Possibili modelli fisici della coscienza e loro conseguenze
da Eccles agli psitrioni alla teoria olografica di Pribram
Scritto da: Luigi Maxmilian Caligiuri
Fisica dell’incredibile
Possibili modelli fisici della coscienza e loro conseguenze: da Eccles agli psitrioni alla teoria olografica di Pribram
Lidea di una coscienza materiale non è nuova nel panorama scientifico e risale a più di
quarantanni fa, essendo stata invocata già nellambito neurofisiologico e psicoanalitico. Uno dei
primi studiosi adevidenziare, già a partire dallinizio degli anni Ottanta, le contraddizioni insite
nellinterpretazione tradizionale psicofisiologica della coscienza è stato il grande
neurofisiologo John Eccles, insignito del premio Nobel per le sue ricerche sulla trasmissione
sinaptica nelle cellule cerebrali corticali. Nel suo trattato intitolato Le basi neurofisiologiche
della Mente, Eccles sviluppa il modello che egli definisce come ipotesi del meccanismo di azione
della volontà sulla corteccia cerebrale. Egli parte dalla constatazione di come uno stesso effetto,
anche il più semplice come ad esempio alzare un dito, possa essere provocato attraverso una
stimolazione artificiale di opportune aree della corteccia cerebrale ma anche, in maniera totalmente
differente, da ciò che si produce quando tale movimento deriva da una precisa volontà di compierlo.
Tale palese constatazione porta ad una ovvia contradizione se interpretata nellambito di una teoria
che tenga conto del solo sistema nervoso e della formazione dei riflessi condizionati. Eccles
propone dunque lipotesi secondo la quale lesercizio della volontà produrrebbe, nella corteccia,
una modificazione in risposta a una specifica situazione, per cui, anche una lievissima azione
della volontà su un singolo neurone sarebbe in grado di comportare un cambiamento considerevole
dellattività cerebrale. Ancora, secondo Eccles, la corteccia funzionerebbe semplicemente come un
sistema rivelatore di unulteriore struttura, non (ancora) misurabile per mezzo degli strumenti
scientifici disponibili, identificabile con ciò che egli chiama giustappunto Mente.
Eccles quindi riconosce lesistenza di due entità distinte: la mente, struttura fisica ancora
sconosciuta, e il cervello la cui unica funzione sarebbe quella di rilevare i campi di influenza
spazio-temporali generati dalla mente e di garantire lespletamento delle attività fisiologiche necessarie alla vita dellorganismo cosciente.
In particolare, nel modello di Eccles, il ruolo fondamentale è svolto dal processo di exocitosi che
consente la trasmissione di segnali nervosi nelle vescicole presinaptiche. Tale processo rappresenta
lattività fondamentale unitaria della corteccia cerebrale per il quale è possibile stabilire una
legge di conservazione. Da un punto di vista quantistico tale legge di conservazione può essere
spiegata, secondo Eccles, supponendo lesistenza di specifiche particelle quantistiche denominate
psiconi che rappresenterebbero le unità fondamentali della coscienza le quali, interagendo tra
loro, sarebbero in grado di generare lesperienza unitaria e soggettiva della coscienza. Il campo
quantistico associato a tali psiconi costituirebbe quindi il campo non-materiale, analogo ad un campo di probabilità, che regolerebbe il processo di formazione della coscienza.
Gli psitroni: la coscienza secondo il matematico A. Dobbs
Un altro modello fisico della mente particolarmente interessante è quello proposto dal matematico
inglese A. Dobbs nel 1967 secondo il quale la materia pensante risulterebbe costituita da un sistema
collettivo composto da unità quantistiche elementari denominate psitroni, ovvero di particelle
aventi massa propria immaginaria (le particelle ordinarie hanno massa a riposo nulla, come i
fotoni, o positiva) e, di conseguenza, caratterizzati da una velocità superiore a quella della luce
nel vuoto. In un certo senso dunque, gli psitroni di Dobbs potrebbero essere identificati con le
particelle superluminali denominate generalmente tachioni, ipotizzate per la prima volta dai fisici
Feinberg e Surdashan nel 1966. Tale considerazione risulterà estremamente interessante, come
vedremo, nel seguito. In particolare la teoria di Dobbs considera un tempo a due dimensioni: la
prima coincidente con quella usualmente considerata, la seconda, di natura esclusivamente
matematica, legata al concetto di probabilità di un evento. Egli inoltre introduce un modello
dellinterazione tra psitroni e neuroni nel cervello secondo il quale questultimo viene
interpretato, analogamente al modello di Eccles, come un insieme di filtri selettivi in frequenza, del tutto analoghi a quelli presenti in un ricevitore radio.
Nonostante la teoria di Dobbs appaia, per certi versi, molto elaborata, un modello sostanzialmente più articolato è quello su cui è basata la teoria olografica di K. Pribram.
Laffascinante teoria olografica di Pribram
Questo è senza dubbio uno dei primi e più importanti modelli strutturati di coscienza basato
esclusivamente su basi fisiche e in particolare sul concetto di ologramma. Come noto la tecnica
olografica permette di registrare su una pellicola la figura dinterferenza prodotta dalla luce
riflessa da un oggetto e sulla quale nessuna immagine è apparentemente distinguibile. Tuttavia,
illuminando la superficie con un raggio laser, si formerà, come risultato, unimmagine
tridimensionale collocata nello spazio. È importante sottolineare che un ologramma contiene
effettivamente tutte le informazioni relative al volume delloggetto che esso rappresenta nello
stesso modo in cui una fotografia rappresenta tutti i dettagli di una determinata faccia di un oggetto tridimensionale.
Secondo Pribram il cervello funziona in maniera olografica grazie alla presenza di cellule
specializzate, in grado di eseguire unoperazione del tutto analoga alla funzione matematica nota come trasformata di Fourier.
Questa consente, operando su una funzione matematica del tempo, di passare dal dominio del tempo a
quello della frequenza (e viceversa). Secondo Pribram la corteccia cerebrale giocherebbe un ruolo
analogo a quello del raggio laser nel caso dellolografia in modo tale che, agendo nel dominio delle
frequenze denominate frequenze spaziali, restituirebbe, a partire da uno schema dinterferenza, le
immagini quadridimensionali che corrispondono agli oggetti fisici a tre dimensioni che percepiamo
nel nostro spazio-tempo. Secondo tale modello ciò che chiamiamo realtà fisica non sarebbe altro che
una proiezione olografica, realizzata dal cervello attraverso un processo analogo a quello con cui un raggio laser decodifica lo schema dinterferenza impresso su una pellicola.
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Scienza e Conoscenza – n. 59 – Rivista Cartacea >> https://goo.gl/QbKsWF Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza
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