Perché l’obesità ci toglie il gusto di mangiare?

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Perché l’obesità ci toglie il gusto di mangiare?

Sembra paradossale, ma spesso l’obesità toglie il piacere di gustare i cibi più calorici come i
dolci: la colpa è di un peptide cerebrale connesso alla produzione di dopamina.

9 aprile 2025 – Chiara Guzzonato

Spesso chi è affetto da obesità assume ingenti quantità di cibo, ma senza gustarlo: questo non
avviene in persone normopeso che, anche quando si concedono un po’ di cibo “spazzatura”, lo fanno
con piacere. Ora uno studio condotto sui topi e pubblicato su Nature ha scoperto la possibile causa
di questo fenomeno – una diminuzione nella produzione di neurotensina, un peptide (ovvero un
frammento di proteina) attivo nel cervello che interagisce con il sistema dopaminergico inibendo la
sensazione di piacere data dalla dopamina.

ASSUEFAZIONE AL CIBO SPAZZATURA. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, mangiare “senza
voglia” avrebbe in realtà l’effetto di farci mangiare abitualmente di più, favorendo l’obesità:
questa mancanza di godimento, ipotizzano gli autori, sarebbe scatenata da un consumo a lungo termine
di cibi ipercalorici. Questo provocherebbe una riduzione della neurotensina in una specifica regione
del cervello che si connette al sistema dopaminergico, che a sua volta inibirebbe la produzione di
dopamina (un neurotrasmettitore che ci comunica le sensazioni di piacere).

«Una dieta ricca di grassi cambia il nostro cervello, ma noi abbiamo trovato un modo per
ripristinare il desiderio per cibi ipercalorici, cosa che (paradossalmente, aggiungiamo noi)
potrebbe in realtà aiutare a controllare il peso», spiega Stephan Lammel, uno degli autori.

L’ESPERIMENTO SUI TOPI. Gli autori hanno dunque osservato il comportamento di alcuni topi cresciuti
con una dieta ricca di grassi: quando dovevano scegliere tra cibo ad alto contenuto di grassi (oltre
il 60%) e mangime “normale” (4% di grassi) nelle loro gabbie preferivano la pappa più grassa, e
questo li portava a prendere peso.

Al contrario, quando uscivano dalla gabbia e veniva dato loro libero accesso a dolcetti calorici
come cioccolata, burro di arachidi o marmellata, mostravano molto meno interesse rispetto ai topi
normopeso, che mangiavano immediatamente tutto. «Notiamo questa paradossale attenuazione della
motivazione verso il cibo solo nei topi abituati a una dieta ricca di grassi», sottolinea Neta Gazit
Shimoni, coordinatrice della ricerca.

L’IMPORTANZA DELLA NEUROTENSINA. Gli studiosi hanno visto che quando veniva stimolato un circuito
cerebrale connesso alla produzione di dopamina il desiderio per il cibo ipercalorico aumentava nei
topi normopeso, mentre rimaneva invariato in quelli obesi. Dopo aver scoperto il motivo (la
diminuzione della neurotensina), i ricercatori hanno provato a ripristinare i giusti livelli del
peptide facendo seguire ai topi obesi una dieta corretta per due settimane: a quel punto tutto è
tornato nella norma, la dopamina ha ripreso a funzionare e i topi hanno ritrovato il gusto per i
dolcetti.

Ripristinando artificialmente i livelli di neurotensina attraverso un approccio genetico i risultati
sono stati ancora migliori: oltre a perdere peso, i topi sono diventati meno ansiosi e hanno
migliorato la propria mobilità. Il prossimo passo, conclude Lammel, è esplorare ciò che influenza la
produzione di neurotensina e ciò che accade dopo la sua azione, per sviluppare nuove terapie mirate
a curare l’obesità negli umani.

www.nature.com/articles/s41586-025-08748-y

da focus.it

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