da “Enciclopedia olistica”
di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli
Utopie realizzabili – La cancellazione del senso di colpa
a cura di Luciano Marchino
La cancellazione del senso di colpa primario è direttamente correlata al libero fluire ed alla
libera percezione della propria essenza. Con lo stabilizzarsi della separazione le nostre difese si
sono finalizzate quasi esclusivamente al mantenimento di quest’ultima e quindi alla
cristallizzazione del senso di colpa.
Ciò è generalmente vissuto come conseguenza diretta della necessità di difendere il nostro organismo
dagli attacchi interni ed esterni.
Di qui nasce il culto del corpo come strumento per l’appagamento dei desideri dell’Io. Il solo fatto
di viverlo come strumento, come mezzo, ci induce ai più disparati e disperati tentativi di
perfezionamento ma poiché qualsiasi tentativo di ottenere la cancellazione del senso di colpa e
della separazione, che sono le matrici originali del malessere esistenziale, attraverso la cultura
del corpo è destinato a fallire, l’illusione di poter al fine trovare il sistema giusto è destinata
a mantenersi all’infinito. Non esiste alcun limite ai tentativi di ottenere l’armonia interiore e la
gioia di vivere attraverso la cultura del corpo, perché nessun tentativo è destinato al successo.
Percepire il corpo come un tempio non è che il primo passo per correlare la distorsione originaria.
Non è sulla struttura del tempio comunque che occorre centrare la propria attenzione ma sull’essenza
che ne e all’origine, sul nucleo interiore intorno al quale il corpo si edifica.
L’enfasi posta dalla nostra struttura ed accettata da ciascuno sull’appetibilità e l’armonia della
struttura esteriore ci induce a perdere di vista proprio l’essenziale. L’attenzione alla forma
dell’involucro rimanda alla paura del suo contenuto: quella di identificarsi con ciò che sta sotto
lo strato più superficiale della pelle. La paura di protendersi verso se stessi fino a raggiungere
la propria sorgente. Ciò che vi è di veramente bello in un essere umano non può essere visto con gli
occhi. La visione corretta non si arresta alla superficie del corpo, la travalica per ammirare in
perfetta trasparenza il suo nucleo essenziale.
La perfetta cancellazione del senso di colpa spetta al nostro nucleo ‘energetico’ essenziale da dove
il senso originario di sé può tornare a pervadere l’intero organismo restaurando il senso di
pienezza, di completezza e di unitarietà che sono patrimonio di ogni essere umano.
Separazione e paura se non sono sinonimi sono certamente indicatori della medesima realtà: non può
esistere separazione senza paura né paura senza separazione. Prima che la separazione avvenisse non
c’era paura.
Poiché la separazione e la paura sono conseguenze dell’ingegno umano, ad esse l’ingegno umano può
trovare rimedio ristabilendo il senso di unità originario, Ciò è possibile in un solo modo:
ristabilendo il libero fluire delle correnti vegetative dal centro verso la periferia dell’organismo
sino a che esso sia di nuovo unitariamente pervaso.
Questa è l’unica cura possibile del senso di separazione e quindi di colpa e di paura. E’ anche
l’unica difesa veramente efficace contro pensieri di separazione che inducono paura e quindi
ostilità reciproca. Poiché questi due concetti sono direttamente correlati al senso di vulnerabilità
del corpo, è solo rendendo reale la propria identificazione col nucleo che l’organismo tornerà a
percepirsi come autenticamente non vulnerabile. n corpo non va trasceso ma pervaso, non va umiliato
ma abitato, non va sacrificato ma vissuto. L’invulnerabilità non è un’idea ma l’esperienza della
propria essenza energetica indistruttibile. L’ego può essere distrutto, l’essenza no. I1 processo di
eliminazione del senso di colpa in ciascun essere umano è solo questione di tempo. Ciò può sembrare
non realistico data la situazione attuale e può sembrare contraddittorio rispetto al libero arbitrio
in base al quale il genere umano e ciascuno di noi può scegliere di tormentarsi all’infinito, ma non
lo è.
Il genere umano possiede la capacità di rimandare a un futuro spaventosamente lontano la propria
presa di coscienza, ma può rimandarla indefinitamente. Per quanto si sia allontanato dalla propria
natura originaria, questa non potrà essere definitivamente eliminata per il solo fatto che ne
abbiamo paura. La nostra capacità di crearci illusioni e false tendenze ha un limite.
La prigionia genera desiderio di libertà e la nostra capacità di tollerare il dolore non è infinita.
