PIRAMIDI E NUMERI

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PIRAMIDI E NUMERI

di Daniela Bortoluzzi

Il progresso tecnologico non ha bisogno necessariamente d’andare di pari passo con la saggezza
spirituale. La civiltà” moderna ne è prova. Oggi l’uomo moderno è spiritualmente cieco e cerca
risposte da un passato che coltivava la saggezza, perché sta vivendo quella che qualcuno ha definito
l'”Età della Rivelazione della Conoscenza Nascosta”.

Un giorno o l’altro anche noi potremo ricordare “consapevolmente” e prendere a modello l'”Età”
dell’oro” di molto tempo fa, come faceva la maggioranza delle culture antiche. Il ciclo è: Età”
dell’oro – Età” buia – Età” dell’oro. L’eterna lotta tra luce e oscurità”.
La decodificazione degli antichi monumenti è un passo per ricordare e imparare…

Uno dei più grandi misteri al mondo è rappresentato dalle decine di migliaia di piramidi e tumuli di
terreno disseminati su tutto il nostro pianeta (e magari non solo sul nostro).
Mentre la mente dell’osservatore, ammirato e incuriosito da queste strutture enigmatiche, si perde
in un mare di domande senza risposta, quella del ricercatore cerca le domande giuste… perché sa
che le domande sbagliate non portano mai a risposte appropriate.
Lo stesso Edgar Cayce, durante una sua intervista, rispose alla domanda se avremmo mai scoperto il
mistero della Grande Piramide, affermando che per scoprirlo, prima dovremo capire le precessioni
matematiche della Terra.
Dunque: matematica e mappe. E domande giuste, come ad esempio: “perché i monumenti sono ‘dove’ sono,
e sono progettati nel modo in cui sono progettati”.
Grazie a domande di questo tipo e alla determinazione di alcuni archeoastronomi e archeocriptografi,
forse è tornata alla luce una semplice “formula”, che fu adottata dagli architetti dei monumenti per
progettare e costruire numerosi templi.
Questa formula – un vero e proprio codice – si basa sui numeri presenti in due elementi:
architettura (numero degli angoli, delle terrazze, dei gradini, delle scalinate ecc.); ubicazione
della costruzione (gradi, minuti e secondi di latitudine e longitudine).
Diamo per scontato che gli antichi astronomi e ingegneri avessero individuato un “Meridiano 0”, per
adattare ad esso la longitudine. E, di conseguenza, conoscessero e avessero a disposizione la
griglia delle coordinate terrestri. E che il loro “Meridiano 0” passasse attraverso Giza, in Egitto,
così come oggi il “nostro” passa attraverso Greenwich. Giza fu scelta probabilmente perché si trova
al centro geografico della massa di terra emersa e forse anche perché il Nilo scorre proprio da Nord
a Sud, lungo quella linea di longitudine immaginaria…

Per illustrare questa teoria, si è provato a decodificare la più “semplice” delle piramidi, ovvero
quella di Kukulkan a Chichen Itza, nella penisola dello Yucatan.
Questo monumento costruito a terrazze, la cui forma è piuttosto diversa da quella delle piramidi
egiziane, ha invece lo stile ricorrente comune a tutte quelle Mesoamericane.
La piramide ha 9 terrazze; il numero 9 è dunque il primo da usare con la formula del processo di
decodificazione.
Il secondo numero è 365. Kukulkan ha 4 scalinate, una su ogni lato del monumento, e in ogni
scalinata ci sono 91 gradini. Moltiplicando 91 per 4 si totalizzano 364 gradini e con la piattaforma
della sommità” della piramide (che è il 365° gradino), si ottiene il secondo numero, 365. Ci sono 4
lati e 4 scale. Ora che abbiamo individuato tutti i numeri dell’architettura, possiamo mettere
insieme la formula di decodificazione: 9 terrazze x 365 gradini x 4 lati x 4 scalinate = 52.560;
52.560 si ottiene anche moltiplicando i numeri delle antiche coordinate di griglia di Kukulkan: 119°
x 42′ x 10,51620648” = 52.560.
Quando furono costruite le piramidi del mondo, le loro longitudini furono calcolate da un “Meridiano
0″ molto antico (0/360° di longitudine) che correva da Polo a Polo attraverso la Grande Piramide di
Giza. Questo si trovava esattamente a 31° 08′ 00.8” longitudine Est dal nostro “Meridiano 0” di
Greenwich (Fattore di 31° 08′ 00.8″ di variazione longitudinale).
I tre numeri indicati in precedenza (119, 42 e 10,51620648) sono quindi gli elementi della
longitudine originale di Kukulkan da moltiplicare per la sua longitudine di griglia (indicata nel
“messaggio: 4-4-9-365”) registrata nel Kukulkan stesso.
E se gli archeocriptografi hanno ragione, la stessa formula dev’essere stata applicata in molte
altre piramidi e tumuli di terra. Sono stati decodificati quasi 300 tra tumuli di terra e piramidi
in alcuni dei quali sono stati riscontrati calcoli che hanno richiesto multipli di p e costanti
numeriche…

