Per nascere bisogna, prima, morire…

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Per nascere bisogna, prima, morire…

(autore sconosciuto)

Le difficoltà del cammino spirituale

Di fronte alla prova, a volte, l’uomo non comprende che si tratta di una
prova per il suo discernimento, non capisce che essa è per il suo distacco,
per la sua evoluzione, per la grandezza della propria anima. Egli perciò si
dice: “è la vita che mi opprime, è il mio amico che è meschino, è il mondo
che è vile, è il mondo che è violento”, “dov’è finito questo mondo ideale?”.

E così si mette a scappare verso ricette miracolo­se, segue tale Guru che
gli promette tali cose, o segue al­tre cose ancora; ma in effetti si chiude
dentro a delle immagini, o dentro all’idolatria! Per paura di con­frontarsi
con una realtà.

Bisogna invece, essere molto reali quando si calpesta il sentiero. Quello
che sul cammino non è reale, immancabilmente si lascerà cadere, abbattere.
Entrerà in binari morti perché in effetti continua a vivere nell’illusione
e la trasporterà anche nello spirito. Allora, ad un certo punto, crollerà
tutto.

Perché quando la realtà flagrante, luminosa della spiritualità, chiamata da
lui, comincia ad entrare, an­dando a sbattere nella sua aura, negli
avvenimenti della sua vita quotidiana, allora egli si troverà come ai tempi
della torre di Babele; intorno a lui ci sarà solo crollo e confusione. La
penetrazione della luce di­strugge l’illusione.

Allora, l’uomo crede di essere distrutto! Ma è semplicemente il suo sacco
di illusioni e di attaccamenti che viene distrutto, bruciato. Naturalmente
qualche volta questo farà soffrire, perché obbligatoriamente nel vivere
questo incontrerete un avvenimento, di quelli che voi chiamate prova, ma
che in effetti non è una prova. E’ semplicemente il funzionamento della
luce che rientra nell’uomo per liberarlo da tutte le piccolezze, tutte le
bassezze, da tutte le ignoranze, da tutte le bestialità.
Pochi uomini accettano veramente di lasciar andare

E quando l’uomo si trova così ad essere pulito, gli sembra di soffrire,
perché? Perché sa che deve lasciar andare. Ma, pochi uomini accettano
veramente di lasciar andare, di abbandonare qualcosa. Ma lasciate andare
una buona volta per tutte! Se un tale che è vostro amico, o femmina o
maschio, sembra provar piacere a fare dei favori sempre ad un altro o ad
un’altra, naturalmente il coniuge che osserva si sente tra­dito, umiliato;
nascono la gelosia e lo stress. In seguito tutto il comportamento
dell’individuo sarà pro­grammato, snaturato da questa cosa latente, questo
inganno costante. Allora bisogna imparare a lasciar andare.

Non dico che bisogna accettare che il coniuge conduca questo genere di
vita, su questo avremmo molto da ridire, ma non voglio senten­ziare su
queste cose per non essere moralista. Dico semplicemente che oc­corre saper
porre fine. Se la cosa non vi conviene, ed io cito questo come un esempio
dei molti problemi dell’umanità, se questa cosa non vi conviene, ebbene,
cambiate vita, cambiate coniuge! Un puntino, ecco tutto! Non continuate a
trattenervi in una distruzione, un’autodistruzione, a causa di un fatto
come questo. Bisogna scegliere in qualche modo, bisogna lasciare. Lasciare
cosa? Lasciare anche il fatto di volersi prendere una rivincita, di voler
colpire il coniuge, di voler ritrovare l’esclusività per esempio.
Abbando­nare anche il fatto di vendicarsi, abbandonare pure tutte le
condizioni annesse, che fanno sì che l’individuo abbia paura di essere
senza l’altro, per delle ragioni come la facilità di vita, la sicurezza
eco­nomica, affettiva, ecc.
L’uomo deve prendere in mano la propria vita

L’uomo deve assolutamente prendersi in mano. Ci sono una moltitudine di
accordi, nella vita di ogni giorno, che l’uomo sopporta perché non vuole
lasciare, perché non vuole troncare perché, non vuole sce­gliere. Allora,
automaticamente, per tutta la vita porta una croce. Ma chi gli ha detto di
portare questa croce? Nessuno! E dopo si dice: “ma perché il buon Dio mi
invia queste cose? Ma cos’è che ho fatto al buon Dio?”, “perché la vita non
è più, bella?” Ma scegliete una bella vita! Chi vi ha detto di scegliervi
una vita che è brutta e dura? Facendo la propria scelta, si potrà
incontrare una vita bella, qualunque sia il karma, qualunque siano le
circostanze astrologiche. Perché scegliendo la vita, si sarà al di sopra di
queste cose.

Ma, fintanto che si subisce, tutto accadrà; non a caso, tutte le miserie
cadono sul miserabile. Perché egli accetta! L’uomo non deve essere un
ribelle o un rivoltoso, non dico questo. Dico semplicemente: “scegliete la
vostra vita”, “scegliete il vostro destino ed edificate questo vostro
destino”.

Ma ci sono molte persone che non osano. Dapprima incominciano a provare un
sentimento d’insicurezza, poi si chiedono: “come potrò vivere?”, “con che
soldi?”, “in quale situazione?”. Ma che importa?
Le nostre angosce nascono dalle imposizioni della società

Cosa importa, che abbiate una situazione inferiore, dal momento che siete
un essere libero, un essere in­tegro? Voi vi create un mucchio di bisogni.
E questo, perché vivete in una società di consumi.

