Questa preziosa tua nascita umana
Tratto da:
Serkong Rinpoce
< Il Diamante che Taglia le Illusioni >
A cura di Renato Sulli
CHIARA LUCE EDIZIONI
Ai gentili, gioiosi Maestri Del Paese delle Nevi, con riconoscenza e devozione
Gli insegnamenti raccolti in questo libro furono dati da Serkong Rinpoce all’Istituto Lama Tzong
Khapa di Pomaia, dal 27 dicembre 1979 al 6 gennaio 1980.
La presente edizione è stata tratta dalla trascrizione provvisoria delle traduzioni orali dal
tibetano in inglese di Alex Berzin e dall’inglese in italiano di Luca Corona, registrate su nastri.
Si ringraziano Leonardo e Carla Freccero, Alberta Scolara e Franco Fiorentino per la collaborazione,
Alex Berzin per aver fornito molte notizie sulla vita di Serkong Rinpoce, Ghesce Ciampa Ghiatzo per
i suoi preziosi chiarimenti e suggerimenti, il prof. Gianni Randelli e sua moglie Gigliola per il
generoso aiuto che ha permesso la pubblicazione del libro.
PREZIOSA RINASCITA UMANA
Innanzitutto si parla della preziosa rinascita umana e si distinguono tre punti principali:
riconoscere la preziosa rinascita umana, riconoscere la sua grande importanza, riconoscere la
difficoltà di ottenerla.
Il primo punto – riconoscere la preziosa rinascita umana – comprende otto libertà e dieci ricchezze.
Le otto libertà consistono nella libertà di poter praticare il Dharma, ovvero nell’essere liberi
dagli otto stati di non libertà e cioè:
– dai quattro stati non umani (narak, preta, animali, deva dalla lunga vita)
– dai quattro stati umani inadatti, come l’essere nati in un posto privo degli insegnamenti di
Buddha, in una terra barbara, con organi sensoriali imperfetti (muti, sordi o idioti), sostenere
visioni distorte.
Bisogna pensare a quanto siamo fortunati per esserci svegliati questa mattina e di avere ancora la
nostra forma umana, di non essere morti: morire è molto facile, basta che il respiro esca e non
rientri e la vita finisce.
Dobbiamo immaginare quel che sarebbe di noi se fossimo morti la notte scorsa e ci trovassimo ora in
uno degli inferni dove il terreno è ricoperto da metallo fuso fiammeggiante e si è completamente
avvolti dalle fiamme: sarebbe orribile risvegliarci in una situazione del genere.
Possiamo meglio capire la mancanza di libertà che caratterizza una simile condizione, pensando di
essere seduti qui, con un pezzo di incenso ardente sulla testa, mentre proviamo a recitare qualche
mantra o ad ascoltare gli insegnamenti.
Gli unici pensieri che avremmo sarebbero rivolti al pezzo di incenso che brucia sulla nostra testa e
non potremmo concentrarci su nient’altro: la nostra mente sarebbe completamente catturata dal dolore
che si sperimenta, come se fossimo rinati nei narak, dove l’intero suolo è di metallo rovente e si è
immersi nel metallo fuso.
In tal modo si possono analizzare le varie condizioni dei diversi narak e si può capire cosa sarebbe
una rinascita in ognuno di essi: così apprezzeremmo molto il fatto di non essere nati in quei luoghi
e di avere, proprio per questa ragione, la libertà di praticare il Dharma.
Le cause per rinascere negli inferni sono le azioni negative e, se esaminiamo il nostro continuum
mentale, possiamo renderci conto di avere karma di questo tipo in abbondanza.
Il karma che causerà la rinascita in uno dei sei stati di esistenza, è costituito in gran parte da
azioni che ci porteranno a rinascere in uno degli inferni: dovremmo riflettere bene su questo punto.
Inoltre, considerando la grande quantità di karma negativo accumulato, bisogna riflettere anche sul
fatto di aver posto nelle esistenze passate le cause positive che hanno determinato, in questa vita,
una rinascita umana, invece che una rinascita nei narak: dovremmo provare molta gioia e renderci
conto dei vantaggi della nostra attuale situazione.