COINCIDENZE
Durante un popolare programma televisivo italiano, un ospite che definiremo eufemisticamente
“scettico”, ha voluto osservare con una certa subdola astuzia che se una persona si mettesse a
cercare le coincidenze matematiche, queste si potrebbero trovare senza difficoltà”. Siamo
perfettamente – ma non assolutamente – d’accordo sul fatto che talvolta questo sia possibile,
specialmente se conosciamo già” i risultati finali…
Nel suo libro edito in Italia da Avverbi col titolo: “Flim Flam! Fandonie, Sensitivi, Unicorni e
altre illusioni”, lo scrittore scettico James Randi fa questo esempio: il Monumento di Washington è
alto 555 piedi e 5 pollici, la base è 55 piedi quadrati e le finestre sono a 500 piedi dalla base.
Moltiplicando 5 volte il numero dei mesi dell’anno per la base, si ottiene 3.300, il peso della
pietra della sommità”…
Anche se i 5 sono molto più facili da trovare che dei numeri che diano 52.560, siamo d’accordo sul
fatto che si possa giocare coi numeri in modo da far saltar fuori quelli che ci servono per
dimostrare intenzionalmente qualcosa…
Ma non dobbiamo farci distrarre dal fin troppo evidente tentativo di dirottamento dal nostro
percorso di ricerca; non c’importa se saremmo capaci di farlo. Il nocciolo della questione, in
questo caso, è un altro: gli antichi costruttori intesero farlo? Esiste un’ignota informazione
codificata numericamente?
Se così fosse, questo significherebbe che anticamente Egitto, Europa e Americhe condividevano un
sofisticato e identico sistema di calcolo delle coordinate di griglia. E che gli architetti, dopo
aver deciso opportunamente dove edificare un tempio esaminando la griglia sulla mappa,
moltiplicavano i tre numeri delle coordinate. A questo punto, erano in grado di pianificare il
progetto definitivo, le cui caratteristiche architettoniche avrebbero indicato i numeri da
moltiplicare per quello stesso prodotto.
Si è provato a decodificare, con lo stesso sistema, il sito di Stonehenge. In questo caso, si
potrebbe spiegare come mai il cerchio che forma il perimetro del complesso monumentale sia composto
esattamente da 60 pietre. Stonehenge è localizzato a 51° 10′ 42,35294118” di Latitudine Nord: 51 x
10 x 42,3529 = 21.600. Applicando la formula, 60 pietre x 360 gradi in un cerchio = 21.600.
Chiamiamola pure coincidenza, se vogliamo…

L’ALFABETO DEI NUMERI
Per capire l’importanza che numeri hanno rappresentato per le menti antiche, basta pensare alla
Gematria, una scienza antichissima che consisteva nel trascrivere le lettere associandovi specifici
valori secondo il loro ruolo numerico o il loro posto nell’alfabeto. Era nota con questo nome presso
gli antichi Ebrei, mentre era chiamata “Isopefia” dai Greci; gli Arabi la definivano “Hisab al
jumal” e i Cinesi “Ha-doz”.
Se noi oggi vediamo i numeri esclusivamente come un’espressione di quantità”, per gli antichi
ciascun numero possedeva invece un’identità” vera e propria e perfino un carattere; spesso indicava
il punto di passaggio da una dimensione di comprensione aritmetica a un’altra. Questo straordinario
sistema aritmetico, detto anche Geometria Nascosta, forma il collegamento tra la Letteratura e la
Matematica. La Letteratura antica, la Metrologia (la scienza che si occupa della misurazione delle
grandezze fisiche) e la Geometria Sacra possono finalmente esser viste con occhi nuovi. Grazie ai
numeri, la crittografia diviene una Legge. I numeri biblici e le dimensioni delle strutture
architettoniche diventano asserzioni alfabetiche. La Parola (il numero) diviene Carne (dimensione)
perché i numeri sono parole.
C’è da chiedersi, però, come mai gli architetti dell’antichità” avrebbero dovuto codificare le
coordinate della griglia di un tempio… invece di guardare semplicemente una mappa e leggere il suo
luogo sulla griglia. Perché lo hanno fatto? Perché hanno voluto complicare una cosa così semplice?
Riteniamo che dovesse esserci uno scopo. Proviamo a individuarlo…
Ripensiamo alle parole di Edgar Cayce…
Mappe e matematica… linguaggio da computer!
Siamo proprio sicuri che gli antichi non disponessero di un sistema di calcolo di questo tipo?
L’assenza di prove, lo sappiamo, non significa scientificamente prova di assenza!
Un computer potrebbe marcare il luogo esatto di occultamento della leggendaria Sala dei Documenti,
sotto le zampe della Sfinge. Individuando i punti delle coordinate, potremmo finalmente avere le
prove (da sbattere sul tavolo degli accademici scettici) che John Anthony West ha sempre avuto
ragione!
I punti della griglia sono le chiavi che ci apriranno finalmente molte porte ancora chiuse della
Piana di Giza. E così scopriremo anche che le piramidi segnavano sulle mappe dei punti di griglia
speciali; le cui coordinate avevano un grande rilievo anche e soprattutto per chi solcava il cielo
con rotte aeree… proprio come afferma Zecharia Sitchin.

