Quando Sathya Sai Baba indirizzo’ un aspirante al Kriya Yoga

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Quando Sathya Sai Baba indirizzo’ un aspirante al Kriya Yoga

Tratto da:

ROY EUGENE DAVIS
LA SCIENZA DEL KRIYA YOGA
EDIZIONI VIDYANANDA

– Un’altra modificazione del pranayama è quella di neutralizzare inalazione
ed esalazione –

Secondo la tradizione del Kriya Yoga questo sutra è un riferimento diretto
al pranayama del Kriya Yoga. Tirando su la corrente attraverso la sushumna
durante
l’inalazione, e facendola discendere durante l’esalazione, il meditante è in
grado di neutralizzare il
flusso del prana e sperimentare una calma durevole e il samadhi. Questa
tecnica risveglia
kundalini, rilassa il corpo, libera il sistema nervoso dallo stress e il
sangue dal carbonio.
L’ossigeno che si prende con l’inalazione viene trasmutato in pura energia,
che viene diretta
ai chakra.

Paramahansaji insegnava le tecniche di meditazione del Kriya Yoga in varie
fasi. Ai discepoli appena arrivati insegnava il mantra, e, poi, la
contemplazione del suono e
della luce interiore.

In seguito, veniva insegnato il pranayama del Kriya Yoga, durante una
speciale cerimonia d’iniziazione. Nel corso del tempo venivano date altre
tre tecniche di
meditazione kriya, man mano che il discepolo diventava esperto nella pratica
delle tecniche
iniziali. È un errore presumere che uno sia pronto per i metodi di
meditazione avanzata prima di
avere acquisito la padronanza su quelli datigli durante le fasi iniziali
dell’istruzione. La
legge interiore della mente e della coscienza è che uno riceva l’istruzione
nelle procedure più
avanzate quando sarà pronto a riceverle. Il guru stesso inviterà il
discepolo a fare l’esperienza
della meditazione avanzata, oppure l’istruzione verrà data sui piani
Interiori.

Durante gli stadi avanzati della meditazione, il discepolo può vedere il
guru nella luce dell’occhio spirituale, e ricevere istruzioni da lui. Le
limitazioni di
spazio e tempo non vincolano il meditante che ha trasceso i mondi
fenomenici.

Mi è stata raccontata la storia di come un sincero devoto ricevette
l’iniziazione al Kriya Yoga in circostanze particolari. All’inizio egli era
andato nell’ashram di Sri
Satya Sai Baba, nel sud dell’India, con l’intenzione di dedicarsi pienamente
all’ideale di
vivere là, sotto la supervisione personale di Sai Baba. Un giorno Baba gli
disse: “In questa
vita io sono un maestro. Non accetto discepoli in un ambiente ashramitico
come vuoi tu. Non
temere; ti manderò il tuo guru ed egli ti inizierà a casa tua. Vedrò anche
che tu abbia un
lavoro”.

L’uomo seguì le istruzioni di Baba e partì per ritornare a casa sua, nel
nord dell’India. Sulla via del ritorno, si fermò nella città santa di
Benares, dove per caso
incontrò il nipote di Lahiri Mahasaya, che aveva la volontà di istruirlo.
Egli diede all’uomo
l’istruzione preliminare e gli disse di ritornare più in là, dopo avere
praticato la
meditazione secondo le istruzioni ricevute. L’uomo fece ritorno a casa,
trovò un lavoro, e cominciò
a praticare la meditazione con zelo.

Passò del tempo, e un giorno sentì d’essere pronto per l’iniziazione al
Kriya Yoga. Tuttavia vi era un problema, poiché il suo nuovo datore di
lavoro non gli dava il
permesso d’allontanarsi per un po’ di tempo. Scrisse al suo guru e gli
spiegò la situazione. Il guru
gli mandò una lettera per informarlo che non usciva mai da Benares, e quindi
il discepolo
doveva solo aspettare che si presentasse qualche occasione futura. Ma,
improvvisamente,
ricevette un’altra lettera dal suo guru, che diceva: “È veramente insolito,
ma devo venire
nella tua città per un affare personale. Verrò a casa tua e ti inizierò là”.

– Con la padronanza del pranayama, viene rimossa l’oscurità che vela La luce
dell’anima –

La luce dell’anima viene filtrata dalle impressioni che si trovano nel campo
mentale. Quando uno pratica correttamente il pranayama, le modificazioni
mentali sono
acquietate e le impressioni vengono trascese. Come risultato della pratica
del pranayama,
kundalini si desta e uno ascolta il suono interiore di OM.

– Quando la mente è purificata, è resa idonea alla meditazione sulla Realtà
Suprema –

Quando il campo mentale è purificato, allora è possibile concentrarsi
effettivamente e la meditazione può procedere senza problemi. Finché il
campo mentale non è
purificato, le modificazioni mentali tenderanno ad essere una continua fonte
di disturbo.

– L’interiorizzazione durante la meditazione si realizza quando l’attenzione
e le forze vitali dei sensi sono ritirate e stabilite nel campo della
mente –

Lahiri Mahasaya scrisse: “La meditazione su Dio è di vitale importanza per
il benessere interiore dell’uomo. La meditazione aumenta il flusso della
grazia e
dell’energia divina all’interno dell’essere e del sistema nervoso. Chiarisce
la visione mentale,
stabilisce l’equilibrio emotivo e suscita la percezione spirituale”.

