Pensiero Positivo

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PENSIERO POSITIVO

da clinicaverde.it

– Guarire la mente
– La malattia è il tuo miglior analista
– Ma perché funziona questo pensiero positivo?
– In che modo i pensieri negativi agiscono contro di noi?
– Le scelte insignificanti creano la nostra realtà
– Come il pensiero negativo si cristallizza
– La meditazione che aiuta a sciogliere i pensieri negativi

Guarire la mente

Tutte le tecniche fin qui descritte sono molto importanti, ma da sole non
potranno risolvere tutti i tuoi problemi di salute. Lo stato d’animo,
l’umore, il ridere o la depressione influenzano la salute determinando la
secrezione di determinate sostanze. Ormai tutti i ricercatori sono d’accordo
su questo. È ancora in discussione soltanto un punto: quanto è importante
l’elemento psicologico?

Io credo che il nostro atteggiamento verso la vita, verso noi stessi, sia
molto più essenziale di quanto comunemente si pensi. L’idea che noi abbiamo
di noi stessi e del mondo nel quale viviamo determina tutta la nostra
esistenza, minuto per minuto.

Ora ti invito a fare un piccolo esperimento.

Fermati per un minuto, respira, rilassati e chiediti perché non riesci ad
avere dalla vita quello che desideri. Potrebbe anche essere utile scrivere
queste cause. Allora, che cosa non va nel mondo? Che cosa non va in te?

In questa lista troverai il disagio verso un mondo che non ti capisce, che
non ti protegge, che non ti rispetta, che non ti ama. E, se hai avuto
veramente voglia di guardarti dentro, ci sarà anche il disagio di non
sentirti capace, abbastanza forte, piacente, efficiente. Forse sei
incostante, forse hai le mani bucate, forse non hai qualità, dignità, voglia
di vivere. Sicuramente hai le tue buone ragioni per pensarla così. Hai
verificato decine, centinaia di volte quanto il mondo, la gente, sia
cattiva, volgare, meschina, sadica. Hai visto infinite volte quanto tu sia
capace di distruggere le occasioni fortunate, bruciare in un attimo quello
che avevi accumulato con enormi sacrifici, deluso chi ti amava.

È ovvio che prima di arrivare a idee così negative su di te e gli altri tu
abbia riflettuto a lungo.

Forse però vorrai prendere in considerazione un punto di vista completamente
diverso. Io penso che, nei secoli, l’umanità abbia costruito un gigantesco
errore mentale, un’ideologia folle che viene tramandata di padre in figlio.
La nostra capacità di ragionare è costruita intorno a una serie di idee
sbagliate.
Fin dalla nascita non ci viene insegnato a sentirci parte del mondo. Ma come
faremmo a vivere se l’universo non ci amasse? Ci viene insegnato che non
siamo abbastanza bravi, buoni, intelligenti. Ma come potremmo essere
sopravvissuti a tutte le difficoltà che abbiamo incontrato se non fossimo
stati all’altezza di superarle? E quante volte il mondo ci ha aiutato?

Trovatemi una sola persona che non abbia mai detto: “Mi sono salvato per
miracolo”. Accade continuamente, ma non prendiamo sul serio neppure le
nostre parole. Questo modo di vedere il mondo è devastante. Vanifica i
nostri sforzi, garantisce fallimenti, amplifica le difficoltà e gli errori,
crea depressione. Ed è all’origine dei 5 terribili sentimenti negativi che
affliggono l’umanità.

< Separazione >
Non sentirsi parte del mondo


Nutrire odio e desiderio di vendetta

< Disapprovazione >
Criticare gli altri e se stessi

< Senso di colpa >
Sentire il rimorso per i propri errori e le proprie inadeguatezze

< Paura >
Il mondo non ti ama. Tutti sono sempre pronti a sfruttarti, saltarti
addosso, aggredirti.

