Quantistica o Relatività? No, Virtualità

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Quantistica o Relatività? No, Virtualità

di Corrado Malanga

da NonSoloAnima.TV

La nuova scienza mette in campo la Coscienza che tramite spazio, tempo ed energia, dà forma
all’Universo.

La fisica moderna si divide in due branche che sono caratterizzate da due modelli di pensiero
decisamente differenti. La fisica relativistica, seppure rappresenti una buona descrizione di eventi
fisici che accadono intorno a noi, non spiega tutto. Einstein infatti descrive l’Universo in modo
relativistico indicando con questo termine il fatto che un evento fisico possa essere percepito, da
due persone differenti, in due modi totalmente diversi, relativamente alla loro posizione spazio
temporale. Prendiamo per esempio il banale effetto della sirena della polizia che in automobile
arriva di fronte a noi e poi si allontana a grande velocità. Noi udiamo il sibilo della sirena a
tonalità decisamente acute mentre viene verso di noi e poi, quando si allontana, i toni diventano
più cupi. In altre parole è come se la frequenza corrispondente al suono che percepiamo variasse
rispetto all’avvicinarsi od all’allontanarsi da noi, della sorgente di rumore. Questo effetto
denominato Doppler in realtà non viene percepito da chi guida l’auto con la sirena che, in realtà,
sente sempre lo stesso tipo di rumore. Dunque per Einstein la visione della realtà dipende dal tuo
punto di vista. Ma si sa. Einstein era credente e profondamente religioso. Diceva che Dio non poteva
aver creato un Universo complesso perché tutto era semplice: Dio non giocava a dadi.

Completamente differente era la posizione di Niels Bohr che riteneva che l’Universo fosse
quantizzato o meglio che i valori dell’energia fossero descrivibili non come un continuum, in cui
tutti i valori fisici e matematici fossero accettabili. L’energia per Bohor era … a scalini… La
fisica quantistica ritiene che l’energia non sia descrivibile come qualcosa che puoi ottenere
aprendo un rubinetto. Più lo apri e più ne viene fuori, come ad una fontana. In realtà la fisica
quantistica dice che più apri un rubinetto e più gocce di energia verranno fuori. Una goccia OK, due
gocce OK, e una goccia e mezzo? No una goccia e mezzo di energia non la puoi avere. Devi scegliere
od una o due gocce ma una goccia e mezzo no, perché certe piccole parti dell’energia, non sono
divisibili oltre un certo limite, sono cioè dispensate a pacchetti. Ma Niels Bohr è marxista
leninista e non crede in Dio, e risponde ad Einstein che Dio non gioca a dadi altrimenti perderebbe.

Sono tempi di grandi scoperte per la fisica ma tempi di grandi contestazioni. Si contesta ad
Einstein che la relatività è relativa mentre Heisenberg, lo scopritore del Principio di
Indeterminazione, si interroga sul fatto che il determinismo marxista cozzi brutalmente contro la
sua scoperta che mette in mostra come, al di sotto di una certa piccola misura, non si riesca a
vedere, cioè a determinare niente. Insomma Einstein ti dice che se vedi una cosa, non devi credere a
quello che vedi perché la realtà si è distorta e tu ne registri una spetto decisamente erroneo. La
quantistica ti dice che è inutile cercare di capire come è fatto un oggetto che stai osservando
perché mentre lo guardi lo perturbi e lui ti ridarà una sua visione di sé, completamente diversa da
quella reale.

Le due visioni della fisica: quella quantistica e quella relativistica, hanno però alcuni punti in
comune. Per Einstein Dio non vuole essere guardato negli occhi ed ha inventato una serie di
sbarramenti fisici perché ciò non accada. Una torre di Babele fisica dove i fisici che cercano di
raggiungere la verità vengono confusi, nelle loro lingue, da Dio stesso, geloso di rivelarsi. Per i
quantistici Dio non esiste e dunque il fatto di non riuscire a capire fino in fondo l’Universo
dipende dalla natura stessa dell’Universo, creata probabilmente casualmente e non causalmente.
L’unica volontà esistente per la quantistica è una volontà involontaria. Quella delle leggi della
fisica e non quelle delle leggi di Dio. Ma per tutte e due le teorie c’è un vero e proprio punto in
comune. Un punto in comune filosofico. L’uomo, che abita questo Universo non può in nessun modo
interagire con le leggi dell’Universo stesso. In un caso Dio glielo impedisce e nell’altro caso
risulta soggiogato dalle leggi fisiche create casualmente.

