Quando la musica diventa una medicina

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Quando la musica diventa una medicina

La modalità terapeutica più diffusa è quella attiva, cioè quando si fa musica utilizzando strumenti o anche oggetti di uso comune, la voce e il corpo

di MONICA PIANI

15 febbraio 2016

Avete mai fatto caso che quando siete di cattivo umore o giù di corda a volte basta una melodia
piacevole a cambiare tutto? Questa non è una coincidenza ma è chimica ed accade perché le note
musicali agiscono sul cervello, sul battito cardiaco, sulla pressione del sangue e sulla
respirazione. Infatti la musica agisce abbassando il cortisolo, ormone dello stress, e aumentando le
endorfine, ormoni del benessere, ma il suo potere straordinario arriva ben oltre tanto da
riflettersi anche sul fisico permettendo spesso un miglioramento del quadro clinico di patologie
anche serie. Ne è esempio tangibile Ezio Bosso, torinese di adozione, che proprio nei giorni scorsi
ha scosso le nostre emozioni grazie alla sua musica straordinaria: “La musica è una magia, non a
caso i direttori d’orchestra hanno la bacchetta”, ha detto prima di mettersi al pianoforte e tutti
noi la magia l’abbiamo potuta vedere e sentire perché quei movimenti scoordinati che scuotevano il
suo corpo e che ci sembrava impossibile potessero permettergli di suonare, si sono armonizzati non
appena le sue dita hanno toccato i tasti del piano producendo una melodia meravigliosa che grazie
alla perfetta interazione tra cervello, mani e strumento, ha fatto vibrare emozioni così profonde da toccare l’anima.

La musica è davvero un antidoto contro la malattia, infatti l’uomo da sempre ha cercato nel suono
uno strumento terapeutico percependo in esso la vibrazione della vita. I primi cenni del suo
utilizzo per curare disturbi fisici risalgono ai papiri egizi e alla Bibbia proprio perché l’umanità
da sempre ha espresso riti sociali e religiosi attraverso ritmi, suoni, canti e danze. Tuttavia la
musicoterapia come utilizzo curativo si è sviluppata solo nel ventesimo secolo, tanto che durante la
seconda guerra mondiale negli ospedali è stata utilizzata in modo mirato per alleviare dolori e
sofferenza. La modalità terapeutica più diffusa è quella attiva cioè quando si fa musica
utilizzando strumenti o anche oggetti di uso comune, la voce, ed il corpo. Questa modalità di cura è
perfetta per chi ha problemi psichici e fa fatica a comunicare con gli altri , ad esempio chi soffre
di autismo, in modo che attraverso le note possa far emergere sensazioni ed emozioni altrimenti
criptate, o per chi è affetto da handicap per migliorare il coordinamento motorio, o per chi soffre
di dolori fisici utilizzando le vibrazioni dei suoni come strumenti fisioterapici.

Esiste poi la modalità passiva, certamente la più accessibile a tutti, basata sull’ascolto di
melodie che favoriscono il rilassamento migliorando quindi tutte la patologie che originano dallo
stress e da somatizzazioni. La musicoterapia è una buona medicina per i bimbi perché li coinvolge
in tutti i sensi aiutandoli a gestire situazioni di dolore e stress, a socializzare, e visto che
lavora su entrambe gli emisferi cerebrali, ad esprimersi più facilmente perché stimola i processi
cognitivi utili quando sussistono problemi linguistici. In realtà è davvero una cura per tutti
perché ci insegna a vedere con le orecchie e a sentire con il cuore , ma soprattutto a dilatare l’istante trasformando il presente nell’infinito.

monicapiani. it

da repubblica.it

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