Gradualmente ciascuno comprenderà, sia pure con la sensazione che il compito sia superiore alle sue
forze, che deve esserci un modo migliore di esistere. Con lo stabilizzarsi di questa sensazione, che
si farà più piena e costante col ristabilirsi della libera circolazione energetica nell’organismo,
si realizzerà una svolta sempre più definitiva nella vita di ciascuno.
I1 realizzarsi progressivo di questa situazione comporterà il riapparire della visione olistica
della realtà, che farà giustizia delle divisioni arbitrariamente poste al suo interno ed accettate
dal modo di procedere analitico e dalla visione per ‘porzioni discrete’ sinora prevalente.
La visione frammentaria della realtà ci ha portati alla situazione di conflitto perenne, di pace
armata, di complicità interessata e di pronta disapprovazione per ogni aspetto della realtà che non
collimi con gli obiettivi egoici che tutti conosciamo con paura.
Un’autentica visione olistica dell’essere umano e della sua realtà circostante non può che
promuovere il ritorno della pace e dell’armonia.
In una visione che riunisca autenticamente le parti in un tutto non ha alcun senso il giudizio di
valore. La visione olistica è aliena ad ogni possibilità di errore perché non consente giudizi. Nel
corso del processo di riaffermazione di questa visione – concezione del mondo ciascuno continuerà
comunque a confrontarsi con l’esperienza del conflitto. Ciò perché sino a quando il processo non
potrà dirsi compiuto è inevitabile che quanto rimane del nostro Io – separato si allei
alternativamente con l’una o con l’altra visione della realtà: con la sensazione olistica di
appartenere a un tutto e con quella analitica di esserne separato. La duplice possibilità sarà
percepita come conflitto.
Una visione corretta è letteralmente priva di ogni errore. Una corretta visione olistica non
percepisce errore o colpa in alcuna sfaccettatura della realtà. Ogni soluzione basata sulla visione
della realtà per porzioni discrete e contrapponibili è quindi destinata a dissolversi.
La visione olistica mira direttamente all’essenziale e constata che l’organismo umano si è sentito
minacciato e chiede di essere rassicurato per potersi di nuovo fondere col tutto.
Perfettamente consapevole di quale sia la difesa più. adeguata rende rapidamente obsolete tutte le
difese improvvisate dall’Io separato, relegando gli errori nel passato e ristabilendo la realtà
delle cose.
Il potere della sua coerenza ristabilisce la funzionalità dell’organismo e lo rende sempre meno
adatto a procrastinare la soluzione dei suoi problemi e ad accettare il protrarsi di una sofferenza
non necessaria. Di conseguenza l’organismo diviene sempre più sensibile a ciò che in passato aveva
tollerato come il ‘male minore’ e non può più accettarlo.
E’ tempo di riconoscere come diritto di ciascuno un senso di perfetto agio e di fiducia nella
realtà. Sino a quando questo diritto non sarà riconosciuto attivamente in ciascuno verso ciascuno,
continueremo a sprecare il nostro tempo in tentativi inappropriati di ottenere lo stesso risultato
per ciascuno a discapito degli altri.
Gli strumenti per il raggiungimento di questa condizione sono a disposizione di tutti perché
giacciono dimenticati all’interno di ognuno. Essi non richiedono in sé alcuno sforzo anche se
dovremo dedicarci con coerenza al loro disseppellimento.
La cancellazione del senso di colpa è l’unico dono che abbia senso scambiarsi in questa società di
indiziati ed è l’unico dono degno del figlio dell’uomo.
Egli è completamente interdipendente rispetto a tutti gli altri esseri umani e ad ogni aspetto della
realtà che lo circonda. L’esistente è stato creato perfettamente, come affermano tutte le religioni.
La realtà di cui siamo parte e di cui ci crediamo solo testimoni conserva in sé il germe di tale
perfezione facilmente ripristinabile. Siamo in errore quando crediamo di dover stravolgere il lavoro
di Dio o della natura per renderlo accettabile e tale errore è la fonte di ogni paura. Quando
proviamo paura siamo in errore o siamo impreparati di fronte ai risultati di un errore altrui. In
questi casi il nostro senso di appartenere a un tutto è gravemente compromesso, il nostro senso di
armonia col creato è distrutto, disarticolato o reso precario.
Il permanere di situazioni di questo tipo ci riduce in fin di vita perché ci priva del pane
quotidiano di cui abbiamo bisogno: l’amore e l’accettazione reciproca. Siamo soli senza l’amore
degli altri e gli altri sono soli senza il nostro amore. Dobbiamo guardare al mondo come ad
un’opportunità di eliminare il senso di separazione e la solitudine che ci imprigionano.
