Perche’ non riusciamo a realizzare quella felicita’ che tanto desideriamo?

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Perche’ non riusciamo a realizzare quella felicita’ che tanto desideriamo?

di Marco Ferrini

L’aspirazione intima di ognuno è verso l’unità, l’integrazione della personalità sulla base di
valori autentici, per sentirsi pienamente soddisfatti e realizzati.

Nella nostra esistenza tante volte ci troviamo di fronte a problemi difficili da risolvere: una
parte di noi propone una soluzione e un’altra parte di noi la rifiuta.

Poiché il desiderio profondo di ognuno è quello di essere felici realizzando le proprie aspirazioni,
interroghiamoci sul perché spesso non riusciamo a fare e ad essere come nel profondo desideriamo.

Anche quando proviamo emozioni gioiosamente intense è difficile renderle costanti, anzi spesso si
trasformano nel loro esatto contrario: tristezza, smarrimento, confusione. Spesso quel che appariva
un traguardo, si rivela essere uno scrigno vuoto: l’ennesimo miraggio di felicità.

Tante persone nascono e muoiono senza aver conosciuto quella soddisfazione e gioia duratura che
desideravano dalla vita.

La tradizione del Bhakti Yoga insegna che ciò è la conseguenza di errate cognizioni della realtà:
poiché l’essere umano si percepisce in maniera illusoria, non cosciente della propria reale natura,
ricerca in modalità erronee l’irrinunciabile felicità. La felicità non è un miraggio: esiste.

Il problema sorge quando la cerchiamo dove non è. La nostra reale natura non la si scoprirebbe
nemmeno se riuscissimo a conoscere la materia nelle sue parti più micro o macroscopiche,
semplicemente perché siamo altro: spirito.

Sul finire degli anni cinquanta del secolo scorso, la scienza ha individuato una energia che opera
in modo alquanto diverso dalla materia “conosciuta” e che è stata definita “anti-materia”. Ma esiste
un’altra energia, che tradizionalmente è definita “spirituale” (brahman, atman), la quale è
categoricamente altra rispetto a qualsiasi forma di materia e di anti-materia; essa infonde vita e
coscienza sia alla materia che all’antimateria, e si può prenderne consapevolezza non oggettivamente
attraverso il cosiddetto “metodo sperimentale”, bensì soggettivamente, attraverso l’introspezione.

L’energia spirituale può essere infatti esperita attraverso un percorso rigoroso che, a differenza
del modello positivistico, si basa su processi introspettivi quali la meditazione, la
visualizzazione, l’agire sulla base di valori etici e in spirito d’offerta a Dio, in comunione
universale con ogni creatura. Attraverso il processo yogico (bhakti-yoga) di trasformazione della
coscienza possiamo entrare in contatto con la nostra matrice spirituale (atman).

Ci sono vari sentieri che conducono ai picchi luminosi della coscienza e alla realizzazione della
nostra natura divina, che aspettano solo di essere scoperti e percorsi. Trasformiamoci dunque in
esseri alati per raggiungere quelle alte vette – non luoghi ma logos – in cui si possono realizzare
tutte le aspirazioni di immortalità, libertà, sapienza e Amore.

La ricerca di Dio è il compito primo della vita umana. Stabilire una relazione d’amore con Lui, con
tutte le creature e il creato è lo scopo ultimo: il traguardo evolutivo dell’uomo universale. Possa
dunque la nostra vita essere finalizzata a questo scopo.

da www.marcoferrini.net

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