PNEI – PSICO NEURO ENDOCRINO IMMUNOLOGIA – 1

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PNEI – PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA – 1

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA

A cura di Maria Carmela Sgarrella

Il problema dell’identità

Dopo aver preso conoscenza dei punti essenziali di come si sia creata la complessa struttura del
sistema nervoso umano con il suo asse spinale, i suoi tre cervelli e i due emisferi, presentiamo una
serie di “colonne” fondamentali per una conoscenza globale dell’essere umano e del suo cervello.

Come nelle altre scienze, anche nella medicina e nella neurofisiologia osserviamo la mancanza di un
soggetto o “unità di coscienza” e, utilizzando il modello Cyber, cerchiamo di riproporre una visione
medica più globale e umana. Il Sé, in medicina, viene di fatto intuitivamente considerato il centro
dell’essere umano, ma questa percezione viene poi rimossa nei testi e nella logica medica ufficiale.
Fortunatamente, negli ultimi decenni, la radicale trasformazione in atto nella cultura planetaria ha
portato a rivoluzionari mutamenti che creano unità e integrazione anche nella medicina e nella
neurofisiologia. Vediamo come le due categorie, corpo e coscienza, oggi stanno ritornando
all’originale unità.

Candace Pert: il corpo come rete di informazioni emozionali

Uno dei maggiori contributi alla riunificazione della dicotomia umana in medicina è dovuto al lavoro
e alla visione pionieristica di Candace Pert. La Pert, neurofisiologa, direttrice del centro di
biochimica cerebrale del NIMH, National Institute for Mental Health, è una delle più importanti
figure nell’ambito della ricerca internazionale sul cervello: ha infatti scoperto le endorfine e un
vasto numero di neuropeptidi, le molecole che trasmettono le informazioni nel sistema nervoso, ed ha
evidenziato che i neuropeptidi sono i mediatori sia delle informazioni, sia delle emozioni e sono
attivi praticamente in tutte le cellule del corpo, nel sistema nervoso, ma soprattutto nel sangue,
nel sistema immunitario e nell’intestino. Queste scoperte l’hanno candidata al Nobel per la
medicina, ed hanno creato – come spesso accade in questi ultimi anni – una sorta di rivoluzione nel
modello di essere umano della medicina ufficiale. Come l’editore John Maddox ha riportato su Nature,
le persone più esperte in questo campo sostengono che ogni stato d’ animo é fedelmente riflesso da
uno stato fisiologico del sistema immunitario.

Occorre puntualizzare che, fino ad una ventina di anni fa, termini come “mente”, “emozione” o
“coscienza” non erano nemmeno menzionati nei testi di medicina, in quanto il modello umano ufficiale
considerava il corpo come unica realtà e la mente un concetto estraneo alla scienza e non
indispensabile. In neurofisiologia si riteneva (e molti purtroppo molti ritengono ancora) che il
cervello “producesse” il pensiero e che il suo funzionamento fosse quello di un computer, basato su
una semplice logica di acceso-spento. La scoperta dei primi mediatori sembrava avvalorare questa
cooncezione puramente meccanicista, ad esempio un neurotrasmettitore “eccitava” un neurone che
“attivava” un muscolo mentre un secondo mediatore “inibiva” il neurone e “rilassava” il muscolo.

Tutto il corpo pensa: la chimica delle emozioni

Con le scoperte della Pert sui neuropeptidi, questo modello è stato scardinato completamente.
Innanzitutto i neuropeptidi devono essere considerati delle molecole “psichiche”, in quanto non
trasmettono solo informazioni ormonali e metaboliche, ma “emozioni” e segnali psicofisici: ogni
stato emotivo (amore, paura, piacere, dolore, ansia, ira… ), con le sue complesse sfumature
chiamate sentimenti, è veicolato nel corpo da specifici neuropeptidi. Anche la vecchia divisione tra
neurotrasmettitori e ormoni è diventata obsoleta, in quanto entrambi sono da considerarsi categorie
di neuropeptidi. Contrariamente alle aspettative, questi neuropeptidi e i loro recettori sono stati
rinvenuti in ogni parte del corpo e non soltanto nel sistema nervoso: inoltre la semplice meccanica
dell’”acceso-spento” è stata soppiantata dalla logica estremamente più complessa della
“neuromodulazione”. Lo psicofisiologo francese Jean-François Lambert, sul concetto di
neuromodulazione, ha valutato le possibili variazioni di comunicazione in una singola sinapsi
neuronica nell’ordine delle centinaia fino alle migliaia di differenti possibilità.

Questo significa che l’intero corpo “pensa”, che ogni cellula o parte del corpo “sente” e prova
“emozioni”, elabora le proprie informazione psicofisiche e le trasmette ad ogni altra parte
attraverso una fittissima rete di comunicazioni di estrema varietà comunicativa.

