PNEI – PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA – 3

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PNEI – PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA – 3

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA

A cura di Maria Carmela Sgarrella

Studio dei rapporti tra Psiche, sistema nervoso, sistema endocrino, sistema immunitario.

Di Carmela Sgarrella

La PNEI è diventata negli ultimi anni una delle discipline più ricche e interessanti dell’intera
ricerca medica e scientifica. La PNEI sta trasformando radicalmente il consueto modo frammentato di
concepire l’essere umano, proponendo una visione realmente unitaria dell’essere umano e dei suoi
principali sistemi di comunicazione interna, una visione olistica in cui la psiche, ossia il
pensiero, la coscienza e l’emozione diventano elementi fluidi e dinamici direttamente implicati in
ogni processo nervoso, endocrino e immunitario.

Prima di addentrarci nell’analisi dei rapporti tra questi grandi sistemi, occorre precisare che le
conoscenze relative al sistema nervoso, al sistema endocrino e al sistema immunitario si sono
arricchite e modificate tanto da stravolgere completamente la precedente visione della funzione di
ciascun sistema.

Gli studi condotti dagli anni settanta ad oggi, hanno portato alla individuazione di particolari
proteine, i neuropeptidi. La loro scoperta ha ampliato le conoscenze sul funzionamento sia del
sistema nervoso che di altri importanti sistemi quale quello endocrino e immunitario, che oggi ci
appaiono molto più integrati nello scopo comune di adattare sempre meglio l’organismo all’ambiente.

Il dato più sconcertante è la loro produzione contemporanea sia a livello centrale, da parte del
sistema nervoso, con funzioni di neuromodulazione , che e a livello periferico, da parte di cellule
appartenenti a sistemi diversi quali il sistema endocrino o immunitario o digerente, ponendo il
problema del significato funzionale di questa doppia rappresentazione polipeptidica centrale e
periferica.

Il sistema nervoso

I neuropeptidi e i rispettivi recettori, hanno messo in discussione i principi basilari della
fisiologia classica riguardo la neurotrasmissione.

La trasmissione nervosa avviene tramite la trasformazione dell’impulso da elettrico in chimico a
livello delle sinapsi cioè dei punti di contatto tra una cellula e l’altra, ma si supponeva che le
sostanze chimiche coinvolte fossero di un solo tipo, i neurotrasmettitori, molecole semplici,
eccitatrici o inibitrici, a struttura non polipeptidica e a rapida inattivazione, attualmente
identificate in noradrenalina, adrenalina, serotonina, acetilcolina, Gaba (acido gamma amino
butirrico), dopamina.

Ora si sa che la stessa cellula nervosa libera anche neuropeptidi, (fenomeno chiamato
“cotrasmissione”) molecole più grosse e più complesse, con una vita più lunga, così che ogni
impulso, durante il suo tragitto, viene modulato, ossia arricchito di sfumature al variare dei
neurotrasmettitori, dei neuropeptidi e del tipo dei recettori coinvolti.

Ma la distinzione tra neurotrasmettitori e neuropeptidi a volte è impossibile: prendiamo ad esempio
la vasopressina, essa è al tempo stesso un neuropeptide, un ormone, e un neurotrasmettitore a
seconda della sede e della funzione presa di volta in volta in considerazione.

La semplice logica dell‘acceso-spento è stata soppiantata da quella più complessa della
“neuromodulazione”.

Lo psicofisiologo francese Jean-Francois Lambert, sul concetto di neuromodulazione ha valutato le
possibili variazioni di comunicazione in una singola sinapsi neuronica nell’ordine delle centinaia
fino alle migliaia di differenti possibilità.

In questo nuovo modello funzionale del sistema nervoso, mentre i neurotrasmettitori classici servono
a trasmettere segnali alquanto aspecifici ed elementari, i neuromodulatori neuropeptidici hanno
durata relativamente lunga, sono così numerosi e con funzioni tanto integrate che si parla di
sistemi neuropeptidici, ed esercitano la loro azione su aree sinaptiche assai vaste armonizzando e
modulando insieme le centinaia di migliaia di impulsi elementari che transitano nelle vie nervose,
così da influenzare funzioni sempre più complesse, e in ultima analisi il comportamento stesso.

E infatti gli studi di psicobiologia sui correlati biologici dei comportamenti umani, hanno mostrato
una sconcertante convergenza tra comportamenti e sistemi neuropeptidici, come se ad ogni azione
umana corrispondesse un determinato assetto neuropeptidico.

L’indagine sui legami tra comportamenti, eventi esterni, e modificazioni biologico-somatiche fu
intrapresa da Seyle nel ’36.

Seyle osservò che animali sottoposti a stimoli nocivi sia fisici sia chimici o in ogni caso
minacciosi per la vita, reagivano producendo modificazioni biologiche specifiche e comportamenti
finalizzati.

In particolare Seyle si rese conto che la percezione di un evento stressante determinava
l’attivazione del sistema nervoso vegetativo simpatico, modificazioni del sistema endocrino, e un
comportamento volto all’annullamento dell’evento stesso.

Studi successivi hanno mostrato che sono capaci di stimolare una reazione da stress, come quella
descritta per la prima volta da Seyle, non solo le situazioni oggettivamente minacciose, ma anche
soggettivamente valutate come tali.

Questa capacità si manifesta con il progredire della scala evolutiva.

