Passi dal ‘Commento alla Bhagavad Gita’ 16 – Yogananda

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Passi dal ‘Commento alla Bhagavad Gita’ 16

di Paramahansa Yogananda

LA BHAGAVAD-GITA
(CON IL COMMENTO DI PARAMAHANSA YOGANANDA)

(Parte sedicesima)

Verso 9°

Sanjaya disse: “Avendo così parlato Hrishikesha (il Signore dei sensi), Guadakesha (il conquistatore
del sonno e l’uccisore dei nemici) disse: ‘Io non combatterò, o Govinda’, e rimase in silenzio”.

Interpretazione Spirituale

L’introspezione rivelò alla mente che, rivolgendosi al Sé interiore, il devoto conquistatore del
sonno dell’ignoranza e distruttore dei nemici dei sensi aveva deciso dentro di sé: ‘O Spirito, che
sorreggi il corpo e il mondo, io non combatterò la battaglia psicologica per conquistare i sensi’, e
quindi se ne stette in silenzio.

Interpretazione Spirituale Elaborata

Questa stanza rivela un particolare stato psicologico di cui soffre il devoto. In questo stato il
devoto è abbastanza sviluppato da vedere lo Spirito come il Signore dei sensi, ed è sufficientemente
avanzato da essere chiamato conquistatore dell’ignoranza e tormentatore dei nemici dei sensi col
fuoco dell’autocontrollo. E tuttavia, malgrado sia parzialmente sviluppato, il devoto decide dentro
di sé: ‘O Sostentatore del mio corpo e del cosmo, io non combatterò la battaglia psicologica per
sconfiggere i sensi’. Pensando questo, il devoto rimane mentalmente inattivo, senza avanzare
spiritualmente né tornare indietro.

Tutte queste esperienze sono rivelate dall’introspezione alla mente cieca incline ai sensi.
Naturalmente, quando il devoto diventa spiritualmente cieco, la mente incline ai sensi è contenta,
prevedendo di catturare il devoto all’autocontrollo e ai suoi soldati. Ma l’introspezione rivela
anche ed ammonisce la mente cieca prematuramente contenta della temporanea caduta del devoto.
Inoltre la discriminazione introspettiva dice alla mente cieca che sebbene il devoto rimane inattivo
ed indeciso riguardo a se mediterà oppure no, tuttavia egri è un potenziale conquistatore
dell’ignoranza e un abituale tormentatore dei sensi col fuoco dell’autocontrollo.

Nello stato suddetto, il devoto vede la gloria dello Spirito come Colui che sostiene il corpo, i
sensi, e il cosmo; e tuttavia cerca di rimanere inattivo, a causa del richiamo subcosciente delle
cattive abitudini.

Il devoto realizza d’essere il conquistatore dell’ignoranza e sa d’avere la capacità di distruggere
il nemico delle abitudini dei sensi col fuoco dell’autocontrollo, e tuttavia sente compassione per
le cattive abitudini sensi che una volta gli erano care e che sono diventate sue nemiche quand’egli
è diventato spiritualmente propenso. Incapace di decidere, e trovando d’uguale forza il tiro tra
virtù e vizio, egli rimane inattivo, senza meditare, ed internamente dice: “O Dio dell’universo, non
affronterò il doloroso compito di massacrare le abitudini dei sensi che una volta mi erano care”.

Verso 10°

A lui che si doleva tra i due eserciti, il Signore dei sensi, come sorridendo, parlo in questo modo:

Interpretazione Spirituale

Anche quando rimane fermo ed inattivo, per l’avvento del dubbio, il devoto avanzato si vede nel
mezzo delle due armate psicologiche e discriminative, ed ascolta la voce del silenzio interiore, la
voce dello Spirito-intuizione, come viene descritto nelle stanze seguenti.

