PNEI – PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA – 8

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PNEI – PSICO NEURO ENDOCRINO IMMUNOLOGIA – 8

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

CRONOBIOLOGIA

Fattori rischio nella schizofrenia: stagione dl nascita e storia familiare
di Miron Baron e Rhoda Gruen

British Journal of Psychiatry (1988), 152, 469-465

La connessione fra rischio familiare verso la schizofrenia e la stagione di nascita è stato studiato
in 88 pazienti schizofrenici. Un rischio accresciuto per la schizofrenia e disturbi è stato
dimostrato fra parenti di primo grado nei pazienti schizofrenici nati d’inverno e in primavera.
Comunque rispetto alla stagione di nascita i pazienti non differivano dai pazienti che non avevano
alcuna storia familiare di schizofrenia.

La stagione di nascita non era legata al sesso del paziente, all’origine di nascita, all’età
all’insorgere della malattia o all’appartenenza a sottotipi clinici (paranoide – nonparanoide come
definito dal RDC, e ‘stretto’ o ‘largo’ come definito da Taylor e Abrams nei criteri espressi el
1975). L’andamento del rischio della malattia sostiene l’ipotesi della diatesi da stress laddove i
fattori ambientali (in questo caso gli attacchi virali che variano stagionalmente potrebbero essere
coinvolti) interagiscono con la vulnerabilità genetica per aumentare il rischio di schizofrenia.

Ritmi planetari, oroscopo e salute mentale.
di G. Francesetti

Sin dall’antichità l’uomo ha sempre cercato di prevedere il futuro o conoscere il passato attraverso
l’osservazione dei fenomeni più diversi: gli aruspici, i romani, si affidavano all’osservazione
delle viscere delle vittime, ma ancora più tipica e antica è l’indagine degli influssi degli astri
sulla vita dell’uomo e sugli avvenimenti del mondo: l’astrologia.

Esiste qualche rapporto, scientificamente fondato, fra la posizione astronomica di pianeti,
satelliti e stelle e la nostra personalità, le nostre attitudini, gli avvenimenti che viviamo, la
nostra salute o le nostre avventure in amore? Giugno 1988, Sellar e Goldacre della Oxford University
pubblicano sulla prestigiosa rivista “The lancet”, un articolo in cui segnalano un rapporto
statisticamente significativo fra la stagione, l’anno di nascita e lo sviluppo di malattia artritica
in tarda età; secondo questo studio questi pazienti sarebbero nati prevalentemente in autunno e in
inverno. Nel febbraio 1988, Paccand e collaboratori riportano, sempre su Lancet, la notizia che la
mortalità perinatale del neonato varia in funzione della nascita, dopo uno studio effettuato su
220.540 nascite e 2.152 decessi perinatali in Svizzera. Sfogliando la letteratura troviamo altri
dati estremamente interessanti. Sono molti gli psichiatri che in passato affermarono che la luna ha
un evidente effetto sul malato di mente. Nel 1835 John Hunter sosteneva che i pazzi erano
maggiormente influenzati dalla luna in certi periodi delle sue fasi. Il francese Daquin giunse
addirittura ad affermare che “la pazzia è una malattia del cervello sulla quale la luna esercita un
influsso indiscutibile”.

Arnold Lieber, professore di psichiatria all’Università di Miami in Florida, stabilì di studiare una
variabile del comportamento aggressivo facilmente indagabile: l’omicidio. I risultati furono
sorprendenti: in fase di plenilunio gli omicidi erano molto più numerosi che nelle altre fasi
lunari, in maniera statisticamente significativa; fu registrata inoltre una diminuzione del numero
di tali crimini durante il periodo di novilunio.

I dati furono confermati successivamente da Malstron di Berkeley (USA) che mise in relazione i cicli
lunari con la periodicità degli omicidi e suicidi avvenuti nella contea di Alameda in California e
in quella di Denver in Colorado, nello stesso periodo di tempo preso in considerazione da Lieber (15
anni dal 1956 al 1970). L’effetto lunare sul comportamento appariva indiscutibile. Altri due
psichiatri americani, Weiskoff e Tipton, studiarono le frequenze di ricovero negli ospedali
psichiatrici del Texas per un periodo di nove mesi e osservarono che la più alta percentuale
avveniva nelle fasi di plenilunio o durante l’ultimo quarto di luna, sia che, per le condizioni
atmosferiche, la luna fosse visibile oppure no. Occorre dire che non mancano i critici alla
metodologia e interpretazione di questi dati, tuttavia, malgrado queste prudenziali riserve, resta
la significatività statistica dei dati epidemiologici. Anche l’attività solare è stata studiata in
rapporto ad alcune variabili biologiche e mediche, con risultati molto interessanti, spesso
inspiegabili, a volte discordi.

Basti pensare alle famose ricerche di Giorgio Riccardi, professore dell’Università di Firenze, che
dimostrò che le macchie solari possono influenzare l’attività fisica e biologica dell’acqua.

Ma quale importanza può avere il mese o l’ora della nascita sulla personalità, comportamento o
fortuna del soggetto?

I coniugi Gauquelin, utilizzando il metodo statistico, hanno condotto un ampio studio per dare una
risposta a questa domanda, non trovando alcuna corrispondenza tra il pianeta dominante nel segno
astrologico e la personalità. Trovarono però altre corrispondenze: esiste una relazione
significativa fra il sorgere o il tramonto all’orizzonte di alcuni pianeti al momento della nascita
e la professione del soggetto, mentre, secondo questo studio, è irrilevante il segno zodiacale di
appartenenza.