Nello stesso modo si continua la meditazione pensando di aver evitato una rinascita come preta, come
spiriti, e di non dover sopportare le loro sofferenze (causate da ostacoli interni ed esterni).
Pertanto, riflettiamo sulla fortuna di non essere rinati in una tale condizione.
Il karma che abbiamo creato per rinascere negli inferni è incalcolabile, infinito, pari a tutti gli
atomi della terra; il karma per rinascere come preta si potrebbe paragonare al numero di atomi che
compongono una nazione come l’Italia.
Pensando all’enorme quantità di karma negativo che avrebbe potuto causarci una rinascita nei tre
reami inferiori, bisogna riflettere sulla fortuna di aver accumulato anche abbastanza karma
positivo, che ci ha consentito di rinascere in questa vita come esseri umani.
Un’altra possibilità è quella di rinascere come divinità (deva) dalla lunga vita. Se fossimo rinati
in quella condizione, non avremmo avuto ugualmente la libertà e la possibilità di praticare il
Dharma; infatti, nel reame dei deva, il piacere dei sensi che si sperimenta è così intenso e
continuo da non lasciare nessuno stimolo e spazio per la pratica del Dharma.
Consideriamo quindi anche la fortuna di non essere rinati in quello stato.
È necessario, perciò, riflettere sulla fortuna di essere nati come esseri umani di questo mondo e in
questo tempo.
Esistono altri mondi in cui gli esseri si trovano avvolti dall’oscurità, tanto da non poter vedere
nemmeno la punta della loro mano quando la stendono; per non parlare della possibilità di ascoltare
la parola di Buddha! Pensiamo inoltre a quanto siamo fortunati per non essere nati in qualche area
non civilizzata con leggi restrittive che non consentono la libertà di praticare il Dharma. E se
anche fossimo nati in una terra centrale (buddhista), dove è possibile ascoltare e praticare gli
insegnamenti, ma ciechi, sordi, muti, o mentalmente ritardati, non avremmo avuto la piena
possibilità della pratica; siamo dunque molto fortunati per non trovarci in una di queste
condizioni.
Se poi fossimo nati liberi da questi ostacoli, in una famiglia dove ci fossero fede per gli
insegnamenti di Buddha e possibilità di studiare e praticare il Dharma e, nonostante queste
condizioni adatte, avessimo avuto istintivamente un’inclinazione alle concezioni distorte, non
avremmo avuto, lo stesso, la possibilità di praticare il Dharma.
L’essere quindi liberi dagli otto stati di non libertà e avere, invece, ogni libertà e possibilità,
è una condizione molto rara e preziosa, molto più rara e preziosa dell’aver avuto centinaia di
migliaia di gemme che soddisfano ogni desiderio.
Tuttavia, non è sufficiente essere liberi dalle condizioni sfavorevoli alla pratica; sono necessarie
anche le condizioni favorevoli, rappresentate dalle dieci ricchezze: cinque in relazione a noi e
cinque in relazione agli altri.
Delle cinque ricchezze personali, la prima è di essere nati umani. La seconda è di essere nati in
una terra centrale, buddhista; per poterla considerare perfetta saremmo dovuti rinascere al tempo di
Buddha, in cui esistevano i quattro tipi di membri del Sangha; ma, anche se non siamo nati in quel
tempo, abbiamo la possibilità di ascoltare il Dharma di Buddha da perfetti maestri che lo insegnano
puro, tramandato in un lignaggio ininterrotto. La terza ricchezza è di essere nati con perfetti
organi sensoriali. La quarta è di non aver commesso atti particolarmente negativi che avrebbero
avuto, come risultante, una forte avversione, un’ostilità verso il Dharma. La quinta è di essere
nati con un interesse, un rispetto e una fede istintivi per gli insegnamenti.
Siamo così in possesso delle cinque ricchezze personali.
Ci sono poi cinque ricchezze relative alla società, agli altri in generale; infatti siamo nati in un
periodo in cui Buddha è apparso. In questo momento specifico di tempo, Buddha non si è manifestato
pienamente come nirmanakaya, mostrando le dodici azioni di un buddha e il paranirvana, però vivono
fra noi i maestri e questo fatto soddisfa le caratteristiche della ricchezza in relazione agli
altri, cioè dell’essere nati quando Buddha si è manifestato. Noi possiamo ricevere insegnamenti di
sutra e di tantra, proprio perché ci sono dei maestri in grado di trasmetterceli.
