Osho parla del Vipassana

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Osho parla del Vipassana

di Osho

Tratto da: “ll Libro Arancione”
Edizioni Mediterranee

Osho parla del Vipassana

Siedi in silenzio e comincia a osservare il tuo respiro. Il punto di
osservazione piú semplice è all’entrata del naso. Quando il respiro
entra, avvertine il contatto all’ini­zio del condotto nasale:
osservalo da quel punto. Il contatto sarà più facile da osservare, il
respiro sarebbe trop­po sottile: all’inizio limitati a osservarne il
contatto. Il respiro entra e tu lo senti entrare: osservalo. E poi
ac­compagnalo, seguilo. Scoprirai che a un certo punto si ar­resta. Si
ferma da qualche parte vicino all’ombelico; per un attimo, per un pat,
si arresta. Quindi, risale verso l’esterno: seguilo, di nuovo
percepisci il contatto del respiro che fuoriesce dal naso. Seguilo,
accompagnalo verso l’esterno: di nuovo arriverai a un punto in cui per
un attimo brevissimo il respiro si arresta. E il ciclo riprende
un’altra volta.

Inspirazione, pausa, espirazione, pausa, inspirazione, pau­sa. Dentro
di te quella pausa è il fenomeno più misterioso. Quando il respiro è
entrato in te e si è fermato, non c’è nessun movimento: quello è
l’attimo in cui si può incontrare Dio. Oppure quando il respiro esce
e poi si ar­resta, e non esiste alcun movimento.

Ricorda, non lo devi arrestare tu: si ferma da solo. Se lo interrompi
volontariamente, quell’istante ti sfuggirà, perché colui che agisce
interferirà e scomparirà il testimone. Tu non devi interferire. Non
devi alterare il ritmo della respirazione, non devi né inalare né
esalare. Non è come il Pranayama dello yoga, dove tu intervieni per
controllate iI respiro. Non è la stessa cosa. Non alteri affatto il
respiro, lasci spazio al suo fluire naturale, alla sua naturalezza.
Lo segui quando esce e lo segui quando entra.

E presto ti accorgerai dell’esistenza di due pause. In queste due
pause si trova la porta. E in quelle due pau­se perverrai alla
comprensione, vedrai che il respiro in se stesso non è vita, forse è
nutrimento per la vita, come altri cibi, ma non è fa vita. Perché
quando il respiro si arresta, tu sei presente, assolutamente presente:
sei perfettamente consapevole, assolutamente cosciente. E anche se il
respiro si è arrestato, se il respiro non c’è più, tu ci sei ancora.

Praticando questa osservazione del respiro — che il Buddha chiama
Vipassana, oppure Anapanasati yoga — se continui a osservare, a
osservare, a osservare, ti accorge­rai che pian piano la pausa aumenta
e si allarga sempre di più. Alla fine accade che la pausa dura per
diversi mi­nuti. Una inspirazione e la pausa._ e per alcuni minuti il
respiro non esce. Tutto si è fermato. Il mondo si è fermato, il tempo
si é fermato, il pensiero si è fermato. Perché non è possibile pensare
quando il respiro si arresta. E quando il respiro si arresta per
diversi minuti, è assolutamente impossibile pensare, perché il
processo del pen­siero ha costantemente bisogno di ossigeno e il tuo
pro­cesso cognitivo è profondamente connesso con la respi­razione.

Quando sei in collera, il respiro ha un ritmo; quando sei eccitato
sessualmente ha un altro ritmo; e quando sei in silenzio il ritmo del
respiro cambia di nuovo. Quando sei felice hai un ritmo di
respirazione e quando sei triste ne hai uno diverso. Il respiro cambia
secondo gli umori della mente. Ed è vero anche il contrario: quando il
re­spiro cambia, cambiano anche gli umori della mente. E quando il
respiro si arresta, anche la mente si ferma.

Con l’arrestarsi della mente, il mondo intero si ferma: perché la
mente è il mondo. E in questa pausa riuscirai a percepire per la prima
volta il respiro all’interno del respiro; la vita all’interno della
vita. Questa è un’esperienza liberatoria. È un’esperienza che ti
rende pii sensibile nei confronti di Dio; poiché Dio non è una persona
ma l’esperienza della vita stessa.

La meditazione è semplice gioia per il proprio esistere. La
meditazione è semplice gioia di essere nel proprio essere.

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