La sensazione di benessere dopo la corsa e altre forme di attività fisica potrebbe dipendere dagli
endocannabinoidi, la “nostra” versione del THC.
8 febbraio 2022 – Elisabetta Intini
Correre vi dà dipendenza? Potrebbe essere per via delle sostanze prodotte dall’organismo durante
l’attività fisica.
I vostri buoni propositi di allenamento si sono schiantati sulla routine casa-spesa-lavoro? Tra le
buone ragioni per fare sport c’è una scarica di sensazioni positive che chi fa jogging conosce bene:
lo sballo del corridore (“runner’s high” in inglese), uno stato di rilassamento, euforia e benessere
che si raggiunge in seguito ad attività fisiche intense come appunto la corsa.
Questa condizione è stata a lungo attribuita alle endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello
che alleviano il dolore e sono connesse a sensazioni piacevoli. Ma una recente revisione degli studi
sul tema attribuisce invece questo “sballo sano” agli endocannabinoidi – molecole che si legano agli
stessi recettori presi di mira dal THC (quello della cannabis).
ALLEATO INDISPENSABILE. Oltre ai benefici conclamati dello sport per l’organismo, sappiamo che
l’attività fisica è un toccasana per la salute mentale: migliora il tono dell’umore e l’autostima,
rallenta l’invecchiamento del cervello, attenua i sintomi di ansia e depressione e allontana il
rischio di malattie neurodegenerative. Da che cosa dipendano questi benefici è un po’ meno chiaro:
sicuramente da una migliore qualità di metabolismo e circolazione sanguigna, oltre che dai processi
di neurogenesi (la formazione di nuove cellule cerebrali), che aumenta quando si mette il corpo in
movimento.
UN COCKTAIL PORTENTOSO. Un contributo importante arriva da alcune sostanze rilasciate dal cervello
degli sportivi, come il fattore neurotrofico cerebrale (BDNF), una proteina che sostiene le cellule
nervose esistenti e incoraggia la formazione di nuovi neuroni e di sinapsi. E, in parte, dalle
endorfine, neurotrasmettitori prodotti dalla ghiandola ipofisi comunemente noti come “ormoni del
benessere”. Si tratta di oppioidi naturali con una potente attività analgesica ed eccitante. Dagli
anni ’80 le endorfine sono ritenute le responsabili dello sballo del corridore ma, come fa notare un
articolo su The Conversation, la loro fama è probabilmente immeritata.
BLOCCATE ALL’INGRESSO. Il problema delle endorfine è che, per le loro caratteristiche, non possono
oltrepassare la barriera ematoencefalica, una struttura che impedisce che le sostanze che si trovano
nel sangue (quindi potenzialmente tossine e patogeni, ma anche i medicinali) raggiungano il
cervello. Per questo è difficile che possano avere effetti così potenti sull’umore.
ENDOCANNABINOIDI: CHE COSA SONO. Quando sentiamo parlare di cannabinoidi pensiamo ai
fitocannabinoidi, i composti presenti nella cannabis, come il tetraidrocannabinolo (THC), la
principale sostanza psicoattiva e quella responsabile degli effetti tossicologici, e il cannabidiolo
(CBD), che non ha lo stesso effetto psicotropo del THC ma ne conserva l’efficacia analgesica ed è
utilizzato in ambito medico. Gli endocannabinoidi sono la versione prodotta dal corpo umano di
queste sostanze.
Queste molecole a base di lipidi, cioè di grassi, sono prodotte da molti tipi di cellule nel corpo
umano, circolano liberamente nell’organismo e nel cervello, dove interagiscono con i recettori
cannabinoidi. La loro produzione è influenzata dal momento del giorno, dal cibo che mangiamo,
dall’attività fisica, dallo stato di infiammazione del corpo e da altri fattori, e tra i loro
effetti si riconoscono quelli dello sballo del dopo corsa: riduzione del dolore, dell’ansia e dello
stress, potenziamento della memoria e regolazione della risposta immunitaria. Non hanno però gli
effetti negativi dei cannabinoidi da cannabis (e, no, fumare marijuana non equivale a un’ora di
corsa).
CON LA CAMMINATA NON FUNZIONA. Studi su uomo e animali dimostrano che se si bloccano
farmacologicamente i recettori oppiodi (quelli delle endorfine) lo sballo del corridore non è
intaccato; bloccando invece i recettori cannabinoidi l’euforia del dopo corsa svanisce. Sono quindi
gli endocannabinoidi i principali attori del processo: ma quale tipo di attività fisica permette di
produrne di più? Una revisione di 33 studi sul tema pubblicata a dicembre 2021 e curata dalla Wayne
State University (Michigan) ha trovato che sono le sessioni di esercizio intenso (come 30 minuti di
corsa o di bicicletta) a innescare un’ondata di endocannabinoidi, in particolare dell’anandamide, un
composto il cui nome significa in sanscrito “beatitudine interiore” e che esercita una forte azione
positiva sull’umore.
Questo vale per vari tipi di esercizio (dalla corsa al nuoto, dal ciclismo al sollevamento pesi) e
anche per persone con malattie croniche, a patto che l’attività fisica sia di intensità moderata e
non bassa – che comporti, cioè, un battito cardiaco sostenuto per almeno mezz’ora. Non sembra invece
che i programmi di esercizio articolati come quelli distribuiti su più settimane abbiano effetti
particolari sui livelli di endocannabinoidi. Né è chiaro quanto a lungo queste sostanze rimangano in
circolo, e la quantità minima di esercizio necessaria a liberarle.
In ogni caso l’azione di queste molecole chiarisce perché, dopo una bella corsa, la giornata sembri
prendere una piega decisamente migliore.
www.liebertpub.com/doi/10.1089/can.2021.0113
da focus.it
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