L’eliminazione del concetto stesso di colpa è la garanzia che ciò potrà accadere.
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Formazione e dissoluzione dell’armatura caratteriale nevrotica – parabole e catastrofi
a cura di Luciano Marchino
Prima di affrontare la descrizione del processo di formazione e di dissoluzione terapeutica
dell’armatura caratteriale nevrotica è necessario chiarire almeno tre punti ad essa relativi: che
cos’è l’armatura, a quali scopi essa serve, quale situazione tende a perpetuarsi.
Ci limiteremo a tre brevi enunciati, rimandando a W. Reich, E. Baker e A. Lowen per i necessari
approfondimenti.
L’armatura caratteriale nevrotica è “la somma degli atteggiamenti caratteriali tipici che un
individuo sviluppa per bloccare le sue eccitazioni affettive e che si esprimono nella rigidità del
corpo, nella mancanza di contatto affettivo, nel sentirsi morti” (W. Reich).
Essa è funzionalmente identica all’armatura muscolare che è “la somma degli atteggiamenti muscolari
(spasmi muscolari cronici) che un individuo sviluppa per bloccare il prorompere di affetti e
sensazioni organiche, in particolare l’angoscia e l’eccitazione sessuale” (W. Reich).
Tra il livello psichico e quello muscolare il tramite necessario corrisponde evidentemente ai due
principali sistemi di informazione intracorporei: il sistema nervoso e il sistema sanguigno.
L’armatura caratteriale nevrotica, nei suoi aspetti sopraddetti, finisce per comportarsi come un
vero e proprio organismo parassita con un suo “istinto di sopravvivenza” cosi potente, radicato ed
egemone da indurre a suo tempo Sigmund Freud a considerarlo come un “istinto di morte”, più forte
della stessa pulsione vitale.
Tale “istinto di sopravvivenza, distorto e pervertito” dalla necessità dell’organismo in età
infantile di rispondere nel modo più razionale possibile ad una situazione ambientale affettivamente
carente o minacciosa, tende a preservare le condizioni stesse della propria necessità di esistere;
vale a dire che si adopererà per perpetuare (inconsciamente, intorno a sé condizioni carenti o
minacciose anche in età adulta.
Tale fu la realtà osservata da Freud e illustrata appunto come “istinto di morte”, rivista da Reich
come “pulsione secondaria” ed espressione di un modo distorto di perseguire la finalità del piacere.
Tale è, per concludere, il network che la moderna psicologia somatica quotidianamente affronta, e
che trova nel processo di differenziazione creativa la fine della propria necessità di esistere come
struttura cronica egemone dell’organismo come tiranno della vita umana.
Realizzazione e cristallizzazione dell’armatura caratteriale nevrotica (Edsel Stiel 1976
modificato).
Dobbiamo a Edsel Stiel (1976) una convincente e sintetica descrizione del processo di formazione
della corazza caratteriale nevrotica. Coerentemente con la visione bioenergetica originaria da cui
emerge (Lowen, Reich), essa si focalizza sul cosiddetto modello conflittuale della psicanalisi
tradizionale; non di meno, come ha recentemente sottolineato Stephen Johnson (La trasformazione del
carattere, Astrolabio 1986), è perfettamente conciliabile, anzi si completano a vicenda, col modello
carenziale, approfondito dalle più recenti correnti psicanalitiche della psicologia dell’Io, delle
relazioni oggettuali e della psicologia del Sé (Horner, Blank, Bowlby, Jacobson, Kout, Winnicott).
La personalità adulta si può astrattamente definire come composta di quattro strati. Questi stessi
strati si possono rappresentare con uno schema dal punto di vista evolutivo.
Condizione originaria
A I. Centro vitale (Core)
Il centro vitale si può identificare con la libido. Consiste di pulsazioni auto-espressive che
connettono l’individuo con l’universo. Nell’adulto si manifesta con sentimenti d’amore, di armonia
con l’universo e di una religione autentica.
Le pulsazioni espressive in senso evolutivo del Core includono il diritto di esistere, di avere
bisogno, di essere sorretto, di affermarsi e di amare.
Processo di armonizzazione
B Risposta ambientale
Nella misura in cui l’ambiente asseconda l’espressione del Core dal concepimento fino a circa sei
anni, organismo cresce e si esprime in modo vigorosamente pulsatorio. Tuttavia quando questa
influenza è abbastanza minacciosa, l’energia dell’organismo si difende con una forte reazione
affettiva per conservare i suoi diritti fondamentali di espressione. Con negatività continuata e
minacce da parte dell’ambiente, l’organismo alla fine si ritira in una posizione di difesa scindendo
il suo originario moto pulsatorio in due componenti.
