Paramahansa Yogananda disse…

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Paramahansa Yogananda disse…

Non lamentatevi se nella meditazione non vedete luci o immagini.
Entrate profondamente nell’esperienza della Beatitudine; là troverete
la reale presenza di Dio. Non cercate una parte, ma il Tutto”.

Un certo allievo che il Maestro aveva iniziato al Kriya Yoga disse a
un altro studente: “Io non pratico il Kriya tutti i giorni. Cerco di
trattenere nella memoria la gioia che è venuta a me la prima volta che
ho usato questa tecnica”. Quando Paramahansa apprese la storia, rise e
disse: “Egli è come un uomo affamato che rifiuta il cibo dicendo: ‘No
grazie! Io cerco di trattenere nella memoria la soddisfazione che
provai durante un pasto fatto la settimana scorsa’”.

“M. io amo tutti”, disse una discepola. “Dovresti amare Dio solo”,
rispose P. La discepola incontrò il Guru alcune settimane dopo. Questi
le chiese: “Ami tu gli altri?”. “Io conservo il mio amore per Dio
solo”, rispose la devota. “Dovresti amare tutti di questo stesso
amore”. Confusa, la discepola chiese: “Signore che cosa intendete
dire? Prima dite che amare tutti è sbagliato, poi dite che è
sbagliato escluderwe alcuno dal nostro amore”.
“Tu sei attratta dalla personalità della gente, che porta a contrarre
attaccamenti limitanti”, spiegò il M. “Quando amerai veramente Iddio,
Lo vedrai in ogni volto umano, e saprai che cosa significa amare
tutti. Non sono le forme e gli ego che dobbiamo adorare, ma il Signore
dimorante in ogni essere umano. Egli solo dota le Sue creature di
vita, fascino, individualità”.

Un discepolo espresse il desiderio di far piacere al M. P. rispose:
“La mia felicità sta nel sapere che voi siete felici in Dio.
Ancoratevi in Lui”.

“Il mio desiderio di Dio è molto intenso”, disse un discepolo. Il M.
rispose: “Questa è la benedizione più grande, sentire la Sua trazione
sul tuo cuore. E’ il Suo modo di dirti: – Troppo a lungo hai giocato
coi balocchi della mia creazione. Ora ti voglio con Me. Ritorna a
Casa!”.

Alcuni tra i monaci e le suore dell’Ordine della Self-Realization
Fellowshipi chiesero a P. il permesso di scartare l’abito mondano e
portare vesti monacali. Il M. disse: “Ciò che importa non sono i
vostri vestiti, ma il vostro attegiamento interiore. Fate del vostro
cuore un eremitaggio, e la vostra veste sia l’amore di Dio”. Nel
discutere la follia dell’associarsi a cattive compagnie, il M. disse:
“Se si pela dell’aglio o si tocca un uovo marcio, rimangono sulle mani
degli sgradevoli odori, e ci vuole un grande e ripetuto lavaggio per
toglierli”.

“Fintanto che siamo immersi nella coscienza del corpo, siamo come
stranieri in un paese non nostro”, disse il M. “La nostra patria è la
Onnipresenza”.

Un gruppo di discepoli camminava col M. sul prato dietro l’eremitaggio
di Encinita spaziante sull’oceano. Il tempo era scuro e nebbioso.
Qualcuno osservò: “Com’è freddo e buio!”.
“E’ qualcosa di simile all’atmosfera che avvolge una persona
materialista al tempo della morte”, disse il M. “Scivola da questo
mondo per entrare in ciò che le appare come una fitta nebbia. Niente
le appare chiar, e per un certo tempo si sente intimorita e perduta.
Poi, secondo il karma, procede verso un chiaro mondo astrale per
imparare delle lezioni spirituali, oppure cade in un sonno profondo
finchè non arriva il giusto momento karmico per rinascere sulla terra.
“La coscienza di un devoto che ama Dio non è disturbata dalla
transizione da questo mondo all’altro. Senza sforzo egli entra nel
regno della luce, dell’amore e della gioia.”

“Molte persone sono assorbite dalle cose materiali”, disse il M. “Se
qualche volta pensano a Dio, è solo per chiedergli denaro o salute.
Raramente esse pregano per il dono supremo: la vista della Sua faccia,
il tocco trasformante della Sua mano. “Il Signore conosce il corso dei
nostri pensieri. Egli non si rivela a noi finchè ciascuno di noi non
Gli dice: ‘Padre, guidami e possiedimi!”.

“Non aspettatevi che un fiore spirituale sbocci ogni giorno nel
giardino della vostra vita”, disse il M. a un gruppo di discepoli.
“Abbiate fede nel Signore cui avete offerto voi stessi; Egli vi
porterà il divino esaudimento al tempo giusto. “Voi avete piantato il
seme della divina aspirazione; annaffiatelo con la preghiera e le
giuste azioni. Strappate le erbacce del dubbio, dell’indecisione e
della pigrizia. Quando vedrete apparire i germogli delle divine
percezioni, custoditeli con cura devozionale. Un bel mattino vedrete
spuntare il fiore dell’autorealizzazione”.

