La psicologia del perdono è anche una forma di distacco. Fa riferimento a tutto un insieme di
atteggiamenti coraggiosi per mezzo dei quali abbandonare il rancore che ci consuma dentro e del
quale siamo prigionieri, per accettare ciò che è successo e permetterci di andare avanti.
È anche una ristrutturazione dellIo, un cammino psicologico mediante il quale è possibile sanare
ferite ed emozioni negative per trovare, a poco a poco e giorno dopo giorno, la pace interiore.
La bibliografia sulla psicologia del perdono è costituita soprattutto da scritti e documenti sulla
crescita personale, sullo studio della morale e persino connessi al mondo della religione o della
spiritualità. Ma allora, esistono studi scientifici sul perdono, su come portarlo a compimento e su
ciò che presuppone per poter raggiungere un equilibrio fisico ed emotivo?
Solamente chi è forte è capace di perdonare. Il debole non sa né perdonare né punire.
-Mahatma Gandhi-
La risposta, evidentemente, è sì. Di fatto la American Psychological Associaton dispone di
molteplici lavori e ricerche sul perdono e su come le nostre società e questo mondo, caratterizzato
da un susseguirsi di innumerevoli conflitti nel corso della storia, non sempre sono stati capaci di
procedere in questo senso: una dimensione che, a sua volta, è la chiave del nostro benessere
mentale.
È conveniente ricordare che sicuramente in molti abbia una o più spine nel fianco, un conto in
sospeso con il passato che debilita la nostra felicità attuale, che diminuisce la forza della nostra
capacità di costruire un presente molto più soddisfacente. Tutti, in qualche modo, conserviamo la
nostra piccola quota di rancore verso qualcosa o qualcuno che sarebbe necessario cominciare a
sanare
La psicologia del perdono per evitare il logoramento personale
Il modo migliore per approfondire la psicologia del perdono consiste nel definire cosa si intende
per perdono. Perdonare, in primo luogo, non significa dirci che ciò che è accaduto in un dato
momento è stato positivo se non è così. Non significa nemmeno accettare, né riconciliarci con la
persona che ci ha fatto del male; ancora meno obbligarci a sentire vicinanza o pietà per lei.
La psicologia del perdono, in realtà, ci offre adeguate strategie con cui essere capaci di compiere
i seguenti passaggi:
Accettare che le cose andate in un certo modo. Niente di quello che è successo in un preciso momento
del nostro passato può essere cambiato. Pertanto, dobbiamo smettere di fare ipotesi, di perdere
energie, buonumore e salute immaginando come avrebbero potuto essere le cose se si fosse agito in
modo diverso, se avessimo fatto questo invece di quello.
Perdonare è imparare a lasciar andare per reinventare un nuovo Io che accetta il passato ma che
mette tutte le forze nel trarre il meglio dal presente.
La psicologia del perdono ci dice a sua volta che non siamo obbligati a comprendere, né ad accettare
i valori o i pensieri di chi ci ha fatto del male. Perdonare non è offrire clemenza, né cercare
giustificazioni alla sofferenza. Non dobbiamo mai rinunciare alla nostra dignità.
Si tratta piuttosto di appianare il conflitto del risentimento, di andare a togliere un po di
strati alla rabbia, un po di intensità alla disperazione e a questo blocco che ci impedisce di
respirare. Per questo, è necessario smettere di odiare chi ci ha ferito.
Daltra parte, cè un aspetto importante che siamo soliti dimenticare. Il perdono è la pietra
miliare di qualsiasi relazione, che sia di coppia, di amicizia, ecc. Ricordiamoci che non tutti al
mondo vedono le cose nello stesso modo in cui le vediamo noi; di fatto, vi sono molte percezioni,
approcci e opinioni quanti sono i giorni che si susseguono in un anno.
A volte prendiamo certi atteggiamenti come degli affronti o atti di disprezzo quando in realtà si
tratta di un semplice disaccordo o malinteso. Al fine di smettere di vedere tradimenti lì dove non
ve ne sono, dobbiamo essere capaci di ampliare il nostro senso di comprensione e la nostra capacità
di perdono.
