Piogge artificiali: vantaggi immaginari e sofferenze reali

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Piogge artificiali: vantaggi immaginari e sofferenze reali

di Caitanya Carana Dasa

“Piogge artificiali danno sollievo al Maharashtra.”
Recentemente titoli come questo sono apparsi spesso sui giornali indiani. Questi titoli sono
accompagnati da accattivanti immagini di un leader politico e di uno scienziato che volano in
aeroplano spargendo uno spray chimico sulle nuvole per far cadere la pioggia. Per le persone
tormentate da una prolungata scarsità d’acqua, le piogge artificiali appaiono come una viva
dimostrazione del potere della tecnologia di alleviare le sofferenze degli uomini causate dalle
stravaganze della natura.

Se guardiamo più da vicino, tuttavia, vedremo un quadro assai diverso da quello pubblicizzato. Tanto
per cominciare, la definizione “piogge artificiali” è ingannevole; tutto quello che gli scienziati
fanno consiste nello stimolare la caduta della pioggia da nuvole che si sono formate naturalmente.
Al contrario di quanto viene pubblicizzato, inseminare le nuvole, come viene chiamata
quest’operazione, può invece non offrire alcun sollievo alle zone soggette a siccità, dove in
generale non ci sono nuvole. Inoltre i comuni cumuli di nuvole — il tipo di nuvola presente più
spesso nel cielo — sono troppo piccoli per produrre una qualsiasi pioggia significativa per mezzo
dell’inseminazione.

In più, a causa degli imprevedibili movimenti dei venti, nessuno può controllare dove l’operazione
d’inseminazione delle nuvole provocherà le piogge. Il metereologo americano Chuck Doswell spiega che
a livello di terreno, l’altezza di pioggia derivante da una tipica nuvola bersaglio
dell’inseminazione — una nuvola abbastanza estesa, alta dieci chilometri e di pari diametro — è
dell’ordine di un quarto di millimetro. Non un grande risultato — sufficiente solo per bagnare il
marciapiede. Pertanto è necessario valutare seriamente se i 5.6 crore di rupie (1.24 milioni di
dollari americani) che il governo del Maharashtra ha speso per il Progetto Varsha abbiano un ritorno
proporzionato. Inoltre, non sono stati fatti studi completi sui probabili effetti collaterali
dell’inseminazione delle nuvole, che scienziati americani come Johnny Micou affermano possano
causare inondazioni, tornado, assenza di piogge e tossicità dovuta allo ioduro d’argento.

L’inseminazione delle nuvole porta benefici discutibili e può essere dannosa. Usarla su aree
pubbliche è come provare una droga non sperimentata sugli uomini — e far pagare loro il costo sia
della droga sia degli effetti collaterali. Un agire da incoscienti, non è vero?

LA NOSTRA DIPENDENZA DALLA NATURA

Mentre il desiderio di ridurre le sofferenze delle aree soggette a siccità non è sbagliato, il
metodo della forzata estorsione della pioggia dalle nuvole è discutibile. Per lungo tempo la scienza
ha creduto che comprendere la natura significhi poterla controllare. Stiamo però scoprendo che
avremmo maggior successo cooperando con essa. Il nostro armeggiare con la natura ne altera
l’equilibrio ed è spesso causa di calamità.
La reale grandezza delle forze naturali è terrificante come lo è la nostra dipendenza da loro. Sulla
rivista scientifica Nature (15 maggio 1997), i ricercatori dell’Università del Maryland hanno
presentato al mondo “un conto da pagare alla natura” da 16 a 54 trilioni di dollari all’anno per le
risorse naturali e i materiali grezzi che noi prendiamo da essa: cibo, acqua, aria, legname, pietre,
metalli, gioielli, petrolio e via dicendo. Il nostro conto cosmico verso il sole non è da meno. Lo
scienziato americano Dr. Edwin Kessler ha calcolato che se dovessimo pagare cinque centesimi per
kilowatt/ora (un prezzo assai conveniente) per l’energia fornita dal sole ogni giorno allo Stato
dell’Oklahoma, il costo sarebbe di circa 60 bilioni di dollari al giorno.

