PRINCIPI, CONSAPEVOLEZZA E CRESCITA PERSONALE – 6
da “Enciclopedia olistica”
di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli
Il “Sand Play” “Gioco della Sabbia” di Dora Kalff
di Mirella Costa Risè
Le rappresentazioni dell’inconscio attraverso il “gioco della sabbia” una pratica di autoespressione
che dà corpo alle emozioni profonde
Negli anni ’40 Dora Maria Kalff, alla quale Jung aveva detto che “aveva una buona mano con i
bambini” mise a punto un sistema terapeutico per poter rappresentare le immagini interiori senza che
fosse necessaria la comunicazione verbale con un sistema semplice ed efficace: mise a disposizione
dei pazienti delle cassette rettangolari piene di sabbia, grandi quanto il campo visivo, quindi
circa 70 cm. per 50, con il fondo dipinto di azzurro, che rende possibile rappresentare l’acqua, e,
su degli scaffali, molti giocattoli riproducenti oggetti reali che i pazienti potevano mettere nella
sabbiera creando infiniti scenari all’interno di un luogo libero e protetto. Nacque così il “gioco
del mondo”. Gli scaffali erano pieni di animali, case, alberi; uomini, donne, divinità, aerei,
motociclette, carrozzine per bambini, che potevano essere messi nelle sabbiere dai pazienti.
Intanto, muovendo la sabbia nelle cassette e aggiungendo l’acqua, apparivano isole tropicali e
paludi, montagne o deserti, che diventavano teatri di battaglie, o di corse di automobili, o
giardini incantati dove la bella fanciulla contempla una splendente ninfea. I1 teatro illuminato, e
invisibile agli altri, delle nostre immagini interiori, viene così, come per magia, riproiettato nel
tempo e dotato di un corpo spaziale, qui e ora; che viene precipitato nella sabbiera rettangolare.
Quella che vediamo è una rappresentazione concreta dell’anima, che ci parla un linguaggio diverso da
quello di tutti i giorni. I pazienti, quando guardano i paesaggi inaspettati, scaturiti dalla loro
fantasia, e pure ben visibili, rappresentati tangibilmente davanti a loro, entrano in contatto con
una; loro parte profonda, sconosciuta e vivificante. Oggi questa tecnica di immaginazione attiva, si
chiama “sand play’, e viene praticata forse ormai più dagli adulti che dai bambini. Essa dà accesso
agli strati più profondi della psiche, anche a quelli così arcaici da non poter essere verbalizzati.
L’immagine è un mezzo espressivo più primitivo e più ricco di quanto non lo sia la parola.
La psiche è costituita prima di tutto da immagini, e noi non abbiamo piu l’abitudine di tenerci in
contatto con esse, perché il pensiero comune le giudica nient’altro che fantasie .
Ma le fantasie hanno un grande potere, un loro stile: dietro le loro immagini si nascondono vecchie
divinità, ancora cariche di forza trasformativa, alle quali è saggio fare attenzione, spazio e
ascolto dentro di noi.
Nel corso di anni di ricerca in questa pratica psicoanalitica, si sono riscoperte immagini tipiche
ricorrenti.
Gli adolescenti fanno spesso lunghe serie di sabbie popolate di animali, in cui vengono riflessi e
trattati i loro giovani istinti. I1 modo di trattare lo spazio dei “border line” ha rivelato tratti
molto caratteristici. I contenuti più inconsci che premono per uscire, hanno spesso una posizione
individuabile a prima vista.
Il confrontarsi visivamente e concretamente con questi contenuti, che nella nostra civiltà sono
ricacciati indietro, e che come ogni rimosso causano sofferenza, è di per sé curativo.
Le divinità, gli arimali e i mostri imprigionati e tenuti nel buio dentro di noi, possono così avere
l’attenzione e la cura che gli spetta, e nutrire la nostra vita che senza di essi piò tendere a
disseccarsi o a marcire. I1 gioco dei bambini ha la stessa matrice dell’arte, che si nutre del mondo
archetipico delle immagini.
Tutti i bambini giocano, non tutti gli adulti sono artisti.
Tutti gli adulti però, se hanno una qualche ferita nell’anima possono tornare a giocare con sand
play, nutrendosi così del latte primordiale e corroborante delle immagini archetipiche tornare ad
immergersi nell’oceano profondo dell’acqua rivitalizzante dell’inconscio collettivo.