LA SCIENZA DEL SUONO
Il musicista e compositore J. Furia, già impegnato a trovare collegamenti tra il suono e la Grande
Piramide, la Sfinge e Coral Castle, sta provando da qualche anno ad applicare la formula di
decifrazione a una tastiera di note musicali aggiustata in modo da ottenere i numeri gematriani 144,
288, 432, 3168, cioè il numero di cicli per secondo al quale vibrano gli specifici toni.
La nota LA che noi usiamo oggi, vibra a 440 cicli per secondo. Furia suggerisce a Munck, lo
scopritore del “codice” degli antichi architetti, che la nota LA usata anticamente fosse di 432
cicli al secondo; le ottave, poi, modificano ulteriormente questi significativi valori gematriani.
Non si sentirà mai alcuna differenza fra un LA di 440 cicli e uno di 432 cicli. Lui è convinto, e i
suoi calcoli dimostrano che è nel giusto, che questa formula di decifrazione serva anche a
decodificare, almeno in parte, questi manufatti misteriosi.

Le proprietà del suono sono divenute un tema ricorrente in alcuni miei recenti articoli. Alcuni
esempi: nel villaggio indiano di Shivapur, nel cortile della moschea dedicata al Santo Sufi Qamar
Alì Dervish, c’è una pietra di oltre 60 Kg che ogni giorno viene sollevata da undici fedeli con un
dito ciascuno, ripetendo il nome del santo fino a raggiungere una certa intensità acustica.
John Worrell Kelly mise a punto migliaia di apparecchiature basate sul principio della vibrazione
per simpatia. Era in grado di far rimanere a galla nell’acqua una sfera metallica di un chilo o di
farla sollevare in aria solo mediante il suono emesso da un corno e di farla affondare o cadere
emettendo una nota differente; la “Centrifiga” di Parr e Davidson, che con l’ausilio di un “tono”
particolare riesce a ottenere l’antigravità.
Nel libro “The Lost Techniques”, l’ingegnere svedese Henry Kjellson raccontò la testimonianza di un
suo amico medico che aveva assistito a un rituale tibetano in cui era usata una serie di trombe
ordinate in un semicerchio attorno a un macigno per sollevarlo oltre una rupe di 250 metri.
Per non parlare di una fonte energeticia scoperta di recente, la “sonoluminescenza” (investendo con
ultrasuoni dell’acetone deuterato, in esso si formano delle microbolle che collassano a ben
20.000.000 di gradi Kelvin, emettendo un bagliore di luce visibile chiaramente – in acqua si ottiene
la stessa reazione a temperature 1.000 volte più basse)…
Dan Carlson, inventore del programma fertilizzante “Sonic Bloom” – un programma di musica e
specifiche frequenze per aumentare la crescita delle piante – è stato proposto per il Premio Nobel;
con il suo programma si ottengono frutti più grandi e più ricchi di nutrienti, in tempi decisamente
più brevi!
Nel famoso documentario “Il Mistero della Sfinge”, trasmesso da tutte le TV del mondo, tra le altre
cose fu illustrato anche il principio scientifico che sta dietro alla levitazione, per mezzo di
esperimenti con onde sonore che creano fonti di gravità in grado di sollevare pietre della misura di
un pisello.
Suoni anomali vengono poi associati ai megaliti delle Isole Britanniche; ho letto alcune teorie
secondo cui le pietre conficcate nel terreno sono una sorta di applicazione di agopuntura per
concentrare o bilanciare le energie della terra…
Del resto è nota l’antica sapienza dei Druidi, la loro conoscenza astronomica e la sacralità che i
Celti attribuivano alle energie terrestri.

