Presenza nel Qui ed Ora
(del venerabile Ajahn Sumedho)
© Ass. Santacittarama, 2006. Tutti i diritti sono riservati.
SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA.
Traduzione di Gabriella De Franchis.
(Un discorso di Dhamma tenuto durante un ritiro a Spirit Rock, un centro di
ritiro negli Stati Uniti, il 3 Luglio 2005. Pubblicato in inglese sul sito:
www.abhayagiri.org.)
Portate la vostra attenzione a questo momento, al qui ed ora. Qualsiasi cosa
stiate sentendo fisicamente o emotivamente, di qualsiasi natura essa sia,
questo è il modo in cui essa è. Questa conoscenza del modo in cui la cosa è
si chiama consapevolezza; è il modo in cui noi facciamo esperienza dell’ora.
Prestate attenzione a questo. Quando siamo pienamente coscienti, attenti al
qui e ora senza attaccamento, allora non stiamo cercando di risolvere i
nostri problemi, non stiamo ricordando il passato o pianificando il futuro.
E se stiamo facendo queste cose allora fermiamoci e riconosciamo quello che
stiamo facendo. Il non attaccamento significa che non stiamo creando niente
di più nella nostra mente; siamo solo presenti. Questo significa riflettere
sul modo in cui la cosa è.
Quando pensiamo, facciamo progetti, proviamo paura, facciamo previsioni,
abbiamo speranze, ci aspettiamo qualcosa dal futuro, tutto questo avviene
qui e ora, non è vero? Sono stati mentali che noi creiamo nel presente. Che
cosa è il futuro? Che cosa è il passato? C’è soltanto l’ora, questo momento
presente. Allora ci possiamo chiedere: “Che cosa è che conosce?” Noi
vogliamo sempre determinare il soggetto. E’ questo il mio io reale? E’
questo il mio vero sé? Questa soggettività, questo porsi delle domande e
volere trovare una identità, è anche una creazione nell’ora. Se ci affidiamo
al silenzio, non c’è nessuno. Non troviamo nessuno nel suono del silenzio.
Tutto il problema finisce.
Quanta concretezza ha un qualsiasi ricordo nel presente? Ha qualche essenza
permanente? Il ricordo di una persona è realmente quella persona? Pensate a
vostra madre, adesso. Anche se vostra madre è scomparsa tanti anni fa potete
comunque pensare “madre” e le percezioni e i ricordi sorgono. Dov’è vostra
madre ora, in questo momento mentre voi siete seduti qui e pensate a lei? E’
una percezione nella vostra mente. Sapere che i ricordi e le percezioni
vengono create nel presente non è una critica o una negazione, si tratta
semplicemente di porre i pensieri nel contesto in cui realmente sono.
Quanta sostanza
un ricordo ha
nel presente?
Spesso noi viviamo nel regno del tempo e dell’io e ci crediamo ciecamente,
persi nelle nostre creazioni. Ma vedendo il Dhamma troviamo una via d’uscita
da questa trappola mentale. La nostra società crede ciecamente in queste
illusioni, quindi non ci possiamo aspettare molto aiuto da questa. Per
esempio, a noi piace molto la storia, non è vero? “Voi sapete che il Buddha
è realmente esistito. E’ un fatto storico”. E questo ce lo fa apparire
reale, perché abbiamo fiducia nella storia. Ma la storia che cosa è? E’
ricordo. Se leggiamo differenti storie sullo stesso periodo di tempo, esse
ci sembrano molto diverse. Io ho studiato storia coloniale britannica in
India. Un resoconto scritto da uno storico britannico è molto diverso da
quello scritto da uno storico indiano. Uno di loro mente? No. Probabilmente
entrambi sono onorabili studiosi, ma ognuno di loro vede e ricorda le cose
in modo diverso. Il ricordo è così.
E allora quando esaminiamo il nostro ricordo, osserviamo soltanto il fatto
che i ricordi vanno e vengono; e quando se ne sono andati, ciò che rimane è
la coscienza. La coscienza è ora. Questo è il sentiero, qui e ora, nel modo
in cui è. Usate quello che sta avvenendo ora come sentiero, piuttosto che
continuare con l’idea che voi siete qualcuno che viene dal passato e che ha
bisogno di praticare per liberarsi da tutte le contaminazioni per
raggiungere l’illuminazione in futuro. Questo è solo un io creato da voi e
nel quale voi credete.
