PSICOSOMATICA (EMOZIONI E SALUTE) – 2

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PSICOSOMATICA (EMOZIONI E SALUTE) – 2

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

EMOZIONI, PSICOSOMATICA E SALUTE GLOBALE

Cancro e psicoterapia di gruppo
I malati di cancro che seguono terapie di gruppo allungano anche del doppio la propria vita
a cura di Maria Fantacci

David Spiegel della Stanford University, in una sua recente ricerca, ha scoperto che i malati di
cancro, che seguono terapie di gruppo o altri tipi di psicoterapie, allungano la propria vita
rispetto a coloro che si affidano unicamente a trattamento medico tradizionale. Spiegel ha reso noto
che un gruppo di donne con tumori al seno, che aveva seguito una terapia di gruppo e lezioni in
autoipnosi, è sopravvissuto di media quasi il doppio (36.6 mesi) rispetto a un gruppo che era stato
curato solo con metodi medici tradizionali (18.9 mesi). Rivolgendosi al Congresso annuale
dell’Associazione Americana Psichiatri a San Francisco, Spiegel ha detto che né lui né i suoi
collaboratori della Stanford University e della University of California si aspettavano di trovare
differenza fra i due gruppi. La ricerca, durata 10 anni, ha seguito 86 donne di mezza età a cui era
stato diagnosticato un cancro al seno. I soggetti erano stati divisi in due gruppi; il primo
riceveva solo cure mediche ma il secondo, in aggiunta al trattamento tradizionale, frequentava, per
un anno, gruppi terapeutici settimanali. A queste pazienti veniva anche insegnata l’autoipnosi per
il controllo del dolore. Alla fine del periodo di 10 anni, 83 delle 86 donne erano morte, ma le
donne nel secondo gruppo avevano vissuto quasi 18 mesi in più. Anche se i tumori delle donne del
primo gruppo erano di media ad uno stadio più avanzato quando furono diagnosticati, in ambedue i
gruppi la malattia si era diffusa nel corpo in modo tipico e col medesimo ritmo, fatto che portò
Spiegel alla conclusione che la differenza iniziale poteva incidere sul risultato. Spiegel si definì
“sbalordito” dato che la ricerca intendeva smentire l’idea corrente che lo stato d’animo gioca un
ruolo importante nel decorso di malattie definite potenzialmente distruttive. Alla luce dei
risultati ottenuti, Spiegel, professore associato di psichiatria, conviene che evidentemente devono
esserci fattori inaspettati in questo processo. La terapia di gruppo poteva aver dato alle donne una
speranza che le portava ad attenersi più strettamente alle cure mediche. Spiegel ha suggerito che la
psiconeuroimmonologia potrebbe dare ulteriori delucidazioni in merito a questi sorprendenti
risultati.

