bene: può essere una
relazione stabile… e penso che tu abbia bisogno di qualcosa di
stabile. Vero? Hai avuto tante storie, ora hai anche bisogno di
qualcosa di stabile.

tratto da: Osho, The Further Shore # 20

< Tutta una vita >

Osho, so che sei contrario al matrimonio, eppure io voglio sposarmi.
Posso avere la tua benedizione?

Io non sono contrario al matrimonio, sono favorevole all’amore. Se
l’amore diventa matrimonio, bene, ma non sperare che il matrimonio
porti amore. È impossibile. L’amore può diventare un matrimonio. Devi
lavorare con grande consapevolezza per trasformare l’amore in
matrimonio.

Di solito le persone distruggono l’amore. Fanno di tutto per
distruggerlo e poi soffrono. E si chiedono: “Cosa è andato storto?”.
Sono state loro a distruggerlo – hanno fatto di tutto per
distruggerlo.

C’è un fortissimo desiderio e anelito d’amore, ma l’amore richiede
grande consapevolezza. Solo così può raggiungere il suo culmine, e
quel culmine è un matrimonio. Che non c’entra nulla con la legge. È la
fusione di due cuori in una totalità. Sono due persone che si muovono
in sincronicità: questo è il matrimonio.

Ma le persone cercano l’amore e poiché sono inconsapevoli… la loro
aspirazione è giusta, ma il loro amore è pieno di gelosia, di
possessività, di rabbia, di meschinità. Presto lo distruggono. Per
questo da secoli si sono affidate al matrimonio. Meglio cominciare con
il matrimonio, in modo tale che la legge lo protegga dalla
distruzione. La società, il governo, il tribunale, la polizia, il
prete, tutti ti costringeranno a vivere nell’istituzione del
matrimonio, e tu sarai solo uno schiavo. Se il matrimonio è
un’istituzione, tu ne diverrai schiavo. Solo gli schiavi desiderano
vivere in un’istituzione.

Il matrimonio è un fenomeno totalmente diverso: è il picco supremo
dell’amore. Allora va bene. Non sono contrario al matrimonio, sono a
favore del matrimonio reale. Sono contrario a quello falso, fittizio,
che attualmente esiste. È un compromesso: ti offre sicurezza,
garanzia, tranquillità, ti fornisce una sistemazione, ma non ti
arricchisce in alcun modo, non ti dà nutrimento.

Quindi se vuoi sposarti nel modo in cui intendo io… solo in questo
caso posso darti la mia benedizione.

Impara ad amare, e rinuncia a tutto quello che si oppone all’amore. È
un compito arduo. È l’arte più difficile dell’esistenza, essere capaci
di amare. Occorrono una sensibilità, una finezza interiore, una
presenza meditativa tali da poter vedere immediatamente come si
continua a distruggere l’amore. Se riesci a evitare di essere
distruttivo, se diventi creativo nella tua relazione, se la nutri, la
tieni viva, se riesci a sentire compassione per l’altro, non solo
passione… La passione da sola non può dare sostegno all’amore, è
necessaria la compassione. Se sei in grado di essere compassionevole
verso l’altro, se sei in grado di accettare i suoi limiti, le sue
imperfezioni, se riesci ad accettarlo così com’è, e a continuare ad
amarlo – allora un giorno avverrà il matrimonio. Può richiedere anni.
Può richiedere la vita intera.

tratto da: Osho, Ah This! # 6

< l’A B C dell’amore >

Perché abbiamo tutti così tanta fame d’amore? Ripercorrendo la storia
di ogni individuo possiamo scoprire dove e quando si è formato questo
bisogno, e soprattuto capire che è necessario operare una vera
‘rivoluzione copernicana’ delle emozioni: bisogna imparare a dare
amore.

Osho, ho esitato a lungo prima di fare questa domanda perché sembra
scaturire dalle profondità del mio inconscio, dove ci sono molte
paure. Negli ultimi quindici anni ho vissuto vari livelli di tensione
nell’area del cuore, ma non ci sono state giustificazioni sul piano
fisico.

Va da un dolore così acuto da togliere il fiato e che può durare per
ore, a una leggera sensazione di pressione. Sparisce completamente
quando amo, mi sciolgo, mi lascio andare e quando sono in armonia col
mio corpo. Mi sto reprimendo? Ti sarei grato se potessi fare un po’ di
luce su questo.

Non è un problema fisico; ha certamente a che fare con il
rilassamento, il dissolvimento totale, il dimenticare completamente se
stessi.

Se scompare in questi momenti, certamente non è una questione fisica.