Interpretazione Spirituale Elaborata

Quando il devoto avanzato diventa inattivo, abbandonandosi all’Infinito, egli si vede posto tra i
suoi soldati dei sensi e i suoi combattenti discriminativi. Il devoto silenzioso vede lo Spirito
sorridere con labbra luminose e disperdere le tenebre dei suoi dubbi. Pochissimi devoti avanzati
sono così fortunati da vedere il sorriso dello Spirito ed ascoltare la Sua voce di saggezza
attraverso l’intuizione.

Quei devoti che, durante l’invasione del dubbio, possono abbandonarsi completamente in silenzio a
Dio, sono in grado di percepire l’indescrivibile Luce dello Spirito che tutto purifica ed ascoltare
gli insoliti sussurri dell’intuizione interiore. Quando la mente rimane neutrale, guardando i due
eserciti contrapposti dell’autocontrollo e della tentazione dei sensi, si sente triste per effetto
della rinuncia alle abitudini dei sensi. E tuttavia, il devoto che s’abbandona completamente allo
Spirito, ascolta la Sua voce che parla attraverso la propria intuizione.

Lo Spirito non ha bisogno di voce umana e corde vocali. Perché il devoto che solleva la sua
coscienza dai sensi e la concentra nel centro Cristico (o krishnico), automaticamente ascolta le
vibrazioni eteriche ed istruttive dello Spirito.

Come la nostra coscienza sussurra silenziosamente parole di consiglio, così lo Spirito può vibrare
parole di consiglio alla mente del devoto.

Quando il devoto conduce una vita pura fatta di giusto mangiare, giusto comportamento, e meditazione
profonda, anche se temporaneamente indeciso egli ascolta i suoni segreti delle vibrazioni
emancipanti. (Per questo motivo i Veda, le sacre Scritture di Saggezza, sono chiamati ‘Sruti’,
ovvero ‘ciò che è stato udito’).

Nello stato di coscienza cristica, o krishnica, il devoto ascolta di fatto la voce dello Spirito
vibrare con parole intellegibili ed istruttive nell’espansione eterica della sua mente. I sussurri
interiori della mente sono diversi dai sussurri della coscienza, e i sussurri della coscienza sono
differenti dalla voce dello Spirito.

La voce mentale esprime le vibrazione di una mente indecisa. La voce della coscienza è la voce della
discriminazione e della saggezza interiore. Ma la voce di Dio è la voce dell’induizione infallibile.
Le profezie provengono dalla voce dell’intuizione. La voce dello Spirito vibra attraverso
l’intuizione del devoto.

Verso 11°

Il Signore Onnipotente disse: “Tu hai pianto per chi non bisogna dolersi. Tuttavia hai pronunciato
parole d’amore, i veri saggi non s’affliggono né per i vivi né per i morti”.

Versione Poetica

Tu hai versato lacrime di sangue dal calice del tuo cuore per coloro che non meritano dolore per la
loro morte. Le anime che profumano di conoscenza celestiale non dovrebbero mai infangarsi con
l’odore del cupo dolore proveniente dalle anime vive o da quelle che dormono per sempre
nell’oscurità del sepolcro.

Interpretazione Spirituale

Parlare come un saggio e comportarsi come un ignorante è contraddittorio. Il devoto sotto
l’influenza dell’illuso sperimenta il fatto che può pronunciare sagge parole anche mentre sta agendo
sotto l’influsso magico dell’errore. Molti devoti in questo stato parlano come se fossero calmi e
pieni di saggezza, mentre in realtà sono mossi dall’agitazione.

Col suo attaccamento ai sensi e la sua riluttanza ad ucciderli con la spada dell’autocontrollo, e
col suo desiderio d’abbandonare tutto piuttosto che distruggere gli amati nemici dei sensi, il
devoto sembra essere apparentemente un uomo di rinuncia e di saggezza. Questo stato di scoramento e
di paura, durante il quale il devoto non vuole uccidere i sensi ed abbandona tutto, non è un segno
di saggezza, ma è un segno di debolezza mentale, di mancanza di fermezza mentale, e segno di un
profondo attaccamento subcosciente agli illusori piaceri dei sensi.