Nell’uomo lo sviluppo del cervello, e in particolare della corteccia cerebrale che presiede alle
funzioni cognitive e dell’area limbica che presiede alle emozioni, fa si che gli impulsi nervosi
provenienti dalla stimolazione dei nostri sistemi sensoriali si trasmettano a più aree cerebrali
capaci di connettersi tra loro per la fitta rete di interconnessioni gliali.

Si realizza così un’integrazione delle informazioni ricevute con le precedenti esperienze e ogni
evento viene associato a determinate emozioni così da acquistare una valutazione soggettiva.

Ogni emozione diventa così l’espressione di un processo di elaborazione degli stimoli sensoriali e
cognitivi capace poi tramite il sistema dei neurotrasmettitori di trasmettere appunto al resto del
corpo questa informazione, con conseguenti modificazioni metaboliche capaci di adattare il corpo
alle nuove esigenze.

I neuropeptidi innescano così tante reazioni a catena, inducendo nel sistema nervoso determinate
attività mentali e nuovi stati emozionali, negli altri sistemi “in periferia” quali quello
neurovegetativo, endocrino, immunitario ecc., modificazioni metaboliche funzionali.

Dunque l’aspetto più interessante di questi studi è quello di aver posto in primo piano nella vita
di ogni uomo l’importanza delle emozioni, capaci di innescare reazioni fisiche per adattare
l’organismo alle mutate condizioni e consentirgli un adeguato comportamento.

Il sistema limbico e le emozioni

La struttura coinvolta più direttamente nell’integrazione degli stimoli provenienti dalle varie aree
cerebrali e nella elaborazione delle emozioni è il sistema limbico.

Con esso si intende una zona del cervello dai confini non ben definiti che include l’ipotalamo,
l’ipofisi, l’amigdala, l’ippocampo, il giro cingolato, il fornice, il setto, i nuclei del talamo.

Il sistema limbico riesce a stabilire fitte interconnessioni con tutto il resto del cervello e con i
principali sistemi del nostro corpo, quali quello endocrino o immunitario, proprio attraverso i
neuropeptidi di cui è particolarmente ricco.

Sono stati individuati oltre 50 neuropeptidi, e alcuni autori (Pancheri, Biondi e altri) li hanno
raggruppati in “sistemi peptidergici” correlandoli a determinati comportamenti finalizzati. Sono
stati così individuati e proposti quattro sistemi peptidergici:

sistema dell’azione, del piacere-dolore, della riproduzione, del supporto biologico di base.

Il sistema dell’azione è rappresentato principalmente dai neuropeptidi CRF, ACTH, TRH, Vasopressina.
Essi attivano la sequenza ipotalamo-ipofisi- corticosurrene, tipica della reazione da stress con
significato generale di tipo adattativo e di aumento delle possibilità di sopravvivenza
dell’organismo.

Il sistema del piacere-dolore è rappresentato fondamentalmente dai peptidi oppioidi, endorfine e
encefaline. Tali peptidi modulano la soglia e la reattività emozionale al dolore, ma anche le
reazioni emozionali dei processi di attaccamento e perdita, alcuni comportamenti appetitivi e
alimentari, il comportamento sessuale ecc.

Il sistema peptidergico della riproduzione è rappresentato dal GnRH ipotalamico, LH, FSH,
ossitocina, prolattina, e a livello periferico dagli ormoni gonadici. Queste sostanze, insieme alla
loro azione endocrino-metabolica classica, modulano emozioni e comportamenti sessuali, e il
complesso delle emozioni che portano all’attaccamento materno oltre ancora a svolgere un ruolo
sull’apprendimento e la memoria.

Il sistema di supporto metabolico delle funzioni vitali comprende una pluralità di neuropeptidi
ognuno con funzioni sia centrali, ossia sul sistema nervoso, che periferiche. I più importanti sono:
angiotensina, CCK, bombesina, Vip, neurotensina, gastrina, peptidi intestinali ecc. Essi sono
implicati in funzioni fisiologiche essenziali per la vita, tra cui alimentazione e assimilazione,
metabolismo, bilancio idrico, sonno, bioritmi, mantenimento della identità genetica.

L’evidenza ed il riconoscimento dell’influenza di fattori psichici ed emozionali sui processi
biologici e quindi anche sui processi di malattia, hanno raggiunto un maggiore consenso proprio con
l’accrescersi di questi studi che hanno documentato su base sperimentale tali rapporti.

I neuropeptidi rappresentano dunque il punto di contatto tra corpo e mente, “l’anello mancante”
(Pancheri ) capace di spiegare la connessione psicosomatica da tanto cercata.

Ogni stimolo provoca emozioni, pensieri, e modificazioni organiche contemporaneamente e questo
tramite i neuropeptidi e i propri recettori, definiti da Candace Pert, neurofisiologa, direttrice
del centro di biochimica cerebrale del NIMH, National Institute for Mental Health, “sostanze
informazionali” cioè capaci di trasportare informazioni, immaginando il corpo umano come una rete
interdipendente di sistemi informazionali, in cui l’antica divisione tra corpo e mente non esiste
più.

Il sistema nervoso non deve essere visto più come un semplice incanalatore degli stimoli ambientali
nel momento in cui essi colpiscono i vari organi di senso, ma come un elaboratore di informazioni,
in accordo alle moderne tesi dei neurofisiologi quali Sperry, Eccels, Pibram.

Tutto questo ci impone di ridisegnare i confini del sistema nervoso, modificare i concetti
anatomofisiologici su cui ci siamo basati finora e aprire nel campo delle neuroscienze nuove basi
biologiche del comportamento.

continua…

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