PSICOSOMATICA (EMOZIONI E SALUTE) – 1

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PSICOSOMATICA (EMOZIONI E SALUTE) – 1

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

EMOZIONI, PSICOSOMATICA E SALUTE GLOBALE

Emozioni: pessimismo e malattie

Il modo, ottimista o pessimista, di spiegare degli eventi sfavorevoli quando si è giovani, potrebbe
permettere di predire il futuro stato di salute nel periodo di mezza età.

Questo risultato è basato su una ricerca durata 35 anni su un gruppo di laureati di Harvard
intervistati per la prima volta nel 1946. I soggetti raggruppati per età e per condizioni di salute
vennero intervistati a proposito di loro esperienze difficili durante la seconda guerra mondiale.
Alcuni diedero spiegazioni leggere e divertenti, altri si sentivano tristi o colpevoli.

I ricercatori hanno suddiviso i racconti negativi in tre categorie: globale (“Distruggerà tutta la
mia vita”), stabile (“Non mi abbandonerà mai”) e internalizzata (“È stata colpa mia”).

Quelli che usavano interpretazioni negative dei fatti erano consistentemente più ammalati e/o più
portati a morire rispetto ai loro pari con visione ottimista degli eventi.

La differenza raggiunge il culmine verso l’età di 45 anni, malgrado ci siano più differenze
sostanziali fin dall’età dei 35. I ricercatori fanno l’ipotesi che l’effetto dell’atteggiamento
psicologico sia più grande all’inizio della mezza età. Negli anni successivi potrebbero diventare
più importanti problemi fisici generali.

“I risultati confermano il buon senso”, dice Christophe Peterson dell’Università del Michigan, uno
degli autori dello studio, “il modo in cui uno spiega un fatto è un buon indicatore del grado di
senso di impotenza o della tendenza ad affrontare i problemi direttamente”.

“Malgrado ci siano molti modi in cui il pessimismo può condurre a un deterioramento della salute, io
credo che sia strettamente legato al comportamento. È molto meno probabile che un pessimista smetta
di fumare, rifiuti un dolce in più o ottenga cure mediche qualificate”.

Potrebbero essere attivi anche altri fattori, dice Peterson, fra questi:

– Il pessimismo potrebbe essere legato a una scarsa capacità di risolvere i problemi e quindi alla
tendenza ad avere problemi seri. Da questo deriverebbe una certa vulnerabilità alle malattie.

– Il pessimismo può portare a una diminuzione dei contatti sociali, e anche questo comportamento
viene associato a uno stato di malattia.

– Il senso di impotenza legata al pessimismo potrebbe alterare le funzioni del sistema immunitario.

Peterson avverte però che l’ottimismo può essere sia una causa che un sintomo di buona salute.

“Penso che lavorino in combinazione”, ha detto. “Ma combinare l’ottimismo con un lavoro intenso è
ancora il modo più valido di migliorare la vostra salute. La capacità di ridere a volontà, da sola,
non è in grado di eliminare un’epidemia”.

Emozioni: i cuori fiduciosi hanno vita più lunga

Sembra che l’ostilità e la sfiducia siano un fattore chiave nel predire malattie di cuore e morti
precoci. Recentemente alcuni ricercatori della Duke University hanno suggerito che si potrebbe
insegnare alle persone sospettose ad avere “cuori” più fiduciosi.

Lo psichiatra Redford Williams, parlando a un raduno della associazione dei cardiologi americani a
Monterey, ha detto che i tipi A, ostili e aggressivi, potrebbero avere un problema comune: una
diramazione del sistema parasimpatico, coinvolta nel calmare una persona quando si trova in
situazioni di confronto, sarebbe più debole.

Ricerche precedenti avevano mostrato che il sistema ha un effetto più veloce negli uomini di tipo B.
Il tipo A ha anche una risposta più forte al cortisolo, un ormone connesso con lo stress che stimola
il rilascio di adrenalina.

Un eccesso di cortisolo può alterare il rivestimento delle arterie e condurre all’arteriosclerosi.

