PIERO ANGELA E LA “SCIENZA FEDE”
di Antonio Bruno
per Edicolaweb
A Piero Angela, simbolo “totemico” del giornalismo scientifico di divulgazione popolare in Italia
per alcuni decenni, si contestano prese di posizione intransigenti e paradossalmente faziose.
I continui attacchi a tutto ciò che non rientra negli ambiti della “scienza ufficiale”, perpetrati
con ogni mezzo accessibile della massmedialità da parte di Piero Angela, sono la manifestazione
personalizzata di una vera e propria “filosofia” o, se si preferisce, di una “religione” che sarà
bene conoscere meglio e sulla quale non è inutile fare una breve opera di analisi
storico-retrospettiva. Questo articolo non ha grosse pretese ma tutti noi – che ci impegniamo
seriamente nella ricerca della “trama esistenziale” animati dalla precisa sensazione che tutto ha un
fine, così come una causa e che entrambi i fattori affondano le loro radici in qualcosa di immanente
e di estraneo al nostro ambito meramente materiale; tutti noi, che siamo fautori di un libero
pensiero che deve condurci inevitabilmente alla constatazione di una “molteplicità di saperi” nei
quali nessuno ha il diritto di primogenitura o di omnicomprensività; tutti noi, che concepiamo la
scienza come il prodotto della meravigliosa e vitale simbiosi di “cervello e spirito”, di mente e
intuizione, di certezze e di incessanti interrogativi – dobbiamo prendere coscienza della religione
scettico-scientista, della sua genesi, dei costrutti attraverso i quali personaggi come Piero Angela
si sentono investiti della missione direi “salvifica” di realizzare e di inculcare nella gente,
quale unica “logica” certezza di verità, un vero e proprio riduzionismo filosofico, in nome di un
sapere che si vuole assoluto, cristallizzato ed immutabile nei princìpi di un razionalismo assoluto
che fa dell’uomo e della sua vita nient’altro che un freddo sistema di vicende “molecolari” di pura
sopravvivenza ed adattamento. È un “credo”, però. Non dimentichiamoci, fin da principio, che queste
convinzioni non sono altro che “un altro tipo di fede”.
Ecco allora, che, mentre a Piero Angela, simbolo “totemico” del giornalismo scientifico di
divulgazione popolare in Italia per alcuni decenni, si contestano prese di posizione intransigenti e
paradossalmente faziose – con cui, da sempre, ed in particolar modo ultimamente anche contro
l’omeopatia, ha perseguitato, come una sorta di Torquemada, ogni sia pur minima “sbavatura” dai
postulati ufficiali della scienza e dell’ortodossia – egli, quasi incurante, prosegue la sua
“missione illuminante” della ragion pura presso il “volgo ignorante ed illuso”, e pubblica il libro
“Premi e punizioni”, ovvero “alla ricerca della felicità”. Di che felicità parla il nostro scettico
per missione, razionalista senza possibilità di appello…? Di una filosofia molto spicciola, alla
portata di tutti; una “filosofia del dare e dell’avere” vissuta nella nostra quotidianità, stante
l’assioma sancito nei sancta sanctorum dei laboratori scientifici della scienza feticcio
dall’autore, riconosciuta quale unico ente degno di vera considerazione intellettuale, che “noi non
siamo altro che macchine prive di anima, il cui comportamento è determinato solo dalla nostra storia
biologica e molecolare e dall’insieme dei sistemi di difesa di specie che l’essere umano ha messo a
punto nel corso dei millenni”. La filosofia di Angela, proclamata come una sorta di trattato di
ecumenismo scientista, è che l’unica fonte di verità a cui l’uomo può rivolgersi, è la scienza
stessa, ma una scienza intesa riduttivamente, “ridotta all’osso della pura razionalità empirica”, il
cui messia è lo sviluppo tecnologico. Ecco il secondo fattore-idolo della filosofia Angeliana: la
“tecnologia”, unica fonte di liberazione e di speranza di felicità per l’uomo.
Eppure, Piero Angela non ha creato lui questo credo riduzionista e negatore di ogni altra possibile
entità interlocutoria alla scienza ufficiale; Angela è, a sua volta, discepolo di una vera e propria
scuola di pensiero della quale ha deciso di farsi divulgatore massmediale operando una scelta di
vita a cui sacrificare, spesso, etica, obiettività, senso del rispetto ed umiltà. Alludo alla
“Humanist Asociation” ed alla “International Humanist and Ethical Union”, organismi in cui
confluiscono scienziati e pensatori laici strettamente e pedissequamente razionalisti, assolutamente
atei. Fin dal 1899, del resto, esisteva la RPO, “Rationalist Press Association”, di indirizzo
drasticamente scettico, a cui aderirono personalità del calibro di Bertrand Russell. Fu proprio
dalla RPO che nacque, in seguito, la “Humanist Association”. Queste istituzioni avevano ed hanno,
come scopo primario, quello di proporre la scienza razionalista come vero e più importante
riferimento di tutta la società, sia in senso politico che culturale. Si tratta di una vera e
propria crociata ideologica, volta a promuovere la supremazia della scienza razionalista e
positivista su ogni altro tipo di pensiero e di costrutto filosofico, glissando senza tanti scrupoli
su tutti i sistemi filosofici, sociobiologici, addirittura sui concetti base del Darwinismo o sui
costrutti della filosofia accademica, per diffondere, al loro posto, il vangelo della scienza.
Altre associazioni europee, come la “Hunion Rationaliste Francaise”, o l’italiana “Unione degli Atei
Razionalisti”, sono i referenti principali a cui si ispira l’azione “missionaria” di Piero Angela.