Mirella Costa, psicoanalista iunghiana, formatasi con Dora Kalff’, lavora con la tecnica del sand
play suo studio di Milano, in via Podgora 3.
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Quadrinity Process – Una psicoterapia a orientamento positivo per sperimentare la nostra luminosità
interiore
di Aurora Maggio Cooper
Abbiamo rivolto alcune domande a Bob Hoffman, creatore del Quadrinity Process, a Lisa Wenger e a
Daniela Uslenghi, insegnanti dell’Hoffman Institute Italia.
Robert Hoffman è nato 70 anni fa in America, vive a Oakland in California. Con Fischer, ha creato il
Quadrinity Process e, ancora oggi, fa regolarmente la supervisione al lavoro degli ‘insegnanti’. ‘I1
processo ideato da Hoffman è… uno strumento potente per sviluppare l’amore verso se stessi e gli
altri’. A dire ciò è Claudio Naranjo, psichiatra cileno stabilitosi negli Stati Uniti, coautore
dell’opera ‘La psicologia della meditazione’ e figura chiave da diversi anni, dell’Istituto Esalen
in California.
Quadrinity è la nostra quadrinità di corpo, emozioni, intelletto e spirito. L’io emozionale accoglie
e contiene i modelli emozionali dell’uomo. Secondo l’opinione non solo di Hoffman, questi modelli
derivano dalle esperienze inevitabili dell’infanzia e corrispondono allo stato di immaturità anche
dell’uomo cosiddetto adulto, a meno che non di provveda ad un ‘risveglio di coscienza’ o ‘pulizia
dell’anima’. L’intelletto, per mancanza di maturità del bambino emozionale, deve addossarsi una
funzione di equilibrio interiore ed esteriore per permettere a se stesso di vivere. Ciò comporta una
deformazione. Là dove ‘il bambino’ prova senso di colpa, paura, rabbia, spirito vendicativo e
simili, l”intelletto’ si intromette con un ordine apparente, in verità sta solo razionalizzando e,
così facendo, si sopravvaluta a dismisura. Fondamentalmente, le motivazioni emotive sono puerili,
mentre la spontaneità è una caratteristica della emozionalità adulta. Il bambino viziato e
l’intelletto deformato creano un’alleanza malsana, sono la ‘dualità programmata al negativo’ per
Hoffman. Ne rimane illeso, pur essendone coperto l’io spirituale, l’essenza perfetta che sorge dalla
‘vitalità e sorgente spirituale e dalla natura divina… ‘ un ‘bellissimo diamante coperto da un
telo nero’, come dice Hoffman nel suo libro ‘No One Is To Blame’.
Compito del Quadrinity Process è ripulire la dualità negativa, guarire e maturare l’io emozionale e
intellettuale per arrivare alla collaborazione sana e armoniosa della triade formata dal piano
emozionale, dalle capacità intellettuali e dall’essenza spirituale dell’essere umano. In un
successivo passo questi tre elementi si uniscono al corpo in un matrimonio alchemico per raggiungere
l’integrità, la quadrinity.
Domanda: Che cos’è l’amore negativo?
Lisa Wenger: La nostra epoca è caratterizzata da tendenze autodistruttive che si manifestano con
sempre maggior chiarezza. L’odio per noi stessi, l’incapacità di avere un rapporto umano con gli
altri, le assuefazioni ed i conflitti sono diventati il quotidiano individuale, e si sono trasferiti
anche nel sociale e nella politica dove sperimentiamo collettivamente comportamenti sempre più
disumani. Questo comune denominatore – il comportamento disumano – nasce sempre dal sentimento di
non sentirsi amati. Ed è proprio da qui dalla ‘sindrome dell’amore negativo’, come la definisce
Hoffman, che inizia il Quadrinity Process.
Anche da adulti ci comportiamo secondo modelli che abbiamo imparato durante l’infanzia, inseguendo
la necessità di conquistare l’amore dei genitori. Per il bisogno non colmato di accettazione, di
affetto, di tenerezza ed amore per noi stessi così come siamo, continuiamo a comportarci come
pensiamo vogliano i nostri genitori e, dato che siamo come loro, inconsciamente li imploriamo di
amarci. Cerchiamo di ottenere con tutti i mezzi la loro attenzione. Poi, se il metodo di adottare le
loro caratteristiche non funziona, ci ribelliamo per avere almeno la loro attenzione negativa. e la
conseguenza della ribellione è vergogna, senso di colpa, auto-punizione.