In uno studio condotto alla Duke, Williams e collaboratori hanno esaminato la vita di 118 avvocati
che erano stati sottoposti a test psicologici quando erano all’università. Dopo 25 anni, la
mortalità di quelli che avevano avuto un punteggio elevato per quanto riguarda l’ostilità era
maggiore di 4,2 volte di quella dei colleghi più tranquilli.

Quelli che avevano ricevuto un punteggio più elevato per quanto riguarda il cinismo e la
manifestazione di rabbia risultavano ancora peggiori, con una mortalità che era 5,5.volte quella dei
tipi più fiduciosi.

Williams sottolinea che i nuovi risultati non sono in conflitto con le ricerche precedenti, quali i
lavori del pioniere Meyer Freidmann sul tipo A.

“Stiamo soltanto raffinando l’ipotesi del tipo A”, ha detto Williams facendo notare che, mentre la
rabbia e l’ostilità rivelano un legame diretto con la morte, altre caratteristiche del tipo A, come
il senso di urgenza del tempo, non mostrano alcun legame.

“Stiamo semplicemente cercando di capire meglio quali caratteristiche del tipo A sono dannose. Certe
caratteristiche biologiche sembrano rendere le persone ostili candidati una morte precoce. Tuttavia
la personalità e l’ambiente sono molto importanti, lavorando per cambiare il modo in cui guardate la
vita e per ridurre lo stress potete migliorare le vostre possibilità di soprawivenza”.

Per realizzare un cuore più fiducioso e più sano Williams offre un programma in 12 punti:

1) Controlla i tuoi pensieri cinici. Williams raccomanda di tenere un giornale delle situazioni in
cui si tende a rispondere cinicamente e di tentare di valutarle da una prospettiva diversa.

2) Confessa che riconosci la tua ostilità.

3) Sforzati a fermare i pensieri cinici mentre si stanno formando.

4) Esamina le situazioni ragionevolmente.

5) Mettiti nei panni degli altri.

6) Impara a ridere di te stesso.

7) Impara a rilassarti

8) Pratica la fiducia. Fai sforzi particolari per aver fiducia in qualcuno, anche se per cose non
importanti.

9) Impara ad ascoltare.

10) Impara ad essere assertivo. Quando sorge una situazione difficile, asserisci il tuo punto di
vista con calma, piuttosto che reagire aggressivamente.

11) Immagina che oggi sia l’ultimo giorno della tua vita. Williams prende in considerazione il fatto
che l’ostilità della gente spesso diminuisce dopo una malattia grave.

12) Pratica il perdono.

Poiché sembra che essendo in funzione sia fattori psicologici che fisiologici, Williams offre un
altro suggerimento: “Se il tuo sistema parasimpatico non è programmato per calmarti è meglio che usi
la tua corteccia cerebrale”.

Nascere: effetti del rifiuto materno durante il concepimento

Pubblichiamo una lettera scritta da David Cheek a Brain/Mind Bulletin. Cheek è un ostetrico in
pensione, ex presidente della società americana per l’ipnosi clinica e coautore del libro MindBody
Therapy (W.W. Norton).

L’articolo di Peter Jemsen sul Ritalin sembra giustamente indicare che circa i due terzi dei bambini
con turbe psicologiche non erano stati desiderati e che metà di loro era stata minacciata di essere
“data via”.

E’ stato rilevato che molti bambini hanno mal interpretato l’informazione che ricevono o pensano di
ricevere prima di essere nati. Fino a tre anni fa si pensava che il danno fosse solo nella sala
parto, quando alla madre vengono somministrate così tante medicine che non può parlare. Ma è
diventato sempre più chiaro, da quando ho cominciato a far luce sulle influenze dei primi momenti di
vita, che le impressioni primarie impresse durante la vita intrauterina sembrano dipendere da
principi di sopravvivenza.

Sono incline a pensare che le impressioni dell’emisfero sinistro abbiano a che fare sia con il
nutrimento affettivo, il cibo e l’accettazione che con la logica. L’attività del cervello destro
sembra aver origine dalla sopravvivenza, nel cercare di conoscere quanto possibile dell’ambiente che
è là fuori, prendendo suggerimento da stimoli supersensoriali, inclusi i pensieri del padre e della
madre.