Tutto il corpo è vivo, intelligente e cosciente, ogni cellula prova piacere e dolore ed elabora
strategie metaboliche per il benessere collettivo. Finalmente la medicina scopre che il corpo non è
una macchina! Su queste basi teoriche e sperimentali, Candace Pert parla dell’essere umano come di
una complessa “rete di informazioni” e dichiara che l’antica divisione tra mente e corpo non ha più
ragioni di sussistere: al vecchio concetto bisogna sostituire quello di psicosoma (bodymind), in cui
ogni aspetto psicofisico umano è visto come parte di un’unica organica realtà. Queste avanzate
concezioni mediche costituiscono un importante sostegno alla concezione unitaria o psicosomatica del
modello Cyber, in particolare se consideriamo che è stata documentata la presenza di neuropepdidi e
dei loro recettori anche negli unicellulari: tale dato sostiene la nostra ipotesi degli organismi
unicellulari come unità di coscienza in grado di sentire ed elaborare informazioni in modo analogo
agli animali superiori, anche se su livelli o densità informatiche più semplici e primitive.

Psiconeuroimmunologia: l’intelligenza e il cuore dell’essere

La psiconeuroimmunologia – lo studio di come la psiche, il sistema nervoso centrale e il sistema
immunitario si influenzino vicendevolmente – sta diventando una delle branche più interessanti e in
rapido sviluppo dell’intera medicina moderna. Questa nuova scienza attira l’interesse di psichiatri,
endocrinologi e biologi molecolari. Le nuove intuizioni cliniche nel ruolo della mente nel processo
di guarigione offrono affascinanti prospettive di ricerca e nuove speranze.

Sin dai tempi dei Greci, filosofi e medici avevano discusso e dibattuto sulla supremazia del cuore o
del cervello come centro dell’identità degli organismi viventi. In India il cervello è la sede
dell’Atman, la coscienza superiore, il cuore è la sede di Jivatman, la coscienza vitale. Nelle
medicine antiche, come la medicina taoista, ogni organo era considerato sede di una certa anima o
emozione: lo Shen. Il cuore tuttavia veniva considerato come l’imperatore dell’intero dominio che è
il corpo fisico. Cuore come centro di coscienza e di benessere, ma soprattutto della gioia e
dell’amore di vivere che permettono la nostra stessa esistenza. Le recenti scoperte di
psiconeuroimmunologia, in accordo con la concezione olistica, evidenziano una profonda
interrelazione tra cuore e cervello. L’antica saggezza ora riemerge proprio in seno ad una delle
branche più avanzate della ricerca medica.

Il cuore del cervello e il cervello del cuore

Le emozioni e le sensazioni non solo sarebbero alla base del processo di memorizzazione delle
esperienze, ma sarebbero responsabili della maggior parte dei meccanismi neurofisiologici che
regolano o bloccano il funzionamento dell’intero organismo vivente. Da differenti esperimenti e
ricerche emerge che il cuore, da sempre sede delle emozioni, e il sistema limbico, vero “cuore del
cervello”, costituiscono il centro della complessa unità psicosomatica.

Abbiamo una serie di dati: l’amigdala e l’ipotalamo, che rappresentano la parte centrale del
cervello mammifero e sono deputate alla gestione delle emozioni e delle memorie, sono le aree
cerebrali in cui si trova la maggior concentrazione e varietà di neuropeptidi, mediatori delle
informazioni e delle emozioni. Al centro della stessa zona si trova l’ipofisi, la ghiandola che
gestisce (modula) le attività di tutte le altre ghiandole del corpo. Molti neuropeptidi sono ormoni
e svolgono la loro funzione attraverso il sangue. Il sistema immunitario agisce attraverso i
linfociti (globuli bianchi del sangue) che producono e hanno recettori per trasmettere e ricevere
gran parte dei neurotrasmettitori, e quindi rappresentano una sorta di “sistema nervoso liquido”
circolante nel corpo. È stato ampiamente dimostrato che, nel cervello mammifero, le emozioni
positive favoriscono la produzione di una cascata di reazioni tale da attivare il sistema
immunitario ed in particolare i linfociti killer. Al contrario, gli stati di depressione emotiva
portano ad un’inibizione della resistenza immunitaria. Il timo, la grossa ghiandola situata appena
sopra il cuore (esattamente nel punto in cui portiamo la mano sul petto quando, col linguaggio
corporeo, vogliamo indicare il nostro “io”), è una primaria stazione linfatica sede del complesso
meccanismo di produzione dei linfociti T (timici) e della loro “istruzione” a riconoscere il self
(il proprio essere vivente) dal non-self (ogni batterio, virus o entità estranea). Sono stati
scoperti neurotrasmettitori che dal cuore influenzano l’ipotalamo.