C Scissione
Dal momento che né il diritto di espressione né la risposta affettiva alla negazione del diritto
furono incoraggiati dall’ambiente, il movimento pulsatorio originario si divide in una parte di
sopravvivenza ed in una di espressione di sé che sono in conflitto tra di loro e tuttavia si
sostengono a vicenda.
Si può considerare che la componente III di sopravvivenza dica: “Se esprimo i miei diritti ed i miei
sentimenti di negatività a chi me li ostacola non sopravviverò”, mentre la componente
auto-espressiva II dice: “Se sopravvivo senza sentimenti e diritti, tanto vale che muoia”.
D II. Strato degli affetti centrali
Questo strato contiene i cinque principali sentimenti che hanno la parte più importante nel
determinare la struttura del carattere. I sentimenti sono: dolore (sofferenza, pena), collera
(incluso omicidio e rabbia), desiderio (che può più tardi diventare tristezza o ambizione), paura
(terrore), erotismo (sessualità). Quest’ultimo sentimento inizia con la sessualità infantile ed il
bisogno di essere toccato ed include i sentimenti sessuali adulti. Questi cinque sentimenti
principali rappresentano le reazioni dell’organismo alle influenze ambientali.
E III. Strato di struttura
Questo è lo strato di difese muscolari del corpo contro i sentimenti del II strato e contro la
minaccia rappresentata da un ambiente ostile. La struttura caratteriale dell’individuo è qui
evidente nella forma e nella mobilità del corpo. Questo strato contiene la negatività, il “no”
dell’individuo. E’ spesso la parte dell’individuo che si è inconsciamente identificata col modo di
agire del genitore più minaccioso.
F Conflitto nevrotico
Il confluire delle componenti II e III a questo punto rappresenta un importante conflitto
all’interno dell’individuo. La sua energia è consumata in questo conflitto regressivo e poca ne
rimane per il confronto con la realtà (sopravvivenza come adulto) e per il piacere (espressione di
sé adulta) nel mondo che lo circonda. Dal suo punto di vista, rinunciare a questa lotta regressiva è
morire e/o diventare pazzo. La realtà è che con l’abbandono di questa posizione egli può essere
condotto a riesperire e affermare l’espressione fondamentale del suo nucleo vitale e anche la sua
realtà, i suoi diritti e la sua energia più profondi.
G IV Strato dell’Io adattato e compromesso
Questo strato rappresenta il modo in cui un individuo si comporta con il mondo esterno ed è il
risultato degli impulsi modificati provenienti dagli strati I e II attraverso il III. Le difese, che
comprendono la repressione, la formazione reattiva, la rimozione, la proiezione, l’isolamento,
l’introiezione, la negazione e l’identificazione, si formano in questo strato. Gli adattamenti
creativi alla realtà, come pure la formazione di un’immagine idealizzata di sé, si formano anche in
questo strato.
H Condizione nevrotica
I tipi caratteriali nevrotici tentano di ottenere che l’ambiente rafforzi le loro illusioni inclusi
i modi in cui, a seconda del carattere, affrontano la realtà ed esprimono se stessi.
Il fine del cercare il tipo di rafforzamento adatto è di mantenere lo status quo con una pulsione
energetica abbastanza bassa per non affrontare il dolore e l’angoscia del legame nevrotico F e la
piena responsabilità della propria vita.
II rafforzamento spesso ha la funzione di accrescere l’energia nello strato strutturale,
intensificando cosi il “no” al sentimento ed irrobustendo l’espressione delle difese caratteriali.
E’ enorme l’investimento nel mantenere intatto il carattere e il livello muscolare e nell’appoggiare
l’illusione dell’immagine idealizzata. L’unione di questi elementi ha prima funzionato contro una
minaccia negatrice della vita e continua a funzionare ora di giorno in giorno.
Il processo di dissoluzione creativa dell’armatura caratteriale nevrotica (Luciano Marchino 1991)
Con un diverso spazio a disposizione, la schematica disposizione di Stiel troverebbe facilmente il
supporto di innumerevoli esempi clinici, peraltro disponibili in letteratura grazie soprattutto ai
libri di Alexander Lowen e agli scritti degli oltre 250 autori che hanno pubblicato nell’arco
dell’ultimo quarto di secolo, attraverso la rivista internazionale Energy and Character, diretta da
David Boadella.
Lo stesso dicasi per la sintetica esposizione del processo di dearmonizzazione di seguito descritto.
Sullo sfondo rimangono qui, per necessità, le osservazioni di alcuni illustri clinici e ricercatori
(tra i quali Carl Rogers, Elizabeth Kubler-Ross, Jules Grossman e Malcom Brown) ai quali rimando per
i necessari approfondimenti.