Questi cinque sentimenti avvelenano la nostra vita. Si cristallizzano in un
atteggiamento, una modalità di parlare, agire, relazionarsi, progettare,
essere, che determina più di ogni altro fattore il trascorrere dei nostri
giorni. Quante volte, guardando il comportamento di un’altra persona, hai
pensato che gli sarebbe stato possibile migliorare la propria vita, cambiare
una certa situazione, tentare una nuova esperienza e hai visto che la
sfiducia, la paura, il risentimento glielo impedivano? Non credi forse,
sotto sotto, che questo valga anche per te?

Quante volte hai notato un’analogia tra il male che ha colpito quel tale e
il suo modo di essere? In effetti sono molte le persone che davanti a gravi
malattie hanno basato la cura soprattutto sullo sforzo di modificare l’idea
di se stessi, l’atteggiamento verso il mondo. È un percorso non facile.

1 – Nessuno ti può convincere che il mondo ti accoglie con amore. Nessuno ti
può insegnare a sentire che ovunque, in tutto ciò che esiste, c’è una magia
positiva che tu puoi sentire e condividere. Nessuno può darti questa
sensazione positiva di essere parte dell’universo. È già quasi impossibile
trasmettere a un altro adulto il piacere che provi davanti a un quadro, una
musica, una danza, un tramonto.

Solo i bambini, che sono molto ricettivi, apprendono rapidamente a gioire di
queste esperienze se vengono proposte loro con amore. Da grandi è molto più
difficile. Solo se tu vuoi veramente scoprire in te questo piacere
dell’appartenenza puoi farlo partendo dalle cose che nella vita ti hanno
dato gioia e entusiasmo: l’amore, l’arte, l’amicizia, il gioco, lo sport,
l’impegno, l’avventura.

Sviluppare il senso di appartenenza al mondo, la convinzione che tu sei vivo
perché il mondo ti desidera e ti ama, ti permetterà di sperimentare un
diverso atteggiamento verso le cose e i primi successi che sperimenterai ti
incoraggeranno. Il mondo è pieno di ricchezze infinite. Tutto è prodotto con
grande abbondanza. L’aria, l’acqua, l’infinita varietà della bellezza,
migliaia di frutti deliziosi sono lì, pronti a nutrirci, ristorarci, darci
piacere. Se non ci fosse la stupidità umana a rovinare i piaceri vivremmo
davvero in un paradiso terrestre, assistiti da macchine meravigliose che ci
divertono e ci risparmiano i lavori più faticosi. Basta che tu trovi
l’atteggiamento giusto verso la vita perché tu ne possa godere in
abbondanza.

2 – Nessuno ti può convincere a guardare sinceramente dentro di te e vedere
nel tuo intimo come il risentimento, il senso di colpa, la paura, l’idea di
essere incapace, si sono cristallizzate in un modo particolare di sentirti,
di vederti, di considerarti. Tutta la tua vita, le tue scelte, le tue
malattie ruotano intorno a questo fulcro, a quest’immagine segreta di te che
non confessi neppure nei tuoi pensieri più segreti.

* * *

Capire questo è difficile. Guardare in faccia il disprezzo che nutriamo per
noi stessi e per gli altri è duro. Ma la difficoltà sta solo in questa prima
fase: capirsi, capire. Poi diventa naturale accorgersi quando dietro un
pensiero, una frase, c’è la paura, il risentimento, il senso di colpa o di
inferiorità. Sostituire tutta questa immondizia accumulata negli anni con
pensieri positivi, con l’amore per se stessi, gli altri, il mondo, diventa
facile perché dà vantaggi costanti e immediati e diventa un formidabile
strumento per affrontare le difficoltà, cercando in primo luogo di
sciogliere l’atteggiamento sbagliato che ha provocato il male.

È vero che non tutto quel che ci succede dipende da noi; è vero che
cambiando l’atteggiamento non diventeremo onnipotenti e immortali. Però è
anche vero che ci sono donne che finiscono sempre con uomini che le
picchiano e donne che non si fidanzano mai con qualcuno che le picchia. La
differenza sta nell’atteggiamento. Gli uomini violenti fuggono le donne che
hanno stima e amore per se stesse. A una donna simile potrà certo capitare
un’aggressione casuale per strada ma mai si sposerà con un manesco. E, bada
bene, avrà comunque meno probabilità di essere aggredita da uno sconosciuto
perché porta scritto in faccia che non sarà una vittima facile. Lo dice il
suo modo di muoversi, di parlare, ecc.