Per cui devi imparare a dare più amore. E questo non è soltanto un tuo
problema, a diversi livelli lo abbiamo tutti. Tutti vogliamo essere
amati… e questo è un esordio sbagliato.

Tutto parte dal fatto che il bambino piccolo non può amare, non può
parlare, non può fare, non può dare; può soltanto ricevere. La sua
esperienza d’amore è prendere: prendere dalla madre, dal padre, da
fratelli, sorelle, ospiti, estranei – ma sempre soltanto prendere.
Così la prima esperienza che si insinua profondamente nel suo
inconscio è che deve prendere l’amore. Il problema è che tutti siamo
stati bambini, e tutti abbiamo lo stesso bisogno di ricevere amore;
nessuno è nato in modo diverso. Tutti dicono ‘dammi amore’, ma non c’è
nessuno pronto a darlo, perché siamo stati tirati su tutti allo stesso
modo.

Bisogna stare attenti, diventare consapevoli che un semplice incidente
dell’infanzia non si trasformi in uno stato mentale costante. Per cui,
invece di domandare ‘dammi amore’, comincia a dare amore. Dimentica il
prendere, semplicemente dai – e ti garantisco che riceverai molto. Ma
non devi assolutamente pensare al ricevere, nemmeno indirettamente:
verificando sotto sotto se stai ricevendo o no. Già questo crea troppo
disturbo. Dai, e basta, perché dare è molto più bello che ricevere.
Questo è uno dei segreti. Dare amore è un’esperienza talmente
meravigliosa che ti trasforma in un imperatore. Ricevere amore è solo
una piccola esperienza da mendicante. Non diventare un mendicante:
almeno per quello che riguarda l’amore diventa imperatore – perché è
una qualità inesauribile in te. Puoi andare avanti a dare, tanto
quanto vuoi. Non avere paura di esaurirti, e di ritrovarti un giorno a
dire: “Dio mio, non ho più amore da dare”. L’amore non ha quantità, ha
qualità, un certo tipo di qualità che cresce col dare, e muore con la
repressione. Se sei avaro, muore.

Diventa prodigo. Non ti preoccupare con chi – perché questa è la via
della mente avara: dare amore soltanto a persone che hanno certe
qualità.

Non capisci: quando hai, sei come una nube carica di pioggia. Alla
nube non importa dove spiove – sulle rocce, nei giardini, nell’oceano
– non le importa. Si vuole liberare. E questa liberazione è un immenso
sollievo.

Così il primo segreto è: non chiederlo, non aspettare, pensando di
darlo a chi te lo chiede. Dallo!

La fondatrice del movimento teosofico, Madame Blavatsky ha avuto una
strana abitudine per tutta la vita – e visse a lungo, viaggiò per
tutto il mondo, e creò un movimento internazionale. In realtà
nessun’altra donna è stata così potente e influente nella storia
dell’uomo. Usava portare con sé un sacco pieno di semi di fiori. Tutto
il suo bagaglio consisteva di semi di fiori. Viaggiando in treno
continuava a gettare semi dal finestrino, e la gente chiedeva: “Cosa
sta facendo? Sta portando tanto bagaglio inutile con lei e continua a
spandere semi per mille miglia”.

Lei rispondeva: “Questi sono semi di fiori, magnifici fiori. Quando
l’estate sarà passata e le piogge arriveranno questi semi diventeranno
piante. Presto ci saranno milioni di fiori. Io stessa non tornerò
lungo questa rotta, non li vedrò mai, ma migliaia di altre persone li
vedranno e godranno del loro profumo”.

Infatti riempì quasi tutte le linee ferroviarie dell’India di fiori, e
la gente commentava: “Se non li vedrà mai, qual è la sua
soddisfazione?”.

Lei rispondeva: “La mia soddisfazione proviene dal dare gioia a tante
persone. Non sono un’avara. Qualunque cosa possa fare per rendere
felice e gioiosa la gente la farò, fa parte del mio amore”. Amava
davvero l’umanità, e fece tutto quello che le sembrava giusto.

Il punto è che non devi dare qualche cosa di prezioso, giusto una mano
per aiutare è sufficiente. Nelle ventiquattro ore tutto quello che
fai, fallo con amore. E il dolore al cuore passerà. E dato che stai
amando così tanto, la gente ti amerà. è una legge naturale, ricevi
quello che dai. In realtà ricevi più di quello che dai.

Impara a dare, e troverai tante persone che saranno amabili verso di
te, anche se prima non ti guardavano neanche o ti ignoravano. Il tuo
problema è che hai il cuore pieno d’amore, ma ti comporti come un
avaro, cosicché l’amore è diventato un peso per il tuo cuore. Lo hai
accumulato, invece di far fiorire il cuore. Così ogni tanto, quando
sei in amore, il dolore scompare. Ma perché solo un momento, perché
non tutti i momenti?