Ci sono molte persone nel mondo; ma, mentre pronunciano sagge parole, sguazzano nel fango di una
indecorosa miseria. Il vero rinunciante che esprime sagge parole non indulge nel dolore per le cose
mutevoli nella vita o nella morte.

I devoti che praticano profondamente le tecniche di concentrazione non vedono né l’agitazione né la
calma temporanea. Il termine ‘agitazione’ usato qui rappresenta la vita, ‘e calma temporanea’ indica
la morte. Coloro che si concentrano nello stato supremo ed immutabile nello Spirito non notano
l’agitazione della vita né la calma temporanea della morte.

E tuttavia il devoto instabile parla spesso come quello fermamente ancorato nello Spirito, malgrado
sia sempre preso nello stato agitato.

La morale di questa stanza è che bisogna abbandonare lo stato mentale di recitare i ruoli di Jekyll
e Hyde, di parlare come un saggio ed agire come un ignorante. Nello stato d’instabilità spirituale
l’aspirante parzialmente avanzato parla come un saggio ed agisce come un ignorante. Ciò dev’essere
evitato, non solo parlando ma anche agendo come un saggio. L’uomo saggio sincronizza le sue azioni
con i consigli che spesso dà agli altri.

Per rinunciare alla doppia vita ignorante, il devoto non deve farsi scuotere dai mutamenti
irrequieti della vita e dalla calma momentanea della morte che egli sperimenta nell’anima. Come le
onde s’alzano e s’adagiano sulla superficie immutabile del mare, così la danza della vita e la danza
macabra devono essere percepite immutabilmente, impassibilmente ed irremovibilmente nella calma
dell’anima che s’ottiene con la meditazione costante.

Quando il devoto raggiunge lo stato immutabile della perfezione, egli testimonia i cambiamenti
temporanei della vita e della morte senza esserne toccato per nulla. L’identificazione con le onde
dei mutamenti porta alla sofferenza, perché vivere e trovare piacere nel mutamento non può in alcun
modo produrre una felicità permanente, ma solo un piacere temporaneo. Perciò i saggi non si fanno
scuotere dai su e giù delle onde di felicità e sofferenza, ma s’immergono profondamente
nell’oceano-Spirito di beatitudine ed evitano le tempeste delle illusioni e le onde furiose del
cambiamento che s’abbattono sulla superficie della coscienza umana.

Lo stato continuo di calma (neutralizzazione dei pensieri agitati) si può ottenere con la pratica
costante della meditazione e mantenendo l’attenzione concentrata nel punto tra le sopracciglia.
Quando questo stato di calma guarda come un testimone i pensieri e le emozioni, e il loro operare,
senza venire assolutamente disturbato, allora esso riflette l’immagine immutabile dello Spirito che
dimora nell’anima e che era stato eclissato dalle nuvole dell’agitazione.

Quelli che guardano la superficie del mare devono vedere la nascita e la morte delle onde, ma quelli
che s’immergono sotto l’oceano contemplano un’unica ed immutabile massa d’acqua; similmente, coloro
che riconoscono la vita e la morte sono scossi dal dolore, mentre coloro che vivono nell’immutabile
supercoscienza contemplano e percepiscono l’ineffabile beatitudine dello Spirito.

Durante lo stato di sogno semicosciente, un uomo vede i cambiamenti piacevoli e spiacevoli delle
esperienze del sogno con una parte della sua mente subcosciente, e con un’altra parte vede se stesso
come sognatore separato dal sogno. Allo stesso modo anche l’uomo saggio, nel suo sé interiore, deve
percepire l’Uno, lo Spirito puro, il Sognatore di questo sogno cosmico, separato dall’eccitazione
del cosmo di sogno; e nella sua coscienza esteriore egli deve testimoniare, senza esserne toccato, i
mutamenti tristi e piacevoli del sogno della vita.