Non solo, ma siamo anche nati in un periodo in cui gli insegnamenti sono vivi. Un’altra condizione
favorevole è quella di vivere in un periodo in cui ci sono persone che li praticano.
La dottrina di Buddha comprende la dottrina scritturale e la dottrina di realizzazione: quella
scritturale è rappresentata dal Tripitaka (la Raccolta del “Vangeli” buddisti), quella di
realizzazione dai tre addestramenti. In questo periodo esistono esseri del Sangha che hanno
realizzato il significato del Tripitaka e completato la pratica dei tre addestramenti. Infine, siamo
nati in una società permissiva che non ci ostacola, consentendoci la pratica; non ci sono
proibizioni da parte di altri. Esistono anche persone che simpatizzano con quanti praticano il
Dharma e che provvedono al loro sostentamento e così via.
Quindi, il nostro prezioso corpo umano possiede le otto libertà e le dieci ricchezze, così difficili
da ottenere: è una grande fortuna e bisogna gioire di aver ottenuto, nella propria esistenza, una
possibilità del genere.
Si può anche riflettere sul numero esiguo degli esseri umani rispetto agli altri esseri: i narak e i
preta non possiamo vederli (in quanto siamo esseri ordinari), ma gli animali sì. Per esempio, in
estate, in un pezzetto di terra dove può sedere soltanto una persona, ci sono moltissimi insetti,
moscerini, vermi, quindi ci si può rendere conto di come sia esiguo il numero degli esseri umani,
paragonato a quello degli animali. Inoltre, limitandoci a considerare soltanto le persone che vivono
in Italia, bisogna riconoscere che sono pochissime quelle che posseggono le diciotto qualità e che
hanno relazione con il Dharma. Riflettendo in questo modo, si gioisce di aver ottenuto un corpo
umano così prezioso, dotato delle diciotto qualità, così rare da trovare tutte insieme. La nostra
attuale forma umana è il frutto di molte preghiere fatte nelle esistenze passate, per poterla
ottenere e per poter incontrare il Dharma; noi siamo oggi il frutto di quelle preghiere e di quelle
aspirazioni, perciò quanto dobbiamo fare è cercare di raggiungere l’illuminazione.
Rinpoce ha dato una spiegazione delle qualità del prezioso corpo umano in modo succinto; nel Lam Rim
si trovano spiegazioni più estese, così, se si vuole saperne di più, si possono consultare i testi.
Esaminiamo ora il secondo punto relativo alla preziosa rinascita umana: la sua grande importanza.
Dopo aver riflettuto sulle qualità del prezioso corpo umano, è necessario riflettere sul suo
significato e sulle sue possibilità: proprio su questa base si possono raggiungere sia la
liberazione dal samsara, il nirvana, sia l’illuminazione.
Ogni istante della nostra vita può essere usato in modo significativo, dal momento che l’ottenimento
del prezioso corpo umano ha molto più significato degli ottenimenti relativi, immediati.
Cosa significa questo? Il corpo è molto fragile e la morte può arrivare da un momento all’altro,
arriverà di sicuro e sarà la fine di questa esistenza. Cosa succederà dopo? Per il fatto che, in
prevalenza, esistono in noi impronte negative che non siamo riusciti a purificare, rinasceremo in
uno dei tre reami caratterizzati da terribili sofferenze. Ma, in virtù del nostro corpo umano,
possiamo praticare i metodi che portano all’eliminazione delle impronte negative e delle rinascite
sfortunate.
Per evitare le rinascite negli stati di sofferenza e poter rinascere invece negli stati di esistenza
felice, negli stati superiori, è necessaria la pratica di una pura condotta morale, possibile
soltanto a condizione di avere un corpo umano (pienamente dotato); sulla sua base si può ottenere un
altro corpo umano che possiede le otto qualità particolari per la pratica del mahayana, oppure
rinascere in una terra pura come Tuscita e così via.
Il corpo umano ha le possibilità di ottenimenti temporali, come esistenze future felici e di
ottenimenti ultimi, come il nirvana e l’illuminazione. Per questi scopi è necessaria la pratica dei
tre addestramenti e, fra questi, è fondamentale quello dell’alta moralità.