Terapie e relax in acqua

I bagni termali sincronizzano il cervello

Quando si fanno le terapie in acqua, come il massaggio watsu, il rilassamento antistress, la
meditazione o la respirazione profonda, si entra in uno stato di profondo benessere e pace nel corpo
e nell’anima. In particolare quando ci si immerge nelle antiche vasche di marmo di Villa Demidoff al
Villaggio Globale di Bagni di Lucca si sperimenta un grande senso di pace e di piacere. In
particolare Da tempo siamo stati colpiti dalla similitudine tra il senso di benessere delle persone
che sperimentano dei periodi di dieci-quindici giorni di intensa meditazione e delle persone che
sperimentano lo stesso periodo di cure termali. Oggi sappiamo che non si tratta di una semplice
coincidenza ma che, durante le terapie termali, si verificano una serie di processi
neuropsicofisiologici che conducono ad uno stato di profondo rilassamento del tutto sovrapponibile.
E’ significativo ricordare che in moltissime tradizioni spirituali, come la grotta calda, il bagno,
le capanne sudatorie della tradizione Navajo, Hopi e Lakota dei nativi nordamericani, o le
tradizionali saune degli Iamabushi del nord del Giappone, erano considerate importanti ritualità
religiose, delle vere esperienze spirituali che avevano un doppio carattere di prova iniziatica
(individuale o di gruppo) e di presidio medico terapeutico, per la depurazione e la cura di molte
malattie. Le avanzate ricerche neurofisiologiche che stiamo conducendo presso le Terme di Bagni di
Lucca, sull’attività cerebrale delle persone nella grotta e durante i bagni in acqua termale, hanno
mostrato, in molto casi, un forte aumento della sincronizzazione cerebrale, che permane per un certo
tempo. La sincronizzazione cerebrale, come coerenza tra le onde dei due emisferi, è un dato di
grande rilevanza per la valutazione della salute globale e psicosomatica. Le persone che stanno
male, depresse o demotivate hanno statisticamente una bassa sincronizzazione cerebrale (come potete
vedere nella prima immagine (acqua6.tif), dove la parte sinistra del cervello è irregolare e
asimmetrica rispetto a quella destra), mentre al contrario, chi vive con gioia e intensità mostra
un’elevata sincronizzazione. In particolare le persone in meditazione mostrano un’altissima
sincronizzazione con onde armoniche, associata ad un grande senso di pace e rilassamento.

Nella seconda immagine (acqua5.tif) potete osservare delle onde armoniche ad altissima
sincronizzazione (tipiche della meditazione profonda) rilevate durante un rilassamento in vasca
termale. I nostri esperimenti hanno anche rilevato che quando due persone entrano insieme nelle
grandi vasche termali di marmo si viene a creare una profonda comunicazione tra i loro cervelli e i
loro corpi, una sottile empatia, che aiuta a ritrovare l’amicizia e la tenerezza nei rapporti.

Per noi la salute globale è quando l’essere umano è naturalmente sé stesso, quando è integro e
biologicamente reattivo, ossia quando le differenti dimensioni del suo essere – corpo, istinti,
emozioni, sentimenti, pensieri e coscienza – sono in uno stato di coerenza ed equilibrio tra loro; e
il cervello riflette un parallelo stato armonico neuropsichico.

AIDS: possibilità di sopravvivenza

In una recente conferenza a Los Angeles alcuni esperti hanno proposto una visione cautamente
ottimista della malattia.

Il 4 e il 5 febbraio il simposio sulle recenti scoperte immunitarie ha radunato 450 persone per
ascoltare George Solomon, Lydia Temosbok, Peter Duesberg, Lecnard Wisneski e altri, che hanno
discusso i problemi e le soluzioni possibili dell’epidemia. Il pubblico includeva sia malati di AIDS
che operatori sanitari e dei servizi sociali.

Il medico Laurence Badgley, citando lo scopritore del virus dell’AIDS, Luc Montagnier, dell’istituto
Pasteur di Parigi, ha detto: “L’AIDS non conduce inevitabilmente alla morte, specialmente se si
eliminano i cofattori che facilitano la malattia. “Non è il virus che ha cambiato il suo
comportamento di base ma il suo ospite”.

Badgley, autore del libro “Healing AIDS naturally” (guarire l’AIDS con metodi naturali) e direttore
della fondazione per le ricerche sulle terapie naturali (FRONT), una delle principali
sponsorizzatrici del simposio, ha proposto un nuovo modello del processo della malattia.

“Il virus, quando entra nel corpo, viene “messo a dormire”, più tardi, alcuni coattori, come l’abuso
di droghe, alcool, una dieta povera e lo stress, lo risvegliano.”

Il momento più intenso del simposio è stato un dibattito tra 10 sopravvissuti alI’AIDS che hanno
fatto osservazioni e dato suggerimenti basati sulla loro esperienza personale. Ognuno di loro ha
sottolineato che non c’è una sola risposta alla sopravvivenza.