Domanda: Qual è il punto di forza del Quadrinity Process?
Lisa Wenger: La forza del Q.P. sta nel suo aspetto iniziatico. Come nella tradizione di antichissimi
riti di iniziazione, in esso si rivive ancora una volta la pubertà, quel momento cioè, di distacco
dai genitori per poi compiere l’iniziazione del risveglio.
Domanda: Quale è stato il percorso che ha portato al Q.P.?
Lisa Wenger: Il Q.P. esiste dal 1967. E’ nato come lavoro individuale, vis-à-vis e in origine si
chiamava Fischer Hoffman Process, perché era stato elaborato da Fischer e da Hoffman. Più tardi
Claudio Naranjo (noto psichiatra e terapeuta Gestalt) aiutò Hoffman a rendere il Q.P. accessibile a
gruppi e ad usare, in tal modo, l’energia psicodinamica di più persone in interazione. Il processo
durava tre mesi e si svolgeva in sedute settimanali o durante i weekend. Poi, nel 1985, sempre in
collaborazione con Claudio Naranjo, Bob creò l’attuale forma del Q.P.: un workshop esperienziale,
intensivo, residenziale, molto strutturato, di 7 giorni e mezzo.
Domanda: Da quanto tempo il Q.P. è proposto in Italia e quali sono comportamenti condizionati
tipicamente italiani?
Lisa Wenger: In Italia è approdato nell’agosto 1990. Come è successo in altri paesi dove viene
proposto (Austria, Australia, Brasile, Canada, Belgio, Francia. Germania, Inghilterra, Spagna
Svizzera e prossimamente anche nell’ex – URSS) alcune persone, noi in particolare per l’Italia,
hanno partecipato al processo; noi ne siamo rimasti colpiti, arricchiti, entusiasti ed abbiamo
chiesto a Bob Hoffman di aprire un istituto qua. Ora il nostro istituto si trova a Cerro Maggiore,
vicino a Milano in un fienile ristrutturato con tanto di giardino… il seminario invece si tiene in
un albergo, nell’entroterra riminese, in prossimità della Rocca di San Leo, luogo affascinante e
conosciuto per le gesta di Cagliostro, situato proprio di fronte alla sede in cui svolgiamo il Q.P.
Ho insegnato il processo negli USA, in Australia” in Francia, in Svizzera, Austria e Germania oltre
che in Italia. Tutti hanno una cosa in comune: nella loro infanzia non è stata riconosciuta né
sostenuta la loro essenza profonda. Tutti a causa della mancanza di genitori capaci di amare
incondizionatamente, hanno adottato pseudo – caratteristiche che ora accettano come una realtà
impossibile da cambiare. I tedeschi sono ostili, i francesi intellettuali, gli svizzeri con i
paraocchi e sottomessi, gli austriaci barocchi, gli americani superficiali e gli italiani
emozionali. Ovviamente, queste sono generalizzazioni massicce, ma qualcosa di vero c’è.
L’essere emozionali, tipico degli italiani, rende il cuore sempre presente e questo è importante e
bello. Gli italiani sperimentano sentimenti e emozioni molto velocemente ed in generale sono
disponibili ad esprimerli. Questo è il lato positivo. Ma con l’esprimere esteriormente sentimenti si
crea una certa superficialità: solo con un’attitudine più interiore, introversa la percezione di
sentimenti ed emozioni può essere vissuta con chiarezza. La nostra parte profonda è così in grado di
trarre conclusioni e fare collegamenti: difficile a farsi quando si è catturati, come spesso gli
italiani, da una forte emozionalità! Sì è vero, agli italiani piace divertirsi e il gruppo li
rassicura più che l’introspezione individuale.
Domanda: Chi aderisce alla proposta del Q.P.?
Lisa Wenger: Un bel miscuglio di gente. Dai 20 ai 75 anni, dall’uomo di successo al fallito, da chi
inizia la via dell’autoscoperta al terapeuta con molta esperienza che vuole sperimentare anche
questa. Casalinghe, insegnanti, genitori, preti, operai, professori universitari, psichiatri,
alcolisti, bulimici e psicosomatici, depressi. Tutti coloro che non vogliono vivere più come hanno
vissuto sino ad ora e vogliono fare qualcosa di positivo per se stessi.