Noi soffriamo molto quando, ricordando il passato, ci sentiamo colpevoli.
Ricordiamo cose che abbiamo detto o fatto, o che non avremmo dovuto fare, e
stiamo molto male. O speriamo che tutto vada bene nel futuro e poi ci
preoccupiamo del fatto che qualcosa possa andare storto. Ebbene le cose
possono andare bene come possono andare male. O possono andare in parte bene
e in parte male. Qualsiasi cosa può accadere nel futuro. Ecco perché ci
preoccupiamo, non è vero? Ci piace andare dai chiromanti perché pensiamo che
il futuro può essere tremendo per noi, se non lo conosciamo. Quale sarà il
risultato della nostra decisione? Ho fatto la scelta giusta?
Dire “E’ così”
è solo un modo per ricordare
a se stessi
di vedere questo momento
così come è.
La sola cosa sicura del futuro – la morte del corpo – è qualcosa che
cerchiamo di ignorare. Il solo pensare alla parola morte blocca la mente,
non è vero? Per me è così. Non è particolarmente educato o politicamente
corretto, parlare di morte in una conversazione casuale. Che cosa è la
morte? Che cosa succederà quando muoio? Il non saperlo ci turba. Ma non lo
sappiamo, non è vero? Noi non sappiamo cosa accadrà quando il corpo morirà.
Abbiamo diverse teorie – come la reincarnazione o il premio in una rinascita
migliore o la punizione in una nascita peggiore. Alcuni sostengono che una
volta che si è ottenuta la nascita umana, si possa ancora rinascere come
creatura inferiore. E poi c’è la scuola che dice no, una volta che si è
rinati sotto forma umana non si può più rinascere come creatura inferiore. O
la credenza nell’oblio – una volta che siamo morti, siamo morti. Punto e
basta. Nient’altro. Finito. La verità è che nessuno lo sa veramente. Così
spesso la ignoriamo o la reprimiamo.
Ma tutto questo succede nell’ora. Pensiamo al concetto della morte nel
presente. Il modo in cui la parola morte influenza le nostre coscienze “è
così”. Questo è sapere di non sapere nell’ora. E’ non cercare di provare
alcuna teoria. E’ sapere: il respiro è così, il corpo così; lo stato
d’animo,
il nostro stato mentale è così. Questo significa sviluppare il sentiero.
Dire “è così” è solo un modo di ricordare a se stessi di vedere questo
momento così com’è, piuttosto che essere intrappolati nell’idea che dobbiamo
fare qualcosa o trovare qualcosa o controllare qualcosa o liberarci di
qualcosa.
Sviluppare il sentiero, coltivare bhavana, non è soltanto meditazione
formale che possiamo fare solo in un determinato posto, in certe condizioni,
con certi maestri. Questa è soltanto un’altra idea che ci stiamo creando nel
presente. Osservate come praticate nella vostra vita quotidiana – a casa, in
famiglia, al lavoro. La parola bhavana significa essere consapevoli della
mente dovunque voi siate nel momento presente. Io posso darvi consigli per
sviluppare la meditazione seduta – tanti minuti ogni mattina e tanti ogni
sera – il che è certamente una cosa da tenere in considerazione. E’ utile
acquisire una disciplina, prendersi un po’ di tempo nella vita di tutti i
giorni per smettere con qualsiasi attività, qualsiasi impulso di obbligo
morale, responsabilità e abitudine. Ma quello che ho trovato ad aiutarmi
maggiormente è stato riflettere e fare attenzione sul qui ed ora.
Anche se andiamo
in luoghi meravigliosi
non sono poi così diversi.
E’ solo
una nostra montatura.