Il meditante è incoraggiato a ritirare l’attenzione e le forze vitali nel
cervello. Allora la mente è rivolta su se stessa, perché i sensi, che si
protendono all’esterno
quando l’uomo è in contatto con l’ambiente, hanno le loro radici nella
mente. Rivoltando
indietro le forze al loro punto d’origine, uno raccoglie completamente i
suoi poteri e può quindi
dirigerli verso il processo della meditazione.

– In virtù dell’interiorizzazione cosciente, si ottiene il dominio supremo
sui sensi.

Quando i sensi non sono sotto controllo, gli istinti ci sviano dai nostri
scopi. È possibile regolare gli istinti dei sensi con la forza della
volontà, ma fino a un
certo punto. Il metodo più efficace consiste nel praticare la meditazione
del Kriya Yoga, perché ci
dà la possibilità di fare coscientemente l’esperienza del Sé, senza che gli
istinti dei sensi
siano influenti.

Allora le tendenze dei sensi verso l’esterno sono neutralizzate e uno ne è
padrone.

Una volta un discepolo si lamentò con Paramahansaji, dicendo che per lui era
molto difficile controllare il proprio comportamento: “Signore, ciò che mi
chiedete è facile
per voi, perché voi siete il maestro”. Paramahansaji rispose: “E come pensi
che sia arrivato
al mio presente stato di maestro?”.

Il Kriya Yoga è adatto a chiunque desideri percorrere sinceramente il
sentiero spirituale. Non è in conflitto con il modo di adorazione che uno ha
scelto e non richiede
che si faccia una vita d’estremo ascetismo. La pratica può essere moderata,
media o intensa,
in base alle inclinazioni e alle capacità individuali; e i risultati saranno
proporzionali alla propria pratica.

Quando nel Kriya Yoga si pratica la tecnica dell’Om, durante la quale si
presta attenzione all’ascolto del suono interiore, nel corpo causale, si
percepiscono
internamente sottilissimi suoni cosmici. Negli stadi iniziali della pratica
uno può ascoltare i suoni
del corpo, poi i suoni delle forze nervose; quindi i suoni astrali che
emanano dai chakra, e
infine i suoni celesti più sottili. In ultimo, uno ascolta il suono costante
di OM e riesce
ad essere assorbito in esso.

Fondersi in OM permette al meditante di trascendere tutti i rapporti e le
percezioni relative. L’influenza dell’energia cosmica nel corpo è
terapeutica e salutare, poiché
regola tutte le attività interne.

La levitazione è stata discussa in un sutra precedente. Un altro significato
di questa affermazione è che uno acquisisce la capacità d’elevarsi in
spirito e di
muoversi attraverso gli spazi interiori. Gli yogi parlano del ‘khechan
mudra’, o mudra dello
spazio, perché un meditante evoluto può muoversi in spirito attraverso gli
spazi. La pratica
fisica consiste nel rivoltare la lingua all’indietro nella gola finché non
si estenda verso
l’alto nella cavità dietro il palato. Ciò produce dei collegamenti tra i
nervi che stanno nella
lingua e i nervi che si trovano nella parte superiore della testa; e questo
contribuisce a
mantenere il prana stabile durante la pratica del samadhi. Non tutti gli
yogi praticano il
khechari mudra fisico; molte persone illuminate non fanno l’esperienza della
pratica fisica.
Tuttavia, alcuni guru lo insegnano perché aiuta a regolarizzare i prana
interni e a migliorare la
concentrazione.

Si sa che alcuni santi si muovevano in spirito attraverso lo spazio e
apparivano in luoghi distanti da dove rimaneva il corpo fisico. Alcuni santi
lo fanno
coscientemente e altri lo fanno senza esserne consapevoli; vale a dire, uno
yogi può ‘sentirsi
attirato’ in un certo posto per assistere un discepolo, o un devoto, e il
devoto affermerà d’aver
visto realmente la forma del santo.

Paramahansaji si sintonizzava spesso con discepoli che si trovavano a molte
miglia di distanza e vedeva interiormente la loro condizione, mentre questi
percepivano la sua
presenza. Altre volte Paramahansaji sedeva in meditazione e lasciava il suo
corpo per andare
in aiuto di un discepolo, di solito quando il discepolo s’apprestava a
lasciare il corpo.
Allora egli introduceva il discepolo nel regno astrale e l’aiutava a fare
gli
aggiustamenti necessari per il nuovo ambiente.

Una volta Paramahansaji chiese a un discepolo di iniziare due persone nel
Kriya Yoga per conto suo. Una distanza superiore alle mille miglia separava
il guru dal discepolo
incaricato di condurre la cerimonia d’iniziazione. Quando fece la sua
richiesta, il
Maestro gli disse: “Sarò con te in spirito”. Quando l’iniziazione ebbe
luogo, dopo le istruzioni
preliminari, mentre l’iniziatore e i due nuovi iniziati stavano meditando,
l’iniziatore percepì
un movimento sottile e aprì gli occhi. Vide la forma luminosa di
Paramahansaji. I due
nuovi iniziati non videro la forma, ma percepirono una corrente d’energia
muoversi attraverso i loro
corpi e furono sopraffatti dalla devozione e dall’amore per Dio e i guru.
Quando più tardi
il discepolo fece ritorno a casa sua, ricevette una telefonata dal suo guru,
che gli disse:

“Te l’avevo detto che sarei stato con te!”.

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