Come ben sappiamo, ad un certo punto della sua carriera di divulgatore scientifico informato a
questa scienza feticcio, egli si è sentito una sorta di “unto del Signore”, oppure possiamo dire,
meno retoricamente, investito del dovere di trapiantare in Italia queste correnti di pensiero
purtroppo dominanti nella maggioranza di coloro che costituiscono la “scienza ufficiale”, ed ha
fondato il CICAP, un comitato ateo-razionalista nel quale far convergere ideali e metodi che lui
stesso aveva già da tempo abbracciato.
Purtroppo, il secondo di questi fattori, quello relativo ai “metodi”, è quanto di meno democratico
possiamo immaginare. Partendo dalla presunzione che “solo la scienza ufficiale ha il diritto di
possedere l’accesso alla conoscenza e le chiavi della sua divulgazione alla società”, ogni codice di
etica e di democratico esercizio del libero pensiero viene soffocato, anzi, ad esso vengono negate
ogni dignità e considerazione. Cade l’onestà, cade l’obiettività, si dimenticano rispetto ed umiltà.
La “missione” è più importante… È la scienza, con le sue scoperte, con la sua salvifica
tecnologia, ritenuta capace di creare addirittura la felicità in un qualche avveniristico ed
artificioso modo, a detenere l’oligarchico potere sul pensiero, sulla ricerca della verità… Ogni
altra speculazione, ogni tentativo di evasione da questo schema, è visto come manifestazione di una
risibile inferiorità, di una patetica ingenuità. E il motto, ossessionante, subliminale quasi, che
risuona nel sottofondo di ogni libro, di ogni programma e di ogni iniziativa divulgativa di questo
“missionario” è: “Attenzione! La scienza siamo noi… Non c’è che illusione all’infuori di noi, non
c’è che truffa…! Siete macchine biologiche e la vostra unica felicità starà nello sviluppo di un
progresso tecnologico di cui noi soli possediamo le chiavi di conoscenza…”. Come se l’umanità non
avesse millenni di “altre scienze” alle spalle; epoche intere di meravigliose creazioni del
pensiero…!
L’Homo Sapiens Sapiens doveva evolversi dunque fino a questa consapevolezza?
Quella di rigettare come inutili tutti i suoi passati percorsi esperienziali di conoscenza del
Tutto, di connessione con l’Universo in senso totale, energetico ed evolutivo? Quella di scoprirsi
nudo di fronte alle sue “paure del buio” ed in balìa delle creazioni fantasiose e disparate che da
esse scaturiscono…?
No. Di certo non è così! Io che scrivo non sono un illuso di più di quanto lo siete voi che leggete.
Credo anzi, di essere fin troppo consapevole che il sig. Piero Angela ed il sistema ideologico che
diffonde con spirito di assoluta dedizione missionaria, adottano la falsità come mezzo per la
propria affermazione. Quella che vogliono instaurare è una dittatura sul libero pensiero, ma
chiedere loro di uscire da questa personale “logica” è un’utopia: questa è la loro forma di
diffondere quel “progresso” in cui credono. Un progresso ritenuto tanto unico, inderogabile e
basilare per cui il fine giustifica i mezzi; un “progresso” che non accetta contraddittorio poiché
ritenendosi la “loro” scienza come l’unica forma di costrutto conoscenziale da cui può scaturire la
verità assoluta, chi non la condivide o non la capisce “non può”, per soggettiva ed intrinseca
ignoranza, avere diritto di opposizione. Da qui nascono i monologhi di fatto che possiamo constatare
in tante deprimenti trasmissioni televisive che Piero Angela ed affini propongono in merito ai temi
della “non scienza”; da qui nascono tutte le artate falsità, parzialità, i proclami di condanna ed i
meschini insulti rivolti a uomini che hanno scelto, anche da un punto di vista professionalmente
accademico, di seguire forme alternative di scienza, forme diverse di sapere, che vengono ritenute
basilari oppure complementari a ciò che la scienza ufficiale ci dice. La convivenza non è stata mai
accettata da nessuna religione monoteista ed oligarchica.
La missione di Piero Angela è quella di uniformarci, a qualsiasi costo, alla devozione per la
scienza del razionalismo ateo, anche quando questo non riesce a spiegare un gran numero di eventi.
Chiede una fiducia che noi non possiamo dargli; chiede una delega che noi rifiutiamo di
attribuirgli. In primo luogo, perché “siamo tutti uguali, siamo tutti spiriti liberi”, in cui la
scintilla della conoscenza può accendersi in ogni momento ed in ogni individuo; in secondo luogo,
perché anche noi crediamo in quello che facciamo e non siamo affatto propensi ad ipotecare il futuro
in nome di un progresso asettico che vorrebbe fare di noi solo sofisticati androgini in un mondo di
casuale meravigliosità. È un controsenso inaccettabile.
Forse la tecnologia, un giorno, ci renderà molto più longevi, molto più sani, quasi immortali…
Forse nuove e grandi conquiste riusciremo a fare per il benessere globale. Ma la realtà, quella
vera, non sarà mai differente da quanto sta accadendo ora qui, mentre sto digitando su questa
tastiera: “È UNO SPIRITO LIBERO, NON SOLO BIOLOGICO, CHE SENTE EMOZIONI, SBAGLIA MAGARI, MA VIVE DI
PROPRIA VITA, CHE DÀ UN SENSO AL MOVIMENTO DELLE PROPRIE DITA.” Il mio cervello ha colto la
staffetta e me l’ha passata. Credere che l’abbia creata solo lui è un abbaglio deleterio, lo stesso
che soffoca, nell’arroganza di una presunzione-gabbia, lo spirito di chi, forse, esorcizza con
l’intolleranza la sofferenza di non riuscire a percepire la consapevolezza del Sé…
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