Le posizioni antiche si confondono: il cuore ha quindi un suo cervello rappresentato dai globuli
bianchi e dal sistema immunitario e il cervello ha un cuore che sente e gestisce le emozioni di
tutto il corpo. Se nell’antichità il cuore era visto come imperatore che riceve le informazioni da
tutto il regno, prende le decisioni e le rimanda a destinazione, nella moderna neuroscienza
l’ipofisi assume esattamente l’identica posizione. Essa riceve dal sistema nervoso e dal sistema
sanguigno le informazioni di ogni distretto del corpo, le elabora, ne valuta in modo altamente
equilibrato il senso e secerne nel sangue nuovi messaggeri biochimici, gli ormoni, che portano a
compimento le sue decisioni per il benessere globale.

Alcuni dati di neuropsicoimmunologia

In una conferenza di alcuni anni fa, a Toronto, una équipe di ricercatori dell’Università di
Pittsburgh ha riferito importanti dati emersi dallo studio di settantacinque donne affette da cancro
al seno. Queste le interessanti scoperte: le donne che si mantenevano “calme e indifferenti” al loro
male avevano meno cellule killer naturali per combatterlo. Quelle inizialmente più preoccupate
avevano invece ottenuto una risposta immunitaria maggiore e dimostravano di avere maggiori
possibilità di guarigione.

Alla scuola di medicina dell’Università di San Francisco si è visto che i malati di asma che usavano
una particolare tecnica di visualizzazione per “viaggiare attraverso il corpo” fino alle cellule
sofferenti, necessitavano minori cure rispetto agli altri. Essi dimostravano inoltre un
miglioramento nella respirazione.

Ad una conferenza all’Università di Los Angeles sono state presentate ulteriori scoperte sul ruolo
della mente nella guarigione. Il sistema immunitario incomincia a sembrare un organo liquido
sensorio-motore ha detto il Dott. Ted Melnechuk, direttore delle ricerche sulla comunicazione presso
l’Institute for the Advancement of Health. Questa definizione di sistema immunitario era stata
precedentemente elaborata dagli studiosi Nelson Paz e Francisco Varela.

Gli scienziati sovietici furono i primi a rilevare un simile collegamento mente.cervello.difesa
immunitaria. Essi furono inizialmente ridicolizzati dagli immunologi conservatori, i quali
ribattevano che le risposte immunitarie potevano essere osservate anche “in vitro”, senza quindi
l’intervento di mente o cervello.

Ecco alcune sorprendenti scoperte riviste da Melnechuk:

– Le piacevoli sensazioni sperimentate ascoltando musica vengono eliminate se si bloccano le
naturali sostanze narcotiche presenti nel cervello.

– Le emozioni negative innescano il processo di emissione di norepinefrina, un messaggero biochimico
noto come soppressore della funzione immunitaria. Questo conferma il ruolo delle emozioni positive
nel mantenimento della salute.

– Le risposte immunologiche possono essere apprese. Recentemente si è scoperto che una risposta
immunologica appresa può prolungare la vita di cavie allevate per sviluppare un disordine
autoimmunitario che li porta alla morte.

– Gli uomini sposati con donne malate di cancro in fase terminale hanno un diminuito numero di
linfociti (le cellule del sistema immunitario deputate a respingere il male).

– È stato visto che le cellule nervose del ponte di Varolio, una regione critica per il mantenimento
del basilare supporto della vita, si proiettano sino alla ghiandola del timo, un’importante stazione
di ricambio per le sostanze immunitarie. Sono state trovate anche cellule nervose che dal timo
tornano al cervello, mostrando perciò che esiste una comunicazione nei due sensi. Nei linfociti sono
stati trovati recettori dei messaggeri chimici usati da queste cellule, fornendo perciò un diretto
legame chimico tra il sistema immunitario e il sistema nervoso.

– Alcune scimmie separate dalla madre mostrano una depressione immunitaria. Questa situazione può
essere migliorata se le si pone in un ambiente sociale attivo in cui trovano sostegno.

– Uno studio su pazienti malati di cancro ha rilevato un aumento dell’attività delle cellule killer
e una diminuzione della crescita del tumore usando la tecnica dell’immaginazione visiva. L’effetto
fu contrario quando i pazienti interruppero questa pratica.

– I conigli accarezzati dagli sperimentatori mostrano una maggiore resistenza all’arteriosclerosi
rispetto ad un gruppo di conigli non amati.

– I topi accarezzati dagli sperimentatori sin dalla nascita hanno mostrato un netto miglioramento
nei test di apprendimento.

L’enorme avanzamento delle ricerche nel campo della psiconeuroimmunologia rende questi dati ormai
“vecchi”, come comprovano testi recenti e aggiornati come il libro Psiconeuroimmunologia di
Francesco Bottaccioli, un volume di grande interesse e impatto per creare la connessione
scientifica, concettuale e linguistica tra la medicina ufficiale e la medicina olistica.

continua…

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