E non riguarda solo gli esseri viventi, puoi toccare anche una sedia
con mano amorevole. La cosa dipende da te, non dall’oggetto. Troverai
un grande rilassamento, un dissolvimento del sé – che è un peso – e ti
dissolverai nel tutto.

È certamente una malattia, nel senso letterale della parola: non ‘stai
bene’ con te stesso. Non è un malessere in cui il dottore può
aiutarti. è semplicemente uno stato di tensione del tuo cuore che
vuole dare di più e di più. Forse tu hai più amore da dare di altre
persone, forse hai questa fortuna, e invece trasformi la tua fortuna
in un grande dolore. Dividilo con gli altri, senza preoccuparti della
persona a cui lo stai dando. Dai, semplicemente, e troverai un
profondo silenzio, e pace. Questa sarà la tua meditazione. Uno può
arrivare alla meditazione da molte direzioni, forse questa sarà la
tua.

tratto da: Osho, Oltre la psicologia – Oshoba Libri

< In cerca della Luna... >

L’amore ti offre bagliori fuggevoli sulla meditazione: sono i riflessi
della Luna sul lago, sebbene siano solo riflessi e non siano veri.
Perciò l’amore non riesce mai ad appagarti. Di fatto, l’amore ti
renderà sempre più insoddisfatto, scontento. L’amore ti renderà sempre
più consapevole di ciò che è possibile, ma non te lo elargirà. Solo
coloro che amano conoscono le gioie della meditazione. Coloro che non
hanno mai amato e non si sono mai sentiti frustrati per amore, coloro
che non si sono mai immersi nel lago dell’amore in cerca della Luna e
non si sono mai sentiti frustrati, costoro non cercheranno mai la Luna
vera lassù nel cielo, non diventeranno mai consapevoli della sua
esistenza.

L’amore è una sorta di vincolo sottile, ma è un’esperienza essenziale,
assolutamente essenziale per matura-re. Nel bel libro di Margery
William, The Velveteen Rabbit, c’è una stupenda definizione della
realtà conoscibile attraverso l’amore.

“Cosa vuoi dire reale?” chiese un giorno il Coniglio. “Significa avere
quel ronzio dentro e una manopola sporgente?”

“Reale non ha nulla a che vedere con come sei fatto”, disse il Cavallo
di Pezza. “è una cosa che ti accade. Quando un bambino ti ama per
tanto tempo, e non solo perché gioca con te, ma ti ama davvero, allora
diventi reale.”

“Fa male?” chiese il Coniglio.

“Qualche volta,” disse il Cavallo di Pezza, che diceva sempre la
verità. “Quando sei reale, non ti importa se ti fa male.”

“Accade tutto in una volta, come quando ti feriscono,” chiese, “o un
pochino alla volta?”

“Non accade tutto in una volta,” disse il Cavallo di Pezza. “Lo
diventi. Ci vuole molto tempo. Ecco perché non accade spesso a quelli
che si rompono facilmente, o hanno spigoli aguzzi o devono essere
maneggiati con cura. In genere, quando arrivi a diventare reale, ti
ritrovi spelacchiato per il troppo amore, gli occhi ti cadono, hai le
giunture allentate e sei logoro. Ma queste cose non hanno alcuna
importanza, perché quando sei reale, non puoi essere brutto, tranne
per quelli che non capiscono. Quando sei reale, non puoi ritornare a
essere irreale. Sei reale per sempre”.

L’amore ti rende reale, altrimenti rimarresti solo una fantasia, un
sogno, senza alcuna sostanza. L’amore ti dà sostanza, l’amore ti dà
integrità, l’a­more ti rende centrato. Ma rappre­senta solo metà del
viaggio: devi com­pletare l’altra metà con la meditazio­ne, con la
consapevolezza. D’altra parte, l’amore ti prepara per la secon­da metà
del viaggio. L’amore è la prima metà e la consapevolezza è la seconda
metà, la parte finale. Tra que­ste due metà, raggiungi il divino. Tra
l’amore e la consapevolezza, tra que­ste due sponde, scorre il fiume
dell’es­sere. Non evitare l’amore… l’amore prepara il terreno e, nel
terreno dell’a­more, può crescere il seme della medi­tazione – solo
nel terreno dell’amore.

TRATTO DA: Osho, Il Cuore Celeste, NSC ed.

