POLTERGEIST, TELECINESI
ED IL MISTERIOSO CASO DI ROSENHEIM
di Antonio Bruno
per Edicolaweb
Il povero signor Arturo Riva giurava di non essere pazzo! Ma come si poteva credergli? Ciò che
raccontava era, quanto meno, inverosimile.
Le motociclette erano da sempre state la sua passione e, negli anni ’50, riuscì a concretizzare il
suo sogno divenendo titolare di un’officina meccanica per la riparazione di moto. Avrebbe potuto
immaginare di tutto, sul futuro del suo lavoro, meno quello che accadde veramente nel 1954. Fatto
sta che, in quell’officina di Maiano (UD), le moto… partivano da sole nel cortile dell’officina! E
non solo… All’improvviso, si trovavano ruote appese ai muri, si assisteva alla caduta dei
pneumatici i cui ganci, inspiegabilmente, cedevano, i recipienti di lubrificanti si rovesciavano…
e tutto senza che mano umana li toccasse.
Fortunatamente per il signor Riva, si ebbero delle testimonianze a favore; altri testimoni
asserirono quanto riferito dal principale: nell’officina accadevano fatti sconvolgenti. La cosa durò
parecchio. Poi, affranto, il povero sig. Riva decise di trasferirsi in locali meno “turbolenti” e
lasciò libera la vecchia officina.
Il nuovo inquilino era un rivenditore di patate che vi si trasferì con tutti i suoi tuberi. Il
“pieno” di patate, effettuato pochi giorni dopo l’insediamento del commerciante, ebbe ben presto un
grottesco epilogo: la tela che ricopriva i tuberi si strappò senza intervento visibile e le patate
iniziarono ad essere “sparate” in ogni direzione. Tutti poterono osservare, terrorizzati, quello
strano fenomeno. In particolare, si notò che le patate si dirigevano preferibilmente verso il tetto.
Era un tipico caso di Poltergeist.
Trasferiamoci in un supermercato inglese, a Long Witthenham. Siamo nel 1962.
Alcuni testimoni, spaventatissimi, asserirono che, improvvisamente, i barattoli di marmellata
iniziarono a volare per il supermercato. Fu un dicembre memorabile. Dopo la marmellata, iniziarono a
volare sulla testa dei clienti scatole di biscotti, cioccolatini e caramelle. Le commesse erano
terrorizzate ma anche i colleghi ed i superiori non se la passavano meglio.
La cosa più curiosa di questo caso di poltergeist fu la preferenza degli “spiriti” per i vasetti di
bicarbonato, i quali più di ogni altro fenomeno, attraversavano, volando a gran velocità, tutto il
negozio per scagliarsi fuori da una finestra. I vasetti partivano tutti dallo stesso scaffale ed
uscivano dalla stessa finestra…
Febbraio 1958, Seaford, Long Island. Questo caso venne studiato con particolare attenzione dai
parapsicologi W.G. Roll e J.G. Pratt, oltre che un ingegnere elettronico, un architetto ed un
poliziotto.
Jimmy, figlio dodicenne di James M. Hermann, pareva al centro di misteriosi fatti parafisici ben
registrati e catalogati dagli esperti della polizia della contea di Nassau. Nella casa degli
Hermann, non si contavano più, ormai, i rumori misteriosi, colpi, oggetti che levitavano a grande
altezza e svariati danni ad altri oggetti. Si segnalarono, in particolare, le “evoluzioni” di un
giradischi, un mappamondo, dei libri ed alcune bottiglie.
La polizia stessa, non riportò un buon ricordo di quei sopralluoghi: un’intera libreria, infatti, si
rovesciò addosso ad un ispettore mentre, un’altra volta, una zuccheriera esplose nelle mani di un
agente. Alcune bottiglie di vino erano stappate da mani invisibili, altre esplodevano. C’è da dire,
stranamente, che i due parapsicologi Roll e Pratt, non se la sentirono di qualificare quei fenomeni
come “puro” poltergeist. Resta da appurare se l'”impurità” degli eventi di Seaford fosse da
attribuirsi, secondo i due studiosi, a cause “umanamente razionali” o ad una più spiccata
caratteristica “extraumana”.
