Prioni e circuiti elettronici
di: Donata Allegri
L’enorme sviluppo dell’informatica alla ricerca di circuiti elettrici sempre più piccoli ha fatto
nascere un nuovo settore della ricerca: la nanotecnologia. Fra i materiali studiati per questo tipo
di tecnologia le macromolecole biologiche hanno un posto privilegiato. Ma queste ultime sono poco
stabili. Car Thomas Scheibel e i suoi colleghi dell’università di Chicago sono riusciti a costruire,
unendo la proteina del prione ad argento e oro, una fibra conduttrice di 80-200 nm, stabile e
resistente a condizioni estreme di temperatura, pH.
I prioni sono proteine alterate derivate da proteine normali prodotte dalle cellule, sono capaci di
resistere a tutti gli agenti fisico-chimici, sono responsabili di gravissime malattie
neurodegenerative dall’esito spesso mortale in alcuni animali e nell’uomo come ad esempio
l’encefalite spongiforme dei bovini e il morbo di Creutzfeldt-Jakob nell’uomo. I prioni sono l’unico
caso di agente patogeno infettivo privo di materiale genetico ed hanno la caratteristica di
polimerizzarsi per formare placche amiloidi nel cervello il cui accumulo porta alla morte dei
neuroni.
Sono associati, nei mammiferi, ad una proteina che è stabile da -80° a +98° C e si rivela molto
stabile a diversi trattamenti chimici. Per questo motivo si è pensato di utilizzarli nei circuiti
elettronici. Il problema era che i polimeri che si formavano avevano una resistenza superiore a 1014
Ohms ciò che ne faceva degli isolanti invece che conduttori. Successivamente i ricercatori
riuscirono a far unire i polimeri con parti di oro e di argento ottenendo così una resistenza di 86
Ohms. Dopo questo traguardo i ricercatori stanno studiando come meglio ottenere la polimerizzazione
e come orientare le varie fibrille, per esempio utilizzando un campo magnetico.
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