< Sosan da solo basta e avanza >

“Se dovessi salvare solo due libri,” dice Osho “dall’intero mondo dei
mistici, uno sarebbe il Hsin Hsin Ming di Sosan, dal mondo dello Zen,
il sentiero della consapevolezza. Contiene la quintessenza dello Zen,
la via della consapevolezza e della meditazione”.

.

Ha penetrato il mistero, e qualunque cosa egli porti alla luce, ha un
grande significato: ti può trasformare completamente, totalmente. Se
lo ascolti, il tuo semplice ascoltarlo può diventare una
trasformazione, perché qualunque cosa egli dica, è pura come l’oro.

Tuttavia, anche questo è una difficoltà, perché la distanza tra te e
lui è molto vasta: tu sei una mente, ed egli è una non-mente. Anche se
utilizza parole, ti sta dicendo qualcosa in silenzio; tu, dentro di
te, continui a chiacchierare, anche se rimani silenzioso. Quando parla
un uomo come Sosan, il suo parlare avviene su un piano totalmente
diverso. A lui non interessa parlare; non gli interessa influenzare
nessuno; non cerca di convincerti di una teoria, o di una filosofia…
Niente affatto, quando egli parla, è il fiorire del suo silenzio.
Quando parla, dice quello che sa, e che vorrebbe condividere con te.
Ricorda, non parla per convincerti: lo fa solo per condividere con te.
E se riesci a comprendere anche una sola sua parola, dentro di te
sentirai diffondersi un tremendo silenzio.

tratto da: Osho, Il Libro del Nulla Ed. Mediterranee

< il commento di Osho al Hsin Hsin Ming di Sosan >

Sosan è il terzo patriarca dello Zen, vissuto in Giappone nel sesto
secolo, discepolo di Ikkyu (Eka), discepolo a sua volta del grande
Bodhidharma.

“Di lui si conosce molto poco, ed è assolutamente naturale che sia
così”dice Osho” perché la storia registra solo le violenze. La storia
non registra il silenzio, non lo può documentare. Tutte le annotazioni
storiche si riferiscono a eventi tumultuosi. Quando qualcuno diventa
totale silenzio, scompare da ogni archivio, non fa più parte della
nostra follia. Rimase, per tutta la vita, un monaco girovago. Non si
fermò mai in un luogo preciso; era sempre di passaggio, in cammino, in
movimento. Era un fiume; non uno stagno, fisso e statico. Era costante
movimento: questo è il significato dei discepoli itineranti di Buddha.
Dovevano rimanere senza dimora, non solo nel mondo esterno, ma anche
nel mondo interiore; perché non appena rendi un luogo la tua dimora,
ne rimani attaccato. Dovevano rimanere senza radici: la loro unica
dimora era questo intero universo. Anche da illuminato, Sosan mantenne
le sue abitudini di mendicante. Era un uomo qualunque, l’uomo del Tao,
senza particolari caratteristiche che lo mettessero in evidenza”.

Osho parla del Hsin Hsin Ming – nell’illustrazione le correzioni
autografe di Osho sulla sua copia personale – anche ne “I libri che ho
amato:”…è un libro così minuscolo… le poche parole di Sosan restano
di gran lunga le più intense e più significative: vanno dritte al
cuore. È un libro incredibilmente bello, ogni parola è d’oro. Non
posso concepirne una sola che possa essere cancellata. È esattamente
ciò che occorre… Sosan dev’essere stato un uomo terribilmente
logico, per lo meno mentre scriveva il Hsin Hsin Ming. Ne ho parlato,
e i momenti più grandi sono stati quelli in cui ho parlato di Sosan.
Ho parlato e al tempo stesso sono stato in silenzio… ho parlato e
tuttavia non ho parlato, perché Sosan può essere spiegato solo tramite
il silenzio. Non era un uomo di parole, era un uomo del silenzio.
Parlò il minimo necessario”.

< Osho... ma chi é veramente ? >

(È in uscita in questi giorni nelle librerie Osho: Una vertigine
chiamata vita – L’autobiografia di un mistico spiritualmente scorretto
(Edizioni Mondadori), un libro che sicuramente aiuta a rispondere a
questa domanda. È una domanda che ci porta lontano… o per meglio dire,
vicino, molto vicino: proprio dentro di noi)

Certo non è facile tentare di rispondere a una simile domanda nei
riguardi di chi ha detto di scrivere, sul suo samadhi – il luogo dove
sono raccolte le sue ceneri – “Mai nato, mai morto, ha solo visitato
questo pianeta Terra fra l’11 dicembre del 1931 e il 19 gennaio 1990”!