I sogni sono fatti di vita e morte, piacere e dispiacere, caldo e freddo, e di tutte le coppie di
opposti; e tuttavia sono tutti fatti della sola coscienza; svegliandosi, tutte le esperienze
contrastanti di vita e morte, caldo e freddo, e così via, appartenenti al mondo dei sogni, vengono
percepite come giochi della sola coscienza. Tutti i sogni si fondono nella sola coscienza. Quindi le
prove terribili e penose e i piaceri della vita sono soltanto un sogno di Dio. Coloro che
raggiungono lo stato di santità trovano che tutte le terrificanti prove della morte e le piacevoli
esperienze della vita sono come le esperienze avverse del mondo dei sogni. Il raggiungimento
dell’unità conduce alla percezione di quell’unica Coscienza Cosmica in cui tutte le differenze della
vita di sogno si fondono in un’unica esperienza di gioia eterna.

Dimentica il passato, perché è oltre il tuo dominio. Dimentica il futuro, perché è oltre la tua
portata. Controlla il presente. Vivi supremamente bene ora. Questo ripulirà l’oscuro passato e
costringerà il futuro a essere luminoso, quando arriverà. Questa è la via del saggio.

Verso 12°

“Non è che Io non sia mai stato incarnato, né tu, né che questi principi non si siano mai incarnati
prima. E neppure cesseremo d’esistere in futuro”.

Versione Poetica

Io sono sbocciato prima nel giardino della vita, Come fiorisco di vita adesso. Tu, e tutti questi
principi, che ancora una volta siete qui, Nelle incarnazioni precedenti eravate fragranti gemme di
vita. Non è vero che non possiamo scegliere di nuovo D’adornare gli alberi infruttuosi delle vite
future Con le gemme delle nostre anime disincarnate.

Interpretazione Spirituale

Noi abbiamo la coscienza della dualità che tu ed io e le altre persone esistiamo perché siamo
esistiti prima a causa dell’ignoranza, come risultato della legge di causa e effetto. Questa
coscienza di dualità, e la relatività della nostra esistenza e di quella altrui, esisterà per tutto
il futuro finchè c’identificheremo con la coscienza mortale. Tu ed io e tutti gli altri principi,
essendo sotto l’influsso della legge di causalità e dei desideri mortali, ci siamo ora reincarnati
dalle nostre precedenti forme d’esistenza, e se continueremo a permettere che le nostre vite siano
governate dalla legge dei desideri e delle azioni umane, continueremo ad esistere nel futuro finchè
vorremo.

Interpretazione Spirituale Elaborata

Reincarnazione non significa soltanto il cambio di residenza dell’anima da un corpo ad un altro, ma
indica anche il cambiamento dell’ego da uno stato di coscienza ad un altro. Ogni individuo, a
novant’anni, facendo introspezione potrebbe dire a se stesso e alla sua coscienza intima (tu ed io),
e ad altri nobili pensieri (principi), d’essere esistito prima negli stati dell’infanzia,
dell’adolescenza, e così via, e che continuerà ad esistere nel futuro se il corpo vivrà fino a
cent’anni, perché uno può vivere molte vite nel corso di una vita. Naturalmente, in questo caso uno
è nello stesso tempo consapevole di tutte le differenti vite (o abitudini) della propria vita.

Il saggio (come Krishna, il precettore di Arjuna) che possiede la Coscienza Cosmica, o la sola
Coscienza Eterna, sempre desta e mai interrotta dalla morte, potrebbe percepire tutte le stelle
delle sue incarnazione che brillano nel firmamento della Sua coscienza che abbraccia il passato, il
presente e tutto il futuro. Per questo Krishna dice a Arjuna che tutte le persone ora esistenti sono
il risultato di desideri passati espressi nelle vite precedenti, e che tutte le persone influenzate
dal desiderio devono incarnarsi di nuovo. Krishna, lo Spirito, chiede al devoto di sollevarsi al di
sopra della legge di causalità e dei desideri mortali, che conducono a una catena d’incarnazioni che
producono sofferenza.

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