La psicologia del perdono: chiave della salute
Il Dottor Bob Enright, dellUniversità del Wisconsin, è uno degli esperti più celebri nello studio
della psicologia del perdono. Dopo più di tre decenni dedicati allanalisi di diversi casi, alla
realizzazione di studi e alla scrittura di libri sullargomento, ha tratto delle conclusioni che
forse possono stupirci. Non tutte le persone ci riescono, non siamo tutti capaci di fare quel passo
che porta al perdono. La ragione di ciò risiede nella credenza per cui perdonare sia una forma di
debolezza.
È un errore. Una delle migliori idee che ci regala la psicologia del perdono è che perdonare, fare
questo passo, oltre a permetterci di andare avanti con maggiore libertà nel nostro presente, ci dà
lopportunità di integrare nel nostro essere nuovi valori e strategie per affrontare qualsiasi fonte
di stress e ansia. Perché perdonare e riciclare i risentimenti nella più totale libertà è un atto di
forza e coraggio.
Il Dottore Enright ci ricorda anche che ci sono molte ragioni che giustificano e sostengono il
perdono. La migliore di tutte è che ci guadagneremo in salute. Sono molti gli studi che dimostrano
la stretta relazione fra il perdono e la riduzione dellansia, della depressione e di altri disturbi
che riducono drasticamente la qualità della nostra vita.
La persona che giorno dopo giorno resta intrappolata nel ciclo del ricordo, nel tarlo del
risentimento e in quellodio persistente verso il passato, concentrato in un fatto in concreto o in
una persona determinata, oltre allinfelicità sviluppa anche uno stress cronico. Nessuno merita di
vivere in questo modo. Perché non vi è emozione più tossica che lira combinata con lodio
Cerchiamo, dunque, di mettere in pratica alcune delle seguenti strategie per rendere più semplice il
cammino del perdono:
Perdonare non vuol dire dimenticare, è imparare a pensare meglio, comprendendo che non siamo
obbligati a riconciliarci, ma ad accettare ciò che è stato, senza sentirci deboli per questo.
Perdonare è liberarsi di molti pesi che non meritiamo di sopportare per tutta la vita.
Odiare ci sottrae le energie, lentusiasmo e la speranza. Dobbiamo imparare a perdonare per
sopravvivere, per vivere con più dignità.
La scrittura terapeutica, ad esempio avere un diario, ci può essere daiuto.
Dobbiamo comprendere che il tempo di per sé non aiuta. Lasciar passare i giorni, i mesi e gli anni
non ci farà smettere di odiare e non ci farà dimenticare laccaduto. Non lasciamo al domani il
fastidio che proviamo oggi.
Il perdono è un processo. Questa è unaltra cosa che dobbiamo capire. Forse non riusciamo a
perdonare del tutto laltra persona, ma possiamo scaricare buona parte del risentimento per poter
così respirare un po meglio.
Come abbiamo visto, lambito della psicologia del perdono è molto ampio e ha, a sua volta, una
relazione molto stretta con la salute e il benessere. È una disciplina che ci offre fantastiche
strategie che è possibile applicare a qualsiasi ambito della nostra vita, del nostro lavoro e delle
nostre relazioni quotidiane. Perdonare è, dunque, una delle abilità e delle virtù migliori da
sviluppare come esseri umani.
Perdonare vuol dire liberarsi dal risentimento
Riferimenti bibliografici
Worthington, T. y Williams, David R. (2015). Forgiveness and health: Scientific evidence and
theories relating forgiveness to better health. New York/London: Springer.
Enright, R.D., & Fitzgibbons, R. (2015). 9 Forgiveness Therapy. Amer Psychological
Worthington, E.L., Jr., & Sandage, S.J. (2015). Forgiveness and Spirituality in Psychotherapy: A
Relational Approach. Amer Psychological
Paloutzian, Raymond F. (2010). Forgiveness and Reconciliation: Psychological Pathways to Conflict
Transformation and Peace Building. New York: Peace Psychology Book Series
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