Di lui hanno detto e scritto di tutto: il più grande eretico, un
ciarlatano, la più grande intelligenza nella storia dell’umanità, un
anarchico, il più grande maestro Zen, un grande mistico… e così via. È
stato visto sia come l’anticristo – come il diavolo incarnato, persino
– sia come il messia di questi tempi moderni. Come ‘il guru dalle 99
Rolls-Royce’ o come ‘il più grande buddha che mai abbia camminato
sulla terra’…

È chiaro che non si tratta, a questo punto, di scegliere una
definizione piuttosto che un’altra, Osho stesso spiega la sua
contradditorietà: ‘Io sono coerentemente incoerente, questa è la mia
coerenza. Ecco perché non posso definire me stesso: la definizione di
oggi potrebbe non adattarsi più domani. Non mi posso definire, perché
sarebbe come definire una nuvola, o un oceano, o un albero in
crescita, o un bambino. Io cambio continuamente, perché il mutamento è
l’anima stessa della vita. Fatta eccezione per il cambiamento, nulla è
eterno. No, non mi potete etichettare: non sono un oggetto. Io sono un
fiume, una nuvola che cambia continuamente la sua forma. La mia idea
di consistenza è radicata in questo continuo mutare, in questa danza
dinamica che ha nome vita…’

Ecco perché alla fine, dice sempre Osho, arriveremo a sapere veramente
chi è lui solo quando avremo davvero scoperto chi siamo noi.

Io non sono e non sto facendo niente, proprio niente. Ma qui sta
accadendo qualcosa, sta accadendo qualcosa di incredibile – questa è
un’altra storia, un accadimento che non è prodotto dal mio fare.

Io non sono.

Quando dico questo, intendo dire che in me non c’è alcuna personalità,
nessuna persona, c’è solo una presenza. La presenza senza la persona
sembra perlopiù un’assenza. È un’assenza. La persona è assente.

Io sono solo una canna di bambù cava, e se udite uscire da me una
musica, allora deve provenire dal divino. Quella musica non è mia e
non ha niente a che fare con me. Io non ci sono, sono totalmente
scomparso; questa è l’illuminazione. È ciò che Atisha chiama
bodhichitta.

Ma le cose stanno accadendo, accadono sempre. Ogni volta che una
persona scompare e diventa una presenza, cominciano ad accaderle
intorno cose immensamente valide. Entra in funzione una grande
sincronicità. Coloro che sono abbastanza coraggiosi da avvicinarsi a
una simile presenza, cominciano a cambiare, senza fatica, per pura
grazia: cominciano a diventare esseri totalmente diversi solo
rimanendo nel campo energetico del maestro.

Io non sto facendo niente, io non sono. Tuttavia mi vedi arrivare,
andare, parlare… fare questo e quello. Per spiegarlo, ti racconto una
storia.

Un regista sparge la voce che sta cercando un attore per interpretare
il ruolo di Amleto, nella tragedia omonima di Shakespeare. L’attore
deve essere alto più di un metro e ottanta, giovane, vigoroso e avere
un’eccellente padronanza della lingua inglese.

Il giorno dell’audizione si presentano molti giovani, alti e belli, ma
in mezzo a loro c’è anche un piccolo, vecchio ebreo, con un pesante
accento yiddish. Il regista lo nota immediatamente e gli chiede: “E
lei cosa vuole?”.

L’uomo risponde: “Foglio ezzere attore. Foglio fare Amleto!”

“È pazzo o mi prende in giro?” dice il regista. “Lei è alto meno di un
metro e mezzo, e poi con l’accento che si ritrova… Che possibilità ha
di avere la parte?”

Il piccolo ebreo insiste: “Foglio afere qvella parte. Mi tia un’opportunità.”

Alla fine il regista cede: “Salga sul palcoscenico e provi a
interpretare Amleto”.

Il piccolo ebreo salta subito sul palcoscenico: sembra stranamente più
alto e possente, e inizia a recitare con voce tonante e in perfetto
inglese classico: “Essere o non essere…”

Al termine… nessuno fiata, sono tutti stupefatti. Il regista commenta:
“È incredibile!”

Gli altri attori esclamano: “Meraviglioso!”

Il piccolo ebreo si limita a scrollare le spalle e dire: “Qvesta è zolo recita!”

Sono un invito per tutti coloro che sono alla ricerca, e hanno nel
loro cuore una profonda aspirazione, desiderano trovare la loro
dimora.

Io sono una risposta alla domanda che ognuno di noi è, ma che non è in
grado di formulare. Una domanda che assomiglia più a una ricerca che a
un interrogativo. È più una sete che non una disquisizione verbale e
mentale. Una sete che si sente in ogni cellula e in ogni fibra del
proprio essere, ma che non si riesce a tradurre in parole, per
formulare una domanda.