E, proprio a causa di questi bisogni, l’uomo e la donna si mettono nella
schiavitù di una situazione, per poter continuare a soddisfarli. Quando, in
effetti, tutti questi bisogni vi sono stati propinati dalla società dei
consumi. Vedete allora fino a che punto la cosa diventa stupida!

Una volta, quando ancora non esisteva la società dei consumi, c’era la
morale. E, ad ogni ciclo, ad ogni secolo, c’è ancora un giogo sulla testa
dell’uomo: una volta è la chiesa, una volta è la morale, una volta ci sono
semplicemente i soldi e i consumi; cosa volete inventare ancora? Quando ne
avrete abbastanza di gioghi, forse reagirete! Cosa importa essere poveri!

E se siete poveri per essere veramente voi stessi, poveri non lo sarete
mai. E non perché avrete la vera ricchezza, ma perché essendo veri e
autentici, degli esseri che scelgono, che fanno, automaticamente an­drete
verso un destino spirituale. Verso il vero, verso le armonie. E nell’essere
in accordo con le armonie, è là che l’intuizione è pura. Se per esempio voi
vi separate da qualcuno, una persona x che vi rovina la vita o a cui voi
rovinate la vita, perciò decidete di scegliere di prendere in mano il
vostro destino, di edi­ficarvi per essere un figlio e una figlia della
libertà e di Dio; allora, per qualche tempo, può darsi che ci siano dei
passaggi a vuoto: che manchiate di soldi, che ci sia tristezza, solitudine.

Approfittate allora di questi momenti per riscopri­re l’essenziale della
vita, partendo con delle buone basi. Approfittate per allinearvi, per
meditare, per entrare dentro di voi, per mettervi in armonia; allora, il
giorno che sarà necessario, se voi avrete fatto questo lavoro, la vostra
Guida e le Guide vi oriente­ranno.

Potranno orientarvi verso il posto professionale che vi occorre. Potranno
orientarvi verso la persona che vi prenderà in carico. Potranno orientarvi
verso altro.
Per rinascere bisogna prima morire

Dunque voi avete in voi stessi altre capacità che dormivano e che non
conoscevate prima di fare questa introspezione; così comincia una nuova
vita, ma questo avviene perché l’uomo accetta, in una qualche misura, di
morire.

Voi non potete rinascere se non accettate di morire, non potete cambiare
vita, se non quando accettate di seppellirne una più vecchia. Ed è di
questo che l’uomo ha paura: di seppellire una vecchia vita. Allora si
attacca ad essa dicendosi: “meglio un uovo oggi che una gallina domani”. E’
questo che dicono gli uo­mini: “Io tengo questo”, “Tengo mio marito”,
“tengo mia moglie”, “tengo il mio posto di lavoro”, anche se mi costa,
anche se mi scoccia, anche se mi stressa, anche se mi fa venire l’ulcera,
anche se morirò a cinquant’anni; preferisco tenerlo, non lo lascerò mai. La
paura è il cancro del mondo!

Questa paura genera tutti gli attaccamenti. La paura di essere solo genera
tutto l’attaccamento verso gli altri. L’uomo non riesce ad immaginare di
vivere solo, perché non è abbastanza ricco interiormente, non ha abbastanza
cose in se stesso e con gli Dei. Allora si attacca a una persona che
diventa vitale, oppure si attacca a più persone e allora lo si vede sempre
sommerso da amici che senza sosta invadono la sala, la casa! Non ha mai un
momento di silenzio per vivere con se stesso, per ritrovarsi, non fa altro
che vivere con dei pretesti, attraverso dei pretesti. Considerate che
queste persone sono malate e occorre curarle, rie­ducarle a pensare,
rieducarle a vivere, ad essere se stesse.

Se per oggi non ci fosse altro che questo da dirvi, tanto meglio: siate voi
stessi!

Quando uscirete da qui, vorrei che la vostra fronte fosse spazzata,
ripulita da tutte le vecchie nozioni che erano in voi prima. Finita la
vecchia morale. Finito il vecchio principio. Finite le umiliazioni di fare
così, per ottenere qualcosa.

Questo però, non vuol dire: “Attenzione! Da domani bisogna rivoluzionare
tutto nella casa o nel posto di lavoro!”. No! Siate coscienti che se fate
questo, accettate in qualche parte di morire. Dunque accettate una prova,
accettate di passare in tunnel e che necessiterà un certo periodo di tempo
prima di poterne uscire, prima di arrivare all’estremità. E’ per questo che
occorre la forza di fare la cosa in tutta coscienza e non semplicemente
sotto un impulso di gioia e di esaltazione.

Perché poi tutto il fuoco ricade e l’uomo velocemen­te ridiventa tutto
confuso e ritorna alla propria gogna, alla propria costrizione. “Desidero
ritornare, vuoi?”. “Non ho trovato la libertà!”. “E’ meglio rimettermi il
giogo, il mio vecchio fermo e ritornare al campo e naturalmente, non
partirò più”. Il mondo è pieno di persone che tentano come queste di
liberarsi, poi, avendo paura, a causa della solitudine e di qualche
pro­blema che non è che passeggero, ritornano nella struttura da cui erano
usciti.

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