I violenti sono vigliacchi e cercano persone malate di sfiducia, di paura,
di poca autostima: persone, insomma, che non riusciranno a mobilitare tutte
le energie per reagire, si faranno prendere dal panico e resteranno
paralizzate davanti al sopruso.

– La malattia è il tuo miglior analista –

Visto che gli schemi mentali negativi sono tra le cause della malattia e ne
determinano la forma, possiamo usare i mali che ci affliggono come uno
strumento prezioso per capire che cosa ancora non abbiamo capito di noi
stessi. Cito il lavoro sul Pensiero Positivo fatto da Louise Hay e riportato
nel suo libro ‘Puoi guarire la tua vita’, Ed. Armenia.

La Hay si è curata seguendo il metodo del pensiero positivo dai postumi
psicologici di violenze e stupri subiti nell’infanzia e da un conseguente
tumore alla vagina per il quale le erano stati dati pochi mesi di vita. Il
suo metodo si basa sulla dieta, la preghiera, l’ottimismo, l’amore per se
stessi e gli altri, la meditazione. Assistita da uno psicoterapeuta, la Hay
si è curata anche sfogando emozioni e rabbie represse, urlando e prendendo a
pugni i cuscini. Inoltre si è dedicata alla pratica di dirsi ad alta voce,
davanti allo specchio: “Io ti voglio bene, io ti amo, tu sei una persona
meravigliosa” e complimenti simili.

Può sembrare una sciocchezza parlare da soli davanti allo specchio ma lei
sostiene che queste ritualità hanno un grande potere di influenzare
l’inconscio, “riprogrammare” il nostro computer interno e cancellare i
vecchi “nastri mentali” che costantemente ci ripetono che non valiamo niente
e il mondo è la cacca di un dinosauro stitico.

– Ma perché funziona questo pensiero positivo? –

La difficoltà di capire il pensiero positivo sta nel fatto che ci propone un
modo di vedere il mondo totalmente diverso. Essenzialmente si tratta di
considerare le idee come fatti reali e concreti. Pensare di essere incapaci
non solo limita le nostre effettive capacità di fare qualche cosa di più
complicato di una scoreggia. Il pensiero di non valere niente crea intorno a
noi una realtà che moltiplica, a ogni passo, le difficoltà, aumentando la
possibilità di insuccesso. A sua volta, l’insuccesso rafforza in noi la
convinzione che non valiamo niente, ci caccerà così in situazioni ancor più
difficili e spiacevoli.

– In che modo i pensieri negativi agiscono contro di noi? –

Quando stai male non c’è armonia: il lavoro non va, l’amore è un supplizio,
la famiglia una gabbia di tigri rabbiose, ti sembra di non avere via
d’uscita, che nulla possa cambiare. In realtà non è così.

Ogni giorno, ogni ora, noi compiamo senza accorgercene un’infinita quantità
di scelte. Diciamo una cosa con un tono o con un altro, decidiamo di stare
zitti. Rivolgiamo la parola con disponibilità e interesse a qualcuno che non
conosciamo, oppure evitiamo il contatto limitandoci a dare l’informazione
richiesta o il servizio che ci viene pagato. Seguiamo una strada o un’altra,
cogliamo o no un’occasione, sperimentiamo o no un approccio diverso,
leggiamo o no un libro.
Scartiamo ogni giorno migliaia di scelte potenziali senza neppure rendercene
conto. Ogni giorno della nostra vita può prendere una via, una sola. E noi
la scegliamo senza dare molta importanza a questa scelta. Ci comportiamo
come se fossero scelte irrilevanti.