L’apertura supersensoriale alle impressioni è apparentemente già attiva sin dal momento che la madre
realizza di essere incinta, gli ormoni materni vanno direttamente attraverso la placenta, ma sono
sicuro, sulla base delle mie ricerche con l’ipnosi, che i pensieri materni vengono ricevuti
dall’embrione.

Sembra persino che sia possibile verificare, occasionalmente, le impressioni di una persona
ipnotizzata, attraverso il ricordo dell’evento da parte della madre, quando l’embrione “sentì” che
il dottore diceva a sua madre che era incinta. È una cosa difficile da capire perché i meccanismi
dell’ottavo nervo connesso con l’udito vengono completati solo al quinto mese di gestazione e sono
molto curioso sull’origine di questa conoscenza dell’embrione.

Una madre che è biologicamente pronta e contenta di esser gravida può rendersi conto consciamente
che il marito si oppone ad avere un bambino. Questo fattore secondario può soverchiare i suoi buoni
sentimenti. Quando una madre viene riempita di medicine non può avere vicino il suo bambino al
momento della nascita, il danno diventa doppio. Né la madre né l’infante possono completare il
legame che era iniziato con la vita intrauterina del feto.

Ogni osservazione fatta al bambino negli anni della sua formazione dopo la nascita verrà
interpretata come un ulteriore rifiuto da parte della madre. Tuttavia, è possibile cambiare questa
immagine con l’ipnosi di regressione (tecnica che riporta il paziente indietro negli anni e permette
di decondizionarlo da comportamenti non più rispondenti alla situazione attuale). Mi sembra che ogni
ostetrico e ginecologo dovrebbe sapere come penetrare nelle percezioni della vita precoce e come
rimodellare la situazione sfavorevole.

Naturalmente ci sono molte madri che rimangono incinte accidentalmente e detestano l’intero
processo. Il meglio che sono riuscito a fare è stato di far rivivere alla persona disturbata il
processo di sviluppo, come se fosse stata al posto della madre.

Il meglio sarebbe che ogni gravidanza venisse pianificata e goduta fin dall’inizio. Ma non sembra
che funzioni così.

Persone adulte, che erano state adottate, sapevano di non essere desiderati molto prima di essere
messi in un orfanotrofio o affidati a una strana donna, quando lasciavano l’ospedale. Molti embrioni
sono in grado di andarsene durante la prima settimana di gestazione e i meno energetici rimangono
nell’utero per cominciare una vita piena di problemi.

I bambini difficili sono frutto di gravidanze non desiderate?

Uno psichiatra della Georgia ha riferito che più della metà dei bambini iperattivi che ha studiato
soffrivano anche di depressione e di ansietà. Ha stimato che circa il 30% dei bambini della sua
clinica prendevano anche medicine non necessarie. Anche Peter Jensen, del centro medico Eisenhower
di Fort Gordon, ha trovato che i due terzi dei bambini disturbati erano frutto di gravidanze non
desiderate. La metà erano stati minacciati dai parenti di essere dati via. Il 90% erano secondo o
terzogeniti e due terzi erano stati ricoverati in ospedale durante l’infanzia. Poiché i genitori di
questi bambini rivelavano essi stessi alti livelli di stress e di depressione, Jensen raccomanda una
terapia familiare completa per bambini iperattivi.

I livelli di testosterone alterano le funzioni cognitive dei maschi

Ricercatori tedeschi hanno riportato che i livelli di testosterone nel sangue e nella saliva di 177
maschi sani e giovani erano correlati con il funzionamento del sistema cognitivo. Nell’ambito di
valori normali, gli uomini con livelli più alti di testosterone e di due altri ormoni danno migliori
risultati in test di abilità spaziale e peggiori in test.

La chimica dell’amore risiede nel cervello

Una recensione del libro The Chemistry of Love di Michael Liebowitz (ed. Little Brown, Boston)

Che cosa succede nel nostro cervello quando ci innamoriamo? Qual è la base biochimica del
cambiamento che lo accompagna, l’aumento di energia vitale e di ottimismo, una diminuzione
dell’appetito e del bisogno di sonno?