Esistono degli esseri chiamati naga, che posseggono grandi ricchezze e gioielli; il loro capo è
adornato da una corona di gemme molto preziose e da ornamenti di altro genere: hanno però un tipo di
esistenza animale, per cui non traggono nessun reale vantaggio dalle loro ricchezze. Milarepa
invece, il famoso santo tibetano, viveva in una caverna, con pochissimo cibo, essendo molto povero;
tuttavia, in quella stessa vita, raggiunse lo stato di buddha; ottenne poteri straordinari, come
volare nello spazio dispiegando il suo abito, proprio sulla base del suo prezioso corpo umano, in
tutto simile a quello che noi stessi abbiamo.
Quindi, mentre le ricchezze non possono impedire una rinascita negli stati inferiori, solo
possedendo un prezioso corpo umano si può raggiungere l’illuminazione.
Pertanto non si può paragonare la sua preziosità con alcun tipo di ricchezza materiale.
Non utilizzare nel giusto modo il nostro prezioso corpo umano, significa sprecare le sue
possibilità; è come se, possedendo un camion pieno di oro (che si può considerare una grande
fortuna) lo portassimo in riva al mare e lì ne buttassimo il contenuto. Sprecare le possibilità del
nostro corpo umano significa comportarsi in modo ancora più pazzo.
Con grandi sforzi è possibile accumulare una grande quantità di danaro e, se un ladro lo rubasse, il
proprietario ne sarebbe molto dispiaciuto.
Allo stesso modo, dovremmo essere molto, ma molto più dispiaciuti di quel proprietario, considerando
che stiamo sprecando le possibilità del nostro prezioso corpo umano. Il corpo umano, oltre ad avere
un grande significato per la possibilità di raggiungere i fini temporali (future esistenze
fortunate) e ultimi (nirvana, illuminazione), ha un grande significato in ogni istante. Noi diciamo
spesso: “cerchiamo di non perdere tempo”, proprio perché in ciascun istante della nostra vita
possiamo fare tante cose. Così, ora che abbiamo un corpo umano, possiamo fare, in ogni istante di un
giorno come questo, tante cose per ottenere una rinascita migliore o per raggiungere
l’illuminazione. Invece, senza riflettere, impieghiamo il nostro tempo compiendo azioni negative che
non hanno alcun senso, sprecando così tempo e ottime possibilità, come chi va in un’isola dove c’è
un tesoro e torna a mani vuote.
In genere, lavorando per guadagnare soldi o per ottenere ricompense, siamo sempre attenti a non
perdere tempo, ogni istante è prezioso. Nello stesso modo, per un alto e supremo scopo come
l’illuminazione, dovremmo pensare che ogni istante impiegato in azioni mondane è sprecato, mentre
dovremmo usare il corpo per creare le cause degli ottenimenti supremi.
Quando si riesce a cogliere la preziosità di ogni istante, vuol dire che la meditazione sulla
preziosa rinascita umana sta avendo effetto.
Meditando sul nostro prezioso corpo umano, si deve riuscire a vederne le diciotto qualità e se
effettivamente le possediamo. In seguito, bisogna riflettere sul significato del corpo umano, sulla
possibilità di ottenere i risultati immediati (le rinascite fortunate) e ultimi (il nirvana e
l’illuminazione). Inoltre, riflettere sul fatto che tra il nostro corpo attuale e quello che aveva
Milarepa, non c’è alcuna differenza, per cui, praticando il Dharma intensamente come lui fece, anche
noi potremo raggiungere l’illuminazione in una sola vita.
Dei sette punti dell’addestramento mentale stiamo sempre parlando del primo: i preliminari alla vera
pratica della generazione di bodhicitta. Come qualsiasi azione sarà compiuta nel modo migliore se i
preparativi che la riguardano saranno stati opportuni, così la generazione di bodhicitta sarà molto
più semplice, se i preliminari che la riguardano saranno stati ben meditati.
Come abbiamo già visto, è necessario dapprima riconoscere la preziosità della nostra rinascita e in
seguito riconoscerne le possibilità rispetto agli scopi che si possono raggiungere sulla sua base.