Invece ogni piccola scelta apre la possibilità di incontrare successive
opportunità e coincidenze. Si determinano così altre scelte che via via
faranno prendere alla nostra vita una direzione. Per ogni direzione scelta
ne scartiamo mille altre.

Non ci preoccupiamo del fatto che ogni decisione ha infinite ricadute, apre
possibilità a diverse coincidenze, casualità, contatti, opportunità. No. Noi
ragioniamo moltissimo sulle scelte importanti, quelle che determinano
veramente il nostro futuro. Certo le scelte importanti sono importanti. Ma
quante sono? 10, 20, 50 al massimo. Ogni giorno compiamo 100 scelte poco
importanti che diventano decine di migliaia in un anno. Sono queste che
costituiscono il tessuto della nostra esistenza e che finiscono per dominare
la nostra realtà globale.

– Le scelte insignificanti creano la nostra realtà –

E noi lasciamo che queste scelte vengano fatte dal nostro ego,
automaticamente. Per ego intendo proprio il modo che noi abbiamo di pensare
a noi stessi. L’idea che ho di me diventa la mia potenzialità. Il pensarmi
in un certo modo è la prima realtà che il pensiero crea. Io creo me stesso
pensandomi e, a partire da questa idea di me, immagino un mondo a mia
immagine e somiglianza. Un mondo speculare, un mondo che è la proiezione
della mia idea. E vedo solo ciò che io credo esista. E cerco ciò in cui
credo. E se credo che tutti mi aggrediscono, alla fine, seguendo il flusso
di tante piccole scelte negative, trovo veramente persone interessate ad
aggredirmi. Oppure credo che il mondo sia essenzialmente pronto a donarsi a
chi desidera accoglierlo, e alla fine trovo persone e situazioni che
confermano quest’idea.

In tal modo l’atteggiamento verso le cose diventa la realtà, o meglio,
realizzazione del desiderio insito nel punto di vista iniziale. In sostanza
è un’idea vecchia di secoli: “Aiutati che Dio t’aiuta”, “Cuor contento il
ciel l’aiuta”, “Chi non risica non rosica”, “La fortuna aiuta gli audaci”,
“Chiedete e vi sarà dato” diceva Gesù. Se tu desideri qualche cosa devi
diventare ciò che la ottiene. Se vuoi affondare nell’acqua, non nuotare.
Diventa un sasso. Il sasso affonda nell’acqua perché è un sasso, è nella sua
natura di sasso affondare, diceva il Buddha di Herman Hesse.

– Come il pensiero negativo si cristallizza –

Louise Hay dice che la malattia è il tentativo del corpo di adeguarsi, di
rappresentare le idee sbagliate. Il corpo ci ubbidisce. La paura ci fa
tendere i muscoli della testa fino a strozzare la radice dei capelli. Così
diventiamo calvi. Il rifiuto di sapere cosa ci sta accadendo intorno crea
malattie agli occhi e alle orecchie. Quando nella nostra vita c’è qualche
cosa che giudichiamo totalmente inaccettabile o vogliamo negare il nostro
valore, viene il mal di testa.

L’ira trattenuta porta a brufoli, febbri e macchie della pelle. I mali alle
ginocchia sono segno di rigidità, incapacità di essere flessibili, ecc.

Louise Hay propone tutta una serie di ipotesi del genere e dice che le ha
verificate corrispondenti alla realtà nel 90-95% dei casi. La sua ricetta è
di opporre, all’idea negativa sulla capacità che ha provocato il mal di
testa, una frase ripetuta che affermi il contrario, tipo: “Io sono
perfettamente adatto a realizzare i miei desideri e amo farlo”. Questo
metodo può aiutare forse alcuni. Ma se non ti convince, come non convince
del tutto me, puoi limitarti a capire l’essenza di questo metodo, trovando
un modo diverso di applicare i principi di base. Io ho letto i libri della
Hay per capire il suo pensiero, che ho trovato molto sollecitante anche se
un po’ estremista.