Michael Leibowitz direttore della clinica per le malattie di origine ansiosa dell’istituto
psichiatrico dello stato di New York esplora questo terreno vergine nel suo libro. Malgrado le
obbiezioni dei romantici che desiderano che il mistero rimanga tale e dei professionisti
convenzionali che si attaccano ai loro modelli psicologici, i ricercatori stanno lavorando per
rintracciare i correlati chimici delle nostre vite emozionali.

‘Le differenze con cui le persone reagiscono a esperienze di innamoramento positive o negative sono
determinate dalle differenze con cui rispondono biologicamente a queste situazioni. L’intensità
dell’eccitazione nell’incontrare una persona nuova, la durata della luna di miele o la profondità di
una depressione post innamoramento sono in definitiva determinati dai cambiamenti che avvengono
nella chimica del cervello e dalla durata di questi cambiamenti’.

Ricerche recenti suggeriscono che nell’innamoramento sono coinvolti due diversi sistemi chimici:
l’attrazione che porta la gente ad unirsi e l’attaccamento che li mantiene uniti.

Liebowitz fa l’ipotesi che l’attrazione funzioni come le anfetamine nel cervello, aumentando le
pulsazioni del cuore, intensificando gli stati d’animo e aumentando il livelli di neurotrasmettitori
quali la norepinefrina, la dopamina e la feniletilamina.

Persino l’idealizzazione dell’amato nelle prime fasi di un innamoramento di tipo mentale può avere
un aspetto neurochimico. ‘Finché la nuova relazione va bene è come se la soglia del piacere del
cervello venisse abbassata così che molte più cose possano raggiungerlo mentre la soglia del
dispiacere viene innalzata così che lo raggiungano meno cose spiacevoli’. D’altro canto, la
depressione che accompagna una disillusione nell’innamoramento potrebbe essere il risultato di un
abbassamento dei livelli di alcuni composti chimici del cervello o di un abbassamento della
sensibilità di alcuni ricettori chiave. ‘Sembra che nei centri limbici del cervello avvenga un
rapido cambiamento per cui niente più può essere vissuto come piacevole’. Pare inoltre che
l’attaccamento e l’ansietà per la separazione coinvolgano un sistema chimico diverso, le endorfine,
sostanze narcotiche naturali.

Leibowitz sostiene che noi siamo programmati geneticamente a secernere endorfine quando siamo in una
relazione molto stretta. La perdita di contatto, a sua volta, potrebbe interrompere la produzione di
endorfine. Si è trovato, inoltre, che narcotici come la morfina inibiscono una parte del tronco
encefalico, il locus coeruleus, che si pensa inneschi sentimenti di panico e di ansietà da
separazione. Liebowitz, basandosi su studi recenti, pensa che le endorfine possano inibire i
sentimenti da separazione fungendo come una specie di colla che tiene assieme le persone. Questo
fornisce una chiave per le malattie da innamoramento: ‘Molte persone che hanno difficoltà in amore
potrebbero avere i sistemi stimolanti del cervello iperattivi il che li rende così storditi da non
poter pensare con chiarezza, quando incontrano una persona che li attrae. ‘Sembra che altri soffrano
di sentimenti cronici di assuefazione all’innamoramento, alle droghe o a qualunque cosa che possa
dare loro un sollievo temporaneo’. Innamorarsi è biologicamente facile perché il nostro sistema
nervoso risponde alla novità. Rimanere innamorati è tutta un’altra storia.

Emozioni: piu’ lacrime meno stress le donne vincono gli uomini 4 a 1

“Le lacrime esprimono forti emozioni, le portano fuori”. Una antica leggenda narra che l’uomo è nato
dalle lacrime. I1 potente dio Ra era così esausto al termine della creazione che incominciò a
piangere, alcune lacrime caddero sulla Terra e da queste nacque l’uomo. L’uomo è l’unico essere
sulla Terra che versa lacrime per manifestare le sue emozioni.