È LA COSCIENZA CHE CONTROLLA LA NATURA

La scienza vorrebbe farci credere che i cambiamenti cosmici governano le forze della natura. I testi
vedici considerano quest’affermazione ingenua e grossolana. La scienza vedica afferma l’esistenza
nel cosmo non solo degli elementi fisici e delle forze, ma anche dell’elemento coscienza, in
particolare di una suprema intelligenza cosciente dietro tutto.
L’idea di un’intelligenza cosciente che dirige la natura sta diventando sempre più accettabile dal
punto di vista scientifico. Molti scienziati dubitano che la natura possa essere spiegata solo in
termini meccanicistici. Quanto più gli scienziati studiano la natura, tanto più rimangono stupefatti
dal suo meraviglioso ordine, dalla sua terrificante energia, dalla sua incredibile complicatezza e
magistrale armonia.
“Chiunque sia seriamente impegnato nello studio della scienza” scriveva Albert Einstein, “si
convince che nelle leggi della natura si manifesta uno spirito — uno spirito immensamente superiore
a quello dell’uomo.”

GIARDINAGGIO CON I DEVA

Un’evidenza empirica crescente sta confermando questa affermazione. “La coscienza controlla la
natura” è alla base del lavoro dei giardinieri della New Age che ricercano un’intima relazione con
le loro piante e le loro colture come mezzo per raccolti più abbondanti. La comunità agricola di
Findhorn in Scozia, che coltiva fiori meravigliosi e vegetali su un terreno brullo e sabbioso, ne è
un vivido esempio. Dorothy Maclean, un membro della famiglia originale che negli anni sessanta dette
inizio alle colture a Findhorn, spiega il segreto del loro modo di coltivare: ella comunica
telepaticamente con gli spiriti della natura e con i “deva” responsabili del giardino e tutte le
operazioni di coltivazione vengono fatte in base alle loro istruzioni. Molte persone sono
probabilmente scettiche su quest’affermazione, ma la miracolosa abbondanza è ben documentata ed è lì
perché ognuno possa vederla — e questo sfida le tradizionali nozioni scientifiche. Quest’idea sta
diventando popolare: oggi tutte le librerie alla moda della città possono fornire alcuni manuali di
giardinaggio con i deva.

SAGGEZZA VEDICA

I testi vedici non solo affermano che, Dio, come supremo essere cosciente, controlla tutti i
fenomeni naturali, ma sottolineano la necessità di entrare in armonia con Lui. Come cittadini
dell’universo dobbiamo ubbidire al governo cosmico capeggiato da Dio e pagare tasse cosmiche per le
comodità universali della luce, del calore, dell’aria e dell’acqua. Il metodo tradizionale vedico di
pagare le tasse cosmiche si svolge attraverso complicati sacrifici del fuoco (yajna) accompagnati
dal canto perfetto di particolari mantra.
Ad un esame superficiale, gli yajna possono apparire come un enorme spreco di risorse: ghee, seta e
cereali vengono messi nel fuoco. Ma i seguaci della cultura vedica offrono oblazioni nel fuoco sacro
per soddisfare il controllore cosmico e ricevere in cambio con abbondanza tutti i doni della natura.
La prova dell’autenticità dello yajna è la prosperità che ne deriva. La prosperità dell’antica India
è descritta sia nella letteratura vedica sia da molti eruditi e storici. La prosperità dell’India
dovuta all’agire in armonia col cosmo è durata fino a pochi secoli fa. Esperti della scienza vedica
affermano che la trascuratezza e il rifiuto dei princìpi vedici da parte degli Indiani moderni è
stata la causa dell’attuale decadenza dell’India.