Tuttavia nel 1974 J. Cooper pubblicava addirittura su “Nature” i risultati di un lavoro in cui
emergeva una relazione fra segno zodiacale e specializzazioni scientifiche.

Cosa dire della malattia mentale? Nel 1929 M. Tramer, psichiatra svizzero, analizzò la data di
nascita di 2100 pazienti ricoverati del 1876 al 1927 nell’ospedale psichiatrico nel quale egli
lavora. Riuscì così a evidenziare che gli psicotici nascono con maggiore frequenza in inverno, nel
periodo compreso fra dicembre e marzo. Molti altri ricercatori indagarono a questo proposito (V.
Lang, F. Petersen, E. Huntington, ecc) fino alla registrazione complessiva della distribuzione
mensile delle nascite per più di 30.000 pazienti schizofrenici con psicosi maniaco-depressiva. Tutti
i dati concordano nel mostrare che questi soggetti nascono con più frequenza nel primo quadrimestre
dell’anno. D’altra parte, nell’emisfero australe, gli psicotici nascono per lo più tra maggio e
ottobre quando in queste aree è inverno, dimostrando una relazione specifica fra la nascita di
questi pazienti e la stagione invernale. Anche per i ritardati mentali e addirittura per il
mancinismo nelle bambine si sono trovati dati interessanti: i primi nascono più frequentemente nei
mesi invernali, le seconde in novembre. Come si possono spiegare queste affascinanti e misteriose
osservazioni? Non esiste oggi alcuna spiegazione scientifica esauriente. Certo è che queste
osservazioni statistiche trovano una corrispondenza evidente nel retaggio linguistico e nelle
tradizioni popolari di diverse culture. In Italia usiamo definire “lunatico” colui che ha un
carattere difficile o è soggetto a improvvisi sbalzi d’umore, e diciamo di avere “la luna storta”
quando ci sentiamo nervosi o irritabili; un’espressione popolare assicura che chi è nato in marzo
(il “marzolino”) ha facilmente “qualche rotella fuori posto”. Gli inglesi chiamano “lunatic” il
folle, il malato di mente e il manicomio è il “lunatic asylum”. Nella lingua francese si dice “avoir
des lunes” e “lunatique” e i tedeschi utilizzano il termine “mondsuchtig” per indicare i disturbi
mentali.

Per concludere possiamo affermare che esistono certamente molti dati affascinanti, ma a volte
discordi e che non trovano ancora, benché siano molto indicativi, una spiegazione e una sistemazione
in una logica teoria scientifica.

Depressione e perdita dei ritmi circadiani

La causa principale della depressione potrebbe essere connessa con la perdita degli ‘orologi
sociali’, persone o aspetti della vita quotidiana che aiutano a programmare i nostri orologi
biologici. Questo modello è stato proposto da Cindy Ehlers della Scripps Clinic di La Jolla,
California, e dai suoi colleghi dell’Università di Pittsburg, che stanno cercando una teoria che
includa tutti i vari fattori coinvolti nella depressione. L’idea è che la perdita del lavoro, del
consorte, dell’esposizione al sole o di ogni altro fattore regolatore della vita quotidiana spesso
conducono alla rottura dei ritmi biologici di una persona.

Questa rottura può a sua volta condurre a difficoltà nel sonno, che si osservano nel 90% dei
depressi, e a livelli alterati della melatonina.

Nel modello, gli antidepressivi aiutano i pazienti stabilizzando i cicli del sonno, le
neuroendocrine e la temperatura. I miglioramenti di umore e di concentrazione che ne risultano
possono facilitare un’opportuna terapia, che, in genere, inizia richiedendo al paziente di
ristabilire delle routines quotidiane regolari.

In precedenza altri ricercatori si erano focalizzati sulla depressione come problema esclusivamente
psicologico, e solo successivamente si è cominciato a trattarla come fondamentalmente biologica. La
Ehlers ha detto: ‘Stiamo cercando di trovare una spiegazione che prenda in considerazione entrambi
gli aspetti. Probabilmente alcune forme di depressione possono essere alleviate semplicemente con
una conversazione, ma pochissime persone possono essere curate solo con gli antidepressivi. La
maggioranza dei casi avranno bisogno di un approccio integrato’.

Le persone differiscono anche per la loro sensibilità a perdite o a difficoltà. Per esempio, molte
vedove manifesteranno inevitabilmente qualche alterazione ritmica e svilupperanno alcuni sintomi
depressivi, ma molte sono capaci di ristabilire un ritmo giornaliero stabile nell’arco di parecchie
settimane. Nelle precedenti ricerche, vedovi e vedove di data recente che manifestavano meno
disturbi sociali mostravano anche meno sintomi di depressione.

La Ehler ritiene che solo una persona predisposta alla depressione o che ha subito una perdita
seria, sviluppa veramente una depressione clinica ricorrente. La ricercatrice ha suggerito che nel
cambiamento dei ritmi connessi alla depressione siano implicati quattro fattori, forse genetici:

– una soglia più bassa di rottura dei ritmi.

– difficoltà di riaggiustamento una volta che i ritmi sono stati alterati.

– una tendenza psicologica a tentare di ‘congelare’ la depressione, invece che a passarci attraverso
o ad affrontarne le cause.

– un ritardo di fase nei ritmi, in risposta ai cambiamenti nella vita, invece che la risposta più
consueta di anticipo della fase. Se hanno un ritardo di fase, le persone possono sviluppare un stato
depressivo dormendo più del consueto, invece che meno.

Ehler ha detto che: ‘Una teoria degli ‘orologi sociali’ potrebbe fornire un buon terreno di lavoro
su cui fare ricerca, e sviluppare nuovi programmi di trattamento’.

fine

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