Domanda: Parlami della spiritualità nel Q.P…
Lisa Wenger: Siamo quattro: emozione, intelletto, spirito e corpo. Le parti programmate
nell’infanzia, la parte emozionale (paure, cocciutaggine, vizi, ‘non ce la faccio’, invidia,
gelosia, gioia, giochi) ed intellettuale (controllo, analisi, superbia, opportunismo, decisione
ecc.). La parte spirituale, la nostra essenza, la parte collegata all’universo, al tutto, la parte
che non giudica ma accetta semplicemente, la parte che è, che sa. Questa parte è quasi sempre
coperta dai comportamenti coercitivi delle prime due. I1 corpo, infine, che riflette tutto quello
che succede dentro di noi, subendone le conseguenze: è curvo, si ammala, oppure è aperto, la bocca
ride… le gambe ballano… il cuore vibra…
Nel Q.P. una delle prime esperienze è la sperimentazione delle quattro parti, anche della parte
spirituale, del Buddha in noi. In un’esperienza di visualizzazione guidata diamo forma a questo
aspetto centrale di noi. Che avvenimento per la maggior parte dei partecipanti! Un viaggio nello
sconosciuto che nel processo si vive nell’immediatezza. Questa esperienza iniziatica indica la
strada verso cui ci si può sviluppare e quale è il potenziale inesauribile che dorme in ognuno di
noi e dal quale si può attingere.
Questa esperienza aiuta in modo notevole a lasciar cadere le maschere dell’ego. Perché? Perché
nell’infanzia molte delle caratteristiche indesiderate erano meccanismi di protezione, di
sopravvivenza molto efficaci.
Se ora ci viene richiesto di lasciar cadere le nostre caratteristiche negative temiamo, ricadendo
nei sentimenti infantili, di correre il pericolo di morire. Ci si rende conto di essere diventati
queste caratteristiche, questi meccanismi di protezione, di riconoscerci e definirci attraverso
questi modelli. Ecco che riconoscendo il nostro aspetto spirituale profondo, esso diventa un punto
di riferimento che ci permette di abbandonarci totalmente al cambiamento, di toglierci le vecchie
maglie che avevamo scambiato per noi stessi.
Domanda: E l’umorismo ?
Lisa Wenger: L’umorismo autentico dà sostegno, dà sollievo, è un grande aiuto per superare e negare
stress, depressione e negatività. I1 vero umorismo parte dall’umorismo per se stessi, dal saper
ridere di noi stessi e imparare a non prenderci troppo sul serio. E’ costante la raccomandazione ai
partecipanti di usare consapevolmente il loro senso dell’umorismo. Con l’umorismo molti problemi di
sciolgono più facilmente. A noi piacciono molto le situazioni umoristiche e ci piace ridere di
gusto.
Domanda: Quali sono le tecniche terapeutiche usate nel Q.P.?
Daniela Uslenghi: Le tecniche e gli strumenti utilizzati sono molteplici. Come psicologa mi ero
chiesta spesso perché bisognasse sposare una teoria, una scuola. Quello che cercavo era un metodo
terapeutico e di crescita personale che riuscisse ad integrare tutto ciò che di valido esiste nel
panorama psicoterapeutico, psicologico. I1 Q.P. me lo ha offerto. Durante i sette giorni e mezzo
vengono utilizzate tecniche di Gestalt, di bioenergetica, di psicodramma, concetti
analitico/simbolici e comportamentali, visualizzazioni guidate… e tutto al momento opportuno, con
un obbiettivo specifico alla persona cui è rivolto.
I1 Q.P. è un puzzle di tecniche, in cui ogni tassello è perfettamente in armonia con l’altro e
funzionale al quadro complessivo individuale Per dare un esempio: un esercizio bioenergetico può
venire usato per abbattere barriere di resistenza e aprire energeticamente le persone prima di una
sessione importante o prima di una visualizzazione.
Inoltre, e questo è per me cruciale, i partecipanti apprendono consapevolmente ad utilizzare questi
strumenti in modo indipendente Possiamo dire che i partecipanti si portano a casa una valigetta di
strumenti spirituali, pronta da aprire. Loro conoscono la combinazione nel caso insorgano
difficoltà.
