Di: Miriam Xillo
Se il vostro male ha un rimedio, perché vi lamentate? Se non ce l’ha, perché vi lamentate?
Proverbio orientale
La vita porta con sé momenti difficili di fronte ai quali è di grande aiuto sfogarsi con un amico o un familiare di cui ci fidiamo. Tuttavia, a volte sembra che lamentarci sia il nostro passatempo preferito.
Ci lamentiamo perché fa freddo, ma anche perché fa caldo, perché sì e perché no, fino al punto che lamentarsi diventa un’abitudine con cui distinguerci, come un timbro personale da imprimere sulla nostra esistenza per il resto dei nostri giorni.
Lamentarsi sarà sempre facile, la cosa complicata è assumersi le responsabilità delle lamentele. Vale a dire: se il problema ha una soluzione, semplicemente facciamo quello che bisogna fare, ma se non ce l’ha, bisogna lasciar correre, come suggerisce il proverbio orientale. Non ha senso sprecare energie in qualcosa che è fuori dal nostro controllo.
Quando viviamo leggeri, portando con noi solo le cose indispensabili, anche se può sembrare incredibile, è molto più semplice essere felici perché scateniamo qualcos’altro: influenziamo positivamente le persone che ci circondano.
Lamentandoci continuamente, ci fossilizziamo nel ruolo di vittime e quanto più alimentiamo le lamentele, tanto più ci identificheremo con quel ruolo, quindi alla fine ci paralizziamo di fronte al problema senza risolvere niente. Questo ci impedisce di riconoscere e sviluppare al massimo il nostro potenziale.
Perché ci lamentiamo?
In generale, quando ci lamentiamo è perché soffriamo o pensiamo che i nostri problemi non abbiamo una soluzione. Ad esempio, non siamo soddisfatti del nostro aspetto fisico, non abbiamo il lavoro che tanto desideriamo, non abbiamo la macchina che invece il nostro vicino possiede, non abbiamo i soldi o le risorse di cui crediamo aver tanto bisogno, etc.
Se desideriamo davvero cambiare questa situazione ripetitiva e malsana, la prima cosa da fare è smettere di pensare troppo e agire di più. In fondo, molto di ciò che vorremmo avere non soddisfa la vera necessità che si nasconde dietro le nostre lamentele.
A questo punto, non avrebbe senso chiedersi “quali sono le mie vere necessità?”. Quante cose o oggetti tra quelli ottenuti finora credevamo indispensabili e invece si sono rivelati tutto l’opposto? Forse sono diventati semplici soprammobili oppure si stanno ricoprendo di polvere in qualche angolo della casa. Per questo quando ci facciamo la domanda sulle nostre necessità, dobbiamo rispondere con una certa consapevolezza.
“Qual è la mia necessità?”, “per quale motivo mi lamento?”. Fatevi queste domande e rifletteteci su.
Iniziamo adesso!
Forse quello che vogliamo non è un oggetto, ma la sensazione associata a questo oggetto, cioè il benessere.
Può anche trattarsi di qualcosa che desideriamo da molto tempo ed è difficile da ottenere. Non bisogna scoraggiarsi. Non è veramente impossibile da raggiungere, ma bisogna suddividere l’obiettivo in varie tappe e raggiungerne una alla volta prima di tagliare il traguardo finale.
Ad esempio: ci piacerebbe fare un viaggio e percorrere tutto il paese, ma forse per il momento è sufficiente visitare solo alcune città. Questo è un obiettivo che possiamo raggiungere più facilmente.
In questo modo avremo la certezza che stiamo risolvendo il problema che genera la lamentela e canalizzeremo l’energia verso qualcosa di produttivo che ci farà sentire molto meglio e ci farà perdere la voglia di lamentarci tanto.
Basta colpevolizzarsi! Bisogna darsi un’opportunità! Iniziamo fin da subito: dopo due settimane, i risultati ci sorprenderanno. Nessuno dice che sarà facile, ma sarà la cosa migliore da fare. Mettiamoci al lavoro!
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