Uno dei casi di telecinesi spontanea più interessanti, viene riportato da J.Luis de la Pena nel
libro “Poltergeist”. Siamo a Rosenheim, in Germania, nel 1967:
“Il luogo in questione era un modesto ufficio che il signor Adams, avvocato, aveva in paese.
L’aspetto che caratterizza il caso di Rosenheim rispetto alle altre infestazioni è che probabilmente
si tratta del processo studiato con maggior attenzione nella storia di questo tipo di fenomeni
paranormali.
Se analisi future non invalideranno le tesi e le argometazioni degli investigatori che intervennero
sul posto, ci sarebbe materia sufficiente per mettere in imbarazzo gli scienziati, che cercano di
gettare discredito sulla telecinesi.
Rosenheim è una piccola città sulle rive dell’Inn, nel sud-est dell’ ex repubblica federale tedesca.
All’epoca dei fatti che stiamo raccontando in questa sede, contava circa 35.000 abitanti e divenne
famosa grazie ad Annemarie S., una giovane di appena diciannove anni, operaia. Prestava i suoi
servizi anche come impiegata nello studio dell’avvocato. Una sua compagna, Gustel H., di diciassette
anni, la aiutava in ufficio. Alla fine di novembre del 1967, uno dei tubi al neon situati nello
stesso ufficio del signor Adams si spense bruscamente. Chiamarono l’elettricista, che trovò la
lampadina ancora funzionante, semplicemente aveva compiuto una rotazione di 90° rispetto alla
posizione iniziale.
Nessuno avrebbe pensato a qualcosa di anomalo, se nei giorni seguenti non si fossero verificati
fenomeni incomprensibili di vario genere. Uno schedario molto pesante apparve lontano dal luogo ove
abitualmente era situato. I fusibili automatici della rete elettrica saltarono improvvisamente
nonostante non ci fosse sovraccarico di corrente. Si sentirono colpi e strani scoppi in diversi
punti dell’ufficio; una macchina fotocopiatrice cominciò a perdere il toner…
Successivamente, i problemi parvero incentrarsi sugli apparati telefonici. A volte suonavano
ininterrottamente senza che nessuno stesse chiamando. A volte, i quattro telefoni, di marca Siemens,
trillavano contemporaneamente e, fatto spiacevolissimo, cominciarono ad arrivare bollette con cifre
incredibili, decisamente sproporzionate rispetto all’uso che se ne faceva abitualmente.
Si ricorse così ad alcuni esperti di idraulica, perché si riteneva che potessero essere le tubature
dell’acquedotto a causare le forti vibrazioni e altri rumori che si diffondevano nei locali. I
tecnici verificarono che le installazioni si trovavano in condizioni eccellenti. E poiché, d’altra
parte, le lampadine continuavano a non funzionare e un elettricista aveva rilevato incomprensibili
aumenti nella tensione elettrica, si procedette a sostituire l’intero impianto installando un
generatore autonomo. Nonostante ciò, le anomalie continuarono e il proprietario decise alla fine,
disperato, di chiedere aiuto all’azienda incaricata dell’erogazione dell’energia elettrica.
Accorsero un ingegnere e vari tecnici che effettuarono un esame completo della rete locale. Non
trovarono dispersioni né prese spurie, ma decisero di collocare molti contatori per il monitoraggio
dei parametri mediante poligrafo. Si poté così seguire con efficacia il fenomeno. Il tracciato
grafico di voltaggio, che dovrebbe essere una linea continua leggermente irregolare, segnò in
diversi punti impressionanti punte di sovraccarico (da 230 a 250 V).
Un lunedì, alle ore 7.30, cadde bruscamente una lampadina, che si infranse al suolo. In quel momento
il poligrafo segnò un sovraccarico di 50 A. Tuttavia, i fusibili non saltarono.
Poiché le lampadine continuavano a svitarsi da sole e cadere, furono protette da una reticella
metallica perché i vetri non ferissero il personale dell’ufficio.