P. teneva un discorso davanti a un gruppo di discepoli. Un certo
devoto, che sembrava intento ad ascoltare le parole del Guru, lasciava
divagare il proprio pensiero. Quando venne il momento di darsi la
buonanotte, P. si rivolse a lui dicendo: “La mente è come un cavallo;
è bene legarla, altrimenti scappa”.

Molti uomini e donne che non comprendono le verità spirituali,
resistono all’aiuto che un saggio desidera dare loro. Essi rifiutano
il suo consiglio con sospetto. Un giorno P. disse, con un sospiro: “La
gente è così abile nella sua ignoranza!”.

Un buon allievo ben intenzionato che si attendeva risultati miracolosi
da un giorno all’altro, fu deluso nel trovare che, dopo essersi
sforzato per una settimana, non riusciva a constatare in meditazione
alcun segno della presenza interiore di dio. “Senon riesci a scoprire
la perla con uno o due tuffi, non gettare la colpa sull’oceano; dà la
colpa a te stesso”, disse il M. “Non ti sei ancora tuffato abbastanza
profondamente”.

“Con la pratica della meditazione”, disse il M., “scoprirete che avete
un paradiso portatile nel vostro cuore”.

Il M. era l’uomo più mite in molti sensi, ma in certe occasioni poteva
essere granitico. Un certo discepolo che conosceva soltanto la sua
dolcezza, cominciò a trascurare le proprie incombenze. Il Guru lo
rimproverò aspramente. Vedendo lo sbalordimento negli occhi del
giovane che aveva subìto questo inaspettato rimbrotto, il M. disse:
“Quando dimentichi l’alto scopo che ti ha portato qui, io rammento il
mio impegno spirituale di correggere i tuoi difetti”.

Il M. ribadiva spesso la necessità di una sincerità completa verso
Dio. Egli disse: “Il Signore non si lascia comprare dall’imponenza
della congregazione in una chiesa, nè dalla sua ricchezza o dai
sermoni ben congegnati. Iddio visita solamente gli altri dei cuori
purificati dalle lacrime di devozione e illuminati dalla luce
dell’amore”.

Un devoto si avviliva perchè altri discepoli sembravano fare maggiori
progressi spirituali di lui. Il M. Ddisse: “Tu tieni gli occhi sul
piatto di portata invece che sul tuo proprio piatto, pensando a ciò
che non hai ricevuto anzichè a ciò che ti è stato dato”.

Parlando della sua grande famiglia di cercatori della verità, il M.
diceva spesso: “La madre Divina mi ha mandato tutte queste anime
perchè io possa bere il nettare del Suo amore dai calici di molti
cuori”.

Un certo discepolo, interessato all’espansione della ‘Chiesa di tutte
le Religioni’ a Hollywood, esultava ogni volta che la frequenza dei
devoti era particolarmente numerosa. Ma P. disse:
“Un commerciante osserva accuratamente quanti clienti entrano nel suo
negozio. Io non penso mai alla nostra chiesa in questo modo. Io mi
rallegro delle ‘ folle d’anime’, come dico spesso, ma do la mia
amicizia incondizionatamente a tutti, sia ch’essi vengano o non
vengano qui”.

A un devoto scoraggiato il M. disse: “Non essere negativo. Non dire
mai che non progredisci. Quando pensi: ‘Non posso trovare Iddio’, ti
sei codannato da solo. Nessun altro tiene il Signore lontano da te”.

“M. , ditemi quale preghiera dovrei usare per attirare più rapidamente
a me il Divino Amato” chiese un devoto indù. P. rispose: “Offri a Dio
i gioielli di preghiera che giacciono nelle profonde miniere del tuo
cuore”.

Il M, sempre generoso, sempre pronto a dar via ciò che gli era stato
donato, una volta disse: “Io non credo alla carità”. Osservando lo
stupore scritto sui volti dei discepoli, egli aggiunse: “La carità
rende gli uomini schiavi. Condividere con gli altri la nostra saggezza
in modo da renderli capaci d’aiutare se stessi è cosa più grande di
ogni dono materiale”.

“Una cattiva abitudine può essere presto cambiata”, disse il M. a un
discepolo che cercava il suo aiuto. “Un’abitudine è il risultato della
concentrazione della mente. Tu ti sei abituato a pensare in un certo
modo. Per formare una nuova abitudine buona, basta che ti concentri in
senso contrario”.

“Quando avete imparato ad essere felici nel presente, avete trovato la
giusta via che conduce a Dio”, disse ilM. a un gruppo di discepoli.
“Allora ben poche persone vivono neel presente”, osservò un devoto.
“Vero”, rispose P. “I più vivono nel pensiero del passato o del
futuro”.

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