Pietro Ubaldi e la sua “Grande Sintesi”

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Pietro Ubaldi e la sua “Grande Sintesi”

(di Stefano Beverini)

Pietro Ubaldi e la “Grande Sintesi”: il Maestro e l’Opera. Grande medium, nel senso di
intermediario tra l’uomo e la Trascendenza che ci governa, riuscì a fondere in una sintesi logica e
unitaria la scienza e lo spirito. Nato a Foligno nel 1886, laureato in giurisprudenza, Pietro Ubaldi
esercitò dapprima in un proprio studio legale. Negli anni Venti venne espropriato di tutti i beni
della famiglia, cambiò lavoro e trasferitosi a Modica, insegnò l’inglese, una delle cinque lingue
che conosceva perfettamente. Quindi, dal 1932, insegnerà a Gubbio, per poi trasferirsi
definitivamente in Brasile, nel 1952. Vi morirà vent’anni dopo. L’evento che modificò la sua vita fu
inatteso e improvviso. Era il 24 dicembre 1931. Udì una voce, dentro di lui e nel contempo a lui
stesso estranea:

«Nel silenzio della notte sacra, ascoltami. Lascia ogni sapere, i ricordi, te stesso; tutto
dimentica, abbandonati alla mia voce, nel silenzio più completo dello spazio e del tempo. In questo
vuoto odi la mia voce che dice: sorgi e parla, sono Io! Esulta della mia presenza: essa è un gran
premio che hai duramente meritato; è quel segno che tanto hai invocato di quel più grande mondo nel
quale io vivo e in cui tu hai creduto. Non domandare il mio nome, non cercare di individuarmi. Non
potresti, nessuno potrebbe. Non tentare inutili ipotesi. Tu mi conosci lo stesso!»

Era iniziata la medianità di Pietro Ubaldi: intellettiva, ultrafanica, ispirata… Addirittura
c’è chi afferma che la sua, medianità non fosse. E’ certo, però, che dal mistero della sua anima
nacque quel libro ponderoso intitolato “La grande sintesi”. La materia, l’energia e lo spirito sono
le tre manifestazioni della Sostanza: è l’Assoluto che appare nella sua trinità.

Questa è l’idea fondamentale, sviluppata poi attraverso le mille sfaccettature scientifiche e
filosofiche esposte in successivi ventitré volumi: l’opera del Maestro riguarda buona parte dello
scibile umano.

– La materia e lo spirito –

Per quanto riguarda la scienza – cito brevemente qualche punto – la materia viene presa in
esame quale prodotto di disfacimento di universi precedenti: essa muore come materia, risorge come
energia, per trasformarsi nel fenomeno della vita. Vediamo nascere, per disgregazione atomica,
l’energia quale seconda forma dell’universo fisico: la forza di gravità, la radioattività, la luce,
il calore, il suono… e, in una sequenza sempre superiore, l’attività vitale.

Come la materia muore per disgregazione atomica e nasce l’energia, così questa si trasforma per
“disgregazione dinamica” e nasce la vita. L’elettromagnetismo modifica l’equilibrio elettrico tra il
nucleo e gli elettroni, nei primi elementi (idrogeno, carbonio, elio, eccetera) e nasce un nuovo
movimento, non più rotatorio o ondulatorio, ma vorticoso.

Viene così stabilita la traiettoria dei moti che sottintendono il fenomeno: una spirale a volute
concentriche, con ritorni ciclici e continui superamenti. Dalla materia si giunge infine – per
evoluzione – dopo aver attraversato le fasi vegetale e animale, alla coscienza dell’uomo, che
diverrà supercoscienza, fino a raggiungere la condizione, per noi inconcepibile, di unificazione
con la Divinità. Quindi, sintesi di scienza – come già affermato – ma anche sintesi di spiritualità.

«Nel mondo della materia abbiamo, prima, i fenomeni; poi, la vostra percezione sensoria e,
infine, attraverso il vostro sistema nervoso convergente in quello cerebrale, la vostra sintesi
psichica: la coscienza. Il vostro materialismo non ha errato vedendo in questa coscienza un’anima
figlia della vita fisica e con essa destinata a morire. Ma essa non è che una psiche di superficie,
risultato dell’ambiente e dell’esperienza, preposta alle soddisfazioni dei vostri bisogni immediati
e il cui compito si esaurisce nel guidarvi nella lotta per la vita. Se scendiamo nel più profondo,
troviamo la coscienza latente… A questa coscienza più profonda appartiene quella intuizione, che è
il mezzo percettivo a cui è necessario poter giungere, perché possa avanzare la vostra conoscenza.
La vostra coscienza latente è la vostra vera anima eterna, quella che preesiste alla nascita e
sopravvive alla morte corporea.»

Perciò, mentre l’ individualità è collegata all’essenza immortale, la personalità è una
struttura psichica assunta da ogni individuo, nel corso delle esperienze della sua vita. Esperienze
che implicano i rapporti con il prossimo, e quindi la personalità viene anche definita “io sociale”.
Dopo la morte, ciascuno si libererà progressivamente della propria personalità, conservando
l’individualità.

– Determinismo e libero arbitrio –

Il determinismo della materia, per Pietro Ubaldi, gradatamente evolve nel libero arbitrio della
coscienza, via via che questa si sviluppa. Il concetto è analogo a quello esposto in tutta la
letteratura medianica più qualificata: il libero arbitrio non è un fatto costante e assoluto, in
conflitto insolubile con il determinismo delle leggi della vita, ma è un fatto progressivo e
relativo al diverso livello che ciascuno ha raggiunto.