Io sono una risposta a quella domanda che non siete in grado di porre
e che non vi potete aspettare venga risolta a parole. Quando dico che
io sono la risposta, non intendo dire che io vi posso dare la
risposta. Certo, se siete pronti, potete prenderla: io non sono altro
che un pozzo a vostra disposizione, potete gettarvi il vostro secchio
e prendere l’acqua che vi serve. Ne sono pieno, ma non vi posso
raggiungere se non fate voi uno sforzo: solo voi potete arrivare fino
a me.

È uno strano invito. Vi porterà a un pellegrinaggio interminabile che
finirà solo dove già vi trovate. Dovrete camminare a lungo su sentieri
infiniti, solo per giungere a voi stessi. Solo perché vi siete
allontanati all’infinito da voi stessi. Avete completamente scordato
la via del ritorno. Io sono un monito, un ricordo, della dimora
perduta.

In quanto persona non esisto. Sembro solo essere una persona. Io
esisto in quanto presenza. Il giorno in cui sono giunto a conoscere me
stesso, la persona è scomparsa. Esiste solo una presenza… una
presenza vitalissima che può dissetarvi, che può realizzare le vostre
aspirazioni.

Per questo, in una parola, posso dire di essere un invito.

Lo sono, ovviamente, solo per coloro che hanno nel cuore una profonda
aspirazione… uno stimolo profondo a trovare se stessi, sentono che
ogni altra cosa, altrimenti, sarebbe priva di significato.

Lo sono solo se questo è il vostro interesse a priori, la vostra
preoccupazione assoluta, al punto che siete pronti a rischiare tutto,
ma non potete accantonare quella aspirazione.

Esistono migliaia di desideri, ma l’aspirazione è una sola: tornare a
casa. Trovare la vostra realtà… e in quella rivelazione scoprite tutto
ciò che ha valore: la beatitudine, la verità, l’estasi.

Gesù era solito dire: “Se avete occhi per vedere, guardate. Se avete
orecchie per sentire, sentite”. Ovviamente non parlava a ciechi e a
sordi. Parlava a persone come voi. Forse parlava a voi… poiché
nessuno di voi è qui per la prima volta. Voi siete antichi come lo è
l’intera esistenza. Siete sempre stati qui.

Forse avete incrociato molti maestri, forse vi siete avvicinati a
un’infinità di buddha, ma eravate troppo occupati in cose triviali.
Non eravate consapevoli della vostra aspirazione. Io sono uno sforzo
per provocare colui che, dentro di voi, sta dormendo, di risvegliare
il dormiente. Avete in voi un fuoco, ma è molto fioco, perché non ve
ne siete mai curati. Il mio invito è rendervi una fiamma. E se non
arriverete a conoscere una vita luminosa e intensa, tutto il vostro
sapere è solo un inganno. Lo accumulate solo perché vi aiuti a
scordare che vi manca la vera saggezza. Ma per quanto sappiate
sull’altro, sul mondo degli oggetti, sul mondo; nulla potrà mai
sostituire la vostra conoscenza del sé.

Conoscendo il vostro sé, all’improvviso ogni oscurità scompare,
svanisce ogni separazione con l’esistenza.

Io sono un invito a fare un balzo coraggioso nell’oceano della vita, a
perdere voi stessi… perché questa è l’unica via per arrivare a
trovare il vostro essere. 2

brani di osho tratti da:

1. Il Libro della Consapevolezza, Edizioni del Cigno

2. The Invitation, # 1

PROIEZIONI

Durante i discorsi, ogni tanto, c’è uno scarto improvviso e il tuo
volto mi sembra diabolico. So che si tratta di una proiezione. Cos’ho
dentro di me?

C’è bisogno che sia io a dirtelo?! In te ci sono entrambi i lati:
divino e diabolico. A volte, quando sei in sintonia con il lato
divino, in me vedrai il divino. Poi le cose cambiano, ed entri in
sintonia con il lato diabolico. Allora in me vedrai il diavolo.
Ricorda tuttavia che sei sempre tu. Io sono solo uno specchio, una
situazione per rivelarti a te stesso, tutto qui. Qualunque cosa tu
veda, dunque — meditaci sopra, perché in te deve essere presente la
medesima qualità.

Per la mente è molto facile proiettare e dimenticare che si tratta di
una proiezione. Ci sono persone convinte che io sia davvero il diavolo
e altre che credono che io sia davvero divino. Entrambe stanno
considerando reali le loro proiezioni. lo sono solo un ‘io sono’. Sono
solo uno specchio, ti mostro il tuo volto. È questa la funzione del
maestro: farti vedere il tuo volto.

