Perché ci sentiamo soli?

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Perché ci sentiamo soli?

di MARCO FERRINI

Generalmente la ricerca dell’amore parte da un senso di solitudine, ma quest’ultima non è tanto un
problema di compagnia fisica, bensì di consapevolezza e centratura personale. La solitudine è
generata da una frammentazione intrapsichica che di conseguenza produce percezione di separazione
della persona dai suoi simili, dalle creature, dal creato, dal Creatore.

Il problema della solitudine non si risolverà dunque cercandosi un compagno per contrastare la paura
di stare soli, circondandosi di oggetti lussuosi per la bramosia di possederli, con vacanze “fuga
dalla realtà”, tuffandosi nella folla, nel lavoro svolto senza motivazioni evolutive o nella
religione vissuta in maniera passiva e conformistica. Funzionerà, invece, cominciare ad amare
sinceramente e senza scopi egoistici le persone a noi più vicine per espandere sempre di più il
cerchio dell’amore – mai confinato ad una sola specie né esclusivo – e guarire così gradualmente dal
senso di solitudine, di conseguente insicurezza e frustrazione.

Il principe azzurro o la fata turchina che ci valorizzano e ci amano non arriveranno mai se noi per
primi non cominciamo a valorizzare e ad amare gli altri. L’amore, del resto, non è qualcosa che ci
cade addosso: lo sperimentiamo e lo costruiamo con il nostro atteggiamento e comportamento nella
vita quotidiana, imparando a relazionarci agli altri nella modalità dell’amore e vivendolo come
pratica di vita: poiché esso è una facoltà potenziale di tutti gli esseri, praticando l’amore,
questa facoltà si sviluppa e diventa effettiva capacità di amare.

Se oggi le relazioni di coppia non vanno è proprio perché, paradossalmente, l’amore non viene messo
al primo posto, ma vengono piuttosto privilegiati gli scopi utilitaristici, le comodità, le passioni
dei sensi, lo status sociale ed economico. Ma l’amore esige rispetto della persona amata nella sua
individualità ed essenza spirituale, nella sua unicità; solo così potremo aiutare l’altro a
realizzare le sue potenzialità e a trovare profonda soddisfazione nel riscoprirsi ed esprimersi
nella migliore versione di se stesso; ecco perché amore vuol dire anche conoscenza dell’altro.

L’amore, e così il superamento del problema della solitudine, sono il frutto maturo di un impegno
consapevole, attivo e dinamico verso l’integrazione di ognuno con il proprio sé autentico e con gli
altri fino a sperimentare un senso vero di comunione e di unione nella diversità, nella
valorizzazione delle reciproche peculiarità, senza cadere in dipendenze affettive o attaccamenti
morbosi. Possiamo dare solo se siamo consapevoli di avere.

La pratica dell’amore, quando vissuta in maniera piena, culmina nella realizzazione del nostro
rapporto con Dio, fonte unica della varietà degli esseri e di tutto ciò che esiste, sorgente stessa
dell’amore.

L’amore è un quid universale e irrinunciabile, un’intrinseca modalità dell’essere, che non può e non
deve essere negata o repressa, bensì orientata e gradualmente innalzata verso livelli sempre più
costruttivi ed evolutivi. Nell’amore le caratteristiche femminili e quelle maschili cercano di
compenetrarsi per ritrovare un’antica completezza e un’intima soddisfazione, tali da sfociare in
un’integrazione che raggiunta una maturità piena si consegue anche sul piano individuale.

Marco Ferrini (Matsyavatara dasa)

da www.marcoferrini.net/home/item/perche-ci-sentiamo-soli.html

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