18 maggio 2017
Il nostro cervello riempie continuamente gli spazi “vuoti” del campo visivo – dovuti al fatto che la
retina ha un punto cieco – usando le informazioni che trova nel contesto: un nuovo studio
sperimentale ha mostrato che le persone preferiscono l’immagine così ricostruita a una senza punto
cieco e quindi composta da input reali (red)
da lescienze.it
Per vedere correttamente il mondo esterno, il nostro cervello è costretto continuamente a riempire
un vuoto percettivo, dovuto a un limite fisiologico: sulla retina, la presenza del nervo ottico non
lascia spazio ai recettori sensibili alla luce. Nel nostro campo visivo c’è quindi un punto cieco,
che devessere colmato con le informazioni che riusciamo a ottenere dal contesto.
Come si legge su eLife, Peter König, dellUniversità di Osnabrueck, in Germania, e colleghi di
altri istituti di ricerca tedeschi hanno dimostrato che le persone considerano più affidabile
limmagine ottenuta riempiendo il punto cieco di quella ottenuta da input reali, senza
linterferenza del punto cieco.
Nelle situazioni in cui nel campo visivo cè un punto cieco, il cervello riempie il vuoto lasciato
dallinformazione mancante con altre informazioni che trova nel contesto visivo, con il risultato
che non rileviamo praticamente alcuna differenza rispetto a una situazione normale, ha spiegato
Peter König, dellUniversità di Osnabrueck, in Germania. Questo riempimento percettivo
normalmente è abbastanza accurato; il problema è che è in gran parte inaffidabile, poiché nessuna
informazione reale proveniente dal mondo esterno raggiunge il cervello: nel nostro studio volevamo
capire se queste informazioni fossero elaborate in modo diverso rispetto a quelle reali.
Nel corso dei test, König e colleghi hanno chiesto ad alcuni volontari di osservare su uno schermo
due immagini mentre indossavano i comuni occhiali che si utilizzano per vedere i film in 3D.
Lapparato sperimentale mostrava le immagini sotto diversi angoli, in modo da far vedere ai soggetti
coppie di immagini in cui una era parzialmente allinterno del punto cieco e laltra completamente
allesterno.
Anche se le due immagini erano percepite come identiche e senza soluzioni di continuità, in virtù
della capacità del cervello di riempire il punto cieco, ai volontari è stato chiesto quale delle due
preferissero. E così sono arrivate le sorprese.
Pensavamo che i volontari avrebbero considerato le due immagini equivalenti, o al massimo che
avrebbero preferito limmagine derivata dallo stimolo reale, mentre in realtà è avvenuto il
contrario: statisticamente, hanno preferito quella in cui limmagine era frutto della compensazione
operata dalla mente alla mancanza di stimoli dal punto cieco, ha spiegato Benedikt Ehinger, primo
autore dello studio.
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