Pertanto, qualunque cosa tu veda, meditala. Se vedi il diavolo, allora
cerca di scoprire il diavolo in te e liberatene. Non pensare che il
diavolo è in me, altrimenti non sarai mai in grado di liberarti dai
tuoi demoni. Se è in me, cosa puoi fare tu? Sei impotente. Se invece è
dentro di te, puoi fare qualcosa. Liberartene!

TRATTO DA: Osho, Come Follow To You, Voi 2, # 4

SOLO UNO SPECCHIO

…dipende da te. Se mi guardi con disponibilità totale, sarò in un
modo. Se mi guardi con delle idee, quelle idee mi daranno un certo
colore; se arrivi da me pieno di pregiudizi, sarò ancora diverso. Sarà
il tuo volto a essere riflesso. Dipende quindi da come mi guardi. lo
mi sono dissolto completamente, quindi non posso importi un’immagine
di me. Non ho nulla da importi. C’è solo il nulla, uno specchio. Ora
hai totale libertà.

Se vuoi davvero sapere chi sono, devi essere assolutamente vuoto, come
me. Allora ci saranno due specchi a riflettersi l’uno nell’altro, e
specchieranno solo il vuoto. Sarà il riflesso di una vacuità infinita:
due specchi uno di fronte all’altro. Se invece hai qualche opinione,
in me vedrai la tua opinione.

TRATTO DA: Osho, Come Follow To You, Vol 2, # 4

L’uomo dello ZEN

STRAORDINARIAMENTE ORDINARIO

L’uomo dello Zen è molto ordinario, straordinariamente ordinario. È
ordinario al punto che, incontrandolo, è assai probabile che tu non
sia in grado di riconoscerlo. Vive esattamente come te, mangia come
te, dorme come te. In ogni modo possibile, è proprio come te. Per
quanto riguarda l’aspetto esteriore, non è per nulla diverso da te.

Una differenza certamente esiste, ma è una differenza interiore. Ha
una visione interiore, ha chiarezza. Ci vede, mentre tu sei cieco. È
sveglio, e tu dormi. Tu sei ubriaco: ubriaco di avidità, ubriaco di
cupidigia, ubriaco di rabbia, ambizione, ego.

L’uomo dello Zen semplicemente non è ubriaco, è sobrio. Cammina
consapevolmente, siede consapevolmente: ‘Cammina nello Zen, siede
nello Zen’. Non è speciale, in alcun modo. Non assomiglia agli altri
cosiddetti santi. Non si stende su un letto di spine, o un letto di
chiodi, non si mette a testa in giù. Non è stupido, né esibizionista.
Non va in giro nudo per la strada. Non è matto, non è nevrotico! Vive
in maniera molto ordinaria, molto normale.

È per questo che riconoscere l’uomo dello Zen è la cosa più difficile.
Riconoscere un santo che cammina sull’acqua è facile: palesemente, il
suo essere speciale è ovvio. Ma l’uomo dello Zen non cammina
sull’acqua. Non fa miracoli. Non si dedica ai vani giochi dell’ego.
Non è un ego, non è neppure una persona. È solo una presenza, una
non-entità. È un nulla assoluto. Solo quando è un nulla assoluto, un
individuo è ricco di consapevolezza. Qualunque cosa faccia, la fa con
totalità. Solo un uomo che non è ubriaco agisce con totalità. In caso
contrario, si rimane parziali, solo una parte si mette all’opera e
contemporaneamente altre parti possono esserle antagoniste, essere
distruttive. Puoi creare qualcosa con una mano e distruggerla con
l’altra. Un ubriaco non sa dove sta andando. Pensa di essere sulla via
giusta, ma è soltanto un sogno.

L’uomo dello Zen è consapevole in modo assoluto – senza avidità,
rabbia, gelosia, ambizione. Queste sono tutte droghe: ti mantengono in
uno stato di sonno. È un miracolo che tu riesca a barcamenarti con
così tanti veleni che ti scorrono nel sangue, e nel tuo stesso essere.
Questa è l’unica differenza, altrimenti, da fuori, non riuscirai a
capirlo. Ci sono dei cosiddetti santi che creano differenze esteriori
perché interiormente non ci sono differenze. Se ne stanno in piedi
nudi, torturano i loro corpi, si mettono a digiunare. Devono
contorcere i loro corpi, maltrattarli. Devono fare qualcosa che li
rende speciali rispetto a te, ‘più santi di te’.

Un uomo dello Zen non è ‘più santo di te’. Non pensa assolutamente di
essere più evoluto di te. Vive la sua natura, in semplicità.

