Quando il cervello va in tilt per i suoni sgradevoli
All’origine della misofonia, un raro disturbo che rende intolleranti verso alcuni suoni come la
masticazione o addirittura la respirazione altrui, c’è un difetto neurobiologico che provoca un
sovraccarico nei circuiti cerebrali che integrano emozioni e input interni ed esterni
all’organismo(red)
da lescienze.it
La misofonia è una condizione che affligge le persone che hanno una scarsa tolleranza a specifici
suoni, come la masticazione o la respirazione altrui.
Ora uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Newcastle, nel Regno Unito, e
pubblicato sulla rivista Current Biology , ha scoperto l’origine neurobiologica di questo
disturbo. Sukhbinder Kumar e colleghi, autori della ricerca, hanno infatti trovato la prima prova di
anomalie strutturali e funzionali nei soggetti colpiti dal disturbo in specifiche aree cerebrali.
Kumar e colleghi hanno utilizzato una tecnica di imaging cerebrale basata sulla risonanza magnetica
per analizzare le possibili differenze strutturali e funzionali tra soggetti normali e soggetti
misofonici. Durante i test i volontari sono stati esposti a suoni di diversa natura, divisi in tre
categorie: neutri, quali il rumore della pioggia o le voci degli avventori di un bar affollato,
spiacevoli come il pianto di un bambino o le grida di una persona, e infine i cosiddetti suoni
scatenanti (trigger), perché provocano forti reazioni in chi soffre di misofonia, come quelli
prodotti dalla respirazione o dalla masticazione.
Le immagini hanno mostrato connessioni anomale tra una specifica area del lobo frontale, la porzione
ventromediale della corteccia prefrontale, e un’area chiamata corteccia insulare anteriore,
coinvolta nell’elaborazione delle emozioni e nell’integrazione dei segnali provenienti sia
dall’interno dell’organismo sia dal mondo esterno.
Nei soggetti misofonici esposti a suoni scatenanti, l’attività viene incrementata in entrambe le
aree, mentre nei soggetti normali l’attività aumenta nella corteccia insulare ma diminuisce nel lobo
frontale. Secondo gli autori, ciò è l’indice di un’anomalia nel meccanismo di controllo tra il lobo
frontale e la corteccia insulare.
In sostanza, nei soggetti misofonici viene meno il meccanismo fisiologico di soppressione della
normale reazione ai suoni. I ricercatori hanno anche scoperto che nei soggetti con misofonia i
suoni scatenanti evocano anche un aumento del battito cardiaco e della sudorazione, a riprova di
quanto sia elevata la loro risposta fisiologica.
I pazienti con misofonia hanno caratteristiche cliniche straordinariamente simili, ma nonostante
ciò la sindrome non è riconosciuta come tale: questo studio mostra quali siano i cambiamenti critici
che avvengono nel cervello, e potrà convincere la comunità medica scettica che si tratta di un vero
disturbo, ha spiegato Kumar. Per molte persone con misofonia, potrebbe essere una buona notizia,
perché per la prima volta abbiamo dimostrato una differenza nella struttura e nella funzionalità
cerebrale di chi ne soffre: ciò indica anche una strada per possibili interventi terapeutici e
incoraggia la ricerca di meccanismi simili in altre condizioni caratterizzate da reazioni emotive
anomale.
06 febbraio 2017
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