Domanda: Qual è la sua opinione sul mondo attuale?
Bob Hoffman: Il mondo dovrebbe essere ‘in uno’ e allora la tolleranza, la comprensione, la
compassione, l’accettazione e l’amore sostituirebbero l’attuale dogmatismo, il bigottismo dilagante,
la povertà, l’intolleranza razziale e l’ingiustizia sociale! Viviamo in una società completamente
nevrotica. Dalla vita quotidiana all’alta politica, la gente si tratta in modo disumano. Misurato
alle effettive possibilità della persona completamente evoluta, il comportamento nevrotico è sempre
disumano. Lo stato della persona nevrotica è caratterizzato dal fatto che non si sente amata. Se
pensiamo alla vita dell’umanità, vediamo le sofferenze ed i conflitti causati da modelli di
comportamento ‘nevrotici’ e negativi che hanno portato disgrazie orribili nel mondo, ancora e ancora
e sempre più. Sono questi comportamenti che impediscono non solo la felicità individuale ma anche la
pace sul nostro pianeta.
Domanda: Quindi per cambiare lo stato attuale del mondo occorre riconoscere e superare i
comportamenti nevrotici generalizzati?
Bob Hoffman: Il mondo e la socialità in genere si compongono di sistemi etnici di credenze che si
passano di generazione in generazione. Per trovare vera libertà e pace olistica, il genere umano ha
bisogno di accettare che l’amore per se stessi e il flusso di questo amore verso gli altri può
portare a cambiamenti politici reali e positivi creando un’armonia globale sul pianeta.
Nella mia ricerca per aiutare le persone ‘ad aiutare se stesse’ e trovare un equilibrio armonioso
dei quattro aspetti della loro quadrinity, ho scoperto che, quasi sempre se non sempre, l’essenza
spirituale universale dell’essere viene ignorata e nascosta.
La storia dell’umanità mostra che l’aspetto di luce, l’essenza spirituale del genere umano è coperta
e controllata dagli aspetti programmati socialmente del nostro essere, e cioè dalle emozioni e
dall’intelletto, e anche da quanto c’è in noi di non integrato, il nostro lato ombra, il nostro
punto oscuro. Malgrado i nostri sforzi emozionali, intellettuali e spirituali per raggiungere
l’obbiettivo di integrare l’amore olistico, ogni tre passi di avanzamento ci sono nel sociale due
passi in retrocessione.
Il 3 luglio 1987 stavo visitando l’appartamento di Freud a Vienna e sulla guida mi è caduto l’occhio
sulla seguente citazione di una lettera di Freud a Romain Rolland scritta il 29 gennaio 1926:
‘Personalmente, ho sempre sostenuto l’amore verso il genere umano non per sentimentalismo o
idealismo, ma per ragioni sobrie, economiche perché di fronte ai nostri istinti e al mondo così come
è, ero costretto a considerare questo amore indispensabile per la preservazione della specie umana.
Quanto aveva ragione Freud e quanto ha ancora ragione.
Domanda: Perché l’amore non è più o non è ancora la forza trainante del genere umano?
Bob Hoffman: Il genere umano non è ancora riuscito a liberare totalmente la parte di luce dentro di
sé e renderla capace di dirigere la nostra vita. E’ necessario perciò che gli individui raggiungano
amore e pace interiore e solo così si avrà un’armonia mondiale vera e integrata.
Ovviamente non è una cosa semplice da raggiungere. Dopo avere insegnato l’Hoffman Quadrinity Process
per 25 anni, posso affermare che si è rivelato uno dei metodi esperienziali sul piano emozionale,
intellettuale, spirituale e fisico, più efficaci che può portare e porta all’amore interiore delle
persone. Collettivamente parlando il Quadrinity Process. in un tempo futuro, può -attraverso la
rieducazione emozionale che propone- contribuire a creare una società olistica, ben integrata e
equilibrata. E questa società olisitica sarà la conseguenza dell’aver attinto al flusso dell’amore
universale che altro non è se non la nostra luce interiore.
Non importa quanti giorni ci rimangono su questa terra, scegliamo di renderli gioiosi e felici,
lasciando così vivere la luce spirituale in noi. L’Hoffman Quadrinity Process è un passo su questa
strada.
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