In Tibet nel passato, c’era un lama, Pamodrupa, discepolo di Dapolage (Gampopa), a sua volta
discepolo di Milarepa. Pamodrupa era convinto che si potessero sviluppare le qualità interiori, però
si lamentava di non esservi riuscito. Diceva che una visione della propria divinità gli avrebbe dato
una certa sicurezza, ma che anche questa possibilità era molto difficile da verificarsi. Aveva dei
dubbi per il fatto che nel Dharma si afferma la possibilità di raggiungere l’illuminazione in una
sola vita; si chiedeva cioè, se questa affermazione venisse fatta per dimostrare le grandi qualità
del Dharma, o se richiedesse un’interpretazione. In definitiva, quanto Lama Pamodrupa aveva
compreso, era che il sentiero graduale verso l’illuminazione deve essere praticato per un periodo di
tempo molto lungo.
Questa è la ragione per cui, quando si segue il sentiero del tantra, è necessario che le tecniche
per lo sviluppo di bodhicitta inizino dalle pratiche preliminari e dalla meditazione sulla preziosa
rinascita umana.
Il terzo punto di questa meditazione riguarda la difficoltà di ottenere la preziosa rinascita umana
(illustrata secondo un’analogia) e la difficoltà di crearne le cause (pura condotta morale,
aspirazione pura e pratica delle sei paramita).
Ci sono vari esempi come questo: se scagliando dei piselli contro una superficie verticale e liscia,
uno di essi vi restasse attaccato, si tratterebbe di un caso veramente straordinario, eccezionale;
allo stesso modo è un fatto veramente straordinario l’aver ottenuto una preziosa rinascita umana.
Altri due esempi sono attribuiti a Ghesce Potoua: il primo riguarda una persona che per la prima
volta nella sua vita aveva mangiato del pesce, considerato in Tibet cibo raro e prelibato; ne aveva
mangiato così tanto che, nel momento in cui stava per rigurgitarlo, si era legato il collo perché il
cibo restasse nel suo stomaco. Si illustra così la preziosità del corpo umano e la cura che bisogna
avere per mantenerlo.
Il secondo esempio di Ghesce Potoua parla di una persona priva dell’uso delle gambe, che un giorno,
avvicinatasi a un precipizio, vi cadde e raggiungendo il fondo si ritrovò in groppa a un asino
selvaggio. L’asino si mise a correre con il suo carico e, arrivato in un villaggio, girava per le
strade, mentre lo zoppo in arcione cantava tutto contento: “che bello! che bello! E quando a uno
zoppo come me potrà ancora succedere una cosa simile?”. Si mostra qui, la difficoltà di ottenere un
corpo umano pienamente dotato.
Un altro esempio ancora, dice che la preziosa rinascita umana è così difficile da ottenere, come per
dei vermi uscire dalla terra e fare prostrazioni. Il prezioso corpo umano con le diciotto qualità, è
davvero molto difficile da ottenersi, e pochi sono gli esseri che godono di questa fortuna.
L’esempio che però illustra meglio la difficoltà di ottenere un prezioso corpo umano è il seguente:
sulla superficie di un oceano vi è un anello d’oro che vaga spinto dalle correnti e dai venti e,
nelle sue profondità, vi è una tartaruga cieca che ogni cento anni sale in superficie per respirare;
le probabilità che abbiamo di ottenere una preziosa rinascita umana, sono le stesse che ha la
tartaruga cieca di infilare il collo nell’anello d’oro. Tutti gli esseri, a causa della grande
quantità di karma negativo accumulato, rinascono, per la maggior parte delle loro esistenze, nei
reami inferiori. L’esistenza samsarica è paragonata all’oceano, dove gli esseri, condizionati dal
karma e dai difetti mentali, sono obbligati a rinascite caratterizzate dalla sofferenza. Gli esseri
sono in analogia con la tartaruga e il fondo dell’oceano con i reami inferiori.
Ogni tanto, come la tartaruga cieca che affiora in superficie, gli esseri riescono a risalire dai
reami inferiori e a rinascere in uno dei tre reami superiori, ma non a incontrare gli insegnamenti
di Buddha, che sono in analogia con l’anello d’oro. Il buco nell’anello è paragonato al rifugio che
rappresenta la porta per gli insegnamenti del Dharma. Di anelli, sulla superficie dell’oceano, ce
n’è soltanto uno; se ce ne fossero diversi sarebbe molto più facile, per la tartaruga, infilarvi il
collo.