«Di fronte alla volontà della legge voi avete la volontà del vostro libero arbitrio, ma è
volontà minore, arginata, circoscritta da quella volontà maggiore; voi potete agitarvi a vostro
piacere, ma come entro un recinto e non oltre. Più progredite e più largamente potreste cadere per
la maggior libertà, se il più avanzato stato di progresso non fosse protetto da una proporzionata
conoscenza.»

Infatti, se un individuo poco evoluto avesse tanta libertà, moverebbe tante cause che lo
soffocherebbero. Inoltre lo spirito, nella sua evoluzione, s’innalza oltre la materia, liberandosi
progressivamente delle scorie più grossolane. «La materia, l’universo stellare, è un’isola
emersa dal livello delle acque dell’universo inferiore. La seconda pulsazione ha prodotto
un’emanazione più alta: l’energia; la terza una utilissima per voi: lo spirito. Così la sostanza si
muta di forma in forma, e le individuazioni dell’essere salgono di sfera in sfera, appaiono
provenienti dall’infinito, nel vostro universo concepibile, scompaiono immerse nell’infinito … Il
ciclo torna su se stesso, ma sempre con un piccolo spostamento progressivo di tutto il sistema.»

E ancora, col simbolo del seme, si richiamano alla memoria antiche tradizioni religiose. Come
lo gnostico Basilide, che concepiva la creazione come un seme comprendente tutte le cose, sorte poi
per evoluzione, così Ubaldi:

«La creazione tutta è fatta e funziona per germi, a cui segue uno sviluppo. Vedete che ogni
esistenza è figlia di un seme, che ogni fenomeno è contenuto potenzialmente in un germe: legge che
ritrovate sia nell’evoluzione, sia nell’involuzione degli universi. Il seme dei vostri atti è nel
vostro pensiero, e ogni azione vi dà un seme più complesso, capace di produrre un’azione più
complessa.»

Un seme più complesso, capace di produrre un’azione più complessa… Queste parole un po’
enigmatiche implicano il concetto di karma: la legge spirituale di causa e di effetto. Le teorie
relative al karma sono varie. Per alcune religioni indiane esso è il risultato delle azioni compiute
che, a seconda del loro valore morale, può essere negativo (come punizione) o positivo (come
premio). Tale effetto si attua nel corso della catena delle esistenze (samsâra).

Quindi, secondo le dottrine reincarnazioniste, ogni azione porta con sé un karma – un premio o una
punizione – in questa o in una futura esistenza. Secondo alcuni orientamenti, soprattutto in
riferimento ai messaggi della migliore medianità intellettiva, il karma assume un significato più
esteso, oltre il concetto di bene e di male, di premio e di castigo; e tende a esprimere la
completezza delle esperienze che l’individuo deve compiere all’interno della materia. Pertanto le
esperienze negative che la vita impone a ciascuno di noi dovrebbero essere affrontate più
serenamente, e considerate come una prova finalizzata all’ampliamento della coscienza, del
“sentire”.

«I vostri atti vi inseguono nei loro effetti, irresistibilmente, per legge di causalità; e la
loro spinta è data dalla potenza che a quegli atti imprimeste, proporzionata e della stessa natura
benefica o malefica dell’impulso a voi dato. E’ inutile la ribellione, l’ira, l’invidia per altre
posizioni sociali, l’odio di classe: poiché ogni posizione è sempre la giusta, è la migliore per il
proprio progresso. Vi ho dimostrato la presenza di una giustizia sostanziale nonostante tutte le
ingiustizie umane, che non sono che esteriori e apparenti. E allora ognuno dovrà star contento del
suo stato e adoperarsi per lavorare nelle condizioni in cui il destino lo pose. L’impianto di una
vita avviene per voi fuori della volontà e della coscienza dell’individuo, è operato dalle forze
della Legge. E se così non fosse, che vi indurrebbe, senza possibilità di fuga, a subire le prove
necessarie al vostro progresso? … Nell’evoluzione non si può isolare un campo dall’altro, ma tutti
i fenomeni sociali debbono concepirsi fusi in un’etica superiore…»

– Per un mondo migliore –

E prosegue, con parole che verrebbero senz’altro derise dagli ambiziosi giovani rampanti con
accessori griffati, che apprezzano soprattutto la lotta e la corsa per il prestigio sociale: per
questo traguardo “ogni mezzo è valido”. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio, e ciò che oggi possono
trovare stimolante, domani potrebbe ritorcersi contro di loro. Le logoranti gare di emulazione,
protratte troppo a lungo nel tempo, si rivelano esiziali e alienanti.

Possiamo osservare, nel mondo economico, tanti grandi e piccoli specchi di miserie ed egoismi
umani. Condizioni di lavoro dettate dal bisogno, opprimenti e con ritmi di esecuzione sempre più
elevati. Maggiori tensioni tra i lavoratori. Finanzieri e industriali senza scrupoli… E’ purtroppo
tristemente anacronistica la concezione di Pietro Ubaldi del lavoro quale funzione sociale, quale
missione, quale necessità morale prima che necessità economica, quale potenza di coesione sociale.
Tristemente anacronistica – dicevo – in tempi in cui viene privilegiata la produttività strettamente
connessa all’utile economico riservato a una ristretta minoranza. Tutto ciò a detrimento di ben
altri valori morali. Potrei proseguire: mi sono limitato a qualche spunto di riflessione, ma ben
altro e di più vi sarebbe da dire su Pietro Ubaldi e la sua opera, sempre più attuale ora che stiamo
per giungere al terzo millennio. Verso il terzo millennio… con la speranza di un mondo migliore.
Ma a nulla valgono le sofisticate innovazioni tecnologiche, se non si risolvono i problemi più
semplici del vivere insieme.

Pietro Ubaldi ci indica la necessità di cambiare rotta, di attribuire maggiore importanza all’essere
umano. L’uomo, però, dovrà agire: con coscienza e senza interessi egoistici, per un mondo
migliore…

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