Tutti e due i punti di vista hanno un riscontro matematico e sperimentale oggettivo ma nessuno dei
due punti di vista è in grado di spiegare tutto. In particolare, quando si va a fare misure sul
mondo microscopico si scopre che non si riesce a capire come mai un elettrone a volte si comporti
come onda ed a volte come particella. Così ci si accontenta di dire che è tutte e due le cose. Da
queste due fisiche vengono esclusi tutti quei fenomeni che sembrano irripetibili, che accadono cioè
una volta sola. Si sostiene peraltro che tutto ciò che non si vede e non si misura, non ci
interessa, come se fosse inesistente. Le due fisiche sono così costrette ad eliminare tutto ciò che
sia a loro incomprensibile e per sopravvivere sono costrette a sostenerne la non esistenza. Tutto
ciò che oggi viene definito paranormale per la fisica non esiste, tutto ciò che rappresenta un
fenomeno strano ha come unica possibilità di essere accettato e di essere preso in considerazione
nella possibilità che si tratti di un “miracolo”, o di un qualcosa che non potrà mai più accadere
(qualcosa di improbabile).

Ma un bel giorno…

Ma un bel giorno, un giovane fisico americano di nome Bohm elaborerà una ipotesi di lavoro veramente
interessante. Bohm è un fisico quantistico ma vede all’interno della quantistica la possibilità di
spiegare alcuni fenomeni che la quantistica stessa non spiega, descrivendo l’Universo come un grande
ologramma. Secondo Bohm l’Universo è come un grande film di cui gli umani sono gli interpreti ma
anche gli spettatori, e questo duplice ruolo, li mette nelle condizioni di non capire chi in realtà
essi siano fino in fondo.

Tutto parte da un’osservazione che ha fatto un altro fisico francese di nome Aspect, che ha
dimostrato come due particelle subatomiche come due fotoni o due elettroni possano parlare tra loro
a distanza infinita in modo immediato, superando cioè i limiti della velocità della luce. Ciò poteva
significare due cose: o che la velocità della luce non era un limite fisico oppure che le due
particelle subatomiche erano intimamente legate tra loro al di là di spazio e tempo. Siccome la
velocità della luce rappresenta un limite e su questo non ci sono più dubbi, la seconda ipotesi era
la strada da percorrere. Ma questo voleva dire che i due fotoni in realtà erano un unico fotone o
meglio non esisteva né lo spazio, né il tempo, né energia che li dividesse. I due fotoni in altre
parole erano situati in un luogo unico, erano sovrapponibili tra loro e quindi erano due
manifestazioni della stessa cosa. Ma come era possibile ciò?

Pribram era un neurofisiologo contemporaneo di Bohm che stava studiando il funzionamento del nostro
cervello. In quegli anni i suoi lavori dimostravano che il cervello umano legge l’Universo come se
si leggesse un ologramma cioè una figura che contiene tutte le istruzioni tridimensionali
dell’intera immagine in un unico punto dell’immagine stessa. Ed ecco arrivare la formulazione
finale. L’Universo era un immenso ologramma in cui lo spazio, il tempo e l’energia, altro non erano
che finzioni o meglio immagini di una realtà virtuale non reale. Pribram sosteneva che il nostro
lobo sinistro del cervello legge gli eventi come su un cd, uno dietro l’altro. E crede che gli
eventi accadano quando vengono letti. In realtà, chiunque può constatare come gli eventi siano
scritti già tutti sul cd e possano essere letti tutti anche contemporaneamente. Non esisterebbe
passato, presente e futuro se non all’interno del nostro cervello che legge un evento dopo l’altro,
credendo che accadano in sequenza.

Questo nuovo modo di vedere la realtà aveva alcune importanti implicazioni sia filosofiche che
teologiche e fisiche ovviamente. In questa teoria lo spettatore è anche il regista dello spettacolo
(esiste cioè il libero arbitrio cosa negata sia dalla relatività che dalla quantistica). Bohm non ha
tutte le risposte ed è per questo che lo troviamo assieme a Krishnamurti scrivere un libro
intervista nel quale il fisico ed il filosofo orientale si domandano e si chiedono sull’Universo.
Oggi forse siamo ad una svolta che perfeziona le idee di Bohm e le completa. La sua fisica infatti
non andava contro né alla quantistica né alla relatività ma le comprendeva tutte e due in modo
completo.

La nuova fisica

L’ipotesi finale che oggi, chi scrive è in grado di proporre è la seguente. L’universo si basa su
quattro assi cartesiani o meglio su quattro aspetti della realtà che sono lo spazio, il tempo e
l’energia che rappresentano la realtà virtuale, ed esiste poi la Coscienza che rappresenta la realtà
reale. Virtuale non vuol dire che non esiste o che è magia, ma semplicemente che è mutevole e
modificabile. La realtà reale invece è, è stata e sarà sempre eguale. Tale aspetto di questa quarta
situazione la si descrive come indescrivibile. In altre parole non esisterebbe nessun algoritmo
matematico in grado di descrivere qualcosa che non cambia mai. Mentre in realtà lo spazio, il tempo
e l’energia possono subire mutazioni ed è per questo che sono descrivibili da descrittori precisi e
matematicamente corretti. D’altro canto la presenza della Coscienza garantisce l’esistenza del
libero arbitrio. Infatti sarebbe la Coscienza, all’inizio, a creare lo spazio, il tempo e l’energia.