Altri oratori si sono dichiarati d’accordo e hanno sottolineato il ruolo degli influssi periferici.
Solomon, creatore del termine psiconeuroimmunologia negli anni ’60, ha detto che tre fattori possono
permettere di predire la velocità di sviluppo della malattia in un paziente AIDS:

– Numero dei partners sessuali nell’arco della vita

– Numero di malattie veneree

– Numero di amici che sono morti

Tutti questi fattori, oltre allo stress, che Solomon considera inevitabile negli omosessuali,
possono attaccare il sistema immunitario. La maggior parte degli adulti che soffrono di AIDS sono
uomini omosessuali e bisessuali.

“Le persone di costituzione sana affrontano meglio l’AIDS, ha detto Solomon. “Perché le donne, il
cui sistema immunitario è in genere più forte, hanno meno successo nella sopravvivenza?” La sua
risposta: la maggior parte delle donne vittime dell’AIDS hanno abusato di droghe e quindi non hanno
più una costituzione forte.

Temoshok, uno psichiatra dell’istituto Longeley Porter di San Francisco, descrive, in una sua
ricerca, parecchie caratteristiche comuni ai sopravvissuti che sono stati colpiti dall’AIDS da lungo
tempo. Tra queste:

– Accettazione della diagnosi, combinata col rifiuto di considerarla una sentenza di morte. “Ci sono
molti pazienti che non sono morti e se la cavano bene”, ha detto, “non possiamo descriverla
semplicemente come una malattia terminale. È molto più complessa”.

– Sentire il medico come un collaboratore.

– Avere degli affari da finire, avere una motivazione molto forte per la sopravvivenza. Un paziente
aveva fatto voto di non morire fino a che non avesse finito di aggiungere alcune stanze alla sua
casa. Sino al momento dell’ultimo controllo aveva ottenuto prestiti bancari e stava per terminare il
lavoro.

– Prendere responsabilità personale per la malattia e la guarigione.

– Avere un sentimento spirituale di qualcosa al di là del sé.

Altri oratori hanno presentato i documenti delle ultime ricerche sulle terapie alternative inclusa
l’omeopatia, le erbe cinesi, le vitamine, le diete di frutti e vegetali.

“Abbi fiducia nel tuo istinto, fai qualunque cosa funzioni, ha detto Micheal Callen, uno dei membri
più noti del gruppo dei sopravvissuti, che ha offerto la sua lista di caratteristiche della persona
che sopravvive.

“Non c’è un modo solo e tu hai il potere di aiutare te stesso. Continua con qualunque cosa sembra
darti beneficio”.

Credenze positive, umorismo, autostima aiutano i malati di aids

Alla fine del dibattito ognuno dei 10 sopravvissuti all’AIDS di loro ha risposto ad alcune domande.

Uno dei sopravvissuti, colpito dal male nel 1983, ha detto: “L’AIDS è la cosa migliore che mi sia
mai successa”. La sua dichiarazione sincera rifletteva i sentimenti generali del gruppo, molti dei
quali hanno detto di essersi sentiti più forti e ricompensati dallo loro lotta contro la malattia.

Alcuni dei punti più salienti:

Fin dalla diagnosi nel 1982, Dan è ritornato a finire la scuola di medicina e ha usato una dieta per
ripulire il corpo; ha però messo in guardia che la sua tecnica non funziona necessariamente per
tutti. Egli ha superato di gran lunga le previsioni di sopravvivenza.

“Durante questi anni ho messo tutto su alcune carte di credito, e ho finito di doverle pagare
tutte!”

Cristofer, un altro sopravvissuto, ha descritto i suoi sentimenti dicendo che, dopo che gli era
stato diagnosticato il male nel 1982, non aveva più nessuna voglia di vivere. Durante un trattamento
intervenoso con alfa-interferone, aveva cominciato a darsi alla cocaina, abitudine che durò per tre
anni.

Più tardi smise di usare la cocaina e si sottopose a un trattamento di medicina olistica.

Scherzando ha detto: “Spero non sia stato solo tutto lo zucchero e il cibo sano che mi hanno portato
a questo punto oggi!”

Niro, una francese, dopo essere stata diagnosticata sieropositiva nel 1985, decise di lavorare in
stretta collaborazione con i suoi medici. Ha detto:

“Scoprire che cosa ci vuole per amare me stessa e gli altri è stato l’inizio del processo di
guarigione”. Il suo stato attuale è cambiato in HIV-negativo.

Will, un ingegnere-analista, ha detto che il suo addestramento scientifico l’ha condotto a pensare
che solo la medicina tradizionale poteva fornire una risposta. Presto, tuttavia, il suo senso di
impotenza l’ha indotto a muoversi per lavorare con Louise Hay, organizzatore di gruppi per malati di
AIDS in tutta l’America.

Ha detto al pubblico: “Non dobbiamo pensare che non ci sia più nulla da fare; le emozioni sono il
meccanismo di connessione tra la mente e il corpo e tutti i nostri problemi si connettono con
emozioni negative”.

A David, 56 anni, era stato detto che non avrebbe vissuto oltre il Natale del 1982. Cosi la sua
famiglia gli fece una festa di compleanno in anticipo. Parecchie feste dopo ha detto: “Probabilmente
ormai stanno esaurendo la loro carica di simpatia”.

Michael Callen, che era stato trovato malato di AIDS nel 1982, ha dato l’avvio a parecchie
organizzazioni per l’AIDS. Ha scritto molto e tenuto conferenze. Callen ha sollecitato i pazienti a
usare la pentamidina, una nuova medicina, valida nel prevenire la polmonite da pneumotocistis
carinii, una delle maggiori cause di morte nei malati di AIDS.

Psicoimmunologia: il cervello e i globuli bianchi sono legati da una comunicazione reversibile

Gruppi di ricercatori di due università americane hanno riferito di aver trovato un meccanismo
probabile dell’interazione tra il cervello e il sistema immunitario. Il campo relativamente nuovo
della psiconeuroimmunologia si focalizza sui legami tra fattori mentali e fattori emozionali nelle
malattie. Un gruppo dell’università di Rochester ha riferito di aver scoperto speciali recettori
nervosi nella milza, nei nodi linfatici, nel midollo osseo e nelle pareti dei vasi sanguigni. David
Felten ha detto che “la scoperta è il legame che da tanto tempo mancava: la comunicazione di ritorno
verso il cervello”.

Ricercatori dell’università di Chicago hanno trovato che il cervello produce interleukina-1 (IL-1),
un mediatore della funzione immunitaria. Già si sapeva che i globuli bianchi producono IL-1 in
risposta ad un’infezione, e che quindi potevano influenzare il cervello. Il rilascio di IL-1 da
parte dei globuli bianchi in risposta ai batteri o ai virus innesca il rilascio degli ormoni del
cervello.

Clifford Saper, un farmacologo dell’università di Chicago, ha identificato l’IL-1 nel cervello e nel
sistema nervoso periferico dei cadaveri. Il ricercatore suggerisce che ci sia un circuito di
feedback con cui il cervello tiene in controllo il sistema immunitario.

Il meccanismo che impedisce al sistema immunitario di reagire più del necessario potrebbe essere lo
stesso che lo sopprime.

Entrambe le scoperte sono state riportate al congresso della Società di Neuroscience a Toronto.

Morire: il tipo di morte è connesso con la personalità

Malgrado sia ormai noto che eventi stressanti tendono a provocare uno stato di malattia, è molto
meno chiaro il legame tra tipo di personalità e tipo di malattia.

H.J. Eysenck, un noto ricercatore inglese, ha passato in rivista alcuni studi europei che indicano
una diversità sorprendente tra i tipi di personalità che poi svilupperanno o una malattia di cuore o
il cancro.

Eysenck e il ricercatore che ha condotto gli studi su larga scala, Ronald Grossarth-Mathicek, hanno
riferito che la terapia comportamentale ha un effetto impressionante.

Eysenck ha sottolineato l’importanza di distinguere tra “stress” e “sforzo”, come si usa in fisica.

Lo stress è una forza esterna, lo sforzo è la reazione dell’oggetto sottoposto allo stress. La
personalità è la variabile che altera lo sforzo, la reazione allo stress.

“Molti generi di stimoli… impongono più di uno sforzo sulle persone emozionalmente instabili che
non sulle persone emozionalmente stabili.

Queste differenze… non possono essere omesse da alcun studio scientifico sull’influenza dello
stress sulle malattie del corpo”.

Eysenck si riferisce a scoperte contenute in tre studi a lungo termine (vedi articolo successivo),
uno in Yugoslavia (1353 soggetti) e due in Germania (8/2 e 1042 soggetti). La ricerca, condotta a
Grossarth-Maticek, ha trovato drammatiche correlazioni tra il tipo di personalità di individui non
ancora ammalati e la successiva frequenza di morti premature per cancro o malattie del cuore.

Nello studio yugoslavo, i soggetti avevano un età tra i 59 e 65. Nello studio tedesco la maggior
parte erano tra i 40 e i 60. Grossarth-Maticek e i suoi collaboratori hanno registrato il numero di
morti premature in ciascun gruppo nei successivi 10 anni.

Gli individui che tendevano a reprimere le loro emozioni di fronte allo stress erano più proni degli
altri a morire di cancro. Quelli che avevano un alto punteggio nelle misure della frustrazione
emozionale e dell’aggressività avevano un alto tasso di morte collegata a malattie di cuore.

Nel predire la possibilità del cancro le variabili della personalità erano più importanti che non il
fumare. I1 fumare era un prerequisito per il cancro ai polmoni, ma tra i fumatori solo i tipi
emozionalmente repressivi (tipo 1) sembravano prendersi la malattia.

Grossarth-Maticek ha diviso i soggetti in quattro tipi sulla base del test della personalità. Questi
includono il tipo 1, sottoeccitato, con facilità a prendersi il cancro; il tipo 2, sopraeccitato,
individuo emozionalmente frustrato, prono a sviluppare una malattia di cuore; il tipo 3,
ambivalente, che altera tra repressione emozionale e frustrazione emozionale; il tipo 4, autonomo,
che aveva poca probabilità di ammalarsi durante il periodo di controllo.

In tutti e tre gli studi, il rischio calcolato per ogni tipo si è rivelato particolarmente accurato.

Infatti, i risultati sono stati cosi impressionati che altri ricercatori ne hanno messo in questione
l’accuratezza. (Psycology Today, dicembre 1988).

Il 46.2% del tipo 1, sottoeccitato, del gruppo yugoslavo è morto di cancro nel decennio seguente;
solo 1’8,3% è morto di malattie coronariche.

Una terapia comportamentale somministrata a un gruppo di 50 persone del gruppo tedesco ha ridotto in
modo drastico il numero delle morti nel gruppo nei 10 anni successivi.

Dopo 10 anni, 45 delle 50 persone che avevano ricevuto la terapia erano ancora vive, mentre 31 di un
gruppo di controllo erano morte. Nessuna delle persone del primo gruppo è morta di cancro, al
confronto di 16 del gruppo di controllo che non aveva ricevuto terapia comportamentale.

Lo scopo della terapia era stato di raggiungere una maggior autonomia emozionale negli individui che
avevano una personalità che faceva predire o il cancro o una malattia di cuore.

Gli studi, dice Eysenck, devono essere considerati solo come linee guida, anche se trova che
l’evidenza empirica è molto convincente.

Ci sono “troppe prove empiriche per dubitare che lo stress-sforzo, interagendo con la personalità,
gioca un ruolo causale nella genesi del cancro, probabilmente in combinazione con fattori quali fumo
e alcool”.

Sebbene i dettagli dell’interazione tra i fattori siano ancora da esse chiariti, “è chiaro che le
spiegazioni semplici… non hanno alcun ruolo in uno studio scientifico del cancro”.

Neuropersonalità?

H.J. Eysenck fa l’ipotesi che certi ormoni e peptidi influenzino sia le personalità che il sistema
immunitario. L’eccessiva reazione da stress, caratteristica del tipo 1, può produrre un eccesso di
cortisolo che è legato alla immunosoppressione. (saltuariamente il cortisolo si trova anche nella
depressione).

Ricerche precedenti avevano dimostrato che un alto livello di stress e di sforzo conducono a un
declino nell’attività naturale delle cellule-killer, essenziale per una risposta immunitaria. Lo
stress/sforzo può anche alterare il sistema endocrino.

Eysenck ha detto: “In questo modo, la personalità, lo stress/sforzo e il cancro potrebbero essere
connessi lungo una catena perfettamente intelligibile”.

Le persone non emotive sono inclini al cancro, quelle emotive alle malattie delle coronarie

I quattro tipi definiti da Grossarth-Maticek sono basati su profili della personalità sviluppati
dalle risposte che i partecipanti alla ricerca hanno dato a domande dettagliate sulla loro vita
emotiva.

Il tipo 1 (“sottoeccitato” tendeva ad avere una persona o un oggetto (per esempio un’ambizione di
carriera) come fuoco emotivo. Poiché il suo benessere era profondamente dipendente da questa
persona-oggetto, si trovava soggetto a sforzo o a depressione se ne viveva la perdita, la distanza o
la separazione.

Il tipo 2 (“sopraeccitato”) era anch’esso focalizzato su un solo oggetto emotivo e più suscettibile
a collasso di qualunque genere che non semplicemente al senso di perdita. Tendeva a reagire con
frustrazione e rabbia piuttosto che con depressione.

Il tipo 3 (“ambivalente”) rispondeva con depressione in qualche occasione e rabbia e frustrazione in
altre.

Il tipo 4 (“autonomo”) era emotivamente ben adattato, sano e capace di contare su se stesso.

Non si prevedeva nessun rischio elevato in nessuna area per i due ultimi tipi. Dopo aver ottenuto i
profili delle personalità si sono registrate le statistiche delle morti per i successivi dieci anni.

In Yugoslavia il 46,2% dei soggetti di tipo 1, tra i 59 e 65 anni al momento delI’esame, morirono di
cancro nei successivi dieci anni, mentre solo 1’8,3% mori di malattie di cuore.

In contrasto, il 29.2% delle persone di tipo 2 mori di malattie di cuore, contro solo il 5,ó% morte
di cancro.

Quelli che avevano avuto un punteggio basso sulla razionalità protettiva (atteggiamenti mentali e
ragionamenti che proteggono l’individuo dal percepire emozioni dolorose) e la mancanza di
espressione emozionale, indipendentemente dal tipo, svilupparono meno di un decimo dei casi di
cancro che sarebbero stati predetti solo dal caso. Quelli con punteggio alto avevano un’incidenza di
cancro tre volte superiore alla media della popolazione.

In Germania, persone tra i 40 e i 60, al tempo del test della personalità, 1’1% del tipo 1 morì di
cancro nel decennio successivo contro solo 11,8% morto di malattie di cuore. Del tipo 2, il 13,5%
mori di malattie di cuore contro solo il 5,9% di cancro.

In una successiva ricerca, condotta ad Heidelberg, su persone considerate “molto stressate” da amici
e parenti, il 38,4% delle persone di tipo 1 morì di cancro, il 7% di malattie di cuore. Per il tipo
2 la tendenza era invertita. La frequenza complessiva delle morti era maggiore del 40% per i tipi
stressanti che non per un campione casuale.

continua…

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