Così, si illustrano la rarità degli insegnamenti e la difficoltà di incontrarli.
È necessario riflettere su questo esempio, non come su di un’informazione letta in un libro, ma
interiorizzarlo per esserne completamente consapevoli.
Bisogna pensare: “in questa esistenza sono riuscito ad avere un prezioso corpo umano, così raro da
ottenere, pertanto devo farne l’uso migliore. Devo abbandonare le azioni mondane e dedicarmi alla
pratica del Dharma, abbandonare la cura di me stesso e dedicarmi agli altri, tralasciando
l’interesse esclusivo per questa vita e pensando invece alla felicità delle vite future. In virtù
del mio prezioso corpo umano, cercherò di addestrare la mente allo sviluppo di bodhicitta e di non
farla degenerare nel caso io riesca nel mio intento”.
È molto importante riconoscere la difficoltà di ottenere un prezioso corpo umano, tenendo a mente
l’esempio della tartaruga cieca: potrà anche sembrare improbabile, ma è proprio aderente alla
realtà. Se fosse facile ottenerlo nuovamente, quanto non si riesce a fare oggi si potrebbe fare in
un’esistenza futura: non ci sarebbe il problema di perdere ora quest’occasione. Ma non è così:
ottenere un prezioso corpo umano è così difficile, tanto che si può dire si ottenga una sola volta,
per cui è ragionevole usarlo per un alto scopo.
L’assoluta incertezza di poter ottenere di nuovo in futuro un prezioso corpo umano, con le diciotto
qualità, è dovuta al fatto che noi rinasciamo indipendentemente dai nostri desideri, senza libertà,
ma condizionati da cause. Queste cause sono molto difficili da porre e sono rappresentate da una
pura condotta morale, da un’aspirazione pura all’ottenimento di un prezioso corpo umano e dalla
pratica delle sei paramita.
La prima, la pura condotta morale, consiste nell’astenersi dalle dieci azioni negative. Se poi si ha
interesse per la pratica del tantra, è necessario osservare i voti relativi (quattordici voti
principali) e i voti di bodhicitta (diciotto principali, e molti altri secondari). Non parliamo del
fatto di mantenerli puri; ma, se si chiedesse ad alcune persone che dicono di praticare il Dharma di
elencare questi voti, non saprebbero cosa rispondere. Le trasgressioni alla condotta morale cadono
giù come pioggia! La seconda causa consiste nell’aver generato l’aspirazione ad ottenere il prezioso
corpo umano per poter incontrare il Dharma, poter praticare il sentiero mahayana per il bene degli
esseri e nell’aver pregato per questi ottenimenti.
Le nostre preghiere sono in genere rivolte agli scopi di questa vita: preghiamo per non ammalarci,
per avere molti denari, per non essere bocciati a scuola, per avere una lunga vita e così via:
nessuno prega per il bene delle vite future e per quello degli altri esseri. La terza causa è
rappresentata dalla pratica delle sei paramita, o perfezioni, o azioni trascendentali:
generosità: per praticarla bisogna eliminare l’avarizia e, se guardiamo dentro di noi, possiamo
vedere di averne tanta;
– moralità che, anziché accompagnarci, viene infranta di continuo con la nostra condotta;
– pazienza, mentre nella nostra mente alberga l’opposto, poiché siamo sempre pronti ad arrabbiarci;
– sforzo entusiastico per la pratica del Dharma: al contrario, abbiamo tanta pigrizia, che rimanda
sempre la pratica a domani, pigrizia che è un complesso di inferiorità
concentrazione, mentre la nostra mente è completamente distratta; anche quando recitiamo una sola
mala di OM MANI PADME HUM, non riesce a restare un solo attimo sul mantra;
– saggezza, cioè la saggezza discriminativa, che vede il sentiero da seguire e quello da evitare o
saggezza che realizza sunyata.
Noi possediamo invece gli opposti di queste qualità, non sapendo distinguere tra quanto è bene fare
e quanto è da evitare.