In quest’ottica la Coscienza sarebbe quella cosa che Einstein chiamava DIO. La Coscienza, all’inizio
dei tempi avrebbe voluto acquisire conoscenza di sé ed è per questo che, per osservarsi, avrebbe
avuto bisogno di qualcosa simile ad uno specchio. Ha creato così lo spazio, il tempo e l’energia,
come immagine del Sé. La Coscienza vuole acquisire Conoscenza di Sé.

Dunque il discorso fisico scivola in quello filosofico: Bohm sostiene in qualche modo con Pribram
che l’uomo è totalmente virtuale ma che esiste anche una Coscienza da qualche parte. Noi diciamo che
questa Coscienza esiste e non è descrivibile e rappresentabile se non archetipicamente, come una
idea del Sé. Sottolineiamo questo aspetto della cosa per evidenziare la grande differenza che esiste
tra Einstein e Bohr sulla figura del divino. Per Einstein Dio esiste ed è esterno all’uomo. Per Bohr
Dio non esiste. Per Bohm Dio esiste e siamo noi.

Infatti per la teoria dell’Universo olografico, noi siamo creatori e spettatori contemporaneamente,
Il nostro libero arbitrio gestisce la scelta che noi possiamo continuamente fare se far accadere una
cosa od un’altra, se modificare lo spazio, il tempo e l’energia che ci circonda. Tale modifica
sarebbe possibile perché dentro di noi esiste anche la Coscienza cioè una parte di Dio, della
creazione originaria. Nella Coscienza infatti esisterebbe l’atto di volontà cioè la capacita di
creare e modificare la realtà virtuale (infatti modificabile). Questa nuova concezione della fisica
è anche una nuova concezione della filosofia e della teosofia dove Dio torna ad essere dentro di noi
e non fuori, dove si dà ampio spazio alle teorie teosofiche orientali che descrivono l’Universo come
una Maya, una magia, un inganno (noi diremmo: uno spettacolo olografico virtuale).

La teoria di Bohm è sorretta da calcoli matematici incontestabili e descrive molto bene gli assi di
spazio, tempo ed energia ma non può descrivere ancora la Coscienza. Bohm non sa che la Coscienza è
realtà reale perché egli crede solo nella virtualità, e poi nella Coscienza come concetto però
ancora vago ed illusorio.

Noi oggi possiamo creare un modello anche matematico in cui la Coscienza appare come il centro di
una sfera, tridimensionale, nello spazio, nel tempo e nell’energia. Un punto geometrico, un’idea
prima, un archetipo. In quest’ottica non possiamo esimerci dal descrivere tutti gli oggetti che
appaiono all’interno dell’Universo come funzioni di spazio, tempo ed energia nonché di Coscienza.
Prendiamo per esempio un essere umano. Esso è costituito, secondo questo modello, da quattro parti
fondamentali, che possiamo per convenzione chiamare: corpo, mente, spirito ed anima. Il corpo è
legato agli assi di spazio, tempo ed energia ma è privo di Coscienza così come anima è legata alla
Coscienza, all’energia ed allo spazio ma è atemporale; la mente è legata alla Coscienza, allo spazio
ed al tempo ma non ha energia (non è materiale) mentre lo spirito è legato a Coscienza, energia e
tempo ma non sa cosa sia lo spazio.

Da un punto di vista psicoanalitico anima può essere rappresentabile come l’attività del lobo destro
del cervello legato alla intuizione, al femminile, alla atemporalità degli eventi, mentre lo spirito
è legato al lobo sinistro, agli algoritmi matematici, al maschile alla razionalità della virtualità.
La mente inoltre non è confondibile con il cervello. Il cervello è solo un pezzo di carne e fa parte
del corpo che non ha volontà propria. Nella mente vi è la parte di Coscienza, così come nello
spirito o nell’anima: lobo sinistro e destro rispettivamente. Il corpo è la rappresentazione di un
guscio vuoto.

Attraverso la fisica del paradigma olografico di Bohm, si possono ben interpretare i fenomeni
chiamati paranormali, i viaggi nello spazio tempo e capire esattamente perché un fotone fa le bizze
dando a bere agli osservatori che lui sia una particella od un’onda. E ci si deve chiedere allora
perché la scienza ufficiale faccia finta di niente di fronte a questo aspetto importante della
genialità umana.

Le risposte sono più di una. I credenti non amano pensare che Dio sia dentro di loro ma fuori di
loro perché così possono continuare a non sentirsi responsabili del destino dell’Universo, che
ovviamente è e rimarrebbe opera del Divino. Chi non crede in Dio dovrebbe invece accollarsi la
responsabilità di essere assieme creatore e spettatore. Non avrebbe più le leggi della fisica a cui
demandare le responsabilità del perché le cose vanno come vanno: sarebbe l’uomo ad essere, con il
suo atto di volontà, il responsabile delle sue azioni. Insomma finalmente nessuno potrebbe più
demandare ad un dio esterno i ringraziamenti o le tribolazioni per la sua esistenza.

In altre parole Chiesa e Scienza finiscono qui. Da qui in poi c’è solo la Coscienza.

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