La pazienza ha un particolare percorso: più ci avviciniamo all’obiettivo, più diventiamo impazienti.
E pur di non aspettare siamo pronti a (quasi) tutto.
9 marzo 2024 – Chiara Guzzonato
Che sia in coda a un semaforo, in fila alla cassa del supermercato o alle poste, c’è poco da fare:
aspettare non piace a nessuno. Ora due studi pubblicati sul Journal of Personality and Social
Psychology e su Social Psychological and Personality Science hanno indagato i motivi per cui
diventiamo impazienti, scoprendo che l’attesa si fa più dura mano a mano che la meta si avvicina e
che siamo disposti a pagare o lavorare di più pur di raggiungere prima un obiettivo e spuntarlo
dalla lista delle cose da fare.
PORTA PAZIENZA. Il primo studio ha indagato le cause dell’impazienza scoprendo che deriva dal
desiderio di chiudere la questione. In sette studi condotti online e in laboratorio, i partecipanti
sono stati chiamati a scegliere tra lavorare di più subito o aspettare e lavorare meno
successivamente ricevendo lo stesso compenso, e a pagare un importo maggiorato subito o aspettare e
pagare meno successivamente. La maggior parte delle persone era disposta a lavorare il 15% in più o
pagare un dollaro extra pur di concludere la faccenda il prima possibile; se poi dovevano andare in
ferie, i lavoratori erano disposti a fare degli straordinari non pagati di un’ora per completare
l’attività, piuttosto che essere pagati per finirla dopo le vacanze.
OBIETTIVO RAVVICINATO, STRESS ASSICURATO. Il secondo studio ha invece indagato le emozioni di chi
attende, scoprendo che la frustrazione e l’impazienza si intensificano con l’avvicinarsi della fine.
I partecipanti hanno valutato i propri livelli di impazienza mentre aspettavano la prima dose di
vaccino contro la covid, il bus a Chicago o l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi del
2020: in tutti e tre i casi, l’impazienza aumentava con l’avvicinarsi dell’arrivo del vaccino, del
bus, o dell’election day, e nell’ultimo caso aumentava durante la conta dei voti.
QUALCHE CONSIGLIO ALLE AZIENDE. Quanto scoperto può essere d’aiuto a chi si occupa di marketing o
alle aziende che effettuano spedizioni. Annabelle Roberts, coordinatrice della ricerca, spiega che
se non si è certi della data di consegna di un pacco, è meglio preparare il cliente a un’attesa più
lunga: così facendo, il prodotto potrebbe arrivare prima che l’acquirente inizi a spazientirsi.
Chi si occupa di marketing farebbe invece meglio a rivedere la tattica del “compra ora, paga dopo”,
perché sarebbe controproducente: i clienti potrebbero infatti preferire un pagamento anticipato che
permetta loro di non stressarsi pensando di dovere del denaro.
psycnet.apa.org/doiLanding?doi=10.1037%2Fpspa0000367
journals.sagepub.com/doi/10.1177/19485506231209002
da focus.it
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