Riflettendo sulla difficoltà di ottenere una preziosa rinascita umana (tenendo a mente gli esempi
già citati che la illustrano) e sulla difficoltà di crearne le cause (pura condotta morale,
aspirazione pura e pratica delle sei paramita), potremo veramente renderci conto della fortuna di
avere oggi un corpo umano, così prezioso e dell’incertezza di poterlo ancora trovare in futuro. Con
queste riflessioni potremo concludere che in passato ci siamo sforzati di porre le cause positive
che hanno determinato la nostra rinascita nello stato di esistenza attuale; oggi, invece ci
comportiamo in modo da sprecare un’occasione fortunata, creando con le nostre azioni tanto karma
negativo che ci porterà tanta sofferenza. Riflettendo in tal modo, si riuscirà a cogliere il
significato di questa meditazione.
Gli insegnamenti che stiamo ascoltando sono esattamente gli stessi che Buddha Sakyamuni diede ai
suoi discepoli, in un lignaggio ininterrotto, fino al maestro radice di Rinpoce, che ce li sta
comunicando.
Buddha possiede tutte le qualità per proteggerci dalle rinascite inferiori, ma per noi è difficile
capire come possa farlo, è difficile sviluppare il tipo di mente che in lui prende rifugio. È
difficile, perché dipende esclusivamente da noi.
Un cugino di Buddha, Devadatta, pur essendogli vissuto accanto per molto tempo, aveva sviluppato nei
suoi confronti molte visioni errate e Buddha stesso non poté aiutarlo, né proteggerlo. Buddha ci
dice di compiere soltanto azioni virtuose e di evitare quelle negative: se, invece di orientare il
nostro comportamento in tal senso, seguiteremo a compiere azioni negative, sarà molto difficile per
Buddha stesso proteggerci dalle conseguenze.
Pur possedendo un corpo umano così prezioso per le ragioni già spiegate, noi abbiamo trascorso
finora la nostra vita impiegando tutte le energie in attività mondane, non pensando minimamente a
evitare le cause per non dover essere costretti a rinascere in uno stato di esistenza sofferente.
Se oggi non cogliamo l’essenza della nostra preziosa rinascita umana, ponendo le cause per evitare
le rinascite inferiori, non ci sarà alternativa alla sofferenza della vita futura. Una volta rinati
nei reami inferiori, sarà molto, ma molto più difficile poter ottenere di nuovo una rinascita
superiore; non parliamo di ottenere un corpo umano con le diciotto qualità, ma di un semplice corpo
umano che non le possiede tutte: caso molto più raro di quanto sarebbe per noi raggiungere
l’illuminazione in questa vita. Quindi, è più semplice raggiungere lo stato dell’illuminazione in
virtù del prezioso corpo umano, che non per un essere rinato negli. stati inferiori, ottenere una
rinascita nei reami superiori. Si sprecano le possibilità del nostro corpo così prezioso, però si
pensa sempre a come sarebbe bello ottenerne un altro nel futuro…
Come se a qualcuno che sta morendo di fame si desse una pila di pani e lui, prendendola, la buttasse
via dicendo: “oh! come sarebbe bello se potessi avere qualcosa da mangiare! “.
Un esempio della difficoltà di poter ottenere una rinascita superiore, una volta caduti nei reami
inferiori, è il seguente: nella parte centrale di una montagna vi è un burrone sui cui fianchi
scoscesi e molto ripidi ci sono tanti piccoli sentieri molto stretti. Se su uno di questi sentieri
si trovasse un animale, potrebbe solo vagare da un sentiero all’altro, sempre con il pericolo di
cadere, e non ci sarebbe per lui il modo di uscire dal burrone.
Avendo noi avuto la fortuna di uscire da situazioni del genere, dobbiamo ora fare in modo di
praticare un metodo, il Dharma, che ci consenta di non ricadervi ancora.
Dunque, per meditare sulla preziosa rinascita umana in modo corretto come i lama insegnano, bisogna
prima riconoscerla, poi riflettere sulla difficoltà di ottenerla (tenendo presente l’esempio della
tartaruga) e sulla difficoltà di porre le sue cause; poi, riflettere sulle cinque ricchezze
personali e le cinque ricchezze in relazione agli altri, e riflettere sul fatto che un buddha sia
apparso e che si possano incontrare i suoi insegnamenti.