La Hay non ha mai voglia di ridere su quel che dice. Ma forse ha le sue
buone ragioni. Anche questa è una cosa che ho faticato a imparare: non
accettare tutto o scartare tutto delle idee degli altri ma cercare di
cogliere ovunque quella frazione di verità, derivata dall’esperienza
concreta (vale a dire, dalla ricchezza che ciascuna persona può regalarti).

La soluzione che ho trovato più adatta a me è quella di fare uno sforzo di
sincerità, di guardarmi dentro e vedere come io mi immagino veramente. Mi è
successo quando mi sono rotto il menisco. Come abbiamo visto, per la Hay le
ginocchia sono un simbolo di flessibilità. In altri termini, io ero troppo
rigido. Ho riflettuto su questo e ho scorto come dentro di me il
risentimento e la paura abbiano creato un ego (un’idea di me stesso, un
cristallo che è il fulcro della mia personalità), solo apparentemente aperto
e disponibile. C’è in me un nucleo piccolo, ma durissimo. Una sbarretta di
acciaio al vanadio che rifiuta di aprirsi, di unirsi, di fluire. È la mia
fortezza inespugnabile, la presunzione di poter fuggire al mondo creando un
luogo che è mio dominio assoluto, che ha la forza di non essere parte di
questo mondo. Ne ho parlato con la mia amica Gabriella e lei mi ha detto che
al contrario si sente una scatola vuota che esiste solo come produttrice di
monete da scambiare con gli altri. Lei si rifiuta, rifiuta l’idea di poter
essere amata e considerata. Non si ama e non si stima. Lei non ha male alle
ginocchia, soffre però di terribili mal di testa. Ho iniziato a meditare su
questa mia visione di me.

Ho cercato di percepire il funzionamento del meccanismo di base, di vedere
come avveleno la mia vita e, soprattutto, ho cercato di vedere quante
opportunità perdo ogni giorno, seguendo le mie vie altezzose. Mi sono
accorto di quanto sia pazzesco, inutile e faticoso pensare che sei separato
dal mondo; lottare per creare un luogo dentro di te dove il mondo non possa
raggiungerti e colpirti. Far così vuol dire anche creare un luogo dentro di
te dove il mondo non possa far giungere la sua energia, il suo nutrimento
vitale. Cioè crearsi una personalità, un ego, che inaridisce, perché non è
più nutrito dalla corrente della vita. Lo stesso accade a chi crede di non
esistere. Anche ciò che non c’è non può ricevere la linfa vitale
dell’universo.

Sostanzialmente tutti soffriamo in varie forme delle molteplici affascinanti
conformazioni dello stesso male. In un modo o nell’altro neghiamo il nostro
essere parte del mondo. Inventiamo un’identità, il nostro ego malato, che
non fa parte del mondo e che afferma se stessa come altro, come antagonista
del mondo. Milioni di persone hanno provato a camminare sui carboni ardenti.
Non si sa come ciò sia possibile, ma è un fatto che si ripete ovunque nel
mondo. Si può imparare a farlo in un paio di giorni al costo di poche
centinaia di migliaia di lire. A me non interessa farlo, però è una prova
indiscutibile del potere della mente. Se penso che i carboni ardenti siano
acqua fresca posso camminarci sopra, per qualche metro, senza pericolo di
scottarmi. Se questo è possibile, è possibile anche che una persona si
convinca di non essere un frammento indivisibile dell’universo. E così
invece di godere del tuo essere cellula, nutrita e consigliata dalla linfa
vitale che scorre ovunque, vivi questa follia dell’ego cristallizzato nella
paura, nel senso di colpa, di inadeguatezza, di risentimento.

Per liberarti da tutto questo è necessario importi una strana disciplina. Se
capisci veramente il tuo errore, se lo contempli, lo identifichi, ci dormi
sopra, dopo un poco inizierai a riconoscerlo nella quotidianità dei tuoi
gesti e delle tue piccole scelte. E inizierà a starti antipatico questo
pensiero di te perché avrai capito quanto caro ti costa. E via via che
sperimenterai la forma positiva del pensarti in modo non diviso dal mondo,
sarai invogliato dal piacere che ne ricavi a perfezionarti, ad approfondire
quelle scelte, identificare e smascherare i comportamenti che negano il tuo
diritto alla vita e all’amore e alla gioia. Non è semplice, non è immediato
ma è vincente e molto appassionante. Buona fortuna.