L’ 1 dicembre 1967 intervenne il professor Bender, dell’istituto di Friburgo e dopo un esame
sommario degli eventi ricorse a sua volta a due specialisti: il dottor F. Karger, dell’Istituto Max
Planck (Scienze fisiche) e un secondo fisico, G. Zicha, di Monaco. Anche la polizia intervenne,
istruendo un’indagine per verificare la presenza di eventuali sabotaggi. Interrogò gli impiegati e
giunse alla conclusione che la presunzione di reato fosse completamente inattendibile. La confusione
di investigatori, avvocati, impiegati e polizia giunse al parossismo.
Si utilizzò una serie completa di strumenti: un oscillografo Tektronic Mod. 1A4 per la registrazione
delle funzioni, un magnetometro per misurare i livelli di suono, elettrometri, trasduttori per gli
ultrasuoni a frequenze ultrasoniche. Ma non ci fu modo di verificare se quelle manifestazioni
obbedissero a cause naturali o fraudolente. In alcuni casi, il poligrafo tracciava una curva simile
a un 8, oppure graffiava la carta. Ambedue gli effetti sono inspiegabili.
Quando per controllare le anomalie telefoniche si collegò la rete dell’ufficio ad uno speciale
apparato, il contatore della centrale continuò a registrare chiamate inesistenti. Inoltre si
verificò che, spesso, il ricettore del signor Adams agiva come se venisse composto sempre uno stesso
numero, lo 0119, che secondo la guida locale corrispondeva a quello delle informazioni
meteorologiche.
Fino agli inizi del 1968 continuarono questi fenomeni fisici ed elettrici.
Un fisico, il signor Buchel, presente in ufficio, notò con spavento che le cartellette sul tavolo
cadevano da sole e che il cassetto di uno schedario si apriva senza che nessuno lo toccasse.
Annemarie, in quella situazione, cominciò ad avvertire disturbi articolari, otiti e sintomi
isterici.
Pochi giorni dopo, quando la giovane abbandonò definitivamente il lavoro e cambiò impiego, tutti i
fenomeni cessarono di colpo.
Oggi non si sa nulla di quella giovane. Sembra che si sia fidanzata con un giovane ingegnere e che
in seguito si sia sposata ma intorno a lei non furono più registrati fatti strani.
Nel frattempo, il caso dell’ufficio ebbe nuove implicazioni. Un illusionista cercò di coprire di
ridicolo il poltergeist scrivendo in un articolo, pubblicato nel suo libro “Folletti impostori” (Sì,
è la tipica fantasia cicappina!…n.d.r.), che si trattò di veri e propri inganni e che i fenomeni
di Rosenheim altro non erano che artifici organizzati dagli impiegati dell’ufficio.
Allan, l’illusionista, si basava – secondo quanto afferma Hans Bender – sul fatto che, dopo una
ispezione nell’ufficio, aveva notato un filo di nylon che pendeva dal tetto. Ne dedusse che alcuni
effetti avrebbero potuto essere realizzati mediante intervento meccanico. Bender, tuttavia, assicurò
indignato che il filo fu collocato per controllare le oscillazioni del tetto. (Il nostro “Randi
tedesco”, evidentemente, preferiva fingere di non considerare che un filo di nylon, per quanto
abilmente manovrato, non può svitare delle lampadine. Ma si sa che certo scetticume a-scientifico,
quando non riesce a trovare le prove razionali di un presunto inganno, ricorre agli illusionisti più
scaltri, quelli che, quasi fosse un altro gioco di illusionismo, sono capaci di inventarsele su due
piedi, le “prove”… n.d.r.).
I magistrati ordinarono di togliere dal libro di Allan l’accusa riportata in uno dei capitoli. Più
tardi, tuttavia, il provvedimento venne revocato, ma si obbligò Allan ad aggiungere una nota in cui
gli autori dichiaravano di non dubitare dell’onorabilità e della rettitudine del signor Adams e del
suo studio. Continuarono, tuttavia, anche a distanza di tempo, a contrapporsi feroci critiche e
nuovi apporti a sostegno dell’autenticità di quei singolari fatti parafisici.