UNA SOLUZIONE SPIRITUALE

La scienza vedica rivela così la vera causa della presente crisi dell’acqua: la mancata cooperazione
con il governo cosmico. Il tentativo di estorcere l’acqua dalle nuvole è un ladrocinio d’elevata
tecnologia. Come accade ad un comune ladro, possiamo trarne qualche vantaggio, ma alla fine sarà
causa di sofferenze. Abbiamo constatato questo in altri campi. Per esempio noi facciamo aumentare i
raccolti per mezzo di fertilizzanti, ma finiamo con l’avere una terra sterile; diamo agli animali
cibi artificiali per farli ingrassare e finiamo con la malattia della mucca pazza. Cercare di non
pagare il nostro conto universale non è davvero conveniente.

Per i tempi moderni, i testi vedici consigliano un metodo più pratico degli yajna del fuoco per
pagare i conti cosmici. Nell’attuale era di Kali il sacrificio vedico raccomandato è la
glorificazione sonora del Signore Supremo, come è confermato nella Bhagavad-gita (10.25), dove Sri
Krishna dice, yajnanam japa-yajno ‘smi: “Tra i sacrifici lo sono il canto dei santi nomi.” Per noi
non dovrebbe essere difficile stabilire un rapporto con la tecnica del controllo della materia per
mezzo del suono. La maggior parte di noi ha sicuramente sentito parlare dei ventilatori che si
accendono e si spengono con il battito delle mani. Dal punto di vista vedico questo tipo di
tecnologia del suono è rozza e rudimentale. La tecnologia del suono o più precisamente la tecnologia
dei mantra di cui parlano i testi vedici è di un livello di sofisticazione tale che la scienza
moderna è ancora lontana dal capire pienamente. I mantra sono suoni potenti accordati con vari
fenomeni naturali e con le divinità responsabili che li controllano. Perciò il canto dei mantra
vedici può armonizzare la moderna società con la situazione cosmica ed in questo modo realizzare uno
sviluppo sostenibile. Il mantra che fa più piacere al Signore Supremo e pertanto in grado di
soddisfare tutti i nostri doveri è il maha-mantra: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare
Hare Hare Rama Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.

È UNA FEDE CIECA?

L’idea di cantare i mantra per far piovere è difficile da digerire, ma diventa molto meno difficile
non appena riconosciamo la saggezza dell’idea che è Dio il controllore della natura. E se osserviamo
la natura con attenzione, quest’idea è difficile da evitare.
Per esempio consideriamo il sistema naturale di rifornimento dell’acqua. Milioni di litri d’acqua si
spostano per via aerea con le nuvole. Il progetto di queste riserve d’acqua è così meraviglioso che
un aeroplano può attraversarle senza che esse perdano acqua. Inoltre, le variazioni di pressione e
di temperatura trasformano il vapore d’acqua in goccioline che si condensano per formare la pioggia.
Ma le gocce di pioggia possono crescere solo fino ad una certa misura. Se le gocce di pioggia
divenissero troppo grandi, la pioggia distruggerebbe la vita invece di sostenerla. Normalmente però
le gocce di pioggia cadono nella giusta misura e con dolcezza, senza danneggiare neanche un filo
d’erba.

È necessaria una fede cieca per credere che questa meravigliosa benefica regolamentazione avvenga da
sola, per caso. Non deve meravigliare allora che il famoso fisico Kelvin dicesse: “Se riflettete
profondamente, la scienza vi obbligherà a credere in Dio.”
Una volta superato l’ostacolo intellettuale di comprendere che Dio controlla la natura, si può più
facilmente capire l’effetto dei mantra sui fenomeni naturali. Proprio com’è necessario conoscere la
scienza medica prima di comprendere come fa una medicina messa in bocca ad alleviare il dolore ad un
piede, parimenti abbiamo bisogno di conoscere una scienza di più alta dimensione, prima di poter
comprendere come la tecnologia dei mantra possa attivare la pioggia.
Dovremmo cooperare con la natura attraverso la delicata scienza dei mantra invece di costringerla
alla sottomissione per mezzo della scienza. John Milton ha quindi saggiamente detto nel suo Paradise
Lost: “Non accusare la natura, essa ha fatto la sua parte; tu pensa a fare la tua.”

(da Ritorno a Krishna di novembre-dicembre 2004)

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