– La meditazione che aiuta a sciogliere i pensieri negativi –

Abbiamo detto che il nucleo delle idee negative sta nel sentire il proprio
ego come qualche cosa di altro rispetto all’universo. Il problema è questa
interruzione, questa frattura, questa contrapposizione tra me e tutto il
resto. Una volta che l’hai capito e hai visto come, giorno per giorno, vivi
nella proiezione dei tuoi pensieri negativi, puoi praticare due tecniche di
meditazione molto utili.

La prima consiste nell’immaginare di perdere i propri confini corporei e
fondersi con l’ambiente, la seconda è la meditazione sulla luce interiore.
Dopo le prime esperienze con la meditazione passiva sentirai, rilassandoti,
una sub-sensazione luminosa e colorata dentro di te. Dura pochi istanti ma è
identificabile. Seguila pigramente. Lascia che questa pseudo-luce ti invada
sciogliendo il cristallo duro o riempiendo la scatola vuota del tuo ego.
Riesci a immaginare che la luce invade tutto il tuo essere e rende
ugualmente trasparente e luminoso te e tutto ciò che ti circonda? Segui
questi giochi mentali per alcuni minuti senza preoccuparti se ti distrai. È
sufficiente sentire un’idea per pochi secondi, poi lascia pure che la mente
vaghi senza meta mentre tu assapori il gusto che questi nuovi pensieri hanno
lasciato dentro di te. Così si aiuta il subconscio ad assimilare le nuove
idee.

ATTENZIONE!

Imparando ad ascoltare se stessi bisogna stare attenti a non “innamorarsi
dei propri doloretti”. Se nell’autoascolto mi fisso a individuare le
sensazioni negative “per poi curarle” invio al mio subconscio un messaggio
negativo che lo indurrà ad accontentarsi producendo sempre più numerosi
doloretti. Nell’autoascolto è meglio (molto meglio) privilegiare sempre le
sensazioni piacevoli. È ascoltando il piacere che facciamo crescere il
nostro benessere. Ad esempio, ai primi sintomi dell’influenza, ascoltare
tutte le sensazioni senza opporsi ma anche individuare (soprattutto) le
sensazioni gradevoli che, nell’intorpidimento influenzale, accompagnano il
malessere. Questo è importante perché generalmente anche in una situazione
“dolorante” ci sono molte sfumature percettive: non tutte sono dolorose,
alcune sono neutre, altre leggermente piacevoli.

Per spiegarmi meglio faccio un esempio: da bambini capita di far giochi
“dolorosi” come mordersi da soli o fare il gioco del battimani con altri. Lo
stato di coscienza del gioco ci porta a sentire il dolore ma a non fermarci
a identificarlo, tesi come siamo al divertimento del gioco. Ritrovare
quest’attitudine “che non si sofferma sul dolore” è uno straordinario metodo
di autocura. Non si tratta, ripeto, di resistere al dolore o di contrarsi;
come si è detto queste due reazioni tendono a negare il dolore e quindi non
permettono la comunicazione mente-corpo e l’innescarsi dei processi
spontanei di autocura. Si tratta di accettare il dolore, guardarlo,
arrendersi, accoglierlo in modo rilassato, perché è un nostro alleato, è la
cura.

Contemporaneamente però bisogna evitare di crogiolarsi nelle sensazioni
dolorose: una volta che il dolore ha raggiunto il cervello liberamente è più
gradevole e strategicamente corretto, sintonizzarsi sulla percezione del
piacere, non concentrarsi sul dolore ma distogliere l’attenzione lasciandosi
attrarre da una sensazione interna piacevole (o anche esterna: un odore, un
suono, una carezza, ecc.).

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