Quando la musica dona ritmo al cervello
In Italia il congresso mondiale di Neuromusicologia clinica esperimenti su Sla, Alzheimer e Parkinson
Neuroscienziati sui sentieri cerebrali della musica. Torquato Tasso sosteneva che la musica è «una
delle vie per le quali lanima ritorna al cielo». Oggi, grazie agli sviluppi nel campo delle
Neuroscienze si sa che le informazioni musicali, dal suono al ritmo, alla melodia nel loro viaggio
intracerebrale seguono dei particolari sentieri che corrono in fasci di fibre nervose, contattano i
nuclei della base del cervello che li colorano di emozioni ed infine arrivano ai lobi frontali dove
si integrano con altre informazioni per dare sensazioni coscienti della loro presenza. Esperimenti
sono stati fatti su determinate frequenze e si è visto che il solo loro ascolto ha la capacità di
raddoppiare i battiti del cuore e di aumentare la pressione. E, comunque, già nel grembo materno,
mentre avviene lo sviluppo, è il ritmo del battito del cuore della mamma a dare il ritmo alle
cellule dellembrione e poi del feto. Un ritmo simile a quello delle musiche ancestrali.
LE SPERIMENTAZIONI – A Milano sono in corso quattro sperimentazioni alla Fondazione Maugeri: sulla
sclerosi laterale amiotrofica (Sla), sulla riabilitazione dopo un ictus, sul Parkinson, sulle aree
del cervello che si attivano su stimolazione musicale. Le guida Alfredo Raglio, musico terapeuta e
ricercatore: «In una vogliamo vedere se lapproccio musicoterapeutico (basato sulla
relazione-interazione diretta tra soggetto e ricercatore attraverso strumenti musicali) produce
effetti specifici sul nostro cervello individuando quindi una peculiarità in tale intervento.
Laspettativa è che lascolto di frammenti tratti da una precedente seduta di musicoterapia
determini lattivazione di aree cerebrali quali quelle coinvolte nella percezione-regolazione
emotiva (aree limbiche e paralimbiche) nonché nella social cognition e nellattivazione dei neuroni
specchio (visto che il suono viene prodotto da movimenti) coinvolte nel riconoscimento e
nellanticipazione di comportamenti e intenzioni espressi dallaltro». A tale scopo nello studio i
soggetti ascolteranno frammenti sonori di musiche ritenute emotivamente significative (dal soggetto
stesso) e frammenti tratti appunto da una seduta di musicoterapia (momenti emotivamente più
intensi). «Tale confronto sottolinea Raglio – potrebbe mettere in luce la specificità della
relazione musicoterapeutica evidenziandone le potenzialità terapeutiche dal punto di vista neuro scientifico».
IL CONGRESSO – Gli altri studi in atto sono invece di natura clinica, con metodologia scientifica
(si tratta infatti di studi randomizzati controllati), volti a verificare limpatto della
musicoterapia sul piano psicologico e neuromotorio in alcune patologie neurologiche: stroke,
malattia di Parkinson e Sla. Lattività di ricerca italiana ha, inoltre, questanno un
riconoscimento internazionale: il nostro Paese sarà sede, il 21 e il 22 settembre, del terzo
Congresso mondiale di Neuromusicologia clinica. A Brescia, tra Teatro grande e sede universitaria.
Organizzatori Giorgio e Luisa Brunelli, presidenti del Congresso e soci fondatori della Cnm (Society
for clinical NeuroMusicology): apriranno i lavori con Michael Thaut, presidente della Società,
allinsegna della musica e dei suoi poteri, magici da sempre, oggi avvalorati dallevidenza
scientifica. Durante le giornate congressuali verranno presentati gli importanti avanzamenti della
ricerca e delle applicazioni terapeutiche della musica nelle più importanti malattie neurologiche:
Alzheimer, Parkinson, demenze, ma anche nel coma traumatico e nel trattamento delle afasie e dell’autismo.
IL CONCERTO – Il concerto dellorchestra sinfonica Esagramma, che si terrà sabato 22 settembre sera
al PalaCreberg Sirmione, a conclusione dei lavori congressuali, dimostrerà dal vivo lefficacia di
queste teorie. Lorchestra è infatti composta (oltre che da musicisti professionisti) anche da
ragazzi e adulti con problemi psichici mentali gravi (autismo, ritardo cognitivo, psicosi
infantile), giovani e adulti con sindromi post-traumatiche, ragazzi con disagio sociale e familiare
che hanno seguito i corsi di Musicoterapia orchestrale. La metodologia Esagramma è stata messa a
punto in venticinque anni di attività. Dietro allevento, la Fondazione Giorgio Brunelli da sempre
impegnata nella ricerca neuro scientifica con il fine primo ed ultimo di migliorare la qualità di
vita di chi, in seguito a lesioni traumatiche del midollo spinale o a malattie neurodegenerative, ha
perduto luso degli arti. Giorgio Brunelli è un pioniere, noto in tutto il mondo per gli innovativi interventi neurochirurgi alla spina dorsale.
Mario Pappagallo corriere.it
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