La mia convinzione attuale è che in ogni processo di trasformazione radicale (e tra questi la
nascita, le grandi iniziazioni della vita, la trasformazione del carattere, l’accesso alla
dimensione spirituale e la morte biologica) siano evidenziabili delle fasi specifiche, che è
importante sia per lo psicoterapeuta che per il cliente conoscere e accettare, prima di tutto per sé
stessi per non perdere l’orientamento né ricorrere ad ipotesi patognomiche di fronte al loro
emergere.
Lo schema presentato di seguito si compone di sette fasi o stadi del processo di risanamento, che
partono dalla condizione nevrotica precedentemente descritta per condurre ad una migliore
integrazione della realtà personale ed intersoggettiva, compatibile col concetto attuale di salute
psichica. So lo a partire da qui, attraverso la reiterazione del processo, l’essere umano ha accesso
ad una dimensione spirituale ben radicata e integrata, rispetto alla quale nessuna scorciatoia è
credibile.
I sette stadi della dissoluzione creativa
A. Inconsapevolezza
Prima di entrare in terapia e nei primissimi stadi del processo, la persona corazzata sopravvive
cercando di gestire meglio che può i propri conflitti con il mondo materno ed esterno. Tali
conflitti sono soprattutto inconsci. Egli vive la propria condizione come ‘1a condizione umana” e la
propria armatura caratteriale come naturale: “io sono fatto cosi”. E’ l’adulto inconsapevole (non
innocente) che si rivolge a uno psicoterapeuta per aiuto: spesso per eliminare un sintomo.
B. Sorpresa
Il terapeuta fornisce contatto (fisico, emozionale, cognitivo) e cerca di stabilizzare una
situazione di armonia e fiducia, di transfert positivo. Raggiunto questo obiettivo si comincia a
interagire con le difese dell’Io: repressione, rimozione, proiezione, e cosi via. Vengono così
smantellate molte illusioni e viene minata la struttura del falso sé. In questa fase il cliente
mostra di solito una debole reazione affettiva.
C. Compromesso
Col progredire del lavoro terapeutico, il cliente diviene consapevole di quanta energia stia
consumando per mantenere attivo il proprio conflitto nevrotico e per evitare il confronto con la
realtà dentro e fuori di sé. Diviene inoltre consapevole del suo potere e della sua responsabilità
rispetto alla qualità della propria vita e delle proprie relazioni.
Ma rinunciare alla sua lotta regressiva lo fa sentire in pericolo di morire (III strato). Il falso
Sé con cui si identifica non può Sopravvivere all’eliminazione del conflitto.
D. Rabbia/depressione (connesso con E)
Lo strato strutturale, cioè l’aspetto somatico della corazza nevrotica, viene mobilizzato con
tecniche opportune di contatto, esercizi do it yourself, o attraverso la parola; i patteggiamenti
stabiliti in passato vengono progressivamente rivisti e rivissuti; e vengono corretti episodi di
paura di morire.
E. Depressione/rabbia (connesso con D)
Gradualmente e con sempre maggior energia, cominciano ad emergere i sentimenti bloccati del II
strato: dolore, collera, desiderio, paura, erotismo. Il loro irrompere e sempre meno inibito dalla
corazza muscolare nevrotica e dal complesso gioco di tensioni croniche che lega il II e III strato.
L’irrompere delle emozioni bloccate è correlato alla paura di impazzire, cioè di essere sopraffatto
(overwhelmed) dalle emozioni.
F. Accettazione/rassegnazione
La scissione tra psiche e soma viene alla fine ricomposta. Alla rigida armatura nevrotica subentra
un’armatura caratteriale più duttile e porosa che consente all’individuo (non diviso) di modulare la
sua risposta emotiva e somatica in misura sempre più adeguata alla realtà. Una tale armatura non si
oppone più al ritorno progressivo delle pulsazioni evolutive autoespressive del nucleo, che tornano
ad esprimersi con sentimenti di autentico amore ed armonia con l’ambiente, nel senso più vasto e
olistico del termine.
G. Rievoluzione
Nel corso della vita l’individuo sarà ovviamente esposto a nuovi traumi, ma la sua rinnovata
potenzialità autoespressiva, sorretta da un Io adulto e meglio radicato, lo aiuterà ad affrontarli
in modo più realistico e meno autodistruttivo. I1 suo miglior livello di organizzazione della
complessità interna ed esterna faciliterà l’accesso alla dimensione spirituale orientata dagli
impulsi del Core-self.
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