Osservare liberi da ogni pregiudizio

pubblicato in: AltroBlog 0
Osservare liberi da ogni pregiudizio

Se osserviamo liberi da ogni pregiudizio e senza rimanere a guardare passivamente riusciamo a vedere
e percepire anche l’invisibile

Se apriamo gli occhi e ci liberiamo da ogni pregiudizio senza restare a guardare passivamente,
riusciamo a vedere anche l’invisibile per non scoprire in punto di morte di non aver mai vissuto!
Tratto dal pensiero di Henry David Thoreau, padre del Rinascimento in America.
La concezione Meccanica della scienza isolando arbitrariamente il soggetto della percezione
dall’oggetto rende sinonimi ed intercambiabili i significati di “Vedere e Guardare” che in vero sono
profondamente diversi sia etimologicamente che di rappresentazione mentale.

Vedere indica andare oltre la percezione della superficie osservabile della realtà ed esercitare una
azione consapevole sui limiti tra ciò che ci e reso visibile dai sensi e la realtà invisibile ma
fondamentale per capire la nostra vita.

Il guardare significa atteggiarsi a guardia di cio’ che accade nel mondo esterno con una
impostazione analitica di osservazione deprivata da una chiave di accesso per la comprensione piu’
profonda della realtà.

Questa distinzione tra “vedere e guardare” è importante oggi dal momento che il riduzionismo della
scienza meccanica ha concepito la osservazione come oggettiva escludendo il vedere come capacità
interiore creativa capace di superare la visione di un mondo speculare, proiettata come ombra nella
retina oculare.

La estetica e lo spettacolo come finzione hanno pertanto preso il sopravvento come sembianze della
reale conoscenza interiore del vedere con la mente, fino a rendere virale la moda nei giovani di
guardarsi facendosi dei autoritratti (Selfies) amando il guardarsi il viso ed il proprio corpo senza
vedersi oltre la apparenza di se stessi oggettivizzare la percezione separata dalla partecipazione
consapevole del soggetto oggi nell’epoca contemporanea della “Realtà Virtuale” e della “Intelligenza
Artificiale” è ormai divenuto un assurdo palese.

Infatti è esemplare capire che la luce che osserviamo non può essere causata dalla osservazione
oggettiva di fotoni visibili in quanto essi provenienti da una fonte luminosa producono una reazione
fotochimica dei coni e bastoncelli della retina, che induce un segnale neuronale il quale eccita le
sinapsi elettriche del cervello nel produrre “sparks” di luce (biofotoni); pertanto la sensazione di
luce che percepiamo può essere quella esterna ma altresì corrisponde alla visione interiore e
soggettiva della luce.

È stato recentemente dimostrato che il sistema “occhio/cervello” è altamente sensibile alla luce in
quanto è sufficiente un solo fotone per creare un segnale neuronale, mentre il successivo invio
sulla retina di 4 / 5 fotoni diviene sufficiente a stimolare la visione cerebrale della luce.

Quanto sopra permette di comprendere come possiamo vedere la luce quando sogniamo nel mentre gli
Occhi Roteano Rapidamente (REM) espellendo alcuni fotoni rimasti intrappolati (entangled) nella
retina durante il giorno, cosi che nel sogno iniziamo a vedere immagini e colori in piena luce che
vengono costruite virtualmente dal cervello mentre abbiamo gli occhi chiusi e siamo al buio.

In conclusione questa effettiva “de-oggettivazione” della osservazione nella situazione onirica
mette in evidenza come il modello percettivo della scienza meccanica sia ormai obsoleto e di
conseguenza una più cosciente riflessione ci propone di intuire come i sogni più vividi ed
emozionanti siano quelli che si verificano nella immaginazione scientifica e nella fantasia
artistica che per esprimersi compiutamente nella nostra epoca necessitano di modernizzare le vecchie
modalità di dare forma figurativa dell’essere e del pensare alla vita.

Autore: Paolo Manzelli – Presidente Egocreanet / E-mail: egocreanet2016@gmail.com

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *