PSICOSOMATICA (EMOZIONI E SALUTE) – 5

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PSICOSOMATICA (EMOZIONI E SALUTE) – 5

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

MANTRA, SUONO, MUSICA E CERVELLO

MUSICA, CERVELLO ED EMISFERI

Una varietà di studi recenti si sono focalizzati sulla neurologia della musica, del rumore, della
parola e sulle soglie dell’udito.

Dei ricercatori di Parigi hanno dimostrato che le note e le scale musicali vengono mediati
primariamente dall’emisfero sinistro e la melodia dal destro. Studiando 22 soggetti destri, i
ricercatori hanno trovato una significativa attività elettrica nell’emisfero destro in risposta a
una melodia di Chopin. D’altra parte, una nota monotona ripetuta e una scala maggiore, producevano
una maggiore attivazione dell’emisfero sinistro. La predicibilità delle note e delle scale, dicono
gli autori, potrebbe coinvolgere la capacità dell’emisfero sinistro di capire le strutture, mentre
la melodia potrebbe richiedere un processo integrativo e funzioni associative più complesse.

Il parlare automatico

Canticchiare una melodia a bocca chiusa non è solamente un atto del cervello destro, secondo alcuni
ricercatori svedesi. In ogni caso canticchiare il tema di una rima infantile familiare richiede
aiuto da parte dell’emisfero sinistro, forse per organizzare la memoria.

‘Il parlare automatico, – la ripetizione continua dei giorni della settimana richiede sia la
mediazione dell’emisfero sinistro per il controllo della bocca che la meditazione dell’emisfero
destro per il controllo della laringe.

Apparentemente l’emisfero destro risponde anche a informazioni che arrivano attraverso le orecchie e
altri sensi. Sembra che i due emisferi partecipino in modo eguale nell’attivazione motoria prima del
canticchiare a bocca chiusa o del parlare automatico.

Quando i soggetti ripetevano i giorni della settimana, il flusso di sangue nell’emisfero destro
aumentava in modo significativo. Durante il canticchiare a bocca chiusa non si notava alcuna
differenza nel flusso del sangue.

Riconoscimento della voce

Due ricercatori dell’UCLA riferiscono che il riconoscimento di una voce familiare attiva di più
l’emisfero destro, mentre il distinguere tra due voci non familiari impegna il sinistro. Questo
risultato sfida l’ipotesi, molto diffusa tra gli psicologici, che il riconoscimento e la
discriminazione della voce siano compiti dallo stesso meccanismo cognitivo. Riconoscere una voce
familiare è un atto olistico, un accoppiare delle caratteristiche vocali uniche ad un nome o a una
persona.

Questa funzione gestaltica viene, apparentemente, espletata in più dal cervello destro. Ma
l’ascoltare diverse voci non familiari ci richiede di discriminare tra accenti, nasalità e altre
caratteristiche. Questo sembra richiedere le capacità analitiche dell’emisfero sinistro.

Cantare mentalmente stimola l’evoluzione del cervello

Due patologi di New York suggeriscono che canticchiare a bocca chiusa e, cantare ripuliscono il
cervello stimolandone il ‘drenaggio’.

Gridare e parlare a voce alta probabilmente servono allo stesso scopo. Karel Jindrak e sua figlia,
Heda Jindrak, dell’ospedale metodista dei Brooklyn hanno proposto che il canticchiare a bocca
chiusa, cantare e altre vocalizzazioni ad alta voce stimolino l’equivalente di un sistema linfatico
del cervello. Le vibrazioni della laringe e l’aria nel tratto vocale sono trasmesse parzialmente nel
cranio, massaggiando, così, il cervello. Questo massaggio permette un maggior flusso di liquido
cerebrospinale attraverso il cervello e aiuta a rimuovere materiale di scarto.

I Jindraki dicono che la loro teoria ha delle implicazioni per l’evoluzione: i CroMagnon potrebbero
aver prevalso sui Neanderthal perché i loro cervelli potevano essere ripuliti. Le vibrazioni della
laringe erano troppo deboli e di frequenza troppo bassa per poter portare in risonanza le massicce
ossa craniche dei Neanderthal.

I Jindraki fanno notare che cantare è universale, negli esseri umani, quanto il parlare o la
religione, eppure altri primati non cantano. Inoltre propongono che il giocare rumoroso dei bambini
sia terapeutico.

Musica ai miei orecchi

Un recente studio nello stato di Washington suggerisce che il godere la musica altera il grado di
cambiamento temporaneo di soglia (diminuzione dell’acutezza auditiva) a cui la persona è soggetta
mentre l’ascolta. Dieci studenti maschi che dicevano di amare la musica pop/rock e dieci che
dicevano che non gli piaceva furono esposti, per dieci minuti, sia a musica che a rumore.

Furono quindi studiati a 90 secondi di intervallo per la risposta a frequenza di 4 e 6 kilohertz. I
risultati hanno mostrato che quelli che amavano la musica avevano un cambiamento di soglia molto più
piccolo di quelli che non la godevano. Inoltre, nel secondo gruppo si registrò uno spostamento più
drammatico in risposta alla musica che in risposta al rumore. Questi risultati sono stati osservati
soltanto alle frequenze più alte di 6 kilohertz, il che suggerisce che l’intervallo di spostamento
più piccolo predice un recupero più veloce dell’udito. H.A. Dengerink crede che gli effetti del
rumore possano essere moderati anche dall’atteggiamento. A questo proposito cita studi che mostrano
come dei lavoratori di un ovile erano molto meno disturbati dei loro supervisori dal costante
scampanio, malgrado lavorassero molto più vicino al rumore.

Tuttavia, Dengerink dice di essere cauti perché il godere o il tollerare la musica o il rumore forte
dà solo una protezione limitata dai danni all’udito. A lungo andare una perdita dell’udito è
inevitabile. È importante per i ricercatori scoprire la connessione tra effetti a breve e a lungo
termine.

Fumare altera l’udito

Uno studio correlato dimostra che i fumatori tendono ad avere uno spostamento di soglia dell’udito
più piccolo dei non fumatori, specialmente quando vengono stimolati dal rumore o da esercizi.
Secondo Dengerink e collaboratori, 18 soggetti, metà non fumatori, venivano controllati per lo
spostamento di soglia dopo essere stati esposti per 10 minuti a del rumore, per 10 minuti a esercizi
fisici e, quindi, per 10 minuti ad entrambi simultaneamente. I fumatori sperimentavano
consistentemente meno spostamenti dei non fumatori e il battito del loro cuore e la pressione
sistolica del sangue aumentavano di più, specialmente nel periodo dell’esercizio. Questo indica che
la nicotina può aiutare a produrre gli stessi spostamenti dell’esercizio fisico abbassando la
risposta fisiologica. Uno dei fattori chiave potrebbe essere l’aumento del flusso sanguigno
cocleare, poiché una diminuzione del flusso è stata correlata a un cambiamento di soglia temporaneo.
Tuttavia, dice Dengerink, ci potrebbe essere dell’altro. Altri risultati: gli effetti più forti del
rumore avvenivano nell’intervallo di ottava al di là di 2 kilohertz e, come in studi precedenti, una
temperatura più alta della stanza è stata correlata con spostamenti più alti.

Il rumore altera le papille gustative

Dopo il rumore, dicono dei ricercatori francesi, i cibi dolci sono più dolci. Un aumento del
desiderio per i dolci potrebbe essere legato allo stress causato dal rumore. Precedenti studi hanno
dimostrato che lo stress mobilizza le endorfine stimolanti l’appetito e la dopamina. C. Ferber e M.
Cabanac, Appetite 8: 229-235.

Stress, voce e computers

La complessità di una prova e lo stress da superlavoro hanno un impatto significativo sul parlare,
secondo uno studio dell’U. S. Navy. Durante una prova complessa, il tono e il volume si alzano e il
parlare diventa rapido. Questo pone dei problemi per i nuovi sistemi di computer che saranno in
grado di essere pilotati dal riconoscimento della voce. La voce di un pilota potrebbe essere
alterata da stress quali superlavoro durante il volo, accelerazione, vibrazioni, rumore.

Nello studio che riportiamo 60 studenti piloti dicevano ripetutamente i numeri da zero a nove mentre
erano impegnati in due altre prove. La prima richiedeva che il pilota tenesse la sua mira su un
bersaglio fisso sia con una manopola a mano che con un pedale. Sembra che parlare durante questa
prova aggiungesse molto poco al carico di lavoro. La seconda prova era molto più impegnativa. Gli
aviatori dovevano scrivere una serie di lettere e di cifre dette attraverso una cuffia in un
orecchio mentre dovevano ignorare quelle dette nell’altro orecchio. Ripetere i numeri nello stesso
tempo affaticava molto di più i piloti, e le loro voci cambiavano significativamente.

Rumore e impotenza

Dei rumori controllabili e incontrollabili sono stati usati come generatori di stress da dei
ricercatori di Baltimore nella speranza di imparare qualcosa di più sul meccanismo implicato nella
‘impotenza acquisita’. Le persone non erano molto disturbate, nell’arco di 30 minuti, da un rumore
che potevano far smettere, ma la stessa quantità di rumore, quando non erano in grado di
controllarla, li lasciava disturbati e alterati neurofisiologicamente. Alan Brier e collaboratori
pensano di poter avere identificato i correlati neurobiologici del senso di impotenza che si pensa
sia implicato nella depressione. La maggior parte dei modelli precedenti erano basati su ricerche su
animali e quindi non potevano correlare cambiamenti oggettivi con cambiamenti di umore.

Delle persone in buona salute mentale dovevano ascoltare un suono forte (100 decibel) in due
differenti situazioni. Nella prima erano in grado di far smettere il suono premendo un bottone.

Nella seconda situazione premere il bottone non aveva nessun effetto, ma i soggetti non lo sapevano.
Per due volte durante la sessione gli venne dato un messaggio che li spingeva a ‘continuare a
tentare più forte’. I soggetti riferivano i loro stati d’animo prima di iniziare la sessione. Dopo
il suono incontrollabile riferirono un aumento di depressione, di senso di impotenza, ansietà e
tensione. “La mancanza di controllo su uno stimolo anche solo mediamente sgradevole’ può produrre
cambiamenti significativi in soggetti sani, concludono i ricercatori. Essi fanno inoltre l’ipotesi
che ‘stressori’ di rumore incontrollabili dovrebbero produrre cambiamenti ancora più forti in
persone depresse o maniaco-depressive. Infatti, risultati preliminari mostrano una risposta
particolarmente forte nelle persone con disordini affettivi. I ricercatori hanno in progetto di
paragonare le reazioni di queste persone in per~od~ di remissione e in periodi acuti.

Il suono del pianto

Secondo lo psicologo Philip Zeskind il tono (frequenza sonora) del pianto di un bambino può fare da
avvertimento per problemi neurologici. Zeskind ha misurato il grido di neonati a 2000 cicli al
secondo, descritto come insopportabile e stressante dagli adulti. Il pianto normale varia tra i 450
Hz (disagio di media intensità) e i 600 Hz (dolore forte). Il pianto a 2000 Hz, che suona come il
fischio di un teiera, viene sentito, talvolta, durante le prime 48 ore vita. Raramente continua nel
primo mese di vita eccetto che dopo nascite difficili e esposizioni prenatali a alcool, nicotina e
altre droghe.

Suono, luce, sincronizzazione del cervello

Quando il cervello viene stimolato otticamente (per es. luce stroboscopica), acusticamente o
elettromagneticamente in una determinata frequenza, succede che subentri la cosiddetta reazione
conseguente alla frequenza (Frequency Following Reponse o FFR): le parti del cervello che ricevano
questi stimoli, tendono a sincronizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda del segnale che ricevono: ciò
significa per es. che una situazione di rilassamento di onda ALPHA può essere prodotta attraverso
toni ritmici con la loro frequenza EEG corrispondente…

Anche i due emisferi del cervello (il sinistro atto al pensiero logico e razionale, quello destro
invece al pensiero associativo e sede di emozioni e fantasia) possono essere indotti attraverso
stimolazioni esterne ad “ondeggiare” con la stessa frequenza, cosa che può portare a nuovi pensieri
e deduzioni e ad uno stato di rilassamento ed equilibrio.

Attraverso la risposta conseguente alla frequenza (FFR) e la sincronizzazione degli emisferi
cerebrali (HEMYSYNCH) vengono effettuate variazioni sull’elettroencefalogramma verso le onde ALPHA
equilibrando i due emisferi del cervello. Ne conseguono rilassamento fisico, tranquillizzazione
psicologia ed armonia.

Molti dei fenomeni finora descritti (reazione conseguente alla frequenza, produzione di sostanze
chimiche neurotrasmettitrici, crescita ed evoluzione del cervello, crescita delle connessioni
nervose e perciò anche dell’intelligenza) possono essere indotti con l’aiuto di queste Brain
Machines.

A questo scopo vengono impiegati segnali ben definiti (di natura ottica, acustica o
elettromagnetica) con parametri variabili (frequenza, intensità, lunghezza d’onda e fase).

Osservando bene attorno a noi, riconosciamo che la vita è costituita sempre da due poli
contrastanti. Giorno-notte, sotto-sopra, destra-sinistra, uomo-donna, positivo-negativo,
caldo-freddo, ecc. Anche nel nostro cervello nei due emisferi, esiste questa polarità con diversa
funzione.

La stessa polarità si può notare nel sistema neurovegetativo tra il simpatico (che ha come funzione
lo scaricare l’energia e condurre la decomposizione nel processo di trasformazione delle sostanze) e
del parasimpatico (che ha la funzione di trattenere l’energia, ricostruirla, recuperarla).

Anche nello studio dell’agopuntura, nella parte molto ramificata della rete di meridiano, notiamo
che esiste una polarità tra yin e yang.

Più grande è la tensione tra i due poli, maggiore è l’azione tra il caricare e lo scaricare. Succede
così che da quest’azione di tesi e di antitesi, nasca una sintesi, la quale produce a sua volta, una
nuova tesi, continuando il gioco.

Si può dunque ricreare questa nuova unità anche con l’ausilio del sincronizzatore, sia che ne sia
coscienti oppure no. In questo caso la macchina della mente è veramente un aiuto nell’aiutare.

La maggiore parte delle persone nella società occidentale utilizza il suo cervello nello stato di
veglia in modo che le onde Beta risultano predominanti. Questa gamma d’onde se da un lato è tipica
del pensiero analitico e che ha attitudine alla soluzione dei problemi (qualcosa cioè che in una
società di lavoro meccanizzato ed altamente specializzato risulta quasi inevitabile) dall’altro lato
è però associabile ad uno stato di continua tensione, preoccupazione e paura.

Perciò non deve assolutamente stupire se i molti vantaggi della capacità di sottrarsi alla fase Beta
in favore di Alpha, riguardano problemi di varia natura, sia in ambito medico che psicologico.
Tenere in allenamento queste capacità è uno degli scopi di tutte le tecniche di rilassamento
tradizionali e moderne.

Gli effetti positivi del training autogeno, yoga e meditazione, su lavoro e prestazioni, sono a
tutt’oggi praticamente indiscussi. Le Brain Machines ottengono effetti simili in tempi
sostanzialmente più brevi e sono facilmente utilizzabili, per es. nelle pause lavorative.

Ora il programma di John Selby si attiva automaticamente dopo un determinato tempo di attività e
permette all’utente di usufruire di pause rigenerative fatte di esercizi e rilassamento attraverso
stimolazioni ottiche ed acustiche mirate. Con il bilanciamento dell’attività cerebrale vengono
inoltre influenzate positivamente le reazioni di difesa di situazioni patologiche nel trattamento
delle psicosi maniaco-depressive e delle tossicodipendenze.

L’effetto di maggior rilievo in proposito è la produzione di endorfine naturali da parte del corpo.

Tale bilanciamento è in grado infine di favorire l’intelligenza, l’apprendimento, la creatività
(attraverso la stimolazione delle onde gamma-teta), la soluzione di problemi di menagement e la
capacità di godere del rilassamento nel tempo libero.

La “cultura del corpo” e la “cultura della coscienza” potrebbero insieme essere la base della
cultura del terzo millennio.

Il dna diventa musica

Dal Corriere delle Sera

10 settembre 1992.

Si tratta di sinfonie musicali ottenute ricopiando le sequenze delle quattro unità chimiche che
formano la molecola del DNA, spiega David Deamer, biofisico dell’Università di Davis, il primo a
tradurre i geni in musica.

Ogni unità di Dna rappresenta un’aria musicale autonoma, aggiunge Susan Alexander, compositrice e
docente di musica alla California State University, proprio come nelle Quattro Stagioni o nella Nona
sinfonia di Beethoven. La molecola che determina le caratteristiche genetiche di ciascun individuo
varia da persona a persona e le sinfonie sono perciò infinite, dato che la configurazione delle
quattro componenti chimiche è sempre diversa. Alcuni individui hanno un Dna musicale noioso, lento e
ripetitivo, continua Deamer, altri invece possono suggerire musiche simili al jazz, altri al blues,
le possibilità sono davvero infinite.

In America è già iniziata la corsa alla scoperta dei propri geni in musica, basta andare in un
laboratorio medico, farsi determinare la struttura del proprio Dna e affidare i risultati a un
compositore. Deamer dice che gli americani vanno pazzi per questa nuova esperienza di poter
finalmente dire: “Questa è proprio la mia musica!”.

fine

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