Comunque l’umanità ha versato lacrime senza conoscerne il meccanismo segreto. È solo da pochi anni
che la scienza della dakriologia (lo studio delle lacrime) si è sviluppata e ha scoperto che le
lacrime fanno bene alla salute e favoriscono il benessere e la bellezza. In una stanzetta
dell’American University del Minnesota, gli scienziati hanno creato un singolare laboratorio per le
lacrime, nel quale molti volontari hanno singhiozzato. Le donne sono state i soggetti sperimentali
migliori, i ricercatori hanno scoperto che piangono quattro volte più degli uomini.

Le lacrime vengono dapprima raccolte: è un processo stancante e lungo, ogni lacrima pesa infatti
solo 15 milligrammi. Sono necessarie più di 66.000 lacrime per averne un litro. Dopodiché le lacrime
vengono analizzate nella loro struttura molecolare ed esaminate con l’aiuto della gascromatografia
fluida ad alta pressione. Si è scoperto così che le lacrime contengono peculiari sostanze: l’ormone
prolattina, l’ormone ACTH, il lisozima e l’encefalina.

Questo spiega il perché le donne piangono più degli uomini, il loro livello di prolattina è
maggiore. Il Dott. William H. Frey, psichiatra del centro medico di San Paul-Ramsey dell’Università
del Minnesota, ed esperto nella biochimica delle lacrime, ha scoperto che la prolattina, che gioca
un ruolo determinante nell’allattamento, interviene anche nella formazione delle ghiandole
lacrimali. Fino a dodici anni una ragazzina non versa più lacrime di un suo coetaneo, il loro tasso
di prolattina è equivalente. A partire dai dodici anni questo ormone subisce nelle ragazze un
incremento che a 18 anni raggiunge il 60% in più che nei ragazzi. Per confermare la scoperta il
Dott. Frey ha trattato malati depressi, con frequenti crisi di pianto, con dopamina, una sostanza
conosciuta per l’azione inibitrice della prolattina: come risultato le crisi di pianto si sono
attenuate.

Ma piangere come fontane non ha solo degli inconvenienti. Le lacrime provocate da una grande
emozione eliminano dall’organismo i prodotti chimici responsabili dello stress. Esse contengono
neurotrasmettitori e ormoni, soprattutto l’ACTH e l’encefalina, che provengono dal cervello e sono
legati allo stato di ansia e allo stress. L’encefalina è una sostanza simile alla molecola di
morfina prodotta dal cervello per alleviare il dolore. Il lisozyma è invece un enzima con proprietà
antibatteriche usato per combattere le infezioni.

È interessante notare che queste sostanze sono presenti solo nelle lacrime delle persone che
piangevano per autentiche emozioni, nelle lacrime provocate da una cipolla tagliata non si trovano
né ormoni né enzimi.

Un po’ di statistica del pianto: su 200 uomini e donne che hanno tenuto un diario in cui
registravano ogni singola lacrima, si è trovato che solo il 55% degli uomini piange almeno una volta
al mese contro il 94% delle donne. Il 73% degli uomini e 1’85% delle donne si sente meglio dopo aver
pianto. La media delle donne piange cinque volte al mese, mentre solo pochissimi uomini piangono più
di una volta; quando piangono però ‘il tempo delle lacrime’ è uguale per tutti: da uno a due minuti
in cui vengono versate circa 50 lacrime che equivalgono a 50 millilitri. Ogni essere umano produce
circa 70 litri di lacrime in tutta la sua vita. Gli umani piangono di più tra le 19 e le 22 e non
amano farlo da soli. Se un uomo viene osservato mentre piange la scusa più comune è quella di dire
che qualche cosa gli è finito nell’occhio. Le donne invece non mostrano particolare imbarazzo nel
mostrare i loro sentimenti quando piangono. I ricercatori americani ritengono che questi dati
possano spiegare il maggior numero di collassi cardiaci da stress negli uomini che nelle donne.
Alcuni studi epidemiologici confermerebbero questa assunzione: gli uomini soffrirebbero di maggiori
disturbi da stress proporzionalmente alla difficoltà che hanno di piangere. Secondo il Dott. Frey
piangere diminuisce la tristezza e l’ira di circa il 40%.

continua…

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