Tornando alle piramidi messicane, quello che francamente è difficile da capire è come una cultura
come quella Mesoamericana, i cui pensieri razionali e logici produssero strutture megalitiche di
tale intrigo astronomico e matematico, praticasse il sacrificio umano, la più barbara di tutte le
abitudini.
Da una parte abbiamo le mute memorie di una cultura avanzatissima che studiava il sole e l’universo
con una sconosciuta tecnologia che, almeno apparentemente, coniugava la scienza con la magia (ma non
è forse anche la magia una scienza?). Forse i templi erano strutture multi-funzionali (non lo erano
forse anche quelle di Giza?), apparati che operavano sui principi della risonanza.
Dall’altra parte c’è la testimonianza dei cronisti spagnoli, che videro con i propri occhi i
sacrifici umani “rituali” presso i templi messicani…
Tuttavia, se è vero che le culture andine praticavano il sacrificio umano in un fanatico e
drammatico tentativo di fermare i cieli e tempo con la magia, come sembra, allora c’è da chiedersi
se non si trattasse di una tragica e letterale interpretazione di un’usanza molto più antica,
ereditata da una precedente cultura, così lontana da essere dimenticata “quasi” del tutto.
Ma proprio in quel “quasi” c’è il bandolo della matassa! Antichissime culture, su tutta la Terra,
sembrano separate, da enormi lassi di tempo, da altre ancor più antiche.
Gli antichi egizi erano certi di discendere da due precedenti e più antiche civiltà…
Le tribù native americane la cui terra include le “rovine” del popolo degli Anasazi o i tumuli di
terra dei Cahokia, riferiscono che quelle strutture erano là molto prima di loro.
Per la cronaca, in lingua Navajo “Anasazi” significa “Alieni” e, secondo le leggende locali, questo
antico popolo – vissuto tra il VI e il XIV secolo – è sparito in una notte. Si racconta anche che è
stato rapito dagli alieni…
Un flusso lavico geologicamente datato 8.000 anni fa ricopre visibilmente una sezione della Piramide
di Cuicuilco in Messico, denotando che la struttura era già esistente “almeno” in quella data.
Infatti, l’eruzione del vulcano Ajusco avvenne proprio ottomila anni fa e siccome una parte della
piramide è ancora inglobata nel magma, è lampante che non può essere stata costruita successivamente
all’eruzione.
Vorrei aggiungere la testimonianza fornita dalle relazioni che il medico spagnolo Hernandez consegnò
al Sovrano Filippo II durante la “Conquista”. In questi preziosi documenti è annotato che i
conquistadores rinvennero nei pressi della piramide ossa di animali enormi e di uomini alti più di
cinque metri. Un tradizione locale vuole che il monumento sia stato costruito dai giganti… e non
possiamo stupirci di un’ipotesi del genere, visto che dei giganti si parla anche nella Bibbia:
“quando sulla terra abitavano i giganti” […].
Per gli archeologi, invece, l’eruzione del vulcano Ajusco “non può” essere avvenuta che tra il 500 e
il 200 a.C. (ma ci facciano il sacrosanto piacere!).
La Sfinge è stata geologicamente ridatata con certezza ad “almeno” 7.000 anni fa…
Perché allora non ammettere la possibilità:

che le piramidi messicane siano state progettate e costruite migliaia di anni prima delle date
assegnate dalla datazione al radiocarbonio (se c’erano delle date più antiche sono state sicuramente
scartate, come generalmente avviene, per mantenere fede a una sorta di “presunzione di recentezza”);

che i cocci di pentolame potrebbero essere spiegati dall’uso continuo di alcuni luoghi dai tempi
dell’invasione spagnola in su.
Sembra quasi che gli archeologi non scavino mai alla profondità necessaria (per trovare date al
carbonio più antiche di quelle consentite dall’attuale paradigma), in modo da disporre di risposte
tranquillizzanti quando viene chiesto loro quanti anni ha una civiltà.
La scienza del mondo antico disponeva sicuramente di accurate mappe del pianeta con longitudine e
latitudine e griglie di coordinate, un cerchio di 360 gradi, un adeguato sistema di pesi e di
misure, la base di numerazione 10, 12 e 60.
Da tutto questo emerge il ritratto d’una Cultura Madre globale talmente antica da essere dimenticata
e così avanzata da essere in grado di edificare strutture architettoniche con tecniche di
costruzione tuttora sconosciute e ineguagliate che hanno attraversato Europa, Africa e Americhe,
prima di degenerarsi nell’Età buia.
Dicano pure, gli scettici, che non è mai esistita Atlantide…

daniela.bortoluzzi@fastwebnet.it

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