Per noi Rosenheim è il più importante e decisivo caso di telecinesi spontanea ripetuta. Il dossier
dei periti concluse che:
– non fu osservata alcuna interazione magnetica;
– non si trovò nessun campo elettrostatico intenso, che avrebbe potuto indurre alcuni fenomeni;
– le variazioni di tensione non obbedivano ad alterazioni di voltaggio della centrale;
– non si registrarono fonti ultrasoniche né infrasoniche;
– non si scoprì alcuna frode;
– i fenomeni sfidavano qualunque spiegazione che fosse compatibile con le leggi conosciute della
fisica teorica e sembravano essere il risultato di forze aperiodiche e di breve durata;
– i fenomeni dinamici su masse fisiche sembravano provocati e controllati da forze intelligenti.”
Fin qui l’articolo del citato J.L. Jordan Pena.
A me non resta che rilevare alcuni dati che ritengo basilari in queste casistiche. Al di là del
risibile intervento dell’illusionista, anche nel caso di Rosehneim si è evidenziato un elemento
ricorrente nei fenomeni di poltergeist o di poltergeist con implicazioni telecinetiche: la presenza
di individui in età puberale o adolescenziale. È evidente che qualche ragione di carattere
psicodinamico innesca, occasionalmente, una serie di fenomeni ingestibili dai diretti responsabili.
Le ipotesi, al proposito possono essere e sono tante. Ma il fattore della presenza di giovanissimi o
giovani in tali fenomenologie è innegabile. Se, poi, si vogliono supporre “volitività” estranee ai
diretti responsabili “fisici” degli eventi, volontà che ne sfrutterebbero le capacità proprio come
avviene nella medianità, è argomento di discussione e di illazioni svariate. Nel nostro concetto di
essere umano, noi siamo essenzialmente dei “tramiti” in connessione con tutta una serie di forze
visibili ed invisibili che esistono, benché non ancora ben comprese, nel nostro universo. Si è
parlato di “fluidi”, di “energie” possedute dai ragazzi, messi in moto da ignoti psichismi. Io
azzardo un’ipotesi successiva, pur senza spingermi troppo nell’inverosimile: suppongo, cioè, che
questi eventi “non accadano a caso”, che la particolare situazione psicologica dei giovani
coinvolti, conscia o inconscia che sia, possa essere solo “uno dei passaggi”. Almeno in certi casi.
Certo, potrebbe trattarsi “semplicemente” dell’esplosione di tensioni psichiche in atto, della
manifestazioni di incontenibili conflitti dell’io.
In effetti, è difficile supporre una causa logica e matura a delle lampadine che si svitano da sole
o a dei barattoli di marmellata che volano in un supermercato. Ma, ripeto, forse si tratta di
“passaggi”, di stati in divenire di determinati ordini di eventi. Se, ad esempio, consideriamo il
caso di Rosenheim, cosa mi impedisce di ipotizzare una preesistenza, in quell’edificio, di qualche
psichismo “latente”, disincarnato, direi “incastrato” fra il nostro mondo ed un’altra, imprecisabile
dimensione
? E se l’arrivo nell’edificio di uno o più soggetti particolarmente “dotati”, vuoi per la
particolare età vuoi per la specifica situazione psicologica, costituisse un appiglio automatico per
questi preesistenti psichismi vaganti? In parole più terra terra: e se gli spiriti inquieti
usassero, per manifestarsi, i misteriosi meccanismi parapsicologici di cui paiono essere la causa,
nel poltergeist, particolari individui?
Come ho detto, non possiamo adattare questa mia ipotesi a tutta la casistica: prudenza dovrebbe
insegnare a tutti l’estrema ascientificità delle generalizzazioni. Però, proprio per lo stesso
ragionamento, non possiamo escluderla a priori, visto che mi risulta esistere anche una certa
casistica a sostegno, come quando si è appurata la ripetizione degli stessi fenomeni con due
soggetti “dotati” giunti in tempi diversi e successivi su un determinato luogo. E perché, poi,
questi soggetti, provocherebbero i fenomeni in oggetto solo in “quei” luoghi? Credo che anche la mia
ipotesi, a volte, possa essere plausibile. Fino a prova contraria.
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