Il periodo cosmico, il kalpa, l’eone in cui viviamo, è un periodo fortunato, durante il quale
appariranno sulla terra mille buddha (anzi novecentonovantasei, poiché quattro si sono già
manifestati). Alla fine di questo eone, la terra e lo stesso universo si dissolveranno e ci sarà un
“tempo” in uno stato di vuoto.
Da questo vuoto si formeranno nuove galassie e universi, ed è così che si spiega l’infinito dei
tempi degli universi e dei mondi secondo la tradizione buddhista. Gli eoni si distinguono in
luminosi e oscuri: noi siamo rinati in un eone luminoso.
Un eone si può dividere in ottanta eoni secondari, o intermedi, e l’evoluzione di un universo è
appunto spiegata in termini di cicli di ottanta eoni.
Dopo la distruzione di un universo precedente, trascorrono venti eoni, venti periodi di tempo in cui
non succede niente, non c’è altro che vuoto; poi, seguono venti eoni, durante i quali si forma un
nuovo universo, seguito da venti eoni in cui l’universo formato si stabilizza e, successivamente,
venti ultimi eoni che sono un periodo di disgregazione.
L’evoluzione dei venti eoni, durante i quali un universo si stabilizza e appaiono i buddha, può
essere considerata anche nell’aspetto dell’aumentare e del decrescere della durata della vita.
Un tempo, gli esseri umani avevano una vita lunga ottantamila anni e con il passare del tempo, ogni
cento anni la durata della vita diminuiva di un anno; ora siamo nel periodo in cui la vita dura
cento anni e questo è il periodo in cui è apparso Buddha Sakyamuni. Con il passare del tempo la
durata della vita umana scenderà a dieci anni e gli insegnamenti di Buddha scompariranno. Quindi la
sua durata aumenterà di nuovo fino a cento anni (di un anno alla volta) fino ad arrivare a una
durata di ottantamila e durante questo periodo non ci sarà nessuna manifestazione di buddha, o
nirmanakaya. Poi, da ottantamila anni, la durata della vita diminuirà di nuovo e allora apparirà
sulla terra il quinto buddha: Maitreya che darà insegnamenti.
Dal momento in cui gli insegnamenti di Buddha Maitreya cesseranno, fino a quando ricompariranno
quelli di un altro buddha, passerà un tempo pari a quarantanove volte cento milioni di anni umani.
Poi la durata della vita degli uomini diminuirà e ancora aumenterà fino a ottantamila anni, per poi
diminuire nuovamente; sarà allora che il sesto buddha apparirà e così sarà, con lo stesso intervallo
di tempo, per il settimo e per tutti gli altri buddha, dei mille di questo eone fortunato.
Quindi, in venti eoni è possibile incontrare gli insegnamenti e in sessanta eoni no; inoltre, nei
venti eoni intermedi, ci sono periodi in cui gli insegnamenti esistono e periodi in cui non
esistono. Dopo questo eone fortunato ci saranno sessanta eoni oscuri in cui gli insegnamenti non
esisteranno affatto; poi ci sarà un altro eone fortunato chiamato “eone della stella” durante il
quale appariranno diversi buddha. Pertanto gli eoni oscuri sono molti e quelli fortunati pochi.
Riflettendo in questo modo, ci si può rendere conto di quanto sia difficile incontrare gli
insegnamenti di Buddha e metterli in pratica. Perciò, ora che abbiamo un prezioso corpo umano, non
sfruttando questa occasione, più unica che rara, ci comporteremmo come una persona che va al mercato
con tanti soldi e non solo li spreca, ma accumula anche tanti debiti. Riflettendo invece sulla
preziosità del corpo umano, sulla difficoltà di ottenerlo e sulle sue straordinarie possibilità,
sorgerà il desiderio di godere di tutti i vantaggi insiti in questa condizione.
Ci sono tre modi per cogliere il significato e l’essenza del prezioso corpo umano: il modo superiore
è praticare per raggiungere l’illuminazione, lo stato di buddha in questa stessa vita; il modo
intermedio è praticare per ottenere la liberazione dal samsara (il nirvana) e il modo inferiore è
praticare per ottenere una rinascita fortunata, evitando così di cadere nei reami inferiori.
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