E’ così facile pianificare il futuro o ricordare il passato specialmente
quando niente di veramente importante sta succedendo in questo momento: “In
futuro ho intenzione di insegnare in un ritiro di meditazione” oppure “Il
mio viaggio in Bhutan è stato una visita veramente particolare in un luogo
veramente esotico dell’Himalaya.” Ma molto nella vita non è niente di
speciale; è così come è. E anche andare in meravigliosi luoghi dell’Himalaya
è così come è – alberi, cielo, consapevolezza; non c’è tutta questa
differenza. E’ solo che noi ci costruiamo sopra. Sento anche che la gente
soffre molto per le cose che ha fatto o che non avrebbe dovuto fare –
errori, crimini, cose terribili dette nel passato. Le persone possono
diventare ossessionate perché una volta che cominciano a ricordare i loro
errori si crea tutto uno stato d’animo. Tutti i momenti colpevoli del
passato possono tornare a galla e distruggere la nostra vita presente. Molte
persone finiscono per rimanere bloccate in un vero insopportabile regno
infernale che si sono create da sole.
Ma tutto questo succede nel presente, ed è per questo che il momento
presente è la porta verso la liberazione. E’ l’ingresso al “Senza Morte”.
Risvegliarsi a questo non vuol dire sopprimere, negare, rimuovere,
difendere, giustificare, condannare; è quello che è, prestare attenzione al
ricordo. “Questo è un ricordo.” è una affermazione corretta. Non è una
rimozione del pensiero, ma non lo si sta più considerando con attaccamento
personale. I ricordi, se visti chiaramente, non hanno essenza. Si dissolvono
nell’aria sottile.
Provate a ricordare una vostra colpa e mantenete il ricordo deliberatamente.
Pensate a qualche cosa di terribile che avete fatto in passato, e poi
stabilite di tenerlo nella vostra coscienza per cinque minuti. Cercando di
continuare a pensarci, scoprirete quanto è difficile da trattenere. Ma
quando quello stesso ricordo sorge e voi gli opponete resistenza, ci
sguazzate dentro o ci credete, allora può accompagnarvi per tutta la
giornata. Tutta una vita può essere riempita di colpe e rimorsi.
Ogni volta che sei
consapevole di ciò
che stai pensando
stai diventando
un esperto.
Così soltanto nel risveglio, vedendo la cosa così com’è, c’è un rifugio.
Ogni volta che siete consapevoli di quello che state pensando – non critici,
anche se state pensando a qualcosa di veramente brutto o spiacevole – state
diventando degli esperti. Questo è ciò in cui potete avere fiducia. Mentre
sviluppate questo, acquisite più fiducia. La vostra consapevolezza diventerà
una forza più grande delle vostre emozioni, delle vostre contaminazioni,
delle paure e dei desideri. All’inizio ci può sembrare che emozioni e
desideri siano più forti, che la semplice consapevolezza sia impossibile. Si
possono avere soltanto pochi brevi momenti di consapevolezza e poi si torna
di nuovo nella tempesta che imperversa. Può sembrare senza speranza, ma non
lo è. Più la si mette alla prova, la si investiga, si dà fiducia a questa
consapevolezza, più diventa stabile. Gli apparenti poteri invincibili delle
qualità emotive, delle ossessioni e delle abitudini, perderanno quel senso
di essere la forza più grande. Troverete che la vostra vera forza è nella
consapevolezza, non nel controllo dell’oceano, delle onde, dei cicloni e
degli tsunami e di tutto il resto che comunque è impossibile per voi
controllare. E’ solo nell’avere fede in questo punto – qui ed ora – che si
realizza la liberazione.
Dire “è così” significa solo ricordare a se stessi di vedere questo momento
così com’è. Anche andare in posti meravigliosi non è poi così differente. E’
solo la costruzione che ci facciamo sopra, rimuovendo, difendendo,
giustificando o condannando; è quello che è: un ricordo. “Questo è un
ricordo.” è una affermazione onesta. Non è una rimozione del pensiero. E’
che non lo sta considerando con attaccamento. I ricordi, se visti
chiaramente, non hanno essenza. Si dissolvono nell’aria sottile.
° ° °
Luang Por Sumedho è nato a Seattle, Washington. Nel 1966 si è recato in
Thailandia per praticare la meditazione e non molto tempo dopo ha preso
l’ordinazione come monaco. Si è messo al seguito di Luang Por Chah e vi è
rimasto per dieci anni. Nel 1977 ha accompagnato Luang Por Chah in
Inghilterra ed ha aiutato alla creazione del Monastero di Chithurst e poi di
Amaravati, dove è attualmente residente.
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