Preludio alla meditazione Vipassana
(autore sconosciuto)
Siedi in silenzio e comincia a osservare il tuo respiro. Il punto di
osservazione più semplice è all’entrata del naso. Quando il respiro
entra, avvertine il contatto all’inizio del condotto nasale: osservalo
da quel punto. Il contatto sarà più facile da osservare, il respiro
sarebbe troppo sottile: all’inizio limitati ad osservarne il contatto.
Il respiro entra e tu lo senti entrare: osservalo. E poi accompagnalo,
seguilo. Scoprirai che a un certo punto si arresta. Si ferma da
qualche parte vicino all’ombelico; per un attimo, per un pal, si
arresta. Quindi, risale verso l’esterno: seguilo, di nuovo percepisci
il contatto del respiro che fuoriesce dal naso. Seguilo, accompagnalo
verso l’esterno: di nuovo arriverai a un punto in cui per un attimo
brevissimo il respiro si arresta. E il ciclo riprende un’altra volta.
Inspirazione, pausa, espirazione, pausa, inspirazione, pausa. Dentro
di te quella pausa è il fenomeno più misterioso. Quando il respiro è
entrato in te e si è fermato, non c’è nessun movimento: quello è
l’attimo in cui si può incontrare Dio. Oppure quando il respiro esce e
poi si arresta, e non esiste alcun movimento.
Ricorda, non lo devi arrestare tu: si ferma da solo. Se lo interrompi
volontariamente, quell’istante ti sfuggirà, perchè colui che agisce
interferirà e scomparirà il testimone. Tu non devi interferire. Non
devi alterare il ritmo della respirazione, non devi nè inalare nè
esalare. Non è come il Pranayama dello yoga, dove tu intervieni per
controllare il respiro. Non è la stessa cosa. Non alteri affatto il
respiro, lasci spazio al suo fluire naturale, alla sua naturalezza. Lo
segui quando esce e lo segui quando entra.
E presto ti accorgerai dell’esistenza di due pause. In queste due
pause si trova la porta. E in quelle due pause perverrai alla
comprensione, vedrai che il respiro in se stesso non è vita, forse è
nutrimento per la vita, come altri cibi, ma non è la vita. Perchè
quando il respiro si arresta tu sei presente, assolutamente presente:
sei perfettamente consapevole, assolutamente cosciente. E anche se il
respiro si è arrestato, se il respiro non c’è più, tu ci sei ancora.
Trova un luogo comodo dove sederti per 45-60 minuti. E’ bene sedere
alla stessa ora e nello stesso punto ogni giorno, ma non
necessariamente in un posto silenzioso. Sperimenta finchè non trovi la
situazione in cui ti senti a tuo agio. Puoi fare una o due sedute al
giorno, ma non fare mai una seduta se non è trascorsa almeno un’ora da
quando hai mangiato, e aspetta almeno un’ora dopo la seduta, prima di
andare a dormire.
E’ importante sedersi con la testa e la schiena erette. Gli occhi
devono restare chiusi e il corpo dev’essere il più fermo possibile.
Puoi usare un seggiolino da meditazione o una sedia, oppure dei
cuscini sistemati come meglio credi.
Non esiste una tecnica di respirazione particolare: va benissimo il
respiro naturale. La Vipassana si basa sulla consapevolezza del
respiro, per cui si devono osservare semplicemente l’inspirazione e
l’espirazione in qualsiasi punto del corpo in cui si riesce ad
avvertirne maggiormente la sensazione: all’altezza del naso o dello
stomaco o del plesso solare.
Vipassana non è concentrazione e non si tratta di osservare il respiro
per un’ora intera. Quando affiorano pensieri, emozioni o sensazioni,
oppure quando sorge in te la consapevolezza di un suono, di un odore,
o della brezza all’esterno, lascia semplicemente che la tua attenzione
li segua. Qualsiasi cosa affiori può essere osservata come una nuvola
che scorre nel cielo: non ti ci devi attaccare, nè la devi respingere.
Ogni volta che puoi scegliere cosa osservare, torna alla
consapevolezza del respiro.
Ricorda, non devi aspettarti nulla di speciale. Non esiste successo nè
fallimento, nè vi sarà progresso. Non c’è nulla da capire o da
analizzare, ma possono insorgere intuizioni di qualunque tipo. Le
domande e i problemi possono essere visti come misteri con cui
divertirsi.
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