Yoka dice: “L’uomo dello Zen procede in solitudine”.

Questa è la sua prima caratteristica. Non appartiene a una psicologia
di massa. Non è indù, non è musulmano, non è cristiano, non è ebreo.
Non è indiano, non è giapponese, non è cinese – non può esserlo. Non
appartiene ad alcun gruppo. È solo. È un ribelle. Vive seguendo la
propria luce. Non segue né imita qualcuno. Ha raggiunto la sua meta.

Qual è la meta? La meta non è da qualche parte fuori di te. Non è
laggiù, remota come una stella: è dentro di te, è la tua interiorità.
Egli è entrato nella sua interiorità. E l’uomo che ha raggiunto la sua
meta…

… può giocare lungo la via che conduce al Nirvana.

È giocoso, non è serio. Non può essere serio, la vita nel suo
complesso è un gioco divino, leela, ed egli ne è una parte. Sta
semplicemente recitando il suo ruolo. Recita il suo ruolo nel migliore
dei modi, nella maniera più perfetta possibile, ma sa che il mondo è
un grande palcoscenico, una grandiosa rappresentazione teatrale – ma
nulla più. Quindi non lo prende sul serio.

L’uomo dello Zen è gentile per natura e armonioso.

Non finge di essere speciale, è gentile per natura. È molto umano,
completamente umano. La sua umanità è magnifica, intensa, assoluta.
Non avanza pretese di sacralità – e poiché non ha pretese, è sacro. È
armonioso. Non è diviso interiormente, non è costantemente impegnato
in una guerra civile. È una melodia, una musica. Se siedi al suo
fianco sarai in grado di sentire quella musica.

Proprio l’altro giorno mi è stato chiesto: “Osho, ogni volta che mi
avvicino a te sento un profumo particolare. Che profumo è?”. Io non
uso profumi – non posso. Chi l’ha chiesto è un medico, lo sa che sono
allergico… la domanda per lui ha dunque maggiore pertinenza. E dice di
sentire sempre lo stesso profumo quando si trova vicino a me. Quella
fragranza non ha nulla a che vedere con un profumo. È la fragranza
dell’armonia, è la musica. Si esprime in molti modi. A volte la puoi
udire come un suono silenzioso, un mormorio, il vento che soffia tra i
pini, o il suono dell’acqua che scorre. La sentirai anche come una
musica, e qualche altra volta ti arriverà come un odore, una fragranza
profumata. Oppure la vedrai nella forma di aura, una luce, molto
misteriosa.

Ma l’uomo dello Zen vive semplicemente in armonia, ed è dall’armonia
che prendono forma tutte queste cose. Il suo spirito è semplice,
pulito, puro e sincero. Il suo Zen, che nessuno vede, è un tesoro di
incommensurabile valore.

Puoi vedere il suo corpo, non puoi vedere il suo Zen. Non puoi vedere
la qualità meditativa del suo essere, non puoi vedere la sua
consapevolezza, a meno che anche tu non diventi consapevole. Puoi
conoscere solo quello di cui hai avuto esperienza.

È una benedizione per te l’essere in grado di sentire un certo
profumo. Significa che hai raggiunto una certa profondità, una certa
elevatezza nel tuo essere.

Il suo Zen, che nessuno vede, è un tesoro dal valore incommensurabile.
Il suo gioiello, unico e di incalcolabile valore, non cambia mai, in
qualunque modo lo si usi. E gli altri ne possono godere i benefici
liberamente, in tutte le occasioni.

L’uomo dello Zen trabocca sempre di gioia. Tu ne puoi favorire. È uno
che dà: dona letizia, dona gioia, dona bellezza, dona verità. Irradia
verità, irradia il divino, ma in profondo silenzio… senza alcuna
dichiarazione. Riversa incessantemente le sue benedizioni
nell’esistenza. È una benedizione per il mondo.

tratto da: Osho, Walking in Zen, Sitting in Zen # 4

FUORI TESTO

Un essere umano, proprio come te

A una giornalista che gli chiede: “Chi sei?”. Osho risponde: “Io sono
solo me stesso. Né profeta, né messia, né cristo. Solo un comune
essere umano. Proprio come te”. Nel video, la giornalista commenta la
risposta di Osho, tra l’ilarità dei presenti: “Be’, non proprio come
me…” E Osho replica: “Giusto, non proprio. Tu sei ancora
addormentata. Ma questa non è una gran differenza. Un giorno anch’io
ero addormentato. Un giorno anche tu riuscirai a svegliarti. Ti puoi
svegliare in questo momento, nessuno lo sta impedendo. Quindi la
differenza è insignificante”.

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